Il titolo di questo articolo vi sembra assurdo o ingannevole? E invece è tutto vero: la storia che vi raccontiamo stasera coinvolge Zio Paperone, numerosi tentativi di estorsione, bombe artigianali, sotterfugi e un intero corpo di polizia che brancola nel buio. Vi abbiamo incuriositi? E allora cominciamo a svelare la vicenda!
Le origini di Dagobert
Cosa fareste se vi servisse una piccola quantità di denaro? Magari per iniziare la vostra nuova, eccitante carriera di venditori di salsicce nelle strade tedesche?
Se la vostra risposta è “organizzerei un intricato piano di estorsioni contro una delle più grandi catene di centri commerciali di Berlino” allora avete qualcosa in comune con il protagonista della nostra vicenda, il tedesco Arno Funke. Funke, per cercare di avviare il suo nuovo lavoro, decise di utilizzare del denaro non esattamente di sua proprietà.
La sua carriera criminale cominciò nel 1988 in una Berlino ancora divisa tra Est e Ovest. Posizionò una bomba nel più grande centro commerciale della città, della catena KaDeWe a Berlino Ovest e chiamò da una cabina telefonica di Berlino Est per fare la richiesta di denaro.
La sua prima estorsione andò alla grande: riuscì a ottenere l’equivalente di circa 300.000 dollari e per un po’ si ritenne soddisfatto. Ma la sua leggenda doveva ancora cominciare…
Dagobert – Un uomo chiamato Zio Paperone
Arriviamo al 1992: il nostro caro Arno Funke aveva ormai speso il suo bel gruzzoletto e si trovava di nuovo a corto di contanti. Perché non riprovare a piazzare bombe in giro e vedere che succede?
Così fece, e nel giugno 1992 chiese la sua solita bustarella, questa volta al Karstadt, un centro commerciale di Amburgo. Ed è qui che viene fuori per la prima volta il nome d’arte del nostro protagonista.
Secondo le cronache, per dimostrare all’estorsore che era pronto a pagare, lo store manager del negozio avrebbe dovuto dire “Onkel Dagobert begrüßt seinen Neffen“, che tradotto in italiano si legge come “Zio Paperone saluta i suoi nipoti”. Infatti, per chi non lo sapesse, Dagobert è il nome con cui è conosciuto lo Zione in Germania.
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Una frase non casuale, ma pare dovuta al fatto che il prelievo del denaro era stato concordato nei pressi di una scuola intitolata a Walt Disney.
Due mesi dopo, il nostro novello Dagobert mise in piedi un complesso sistema per impadronirsi del frutto di un’estorsione. Ordinò alla polizia di metterlo il denaro in un sacco attaccato a un treno con quattro magneti. Funke era in attesa nei pressi dei binari e appena la locomotiva prese velocità mandò un segnale radio, causando così il rilascio della borsa con i soldi. Inseguito da cento poliziotti e da elicotteri – in una scena da film americano – il Paperone tedesco riuscì a fuggire con una bicicletta, dileguandosi tra i boschi.
Purtroppo per lui, il sacco che con tanta fatica aveva guadagnato conteneva solo poche centinaia di marchi, il resto erano cartacce. Questo non lo fece perdere d’animo: Dagobert continuò a prendere di mira diversi centri commerciali negli anni successivi, senza però mai riuscire a ottenere altri soldi.
Caccia a Zio Paperone
Per ben sei anni “Zio Paperone” si fece beffe della polizia. Dagobert non era il classico estorsore. Era specializzato nel costruire ingegnosi congegni elettronici per favorire la sua fuga ma, pur essendo un criminale, non faceva poi così paura.
Questo era dovuto al suo modus operandi. Lavorava con ordigni esplosivi, anche piuttosto pericolosi, ma era sempre ben attento a eliminare qualsiasi pericolo per le persone. Nessuno si è mai ferito in modo grave nei suoi attacchi: si conta infatti solo una persona leggermente ferita. I danni economici invece sono stati piuttosto ingenti: si stimano per un totale di circa 6 milioni di dollari.
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Una cosa però è costata molto ai contribuenti tedeschi: l’infinita caccia a Funke, ricca di insuccessi e tentativi ai limiti dell’assurdo. Si parla di circa venti milioni di dollari come spesa totale.
In un’occasione la polizia di Berlino si mise a sorvegliare 2000 cabine telefoniche funzionanti con carte di credito nel centro città. Si pensava che il nostro Dagobert le preferisse: rimase invece a mani vuote quando l’attentatore chiamò da una cabina a gettoni in periferia. In un’altra circostanza la cattura saltò perché l’agente di polizia che stava per effettuare l’arresto scivolò su un prato bagnato.
Fino al giorno del suo arresto la polizia aveva fallito in oltre 30 tentativi di catturare Arno Funke nei vari luoghi concordati per lo scambio di denaro. Furono interrogati oltre 100 sospettati, raccolti circa 3000 indizi e coinvolti cani addestrati, squadre antiterroristiche, elicotteri, fisici e persino astrologi. Si arrivò a offrire l’equivalente di 60.000 dollari a chiunque avesse informazioni valide per la cattura di Dagobert.
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Michael Daleki, l’ufficiale di polizia che organizzò le varie operazioni dichiarò più volte che il caso Dagobert fu il più difficile della sua carriera e che addirittura gli capitò di sognarlo nel lungo periodo trascorso prima della cattura.
La fama
Riuscendo continuamente a ingannare la polizia Dagobert iniziò a essere famoso: ci furono addirittura magliette a lui dedicate in vendita nei chioschi di Amburgo. La registrazione della sua voce, diffusa dalla polizia nel tentativo di scovarlo, venne perfino utilizzata per una canzone rap a lui dedicata.
Attirò l’attenzione anche degli appassionati di fumetto Disney dell’epoca. I “Ventenni ante litteram” ipotizzarono che l’estorsore non avesse preso solo il nome dai fumetti, ma che stesse ricavando le idee per i suoi strani marchingegni dalle avventure di Zio Paperone, Paperino e soci disegnate da Carl Barks.
Questo portò gli investigatori di polizia a fare uno sporco lavoro. Dovettero infatti leggere circa 6000 pagine di fumetti di Barks alla ricerca di indizi. Possiamo solo immaginare le forti lamentele delle forze dell’ordine per questo ingrato compito.
La cattura di Dagobert
Gli sforzi della polizia vennero premiati il 22 aprile 1994. Arno Funke venne arrestato in una cabina telefonica e confessò immediatamente le sue colpe. Funke dopo il suo arresto dichiarò che quel giorno era un po’ stressato, cosa che lo aveva portato a essere meno cauto del solito.

La notizia della sua cattura venne accolta da alcuni quasi con disappunto. Un commentatore radio di Berlino dei tempi disse: “è un peccato sia finita, i giornalisti avevano di che scrivere, le persone da leggere e la polizia tanta frustrazione”.
Fu condannato in definitiva a 9 anni di prigione, ma ne scontò solo 6, più quattro mesi prima di essere rilasciato nel 15 agosto 2000 per buona condotta. Pare che durante il processo Funke avesse preso molto sul serio il suo nome d’arte, dichiarando di voler diventare come Paperone e “nuotare nel denaro”.
Dagobert oggi è una celebrità in patria, ha partecipato a diversi programmi TV e scritto un’autobiografia di successo. È anche fumettista, specializzato in vignette satiriche: non gli è andata poi così male!
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Citando le dichiarazioni di un suo fan dell’epoca: “Mi sarebbe piaciuto che, in qualche modo, fosse riuscito a scappare con i soldi e a scomparire. Adesso è venuto fuori che è un semplice essere umano, che commette errori come tutti. La leggenda è svanita“.
La leggenda magari sì, ma la storia rimane. Ed è una delle più assurde che mai avremmo pensato di associare a una nostra vecchia conoscenza in ghette e cilindro.
Luca Rago
Immagini: © Disney e aventi diritto.