Pocahontas, realizzato nel 1995, è stato il primo lungometraggio Disney a basarsi su un fatto storico realmente accaduto. Il film si ispira alla vera storia dell’incontro della principessa indiana Pocahontas (1595 ca.-1617) con il colono inglese John Smith (1580-1631).
In questa puntata di Infanzia Rovinata quindi non abbiamo una fiaba da confrontare con il film: andremo invece a scoprire le differenze tra la trasposizione disneyana e la vera biografia di Pocahontas. E, come vedremo, in entrambe non c’è molto da stare allegri!
Prima di iniziare c’è da fare una premessa importante: ciò che sappiamo sulla vita della protagonista non ci è stato tramandato da Pocahontas, ma da altre persone. Per questo motivo, probabilmente non sapremo mai cosa pensasse veramente la ragazza o quali fossero i suoi sentimenti.
Per redigere questo articolo ci siamo basati soprattutto sui testi scritti da John Smith e sugli approfondimenti di vari studiosi di diverse epoche, che nei secoli hanno contribuito a far luce su alcuni eventi poco chiari, su cui peraltro il dibattito è ancora aperto.
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Il contesto storico e la colonizzazione
Il cartone è ambientato nel 1607, quando un gruppo di coloni inglesi sbarca in Virginia per esplorare il Nuovo Mondo.
Non si tratta di una data casuale, poiché nella realtà quell’anno aveva sancito proprio l’inizio del primo insediamento inglese in America. Re Giacomo I d’Inghilterra aveva infatti concesso alla Virginia Company of Londondi finanziare lo sbarco nel Nuovo Mondo.
Siamo in un periodo storico in cui la colonizzazione delle Americhe ha portato all’espansione degli affari commerciali occidentali, causando però delle vere e proprie invasioni europee che si proponevano di “civilizzare” i nativi americani e di propagare la fede cristiana.
Gli elementi visivi e musicali del cartone, nonostante siano ovviamente romanzati, fanno emergere abbastanza bene il contesto storico dell’epoca, comprese le differenze tra gli invasori inglesi e i nativi.
L’inizio del film cerca subito di trasportarci nell’atmosfera dell’epoca. La prima scena infatti si apre con una canzone che ben ci fa capire gli intenti del gruppo di coloni:
1607, nei mari navighiam, per gloria l’oro e Dio e per la Virginia Company, per scoprire il Nuovo Mondo, dove ricchi noi sarem, noi siamo i grandi eroi della Virginia Company.
A capo della spedizione c’è il Governatore Ratcliffe, un uomo malvagio e approfittatore. Egli vorrebbe ottenere prestigio alla corte di Re Giacomo: questa spedizione per lui rappresenta un’ottima opportunità per raggiungere i suoi scopi, conquistando un nuovo territorio pieno di risorse.
Tra i suoi uomini c’è il capitano John Smith, famoso per le sue coraggiose ed emozionanti avventure, che viene ingaggiato anche per fronteggiare gli indigeni in quanto ritenuto un valoroso esploratore.
Dopo una tempesta i coloni riescono ad approdare in terra americana. Si sentono i rulli dei tamburi e la scena cambia: subito percepiamo una diversa atmosfera, caratterizzata dalla forte presenza di elementi naturali. Ben diverso è anche il testo della canzone intonata dagli indigeni, rispetto a quella degli inglesi:
… e vicino al fiume noi pianteremo tutto ciò
che la Madre Terra può maturare con amor.
Ma il brano che meglio esprime il clima di tensione è senza dubbio il controverso Barbari, che fornisce un’immagine molto forte delle differenze e soprattutto dei conflitti esistenti tra la tribù e i coloni inglesi:
Ma che ti aspetti mai da questi Pelle Rossa?
La loro razza io cancellerò!
E sarà grazie a noi che il mondo ci amerà
Son parassiti e peggio ancor
Son barbari, barbari
Sono quasi bestie
Barbari, barbari
Da cacciare via!
Queste sono le parole cantate dal Governatore Ratcliffe, alle quali risponde prontamente Capo Powhatan, padre di Pocahontas:
Lo sapevo già, son demoni quei bianchi
Questa lezione a loro servirà!
Non ci sarà pietà, né tempo per pensar
A morte i visi pallidi!
La canzone – inquietante e ritmicamente incalzante – fa luce su come entrambi gli “schieramenti” accusino gli altri di essere inferiori, ma è stata oggetto di controversie e ritenuta talvolta razzista. Per esempio, leggiamo l’opinione data dal Professore dell’Università del Kansas Cornel Pewewardy:
Forse l’aspetto più ovvio del razzismo di Pocahontas è nella sua lingua, in termini come “selvaggi” […] Descrivendo negativamente gli stili di vita dei nativi e aderendo a un formato “noi” contro “loro”, viene fornita una sottile giustificazione per la sottomissione delle tribù indiane da parte delle cosiddette culture “avanzate”, in nome del progresso. Poi emerge la domanda: di chi è il progresso?
Come vedremo, nel cartone animato (ma anche in piccola parte nella storia vera) sarà proprio Pocahontas a rappresentare un elemento di comunione tra i due popoli.
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Pocahontas? No, Matoaka!
Dopo le scene iniziali il cartone ci mostra finalmente la protagonista Pocahontas. Viene rappresentata come una giovane intorno ai 18 anni, bella, molto coraggiosa, intraprendente, rispettosa della natura e del suo popolo. Ma nella realtà lei si chiamava Matoaka: nacque intorno al 1595/6, e Pocahontas non era altro che il suo soprannome (secondo alcuni significava “piccola svergognata” o “bambina viziata”).
Era effettivamente la figlia del capo dei Powhatan, una confederazione di tribù che abitavano la costa atlantica della Virginia. Non sappiamo molto su come fosse esteticamente Matoaka, però possiamo farci un’idea grazie al ritratto fatto da Simon van de Passe nel 1616. La differenza è notevole, rispetto al design riadattato (per ovvi motivi) dalle abili mani del disegnatore Glen Keane.
Il cartone prosegue proprio con un consiglio del saggio Capo Powhatan: vuole che sua figlia si sposi con il guerriero più valoroso della sua tribù, Kocoum, però Pocahontas rifiuta la proposta. Ma è andata davvero così? Alcuni studiosi sostengono che lei e Kocoum si sarebbero invece realmente sposati, prima del 1612, ma nient’altro si conosce su questo matrimonio.
Una storia d’amore… inesistente
Dopo l’arrivo dei coloni nelle prossimità del villaggio dei Powhatan, il film prosegue sviluppando due storie che si intrecciano: da una parte i conflitti tra gli invasori inglesi e gli indiani, dall’altra la storia d’amore che nasce tra Smith e Pocahontas, incontratisi mentre il capitano si avventurava in avanscoperta nei pressi dell’accampamento.
Vengono però scoperti da Kocoum, che si ingelosisce e si scaglia contro John. Ma Thomas, un colono amico di quest’ultimo, assiste alla scena e per difendere Smith spara all’indiano, uccidendolo. Il rumore dello sparo permette agli indiani di precipitarsi nel luogo del delitto e imprigionare Smith. Powhatan lo condanna a morte.
Pochi attimi prima che quest’ultimo esegua la condanna a morte di Smith di fronte agli indiani e ai coloni armati, Pocahontas si precipita gettandosi sul corpo di Smith, fermando il padre e convincendolo a non usare l’odio per risolvere i conflitti. Capo Powhatan riconosce la saggezza delle parole della figlia, e perdona Smith, lasciandolo libero.
Fermiamoci un attimo con la trama del cartone per evidenziare una prima, cruciale differenza con gli eventi realmente accaduti: negli anni in cui si svolge la vicenda Pocahontas/Matoaka aveva circa 10-12 anni. Essendo poco più di una bambina, era assai improbabile che fosse nata una relazione d’amore tra la giovane e il capitano.
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Il dibattito sul salvataggio
Stando ai resoconti di Smith, i due si incontrarono veramente: mentre il colono inglese stava esplorando il territorio attorno a un fiume, venne catturato e portato al cospetto del Capo Powhatan, e infine rilasciato grazie a Matoaka. Nei suoi scritti del 1616 (in una lettera alla Regina Anna, consorte del Re Giacomo I) egli scrisse che:
… al momento dell’esecuzione, lei rischiò la sua stessa testa per salvare la mia; e non fece solo quello, ma persuase così tanto suo padre che fui condotto sano e salvo a Jamestown.
Matoaka si guadagnò così il rispetto della sua gente e dei coloni inglesi. Essendo però l’unica versione dei fatti ufficialmente riportata, sorsero alcuni dubbi sulla sua veridicità, soprattutto a partire dal 1860, con una controversia capeggiata dallo storico Henry Adams (il quale divenne il più famoso detrattore di Smith).
Ci si domandò infatti come mai Smith scrisse del salvataggio nella lettera per la Regina e non dieci anni prima, quando pubblicò alcuni suoi libri sulla Virginia. Perché narrare un episodio così importante con quasi un decennio di ritardo? Ha esagerato la faccenda per migliorare l’immagine di Pocahontas?
La prima analisi completa della storiografia di questo dibattito si deve a Leo Lemay, che nel suo libro Did Pocahontas Save Captain John Smith? del 1992 dimostrò che l’evento si era effettivamente verificato. A supporto della sua tesi mise in risalto il fatto che i primi scritti di Smith fossero principalmente a carattere etnico e geografico, e non menzionavano le sue esperienze personali. Perciò, non ci sarebbe stata alcuna ragione di far conoscere l’episodio nei primi scritti.
Secondo altre teorie è possibile che Smith abbia architettato questa menzogna per riacquisire prestigio in madrepatria. Forse l’esploratore inglese potrebbe aver preso spunto da una popolare ballata scozzese, molto nota all’epoca, dove si racconta un episodio analogo ambientato però in Oriente (Lord Bateman and the Turkish King’s Daughter).
Si è addirittura ipotizzato che l’episodio del salvataggio possa essere stato una cerimonia di adozione di Smith come nuovo membro della tribù. Tuttavia, non ci sono prove di rituali simili in altri gruppi nativi nordamericani, come riflette David Price in Love and Hate in Jamestown.
A prescindere da quale sia la giusta versione dei fatti, quell’incontro diede sicuramente inizio a un pacifico rapporto tra la colonia di inglesi e gli indiani. Come riporta Smith:
In 4 o 5 giorni, Pocahontas e i suoi servitori portarono così tante provviste che salvarono la vita dei molti che stavano morendo di fame.
Ma i rapporti non furono sempre pacifici: con la successiva espansione coloniale riapparvero forti conflitti. Nel 1608 Matoaka dovette infatti salvare la vita di Smith una seconda volta. Andò nella sua capanna per avvertirlo che suo padre aveva in mente di inviare degli uomini con del cibo in dono, ma che li avrebbero uccisi una volta poggiate le armi per mangiare. Pocahontas gli riferì inoltre che le era stato intimato di non dire nulla, e pregò Smith di allontanarsi. Essendo stati avvertiti, gli inglesi tennero le armi pronte durante il pasto e non avvenne alcun attacco.
Nel film i tentativi di creare un’atmosfera pacifica e le difficoltà nate dalla paura del “diverso” emergono anche nella celebre canzone I colori del vento, vincitrice dell’Oscar nel 1996:
Non distinguer dal colore della pelle
E una vita in ogni cosa scoprirai
E la terra sembrerà solo terra finché tu
Con il vento non dipingerai l’amor
Un addio?
Sia nel film che nella realtà, Smith fu liberato. Ma cosa successe dopo? Nel cartone vediamo a questo punto Ratcliffe (che vuole comunque la guerra e impossessarsi delle ricchezze, secondo lui nascoste dagli indigeni) che spara con l’intento di uccidere Powhatan, ma John si sacrifica per salvarlo, prendendo il proiettile al posto suo. Ratcliffe viene subito messo agli arresti e imbavagliato sulla nave dal suo stesso equipaggio.
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La ferita di John è molto grave: è costretto a ritornare a Londra per poter guarire. Pocahontas vorrebbe seguirlo, ma sa che il suo posto è con il proprio popolo e perciò lo lascia tornare in Inghilterra, con la promessa di non lasciarsi mai veramente.
Il lungometraggio termina con la ragazza che saluta John dall’alto di una rupe: nessun matrimonio, nessun “vissero per sempre felici e contenti”. Un finale ben lontano dal classico happy ending disneyano.
Nella realtà, Smith si allontanò poi dal villaggio di Pocahontas per esplorare nuovi territori, ma nel 1609 una ferita dovuta a un’esplosione di polvere da sparo costrinse il colono a rientrare in Inghilterra per curarsi.
E Ratcliffe? Anche lui è un personaggio realmente esistito: fu uno dei Governatori della colonia inglese in Virginia. Ma non premette nessun grilletto contro il padre di Pocahontas: al contrario, rimase ucciso in un’imboscata organizzata proprio dagli indiani Powhatan!
Il ritorno di John Smith e il matrimonio di Pocahontas
Ma è con il sequel Pocahontas 2 – Viaggio nel Nuovo Mondo (1998, prodotto esclusivamente per la distribuzione home video) che assistiamo a ulteriori cambi di programma. Il film inizia con un flashback a Londra: Ratcliffe ha uno scontro con Smith, durante il quale il colono precipita nel Tamigi. Il malvagio Governatore pensa quindi di averlo ucciso.
La notizia giunge anche nelle colonie: Pocahontas, come tutti, è convinta che Smith sia morto. Qualche tempo dopo incontra un altro inglese, John Rolfe, che si trova in America come portavoce del Re. I due partono per l’Inghilterra e si innamorano. Tutto sembra procedere tranquillamente, fino a quando… si fa vivo John Smith!
Pocahontas ne è contenta (ma non troppo), eppure questo non basta affinché possa continuare la loro storia interrotta nel primo film. Il cartone stavolta si conclude sì con un epilogo amoroso, ma tra Pocahontas e John Rolfe. Nonostante Smith sia ancora innamorato di lei, capisce la sua decisione e la lascia andare.
Anche nella realtà gli inglesi dissero a Pocahontas e ai nativi che Smith era morto. Ma nel 1613 la ragazza venne catturata da due coloni inglesi, che volevano scambiarla con alcuni prigionieri di Capo Powhatan. Durante il suo “soggiorno”, un pastore inglese la introdusse alla cristianità: Pocahontas decise di convertirsi e, una volta battezzata, cambiò il suo nome in Rebecca.
Matoaka in seguito incontrò lo stesso John Rolfe del cartone: un colono inglese molto religioso che stava coltivando proprio in Virginia una nuova varietà di tabacco. Egli, interessato alla giovane, giunse a un accordo con il Capo Powhatan per la liberazione della figlia, a patto di averla in sposa.
Questo fu il primo matrimonio registrato tra un europeo e una nativa americana. La coppia ebbe un bambino nel 1615, Thomas. Il loro matrimonio creò tra i coloni e la tribù Powhatan un clima più sereno.
Rebecca Rolfe-Pocahontas cambiò dunque vita drasticamente. Dopo qualche anno di matrimonio, Rolfe la portò a Londra per dimostrare come Rebecca potesse costituire un esempio di civilizzazione e simbolo della pace e delle buone relazioni tra inglesi e nativi americani.
Mentre si trovava in Inghilterra Matoaka incontrò John Smith, che, ricordiamo, pensava fosse morto. Cosa accadde davvero tra i due non si saprà mai con certezza. Nonostante ci sia la testimonianza di una lettera in cui Smith invitava la regina a trattare Pocahontas come una nobildonna in quanto figlia di un Capo, lei – stando al racconto del Capitano inglese – non sembrò comunque contenta di vederlo.
Alcuni testimoni riferiscono infatti di un colloquio fra i due non proprio amichevole. Nel 1617, la famiglia Rolfe si imbarcò su una nave per fare finalmente ritorno in Virginia.
Ma Matoaka non giunse alla fine del viaggio. Si ammalò gravemente a bordo: alcuni dicono di vaiolo, altri di polmonite o tubercolosi, altri ancora sostengono che sia stata addirittura avvelenata. Purtroppo Pocahontas morì ancora prima di sbarcare a Gravesend, sul Tamigi, il 21 marzo 1617, lontana dalla sua terra. Aveva circa 21 anni.
Brutte conclusioni, eppure…
Alla fine dei conti ci sono ben pochi eventi lieti, sia nella vera storia di Pocahontas sia nella sua trasposizione disneyana. Entrambi sono caratterizzati da due importanti aspetti: il dramma e l’alone di mistero. Il film è stato aspramente criticato da molti nativi americani per le sue inesattezze storiche e per la presenza di molti stereotipi e del dominio dell’uomo bianco. Altri hanno trovato fuori luogo il mancato happy ending.
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Accanto a queste critiche, Pocahontas è stato lodato per le sue innovazioni: un nuovo tipo di character design (i lineamenti spigolosi della principessa sono opposti rispetto, per esempio, al volto tondeggiante di Ariel) e di caratterizzazione psicologica dei personaggi, con la delineazione di un nuovo tipo di personalità femminile, diversa da molte altre principesse Disney. Le novità hanno riguardato anche il contenuto: il film infatti affronta anche temi adulti quali lo scontro tra civiltà e il razzismo.
…un personaggio da cui imparare molto
Anche se la sua vita non è finita esattamente come in una favola, Matoaka/Pocahontas è passata alla storia come la coraggiosa nativa americana che lottò per la pace fra i coloni e il suo popolo.
Pocahontas è una donna emancipata che insegna il rispetto: per la diversità, lo straniero, la natura e gli animali. Dopotutto, “ogni cosa al mondo è come te, ha uno spirito, ha un perché”!
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Alessia Loddo
Immagini © Disney
Fonti:
Contenuti speciali del DVD Pocahontas, 2001
La vera storia di Pocahontas: cosa si cela dietro il classico Disney
The Pocahontas Paradox: A Cautionary Tale for Educators