Immaginate di essere Paperinik: una mattina vi svegliate, accendete la televisione e scoprite che un nuovo parco divertimenti aprirà a breve nella vostra città. Indovinate un po’?
Si chiama esattamente come voi, il vostro nome e cognome sono impressi a caratteri cubitali sull’insegna d’entrata e il vostro volto è raffigurato su ogni singolo gadget, dai palloncini fino all’etichetta delle bevande dei punti ristoro.
E voi? Non ne sapevate niente. Nessuno si è disturbato ad avvisarvi, o a chiedervi il permesso. Il vostro nome è stato registrato come marchio e non potrete fare niente per impedire a uno sconosciuto di lucrare sulla vostra immagine.
Terrificante? Be’, è proprio quello che succede a Paperinik nei numeri 3353, 3354 e 3355 di Topolino, nella storia a puntate Paperinikland, scritta e disegnata da Marco Gervasio.
Registrare il marchio di Paperinik: l’antefatto
Paperino scopre che una new entry del Club dei Miliardari di Paperopoli, tale Red Duckan, vuole aprire un parco divertimenti a tema, interamente dedicato a Paperinik.
Paperino è perplesso e si chiede se effettivamente sia possibile che nessuno abbia interpellato il papero mascherato, ovvero se stesso, per chiedergli un permesso o un’autorizzazione o, semplicemente, metterlo al corrente.
Red Duckan, davanti alle telecamere, si mostra molto sicuro del fatto suo e dichiara che non è spaventato da una possibile reazione del diretto interessato.
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Il vendicatore mascherato, dopo una serie di vicissitudini che preferiamo non anticipare per non rivelarvi troppo, si reca, con l’aiuto di Archimede, nella casa del giovane miliardario, con l’intento di evitare l’apertura del parco.
Il miliardario continua a sorseggiare il suo tè, in totale relax. Nulla di ciò che potrà dire o minacciare di fare Paperinik sembra avere effetto su di lui.
La verità è che Duckan ha perfettamente motivo di essere sereno, in quanto lui ha agito nel pieno rispetto della legge. Ha regolarmente registrato un marchio con il nome di Paperinik e può benissimo lucrare sulla sua immagine. Se ciò sia giusto o meno, non importa. Non ha commesso alcun crimine.
Infatti, in conclusione della breve saga di Gervasio, nonostante Paperinik riesca a dimostrare che il parco non è sicuro per via di irregolarità geologiche, Red Duckan lo avvisa di non cantare vittoria troppo presto: questo intoppo non sottrae al miliardario il possesso del marchio.
Si può registrare il marchio di Paperinik?
In questo articolo proveremo a rispondere a questa domanda e vedremo se agire come Red Duckan sia possibile o meno. La possibile attuabilità di questo comportamento è, in effetti, preoccupante. Tuttavia, bisogna procedere con ordine, analizzando come funzionano la disciplina del marchio e la sua applicazione nella realtà.
Cos’è un marchio?
Un marchio è un segno distintivo, ovvero ha lo scopo di differenziare i prodotti di un imprenditore da quello dei concorrenti. I consumatori possono, in questo modo, riconoscere con più facilità i prodotti che provengono da una determinata impresa.
Ad esempio, se pensate al marchio Ferrero, lo ricollegherete immediatamente all’industria dolciaria, così come Armani vi farà venire in mente la nota casa di moda.
Il codice civile disciplina il marchio agli articoli 2569 e seguenti e, in particolare, nell’articolo sopra menzionato, al primo capoverso, introduce uno dei diritti principali del detentore del marchio, ossia l’esclusività:
Chi ha registrato nelle forme stabilite dalla legge un nuovo marchio idoneo a distinguere prodotti o servizi ha diritto di valersene in modo esclusivo per i prodotti o servizi per i quali è stato registrato.
Art. 2569, I° comma, c.c. – Diritto di esclusività.
Al titolare del marchio è pertanto riconosciuto il diritto di usare il marchio da lui registrato in maniera esclusiva, in modo tale da poter essere tutelato da eventuali contraffazioni, data la funzione del citato articolo di vietare ai terzi l’uso di un segno distintivo identico a quello che si possiede.
La disciplina del marchio è, altresì, tutelata dal Codice della Proprietà Industriale, nel cui articolo 8, ai commi 2 e 3, si specifica come funziona l’uso di marchi aventi a oggetto nomi di persona, come nel caso di Paperinik.
I nomi di persona diversi da quelli di chi chiede la registrazione possono essere registrati come marchi, purché il loro uso non sia tale da ledere la fama, il credito o il decoro di chi ha diritto di portare tali nomi. L’Ufficio italiano brevetti e marchi ha tuttavia la facoltà di subordinare la registrazione al consenso stabilito al comma 1. In ogni caso, la registrazione non impedirà a chi abbia diritto al nome di farne uso nella ditta da lui prescelta, sussistendo i presupposti di cui all’art. 21, comma 1.
Art. 8, comma 2, Codice della Proprietà Industriale, D. Lgs. n. 30/2005.
Cosa ci dice questo comma? Innanzitutto paventa la possibilità di registrare i nomi di persona anche qualora non siano i propri, purché non si leda la fama, il decoro o il credito di chi li porta. Bisogna fare una specificazione: per dimostrare che l’uso di un marchio leda la propria persona nelle varie declinazioni indicate dal comma, è necessario che la correlazione sia evidente ed estremamente specifica.
Ad esempio, pensate al noto marchio Intimissimi, il quale dà ai reggiseni vari nomi propri di persona. Nessuno potrebbe recriminare alcunché all’azienda, semplicemente perché attribuisce dei nomi generici ai propri prodotti, per cui la correlazione è estremamente difficile da provare.
Nel caso della storia, invece, Paperinik è un nome abbastanza noto e costituisce una caratteristica estremamente identificabile del papero mascherato. Possibile, quindi, utilizzare il suo nome come brand senza il suo consenso? Apparentemente sì.
Abbiamo già avuto modo di verificare come non sia necessario essere detentori del nome per registrare il marchio. Il 2° comma specifica che non sempre occorra l’autorizzazione e che l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) ha la facoltà – non il dovere – di valutare quando questa sia necessaria.
Tuttavia, la questione si diversifica nel caso di nomi notori, ossia famosi, come potrebbe benissimo essere considerato Paperinik.
Se notori, possono essere registrati o usati come marchio solo dall’avente diritto, o con il consenso di questi, o dei soggetti di cui al comma 1: i nomi di persona, i segni usati in campo artistico, letterario, scientifico, politico o sportivo, le immagini che riproducono trofei, le denominazioni e sigle di manifestazioni e quelli di enti ed associazioni non aventi finalità economiche, nonché gli emblemi caratteristici di questi.
Art. 8, comma 3, Codice della Proprietà Industriale, D. Lgs. n. 30/2005.
Se si possiede un nome notorio, celebre, comunque abbastanza conosciuto, dunque, come sicuramente è quello di Paperinik, non è possibile registrarlo se non si è l’avente diritto (o se non si ha il suo consenso).
Quindi Red Duckan ha commesso un’illegalità? Nonostante questo, no.
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Paperopoli è una città americana
Paperopoli si trova nello stato americano fittizio del Calisota, pertanto vengono applicate le leggi americane in materia di marchi e brevetti.
Il Lenham Act è, quindi, la fonte da tenere in considerazione nel caso di specie. Tale legge spiega come il marchio (o trademark) consista in “una parola, un nome, un simbolo, un logo o una combinazione di questi, volti a identificare l’origine dei prodotti di un individuo o di un’azienda, distinguendoli dagli altri”.
Uno studio legale italiano con sede a New York, occupandosi di brevetti internazionali, descrivendo l’iter di registrazione di un marchio, sul proprio sito specifica come non sia possibile usare il marchio di un’altra persona senza il suo consenso scritto, da allegare alla domanda da depositare presso lo USPTO (United States Patent and Trademark Office), un’agenzia che si occupa della registrazione dei marchi e di verificarne i requisiti.
Quindi, stanti le premesse di cui sopra, non è possibile registrare in America un marchio che abbia a oggetto il nome di una persona senza il consenso scritto della medesima, elemento sostanziale che viene puntualmente verificato da un Avvocato dell’USPTO.
Pertanto nella realtà, in USA e, per certi versi, in Italia, non sarebbe possibile agire come nella storia.
Eppure…
Sulla base delle premesse e sulla scorta delle modalità di funzionamento americano del marchio, sembrerebbe che nella realtà non sia possibile agire come nel fumetto.
Ma nel fumetto? Red Duckan agisce davvero contro la legge? Be’… no.
Paperinik non esiste
Paperinik non esiste, legalmente, nell’universo Disney. Non è altro che una maschera, un’invenzione di Paperino, un suo travestimento che non potrebbe mai agevolmente rivendicare, senza tradirsi. Tra l’altro, tutti i paperopolesi sono a conoscenza del fatto che Paperinik altri non sia che l’identità segreta di uno di loro.
Paperinik non è registrato in nessun ufficio anagrafe, non ha un certificato di nascita, un numero di previdenza sociale, un documento che possa identificarlo.
Non potrebbe mai presentarsi nell’ufficio dell’USPTO per rivendicare il proprio marchio, per cui Red Duckan, probabilmente conscio di questo, non solo ha agito perfettamente in linea con la normativa, ma ha anche battuto il vendicatore mascherato in furbizia. Registrare il marchio di Paperinik è stata senz’altro una bella mossa, del tutto priva di conseguenze negative.
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Bisogna sottolineare anche quanto sia affascinante un antagonista del genere. Senza scrupoli, ma che agisce nella piena legalità e alla luce del sole. Sicuramente, se ben sfruttato, è certo che possa riservarci delle sorprese in futuro.
Conclusioni
La prospettiva che qualcuno utilizzi il vostro nome senza il vostro consenso non è impossibile, ma assai improbabile. Come sopra specificato, la correlazione deve essere estremamente palese per dimostrare l’effettiva lesione dell’immagine. A meno che non siate celebri, certo. In quel caso serve il vostro consenso.
Certo che registrare il marchio di Paperinik, seppure in un universo di fantasia, come quello Disney, è stata un’idea veramente brillante. Peccato non averla avuta noi!
Appuntamento alla prossima puntata di Better Call Scrooge!
Lidia Brancia
Immagini © Disney – Panini Comics
FONTI
Codice della Proprietà Industriale, D.lgs. n. 30/2015.