Walt Disney Company e Natale vanno spesso a braccetto. Durante le feste in molti passano almeno una serata sul divano, con la compagnia di un lungometraggio Disney. Negli anni d’oro delle VHS non era difficile trovare sotto all’albero un Classico su cassetta da guardare fino allo sfinimento. Pure la Rai ha contribuito a dar vita a questa tradizione: ancora oggi ogni anno, proprio nel periodo di Natale, ci vengono proposti in tv diversi film dei Disney Studios. Si può ben capire, insomma, perché a livello popolare questa festività venga associata a questi film.
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Anche il successo di questo binomio è facilmente comprensibile: i film animati Disney ci divertono, ci intrattengono, ci riportano indietro nel tempo. In sintesi ci scaldano il cuore. Quasi tutti, almeno. Abbiamo deciso di trovare delle eccezioni, e di portarvi per mano nell’abisso dei film natalizi Disney peggiori di sempre.
Nello stilare questo elenco abbiamo seguito delle regole precise:
- abbiamo preso in considerazione solo i film in cui si faccia riferimento esplicito al Natale;
- la classifica è composta solo di lungometraggi;
- abbiamo scelto di indicare solo prodotti animati, escludendo dunque tutti i film live action natalizi.
La nostra classifica, ovviamente, non è da prendere troppo sul serio. Intendiamo solo fare ironia su film a cui magari eravamo affezionati anni fa, che non sono invecchiati benissimo.
5) Il bianco Natale di Topolino (2001)
Il film che ha il discutibile onore di aprire la nostra classifica è Il bianco Natale di Topolino. Si tratta di un film per la tv dedicato a una serie animata Disney di successo, House of Mouse.

Il bianco Natale di Topolino è di fatto una raccolta di cortometraggi, solo in parte inediti. La struttura del programma di partenza fa sì che per lo spettatore non ci siano particolari problemi nel trovarsi di fronte a un “contenitore” per corti. Al tempo stesso, però, l’impressione è di star guardando una semplice “puntatona” di House of Mouse.
Avremmo potuto infierire maggiormente, forse. Non lo abbiamo fatto per un motivo: nonostante la cornice narrativa del film faccia affidamento su premesse deboli, i corti proiettati sono mediamente di buona qualità. Su tutti, svetta (in chiusura) il mediometraggio natalizio Disney forse più famoso in assoluto, Il canto di Natale di Topolino.
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C’è una seconda ragione, poi, per cui abbiamo deciso di non accanirci troppo contro questo film più che dimenticabile: ne abbiamo trovati 4 peggiori. Leggere per credere!
4) Topolino e la magia del Natale (1999)
Se siete nati e cresciuti negli anni Novanta, probabilmente conoscerete già questo film antologico direct-to-video. Altrettanto probabilmente lo avrete amato. Noi non crediamo che Topolino e la magia del Natale sia un disastro totale, ma pensiamo che sia comunque doveroso guardarlo senza il filtro della nostalgia.
Il film si compone di tre episodi perfettamente indipendenti tra loro, tutti a tema natalizio. Per rendere giustizia alla vostra infanzia abbiamo deciso di analizzarli uno per uno, di scoprire cosa funziona e cosa invece dovrebbe andare perduto nel tempo, come lacrime nella pioggia.
Primo corto: Un Natale al giorno
Un Natale al giorno è dedicato a Qui, Quo e Qua. I paperini desiderano che sia Natale ogni giorno per poi pentirsi quando il loro sogno si realizza. Lo spunto narrativo di base ricorda quello di Natale tutti i giorni! (andato in onda due anni dopo, nel 2001), episodio di Due fantagenitori.
Un Natale al giorno ha diversi problemi. Il più evidente è sicuramente la costruzione dell’intreccio: in questo corto appaiono elementi totalmente casuali e non contestualizzati, introdotti solo perché necessari alla risoluzione dei conflitti tra i personaggi. Un esempio? Il tacchino delle nevi: un tacchino che vive nella neve in montagna, da solo, attorno alla casa di Paperino. Non si sa cosa faccia lì, sembra non avere altro scopo che fuggire dallo snowboard di Qui, Quo e Qua. Questo tacchino semplicemente c’è, e per motivi non meglio precisati avrà un ruolo chiave all’interno del corto.
Potremmo fare tanti altri esempi su questa lunghezza d’onda: Paperino che dorme con un cappello da capitano, Cip e Ciop che fanno cose non meglio precisate e così via. Tanti piccoli tasselli che non si incastrano tra loro in alcun modo.
Ancora: i personaggi (fatta eccezione per i nipotini e solo in parte per Paperino) non hanno spessore, sono vere e proprie macchiette. Paperina e la zia Gertie oscillano tra lo scialbo e l’insopportabile. L’unica caratteristica di Paperone, addirittura, è la sua passione per le canzoni di Natale. Tutto in regola, per un personaggio ispirato a Ebenezer Scrooge!
Salviamo, comunque, i ciuffi ribelli anni ’90 dei tre paperini e lo spunto di partenza. L’idea di un Natale che si ripete ciclicamente, pur se non troppo originale, è divertente se sfruttata bene. Peraltro questa trovata ha permesso agli animatori di riciclare fotogrammi su fotogrammi. Alziamo le mani di fronte al genio.
Secondo corto: Un ospite speciale
Un ospite speciale ha come tema centrale il rapporto tra Pippo e suo figlio Max, qui un bambino (come nella serie Ecco Pippo). In questa sezione del film, Pippo prova in ogni modo a far ritrovare al figlio la fiducia in Babbo Natale.
Questo forse è il segmento più interessante del film. Non mancano tuttavia i problemi. Il primo, evidentissimo, sta proprio nel rapporto tra Max e Pippo. Molte situazioni che, con un Max adolescente, avrebbero potuto esprimere tutto il loro potenziale, qui restano in tonalità minore, appena accennate. Siamo ben lontani, insomma, da In viaggio con Pippo o simili.
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C’è poi un’altra criticità: questo episodio è “annacquato”. L’impressione è che certe gag (soprattutto slapstick) siano state aggiunte solo per il bene del minutaggio. Alcune sequenze sono francamente incomprensibili. Si tocca il fondo verso il centro del corto, mentre Max prova a spiegare a Pippo i suoi problemi e lui continua a scivolare e spaccarsi in testa oggetti.
Ci sono poi spunti belli e interessanti, così belli e interessanti che… vengono dimenticati e lasciati cadere. Esempio: a un certo punto Pippo e Max, litigando, strappano un braccio a un orsacchiotto di peluche che Max aveva ricevuto in dono da Babbo Natale da piccolo. Viene da pensare che questo orsacchiotto sia un simbolo del rapporto tra i due e della loro fiducia in Babbo Natale, e che sia destinato a essere riparato in fondo all’episodio. Niente di tutto questo: l’orsacchiotto è solo un orsacchiotto che Pippo rompe. Per poi scivolare, cadere, spaccarsi oggetti in testa e così via.
Terzo corto: Il regalo più bello
Il regalo più bello ha come protagonista Topolino. Un Topolino che si guadagna da vivere suonando l’armonica nelle periferie malfamate di qualche grande città, vivendo alla giornata insieme a Pluto. Il poverissimo topo dovrà cercare di comprare un regalo di Natale all’altrettanto povera Minni, deuteragonista afflitta dallo stesso problema. Sulla carta, questo corto partirebbe da ottime basi. Ma come si traduce tutto questo su schermo?
Prevedibilmente, non troppo bene. Anche in questo caso non abbiamo di fronte lo sfacelo totale, sia chiaro. Tuttavia su tutto aleggia una retorica dei buoni sentimenti che rende vano lo sforzo di creare un Topolino metropolitano, povero e disperato. I cattivi quasi non esistono, tutti fanno il bene e le difficoltà svaniscono da un momento all’altro. Se aggiungiamo che l’animazione, in certi punti, cala drasticamente di qualità, abbiamo di fronte un altro corto non troppo riuscito (nonostante il finale riesca a scaldare il cuore).
Nel complesso, quindi, Topolino e la magia del Natale non è decisamente un gran film. Non raggiunge il podio dei disastri natalizi grazie ad alcune trovate interessanti e a qualche momento inaspettato di tenerezza. Ha comunque rischiato di raggiungere la terza posizione grazie agli agghiaccianti intermezzi in rima tra una sequenza e l’altra.
3) La Bella e la Bestia – Un magico Natale (1997)
Saliamo sul podio di questa flop 5 con un film appartenente al filone dei cheapquel. Con questo termine si indicano i sequel direct-to-video (mai passati dalla sala cinematografica, dunque) dei Classici Disney più amati. Negli anni ’90 vi fu una vera e propria fioritura di questi film, caratterizzati dai bassi costi di realizzazione. Non deve stupire che molti cheapquel siano dedicati al Natale: erano prodotti veloci da realizzare, perfetti per essere dati in pasto al pubblico in occasioni speciali come le festività.
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Il lungometraggio che occupa la terza posizione della nostra classifica, nel dettaglio, è La Bella e la Bestia – Un magico Natale, secondo dei tre film dedicati a Belle e al suo ferino spasimante.
Più che un sequel, La Bella e la Bestia – Un magico Natale è un midquel. Il film prende il via un anno dopo gli eventi narrati nel Classico Disney di partenza, ma già dai primi minuti i vari abitanti del castello iniziano a ricordare il loro ultimo Natale. La parentesi narrativa rappresentata da questo film va così a inserirsi nel mezzo dell’intreccio de La Bella e la Bestia.
Il perché di questa scelta è facilmente comprensibile: i comprimari e la Bestia, in forma umana, avrebbero dovuto rinunciare a molto del loro fascino. Tuttavia l’idea di “riscrivere” parte de La Bella e la Bestia non è stata delle più felici.
L’antagonista è un organo a canne animato in CGI per ragioni imperscrutabili. Maestro Forte (questo il suo nome) gioca un ruolo importante nella trasformazione del Principe in Bestia. Talmente importante che non si capisce perché nel Classico Disney non venga mai menzionato. Qualcuno ha detto “retroactive continuity“?
Il lato tecnico, poi, non necessita di grandi commenti: il termine cheapquel lascia intendere quale sia il livello qualitativo. La cosa che più stupisce è la scelta (a cui già si era fatto cenno) di animare in CGI solo Maestro Forte. Anche perché parliamo di una computer grafica non esattamente eccelsa.
A conti fatti, La Bella e la Bestia – Un magico Natale è un film incolore. Né terribile né particolarmente interessante, con una trama piuttosto piatta. Conquista la terza posizione in questa classifica perché, in fondo, non ci interessava sapere come Belle riuscì a far amare il Natale alla Bestia.
2) Ricreazione: Natale sulla terza strada (2001)
Ricreazione è stata una delle serie animate Disney più amate tra la fine degli anni ’90 e gli anni Zero. Questo successo poteva portare in una sola direzione: verso i film per la tv. Nel 2001 la Disney Television Animation produsse dunque Ricreazione: Natale sulla terza strada.
Tecnicamente Ricreazione: Natale sulla terza strada è un lungometraggio. Guardandolo, però, affiora la già citata sensazione di star guardando una “puntatona” molto lunga di una serie animata. Il film, anzi, è più che altro un pretesto per celebrare la serie di partenza: l’intera trama ruota intorno alla rievocazione di eventi passati.
Ricreazione: Natale sulla terza strada arriva così in alto nella nostra classifica anche per questo. Non c’è posto per una storia ben strutturata o per un vero e proprio approfondimento dei personaggi. Semplicemente, si dà per scontato che lo spettatore sia un amante della serie e che voglia celebrare il Natale con la compagnia di personaggi che già conosce.
Forse non è giusto mettere così in alto in classifica un film che tutto sommato non aveva pretese di alcun tipo, nato solo per omaggiare una serie animata di successo. Siamo però di fronte a un prodotto che vorrebbe essere un film ma che, in fin dei conti, non ha autonomia narrativa.
Se non siete fan della primissima ora di questa serie, probabilmente potete non guardare Ricreazione: Natale sulla terza strada. A dirla tutta, forse potete evitarlo pure se Ricreazione è il vostro prodotto animato preferito.
Menzione d’onore – Winnie the Pooh: Tempo di regali (1999)
Winnie the Pooh: Tempo di regali è un film particolare: forse non ha neanche senso definirlo lungometraggio. Di fatto si tratta di tre episodi televisivi assemblati tra loro con piccoli intermezzi musicali, per creare un prodotto di almeno un’ora da poter vendere in edizione home video. “Massimo risultato col minimo sforzo”, si potrebbe dire.
Al tempo stesso, il risultato presenta alcuni problemi. Buena Vista Home Entertainment ha provato creare una trama organica servendosi di una voce narrante e di un libro come “cornice narrativa”, una trovata vòlta a riprendere il Classico Disney Winnie the Pooh. Manca, però, un filo unitario. In questo modo il film non è antologico, perché cerca di raccontare una storia unica, ma non riesce nemmeno a sviluppare un unico discorso. Gli episodi, oltretutto, non sono grandiosi nemmeno se presi singolarmente.
Se dovessimo descrivere questo prodotto con un solo aggettivo, lo definiremmo senza dubbio “scostumato”. Di fatto si tratta di tre episodi già passati in tv, venduti come simpatico film dedicato alla “magia delle feste”. Buon Natale, insomma!
Avremmo davvero voluto inserire Winnie the Pooh: Tempo di regali in questa classifica. Purtroppo non abbiamo potuto farlo, perché non si tratta di un film di Natale in senso stretto. Il titolo italiano, in questo, inganna, e fa pensare che tutti e tre i segmenti qui presentati facciano riferimento al Natale. Non è così. Solo l’ultimo episodio si svolge effettivamente il 24 dicembre. Il titolo originale, in effetti, era abbastanza chiaro: Winnie the Pooh – Seasons of Giving, un chiaro riferimento al Natale e al Ringraziamento (a cui era dedicata la prima metà del film).
1) Buon anno con Winnie the Pooh (2002)
Winnie the Pooh non delude e, nonostante l’esclusione di Winnie the Pooh: Tempo di regali dalla classifica, riesce a conquistare la prima posizione con un altro lungometraggio.

Il film incriminato è Buon anno con Winnie the Pooh, prodotto che riesce a tenere insieme molti dei difetti degli altri lungometraggi in classifica. Non possiamo non premiarlo per questo sforzo titanico.
Scendendo più nel dettaglio, infatti, possiamo notare che in Buon anno con Winnie the Pooh c’è davvero tutto quello che serve per creare un film di Natale da flop 5: una trama banale, priva di reali colpi di scena e conflitti, una regia e una qualità tecnica da episodio TV, una simpatica trovata per risparmiare sui costi di produzione.

Anche in questo caso, infatti, torna la sempreverde pratica del riciclo. Una buona metà del film è occupata da un lungo flashback, una storia del passato raccontata da Tappo il giorno di Natale. Colpo di scena: questo flashback è in realtà uno speciale natalizio televisivo del 1991, all’epoca chiamato Natale con Winny Puh (sic).
Il “nuovo” film è in realtà un vecchio episodio televisivo molto lungo, inserito all’interno di una cornice narrativa più ampia ma solo leggermente più articolata. L’orso perde il pelo, ma non il vizio!
In conclusione
A Natale siamo tutti più buoni. Questo, però, non ci ha impedito di cercare i cinque film peggiori dedicati a questo periodo. Magari tra una fetta di pandoro e una di panettone potrebbe venirvi voglia di film di dubbia qualità. Grazie a questa classifica avrete una vasta scelta!
Alessandro Giacomelli
Immagini © Disney