Cosa vi suggerisce il titolo Kingdom of the Sun? Niente? E se vi dicessimo che era il titolo con cui sarebbe dovuto uscire Le follie dell‘imperatore, in origine concepito come un musical a carattere epico che doveva raggiungere i medesimi livelli di drammaticità de Il re leone?
Chiunque sia cresciuto con Le follie dell’imperatore sa che il film fa della commedia e dell’ironia i suoi punti di forza. Lo si potrebbe definire un divertente buddy movie on the road pieno zeppo di battute e intermezzi comici di cui custodiamo dolci ricordi. È difficile credere che una perla di comicità quale è Le follie dell’imperatore sia anche lontanamente ricollegabile ai film del Rinascimento disneyano (periodo riconducibile al decennio 1989-1999, quando sono usciti Il re leone, Tarzan, Mulan e tanti altri Classici dal forte impianto musicale ed emotivamente d’impatto).
A questo punto ci viene spontaneo chiederci: cos’è che ha spinto gli studi Disney a rinunciare a un musical quale era Kingdom of the Sun traghettandolo verso la deriva comica de Le follie dell’imperatore? Cerchiamo di scoprirlo.
Kingdom of the Sun: un progetto ambizioso
L’idea di Kingdom of the Sun nacque nel 1994 in un periodo particolarmente proficuo per la compagnia di Burbank, dopo lo strepitoso successo riscontrato da Il re leone. La compagnia era decisa più che mai a rimanere sulla cresta dell’onda e non perse tempo nel cercare di mettere a frutto i numerosi progetti in ballo.
Roger Allers (co-regista de Il re leone) e Matthew Jacobs elaborarono la bozza di un musical ispirato a Il principe e il povero di Mark Twain, con ambientazione inca. La storia doveva iniziare con l’incontro tra Pacha, un giovane pastore di lama, e Manco, l’arrogante e superficiale imperatore. Notando una straordinaria somiglianza di aspetto e di voce, i due decidono di scambiarsi i posti per qualche giorno. In questo modo Pacha avrebbe sperimentato le gioie e i piccoli eccessi della vita regale, mentre Manco si sarebbe distaccato temporaneamente dai doveri di corte.
Yzma, consigliera di Corte, viene a sapere dello scambio e decide di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, per mettere in atto un piano che le faccia recuperare la sua bellezza. Con i suoi poteri da strega trasforma Manco in un lama (privandolo della parola), mentre sfrutta la propria posizione politica per avere il pieno controllo su Pacha, minacciandolo di condannarlo a morte con l’accusa di regicidio. In questo modo Yzma avrebbe potuto sacrificare l’imperatore per invocare il dio della morte Supai e oscurare il Sole (colpevole, per lei, della sua vecchiaia).
Un iniziale entusiasmo
Il bozzetto del film venne presentato all’amministratore delegato Michael Eisner che approvò il progetto. I lavori iniziarono nei primi mesi del 1995 con l’obiettivo di far uscire il musical per il 22 Novembre del 2000. La regia fu assegnata allo stesso Allers, mentre a occuparsi della produzione fu Randy Fullmer, che contattò le menti dietro ai successi dei primi grandi classici rinascimentali.
Per l’animazione del personaggio di Yzma fu chiamato Andreas Deja, già noto per aver creato Roger Rabbit e per i suoi lavori su grandi villain come Jafar, Gaston e Scar. L’animatore aveva già un’idea chiara della personalità della strega, ritratta come un femme-fatale sensuale e letale, oltre che perfida e malvagia. Sarebbe anche stata affiancata da Huaca, una statuina inca che da secoli svolge il ruolo di consigliere per gli imperatori e che si sarebbe schierata dalla parte della strega perché stufa dell’arroganza di Manco.
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La colonna sonora era l’aspetto che richiedeva maggiore attenzione da parte del team. L’intenzione era quella di realizzare dei brani musicali che riprendessero le medesime atmosfere a tratti fiabesche e a tratti drammatiche de Il re leone.
Per questo fu chiamato il celebre cantante pop inglese Sting. Quando gli fu presentata la bozza del film, il musicista accettò con entusiasmo di aderire al progetto, a condizione che gli studi Disney concedessero a sua moglie Trudie Stryler la possibilità di girare un documentario sulla realizzazione del film che sarebbe uscito effettivamente col nome di The Sweatbox nel 2002.
Il tono del film avrebbe posto al centro l’introspezione psicologica dei personaggi e la loro maturazione. La trasformazione in lama dell’imperatore sarebbe stata un pretesto che lo avrebbe aiutato a cambiare, fino a renderlo una persona più umile grazie ai contatti che avrebbe stabilito con la semplicità dei costumi del suo popolo.
Ma non si può parlare di un vero Classico Disney (soprattutto del periodo rinascimentale) se non c’è spazio per l’amore. Nel film sarebbero state presenti due figure femminili. Nina doveva essere una principessa, destinata a un matrimonio combinato con Manco, che disprezzava a causa della sua arroganza. In seguito avrebbe cominciato a nutrire dei sentimenti per il sovrano grazie al suo improvviso cambiamento caratteriale, ignorando che in realtà si trattava di Pacha, sostituto del vero imperatore.
Manco, invece, si sarebbe innamorato di Mata, una pastorella di lama ironica e coraggiosa, con la quale avrebbe intrapreso un lungo viaggio per ostacolare i piani di Yzma.
I primi segnali di crisi
Amore, atmosfere magiche tra fiabe e racconti e musiche profonde: Kingdom of the Sun aveva tutte le carte in regola per essere un perfetto classico rinascimentale Disney. Ma quali sono le cause che spinsero gli autori a cancellare il progetto?
I primi segnali di incertezza cominciarono a manifestarsi tra il 1997 ed il 1998. Gli animatori stavano attraversando un periodo di crisi creativa a causa delle difficoltà riscontrate nel realizzare un film che non fosse troppo simile al romanzo di Mark Twain. Già prima di allora la Walt Disney Company aveva realizzato un film con la medesima formula, utilizzando i personaggi classici dei corti di Topolino.
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Ma i deludenti rendimenti di Pocahontas e Il gobbo di Notre Dame furono i veri campanelli d’allarme. I dirigenti videro la tiepida accoglienza riservata a questi due Classici come un segnale di cambiamento in corso delle esigenze del pubblico. Iniziò a questo punto il distacco dalla formula rinascimentale a favore di uno stile più comico. La transizione generò un disordine creativo nello staff di Allers, che non sapeva a questo punto quale strada intraprendere.
Per poter correre ai ripari, nel 1997 Randy Fullmer decise di assumere Mark Dindal, un regista in erba che quell’anno aveva esordito in animazione con Cat don’t dance (ancora inedito in Italia). Purtroppo la sua assunzione non portò alcun giovamento al progetto. Anzi, si generò una viscerale confusione a causa delle diverse vedute di Allers e Dindal: mentre il primo voleva rimanere fedele alla formula musicale e drammatica, l’altro optava per uno stile più comico contraddistinto da una lunga sequenza di gag. A quel punto, era come se il team di produzione stesse lavorando su due film diversi.
Ben presto Fullmer si rese conto che Kingdom of the Sun si trovava in una grave situazione di stallo, quando uno dei dirigenti irruppe nel suo ufficio, pronunciando a quanto si dice le seguenti parole:
Your film is this close to being shut down.
Appariva oramai chiaro che il film, dilaniato e in crisi totale, non avrebbe potuto rispettare la data di uscita, prevista per il 2000. Fullmer fece pressione ad Allers affinché desse un’accelerata ai lavori: dall’uscita del film dipendevano numerosi accordi presi con alcune grandi società (tra cui McDonald’s e Coca-Cola).
Per poter salvare il progetto, Allers chiese alla produzione un prolungamento dei lavori, stimato dai sei mesi a un anno. Quando gli fu negata l’estensione, il regista decise di abbandonare il film il 23 settembre del 1998, decretandone quasi definitivamente la cancellazione.
La soluzione di Dindal
Eisner non prese bene la notizia dell’abbandono di Allers e per questo diede alla produzione due settimane di tempo per poter salvare il film dalla cancellazione definitiva. Dindal, libero adesso della presenza di Allers, colse l’occasione per presentare all’amministratore delegato la sua idea. Invece di un musical, il regista voleva realizzare un lungometraggio che avrebbe visto l’imperatore intraprendere un lungo viaggio irto di pericoli e ostacoli generando una serie di espedienti comici.
Dopo aver ricevuto carta bianca per il suo progetto, Mark Dindal diede inizio ai lavori. Tutto, stavolta, filò liscio come l’olio, tanto che già all’inizio del 2000 il film aveva il suo nuovo titolo e il suo nuovo stile.
La transizione apportò numerosi cambiamenti, a partire ovviamente dai personaggi. Pacha divenne un bonario contadino di mezza età felicemente sposato con figli a carico. L’imperatore, invece, mantenne il suo atteggiamento arrogante e superficiale. L’unica modifica fatta fu il cambio di nome in Kuzco per evitare di urtare la sensibilità del pubblico giapponese. A quanto pare il nome Manco era infatti ricollegabile alla parola manko, un’espressione volgare nipponica usata per indicare i genitali femminili!
Anche Yzma non venne risparmiata dal restyling del film, e da strega malvagia si trasformò in una sorta di scienziata pazza ossessionata non più dalla bellezza, ma dal potere. La sua spalla divenne Kronk, l’unico personaggio principale completamente nuovo introdotto nel film.
Il nuovo film eliminò completamente il tema romantico: di conseguenza i personaggi di Nina e Mata vennero rimossi.
La trasformazione dell’imperatore in lama rimase, divenendo il perno attorno a cui costruire la trama.
Anche lo stile dell’animazione vide delle novità. I personaggi vennero resi con uno stile molto più minimale rispetto a quello utilizzato durante il decennio rinascimentale. Questa scelta nasceva non solo dal bisogno di adattamento ai nuovi toni, ma anche per cercare di realizzare il film in tempi brevi e di minimizzare i costi, così da recuperare le perdite subite con Kingdom of the Sun.
Sting se ne va
Mentre fervevano i lavori per Le follie dell’imperatore, Dindal volle includere nel suo progetto anche Sting, a patto che il cantante riscrivesse da zero una nuova colonna sonora che fosse in linea con il nuovo stile più leggero.
Tuttavia il compositore inglese decise di rifiutare l’offerta, non apprezzando la nuova forma che il cartone stava assumendo. La questione era anche di carattere etico: Sting da sempre utilizza la sua musica per promuovere attività a sfondo sociale, e anche in questo caso il musicista era impegnato in una lotta per il sostegno dei diritti delle popolazioni indigene amerinde. L’idea di un film comico ambientato nelle terre peruviane gli parve contraria ai principi per cui proprio in quel periodo stava spendendo le sue energie.
Prima del suo abbandono, Sting aveva scritto tre delle otto canzoni previste, che, non trovando spazio nel film, furono incluse nei contenuti speciali del DVD (ma si trovano facilmente su Youtube). Sono:
- Walk the Llama Llama, canzone dal duplice scopo introduttivo e conclusivo del film
- Snuff Out the Light, la canzone in cui Yzma espone i suoi piani di riconquista della giovinezza
- One Day She’ll Love Me, una dichiarazione amorosa cantata da Pacha e Nina
Il compositore inglese stava anche lavorando su Why Can’t a Human Be More Like a Rock, la performance musicale di Huaca. Ma a causa del suo abbandono, il testo rimase incompiuto.
My Funny Friend and Me è l’unica traccia musicale di Sting che si può udire nei titoli di coda de Le follie dell’imperatore. Realizzato con la collaborazione di David Hartley, il brano venne composto esclusivamente per l’Europa, in occasione dell’uscita del film nelle sale europee.
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Prima di abbandonare la produzione, Sting ebbe anche modo di dire qualcosa sul finale originale de Le follie dell’imperatore. In origine il film si sarebbe dovuto concludere con Kuzco che avrebbe lo stesso costruito la sua piscina, su una collina adiacente a quella su cui si trova la casa di Pacha. Un finale del genere sarebbe stato, a detta del cantante, poco sensato.
Kuzco, infatti, non avrebbe imparato nulla dalla sua disavventura e sarebbe rimasto chiuso nella sua arroganza.
Gli animatori decisero quindi di modificare la scena finale, facendo in modo che l’imperatore rinunciasse alla sua piscina, accontentandosi di una modesta casa in mezzo al verde.
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Quel che ci rimane di Kingdom of the Sun
Il 10 dicembre 2000, dopo sei anni di sofferta lavorazione, uscì così nei cinema americani The Emperor’s New Groove, Le Follie dell’Imperatore.
I pochi bozzetti inclusi in questo pezzo, le tre canzoni di Sting e i contenuti del documentario The Sweatbox sono le prove tangibili che rimangono dell’esistenza di Kingdom of the Sun. Ma non sono le uniche testimonianze rimaste.
In alcune sequenze de Le follie dell’imperatore è possibile, infatti, trovare alcune piccole tracce lasciate dagli autori per rendere omaggio all’idea originale:
- nella scena della cena si può intravedere un candelabro con un motivo decorativo a forma del personaggio di Huaca.
- la locandiera porta il nome di Mata, lo stesso della ragazza di cui Kuzco si sarebbe dovuto innamorare
- la trasformazione di Yzma in un gatto era prevista anche nell’idea iniziale:
Ritorno di fiamma?
Questa è la storia travagliata di Kingdom of the Sun, l’ambizioso musical che non ha mai visto la luce. Non ci è possibile constatare se la trasformazione radicale del film sia stata in fin dei conti un bene o un male. Quel che è certo è che Le follie dell’imperatore, dopo un’accoglienza non esaltante, è divenuto un cult dall’umorismo godibilissimo.
Non mancano i numerosi appelli da parte dei fan che chiedono a The Walt Disney Company di riprendere l’originario progetto di Kingdom of the Sun. Tra remake e live action, e in un periodo in cui l’animazione Disney sembra gettare di nuovo lo sguardo alla tradizione dei musical ricchi di sentimento, che si apra uno spiraglio anche per riprendere in mano questa sfortunata produzione?
Antonio Ferraiuolo
Immagini © Disney
Fonti: Disney Wiki – Scheda del film su The Disney Compendium – Reddit
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