Una voce circola sul web: Paperone deve il suo nome a un vescovo medievale?
Immaginate un vescovo dall’aspetto ieratico, col mantello nero sibilante tra le sterpaglie del chiostro: si chiama Paperone De’ Paperoni, ma è sprovvisto di piume e cilindro. È un uomo in carne e ossa realmente vissuto, un religioso che ha promesso obbedienza all’ordine domenicano.
Stando ai fatti riportati da alcuni autorevoli portali d’informazione, il sacerdote avrebbe ispirato gli autori Disney al momento del “battesimo” in italiano di Scrooge McDuck.

Paperone deve effettivamente il suo nome a un vescovo medievale, o si tratta dell’ennesima leggenda metropolitana nata dall’immaginario disneyano?
Partiamo dall’inizio e verifichiamo se il personaggio sia realmente esistito, dopodiché valutiamo quali collegamenti potrebbero esistere col Paperone dei fumetti.
Un ritratto enigmatico
A prima vista, un vescovo con un nome molto simile a quello dello zione… sembra esserci stato davvero!
A testimoniarlo, un affresco che potete ammirare visitando il Palazzo Arcivescovile di Spoleto. Ammantato dalla cappa tipica dei domenicani, un vescovo in particolare ci fissa da lontano, immerso tra le effigi dei suoi colleghi prelati.

Persi in quella nube di tonache e zucchetti, potremmo quasi perdere di vista il dettaglio più interessante: il cartiglio biografico del nostro!
Come si vede dall’immagine, in calce al ritratto possiamo leggere Frate Paparonus de Paparonis.
Cosa sappiamo sul vescovo Paperone?
Non molto, a dire il vero. Il suo nome ritorna in una manciata di documenti, perlopiù elenchi vescovili e brevi cenni sul suo operato.

Non abbiamo informazioni sulla data di nascita di Paparonus, ipotizzabile attorno al 1220-1230. Dopo aver preso i voti aderì all’ordine domenicano, tradizionalmente impegnato negli studi teologici e nella lotta alle eresie.
Se pensate che Paperone possa aver fatto leva sul buon nome della famiglia per ottenere l’episcopato, vi sbagliate: proprio come il suo omonimo piumato, era un self-made man.
Il nostro fu ordinato vescovo nel 1265 da Papa Clemente IV, un pontefice che si distinse per un’aspra lotta al nepotismo e una vocazione all’integrità morale.
La stessa propensione all’onestà del Santo Padre possiamo riscontrarla nel vescovo Paperone: quando lasciò la diocesi di Foligno per approdare a Spoleto, serpeggiò un certo malumore tra i fulignati, ormai affezionati al pastore.
Durante gli episcopati in terra umbra, Paperone si dedicò attivamente alla costruzione di edifici religiosi e fu il mediatore di un’intricata disputa tra francescani e benedettini, culminata con l’occupazione di un convento.

Frate Paparonus non riuscì a placare gli animi dei religiosi a causa della sua dipartita, avvenuta nel 1290.
La famiglia de’ Paperoni è realmente esistita?
Giunti a questo punto, abbiamo delle prove sull’esistenza del vescovo e sull’originalità del nome, giusto? E invece… colpo di scena! Il dipinto del vescovo Paperone risale al 1720, ben 430 anni dopo la sua morte.
A infittire ulteriormente il mistero ci pensano le carte. Il religioso figura negli elenchi ecclesiastici con il solo nome di battesimo, talvolta accompagnato dal toponimo “romanus” (i registri battesimali arriveranno solo col Concilio di Trento del 1564).

Dunque, non ci sono attestazioni di un’effettiva appartenenza del vescovo alla famiglia “De Paparonibus” se non un’improvvisa e non documentata affiliazione in alcuni documenti tardo-seicenteschi.
Come giustificare questo autentico buco?
La nostra indagine deve scavare ancora nel tempo, questa volta rovistando tra gli alberi genealogici.

Le certezze della discendenza diretta del Paperone dei fumetti dal vescovo, riportate con tanta enfasi da molti quotidiani nazionali, vengono meno di fronte a un’analisi esplorativa del tema.
Non c’è alcuna traccia dei De’ Paperoni negli albi nobiliari della penisola.
Ciò non nega tuttavia il possibile “volgarizzamento” di un nome simile.
In effetti, non mancano ceppi familiari che avrebbero potuto generare questo equivoco.
La nostra attenzione va in particolare ai Bandinelli Paparoni, famiglia senese tutt’ora esistente e legata all’esclusivo “Circolo degli Uniti” (il club per gentiluomini più antico del mondo), e ai Papareschi, nobili romani il cui ceppo si è estinto nel 1500.
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Storia e gloria della dinastia dei papi
Entrambe le famiglie – i Bandinelli Paparoni e i Papareschi – sono solidamente legate a esponenti dell’alto clero: se gli uni si fregiano dell’avo Rolando Bandinelli, divenuto papa col nome di Alessandro III, gli altri rispondono con Innocenzo II, al secolo Gregorio Papareschi.

In entrambi i casi l’origine del cognome è dovuta alla presenza di pontefici nel rispettivo albero genealogico, una sorta di soprannome che riconosceva ai discendenti il legame papalino.
Ad ogni modo, i due ceppi non hanno alcun legame col Clan scozzese dei McDuck da cui discende Paperone, dove peraltro non risultano ecclesiastici tra gli avi, nonostante la parvenza monacale del misterioso Bambaluc de’ Paperoni.

Le notizie su Bambaluc sono poche. Sappiamo che fece sigillare le segrete del castello McDuck, dove poi si scoprirà essere nascosto il tesoro dei Templari. Il presumibile (ma non confermato) legame con l’ordine cavalleresco religioso ne fa il personaggio della famiglia più vicino al clero, ma non è detto che fosse un ecclesiastico.
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Così come vengono evitati i riferimenti diretti alla religione nei fumetti Disney, non si conoscono antenati di Paperone legati al clero.
Rimane da rispondere alla domanda che ci eravamo posti all’inizio.
Il nome di Paperone dipende dunque dal vescovo?
A questo punto dell’indagine è il caso di tralasciare ulteriori approfondimenti su nomi, cognomi, dinastie e toponimi per concentrarci sugli aspetti che ci riguardano più da vicino: il nome del papero più ricco del mondo dipende dal vescovo Paperone (anzi, Paparone)?
Il fantastiliardario ideato da Carl Barks debuttò in Italia nel 1948 con Il Natale di Paperino su Monte Orso. L’avventura, pubblicata qualche mese prima negli Usa, fu tradotta da Guido Martina, papà de L’inferno di Topolino e di Paperinik.
Il ruolo di Guido Martina
All’epoca, Martina si occupava delle traduzioni in italiano delle storie che venivano dall’America. Che sia risalito a quel bizzarro nome medievale a tal punto da volerne ribattezzare il basettato plutocrate, come paventato dalla stampa?

Nonostante la vastissima cultura dello sceneggiatore, appare poco probabile che l’ispirazione provenga dal vescovo. Il nostro è una figura marginale sul piano storico e il suo nome compare in una manciata di documenti estremamente settoriali, oltre che difficilmente accessibili.
Come abbiamo visto, anche l’unica prova pubblica della sua esistenza (il ritratto) è difficilmente rintracciabile se non ad attenta e mirata perlustrazione.
Ma allora perché Paperone si chiama così?
L’ipotesi più realistica è che il nome italiano di Scrooge McDuck derivi direttamente da quello di Paperino, volgendo all’accrescitivo il nome del celeberrimo nipote.
L’operazione avrebbe dato all’attempato personaggio un’aura di austerità, in linea col carattere degli esordi, ma contemporaneamente lo avrebbe reso subito familiare ai lettori. A completare l’opera sarebbe bastato un cognome altisonante dal sapore nobiliare, che rendesse giustizia al suo ruolo di parente autorevole e influente.
Un risultato complessivo fatalmente simile al nome attribuito con qualche imprecisione a un ignaro uomo di fede, vissuto ai tempi di Marco Polo e Robin Hood. Nessun legame di sangue e piume, dunque, tra Paperone e il vescovo.
Di P.d.P. ce n’è uno solo, ricchissimo, scozzese e di fantasia fino al midollo. E per una volta, debitore di Paperino.
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Manuel Bacca
Immagini © Disney, Wikipedia, Due Mondi News, Luccaindiretta.it, Panini Comics
Fonti archivistiche: E-theca.net