Arrivati alla terza parte di questa cacofonica selezione delle principali onomatopee del fumetto Disney, non dovrebbero più esserci particolari dubbi da dissipare o preamboli da premettere. Se vi siete persi le prime due full immersion nel mondo dei suoni e dei versacci di Paperi e Topi, recuperatele: qui la prima e qui la seconda.
P
Paf
Una stretta di mano, una caduta sul morbido, un pugno in una parete di gommapiuma: Paf indica un suono sordo ma attutito, accogliente e piacevole.
Pant
Di solito in coppia col Puff o ripetuto due volte, Pant è una delle onomatopee della stanchezza. Indica il respiro affannoso dopo una gran fatica: una corsa, una nuotata, la riverniciatura del Deposito di Zio Paperone.
Pat pat
Un’onomatopea usatissima anche nella vita di tutti i giorni. Si fa Pat pat a qualcuno di disperato per consolarlo o, al contrario, per prendersi gioco di lui. È letteralmente il suono della mano che colpisce con tocco lieve una superficie (organica o meno). Noi proponiamo un esempio curioso: Paperone che fa Pat pat al suo cannone. Un gesto, al contempo, di minaccia (per i dipendenti) e di affetto (per il cannone).
Pciù
Un apostrofo roseo tra le parole San e Francisco. Insomma, il suono di un bel bacetto. Però di solito è composto, educato, affettuoso: non è un bacione che schiocca, come può essere un più fragoroso Smack.
Pfui
Una delle onomatopee più iconiche ed espressive di tutta la storia papera e non. Pfui è polivalente: comunica scetticismo, disprezzo, snobismo, scherno e derisione. Chi dice Pfui sta informando l’interlocutore che quello che ha appena detto per lui non ha nessun valore. Nella figura vediamo invece un utilizzo dello Pfui generalizzato: qui l’onomatopea è utilizzata come espressione di un sistema valoriale (negativo, di contrapposizione) nei confronti di un intero settore della vita, il lavoro, che viene dunque aspramente osteggiato.
Pfff
Un’onomatopea con più significati, tutti a che fare con l’atto di soffiare. Pfff può essere:
- una risata soffocata, sul punto di esplodere
- il soffiare di un gatto arrabbiato
- un palloncino che si sgonfia (o che viene gonfiato)
- un singulto strozzato (vedasi la figura esplicativa)
Pling plong (plong e straplong)
Onomatopee sottovalutatissime ma decisamente gustose. A queste andrebbe il classico premio della giuria. I fonemi Pling e Plong possono godere di numerose variazioni sul tema: basti vedere il sublime Straplong in figura. Ma cosa rappresentano? È presto detto: il suono di uno strumento acustico a corda. Una chitarra, dite? Certo, ma usate la fantasia: liuti, ukulele, sitar, arpe e mandolini fanno Pling, Plong e Straplong.
Plunk (plonk, plink)
Siamo di fronte a una numerosa famiglia di fonemi. Tutti indicano una sola cosa: lo schianto di un corpo sulla superficie di un altro. Plunk e Plonk si utilizzano per masse di un certo peso (è il caso di dirlo), solitamente cave all’interno. Plink è invece il rumore della goccia che scava la pietra (o della goccia e basta).
Pow
Un pugno.
Puah
Vera e propria smorfia di disgusto, pronunciata ad alta voce. Quando qualcosa ci fa sonoramente e platealmente schifo, possiamo comunicarlo con un Puah. In questo caso, il Mostro di Pippenstein scopre l’identità di suo “padre”. A quanto pare, senza aver particolarmente gradito.
Puff puff
L’onomatopea di chi respira affannosamente, dopo o durante un’impresa particolarmente faticosa (per esempio, provare a dare una forma vagamente dignitosa alla cianfrusagl… ehm, alla Turbopaper MK1).
O
Oh (Ooooh, oh oh)
Ripetuto una volta, è soddisfazione (si è avverato qualcosa che si attendeva con particolare brama), compassione, stupore o pietà. Due volte, è una risata grassa. Due volte, ma col trattino, disgrazia in avvicinamento. Tre volte, una risata… molto grassa, come quella di Babbo Natale. Allungato, è un verso di estrema soddisfazione (regola classica: più vocali ci sono, maggiore l’effetto dell’onomatopea).
R
Rattle rattle
Tutti conosciamo il Brrr, la classica onomatopea del… brivido. Rattle rattle è un “doppio” fonema che è diretta conseguenza del Brrr: si provano dei brividi così intensi da far battere i denti. È proprio questo che rappresenta Rattle rattle: il peculiare suono dei denti (o dei becchi) che battono per il freddo o la paura.
Roar
Il ruggito di una bestia feroce. A voi capire se stiamo parlando del leone o del Terrore del Transvaal.
Ronf (e Ron ron)
Ronf è una delle più celebri e classiche onomatopee del sonno. Si usa principalmente per indicare il russare di un bell’addormentato. Ron ron, una sua derivazione, si impiega per scopi affini, oppure per segnalare un micio che fa le fusa.
Grazie alla figura facciamo già la conoscenza di altri due fonemi: Snort, l’onomatopea del grugnito utilizzabile anche per esprimere rabbia borbottante, e Zzz, il suono del sonno profondo.
Rumble
Rumble è il suono del boato, di solito molto minaccioso. Si può usare per indicare un rombo di tuono, il crollo di un edificio, il rotolare di oggetti pesanti o, come in questo, la cavalcata dei cavalieri di Théoden.
S
Sbam (e Slam, Sdeng, Sbadabam)
Elenchiamo sotto questa voce tutte le onomatopee delle cose chiuse con violenza. Ebbene sì: Sbam, Slam, Sdeng, Sbadabam hanno in comune una sola cosa, la violenza. Non importa se si tratti di una porta sbattuta sul becco di un visitatore sgradito, di una padella sbattuta sul cranio di un papero screanzato o di un bastone sbattuto come un macigno sulla testa di un ottuso nipote. Il Minimo Comun Denominatore è sempre l’atto dello sbattere. In figura Paperino utilizza lo Sbam come fosse un nome proprio di oggetto, un qualcosa che indica un affronto e la chiusura (violenta) dell’uscio e del discorso. Sbam! Fine della questione.
Sgrunt
Una delle onomatopee più tipiche del nostro Paperino. Abbiamo visto nella seconda parte del Dizionario come il Grunt sia un grugnito derivato dalla perdita di pazienza. Sgrunt invece è più sottile: indica il disappunto, coprendone però l’intero spettro di variazioni emotive. Si fa Sgrunt se si è delusi, arrabbiati, furiosi o indispettiti per una improvvisa contrarietà. Non è quindi sempre e comunque un’onomatopea da usare per indicare rabbia. In definitiva: se le cose non ci piacciono, come ad esempio l’Anno Domini 2020, diciamo Sgrunt.
Sguoz sguoz
L’iconica risata di Vito Doppioscherzo, il burlone del crimine creato da Casty. Un ghigno particolarissimo e che non si può scordare: esattamente come le sue temibili trappole.
Sigh
To sigh in inglese significa sospirare. E infatti chi fa Sigh sospira, di solito in preda alla tristezza e allo sconforto. Non solo, però: potrebbe fare Sigh anche un innamorato che ripensa alla sua bella. Queste cose, probabilmente, le conoscevate già: quello che forse non sapete è che Sigh si pronuncia sī (saig). Nonostante questo, è più soddisfacente sospirare con un bel SIGH, pronunciato come lo si scrive? Secondo noi sì(gh).
Slurp (e Yum)
Trattiamo sotto la stessa voce due onomatopee strettamente legate alla degustazione di cibi. Nella seconda parte del Dizionario abbiamo incontrato l’ecumenica Gnam, su Slurp e Yum dobbiamo distinguere. Slurp indica il leccarsi i baffi, avere l’acquolina in bocca o mangiare con particolare trasporto e gradimento. Yum è invece simile allo Gnam, ma legato ai Paesi anglofoni, dove yummy significa delizioso. In ogni caso, sia Gnam che Slurp che Yum possono essere usati con profitto quando si viene invitati a cena da Nonna Papera.
Smack
Un bacione che schiocca e rimbomba. Un’onomatopea molto classica, che di solito fa il paio con il più posato Pciù pciù. Una curiosità: in alcune storie, soprattutto precedenti agli anni Sessanta, Smack è utilizzato come sinonimo di Sbam o Pow, per indicare uno schianto o un pugno. Questo ci dà l’idea della forza che ha un bacio che fa Smack.
Sniff
Il rumore che si fa tirando su col naso. Ohé, non siate maliziosi! Sniff lo si usa sia quando si piange, sia quando si annusa con particolare intensità.
Sob
To sob, in inglese, significa singhiozzare. Ma attenzione: Sob NON è per forza il suono del singhiozzo! Spesso usato in coppia con Sigh, si tratta di un fonema che può indicare tristezza, pianto e più in generale sconforto. In figura vediamo un ottimo esempio alternativo alle lacrime: Paperino è invitato a cena a casa di Archimede, il quale gli propina due mefitiche scatolette. Quale altra risposta migliore di un eloquente Sob?
Splash
Onomatopea dello schizzo, Splash si usa per sonorizzare tuffi e tonfi in un liquido. Se è Grande, è l’omonimo personaggio dell’omonima serie di Silvia Ziche.
Squirt
Oggi entrato (comprensibilmente) in disuso, Squirt è il fonema dello spruzzo. Se ne fa un impiego esemplare nella storica avventura Paperinik il diabolico vendicatore, quando il nostro antieroe spruzza dell’acqua corrosiva contro il cancello della villa di Paperon de’ Paperoni.
T
Ta-dah!
L’iconicissima esclamazione di Pippo quando, ingollata una delle magiche arachidi che coltiva in giardino, si trasforma in Superpippo.
Tara-zum
Tipica onomatopea usata per indicare fanfare, bande, concerti e musica ad altissimo volume. Insomma, non è roba per tipi silenziosi.
Tinkle tinkle
Alla luce di un’attenta valutazione (e di molti anni di esperienza) il verdetto di questa redazione è che quanto sta accadendo in quella capanna non produce un suono punibile con l’impiccagione a Langtry, Texas… o in qualsiasi altro posto! Grazie al cielo!
Tsk
Una delle leggende delle onomatopee Disney. Tsk. Queste tre semplici lettere sono in grado di distruggere qualsiasi argomentazione del vostro interlocutore. Vi si propina una tesi con cui non siete d’accordo? Un lavoro che non volete fare? Un comportamento che non vi piace? Tsk è la risposta adatta. Si tratta di un fonema così essenziale nella vita di tutti i giorni che ne esiste una versione potenziata: Tsk, tsk, raddoppiato, da usare quando accogliete le cose con particolare disprezzo o scetticismo.
Trump
Fermi tutti! Non si tratta dell’ormai ex Presidente degli Stati Uniti d’America. Cioè, anche, ma il Trump in chiave Disney è sempre e solo usato per indicare la marcia di una moltitudine di persone (od oggetti, come nel caso in figura). Tump, senza la r, è invece il suono del tonfo.
Tut tut
Onomatopea tipicamente presente nelle storie di Romano Scarpa. Deriva direttamente dall’inglese: “to tut-tut” significare mostrare disgusto o disapprovazione in modo plateale, anche rumorosamente e con espressioni facciali. In Scarpa il significato è più sfumato, e il Tut tut viene usato genericamente per controbattere al proprio interlocutore.
Tzè
Variante sprezzante e altezzosa del Tsk. Chi fa Tzè crede di essere migliore dell’interlocutore, spesso sfoggiando una disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera.
U
Uack (Quack, Sbaraquack, Squack e derivati)
Qua la vita a Paperopoli è un gran ballo, al punto che i nostri Paperi preferiti hanno a disposizione un’intera gamma di onomatopee personalizzate che hanno a che fare con lo starnazzo. Nonostante posseggano vizi, nevrosi, virtù, psicologie e stili di vita umani, Paperino e compagnia restano (almeno fisiologicamente) delle anatre antropomorfe. Nulla di strano che starnazzino, dunque. Lo Uack (e il Quack, lo Sbaraquack, ecc.) indica improperi e turpiloquio generalizzato, a sostituire sorpresa o ira (papera) funesta.
Uh, oh!
Quando succede qualcosa di improvviso, catastrofico o nefasto, una ottima reazione può essere un eloquente Uh, oh. Forse non sarà poetico, come afferma Pippo nella figura, ma rende perfettamente il senso di sgomento e timore di fronte a una imminente calamità.
Uhm
Talvolta espressa anche come Hmm o Mmm, Uhm è l’onomatopea di chi sta valutando cosa dire. Chi uhmma pondera, medita, soppesa. Spesso con atteggiamento annoiato o (per l’appunto) pensieroso.
Y
Yawn
Poche cose sono goduriose come uno Yawn. Nel fumetto come nella vita reale. L’onomatopea dello sbadiglio è forse una di quelle più aderenti al suono che sostituiscono: anche in questo caso si tratta di una derivazione del verbo inglese to yawn, sbadigliare. Inutile dire che ne sono grandi abbonati Ciccio e Paperino.
Yuk
Semplicemente Pippo. Questo è l’unico modo per descrivere lo Yuk. Non si tratta di un’onomatopea, ma di uno stile di vita. Di più: di un paradigma valoriale. Lo Yuk può essere una risata, un segno di approvazione, ma anche meraviglia, sorpresa, stupore. Non è un fonema con un significato particolare, ma piuttosto una caratteristica intrinseca di un personaggio teneramente sfaccettato. Si tratta di uno dei tre suoni cardine del nostro dentone preferito, insieme al già affrontato Gawrsh e all’iconico Goofy Holler, quella sorta di yodel modificato che lancia Pippo quando cade dalle alture o si caccia in qualche disavventura. Qui una compilation pippica veramente gustosa.
Tornando allo Yuk, be’… è felicità. È amore. È Pippo.
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Z
Zomp
L’onomatopea del salto. Esplicativa, no?
Zut
Un modo facile facile per zittire l’interlocutore. Zut, non mi interessa.
In figura osserviamo un modo eccellente per nuclearizzare dialetticamente l’avversario: Nix per negare il proprio interesse, Ciccia per distruggere le altrui speranze in un proprio coinvolgimento, Zut per rafforzare il concetto e chiudere la partita.
Zzz
Chi dorme della grossa. Ma anche un insetto che vola, o una segheria in azione. Insomma, sicuramente qualcosa di non molto piacevole da ascoltare. Noi proponiamo una gustosissima variante, in cui un Paperino addormentato profondamente emette una singola, potente Z.
E Zzz è anche il suono che emetterà il nostro redattore, dopo aver concluso questo Piccolo (ma sostanzioso) Dizionario delle Onomatopee Disney. Voi come vi sentite? Tutto bene? Noi un po’ rintronati. Ma soddisfatti: le onomatopee Disney sono uno dei tratti più espliciti e conclamati dell’eccezionale livello di inventiva e creatività raggiunto da questi fumetti.
Gli autori non si sono mai limitati a riutilizzare i segni già esistenti: ne producevano altri, sempre nuovi, variegati e, soprattutto, divertenti. Perché l’onomatopea giusta, al momento giusto, può cambiare le sorti di un intero dialogo. Speriamo di aver offerto una buona panoramica e, perché no, di avervi fatto sorridere. È anche questo il potere della carta. È anche questo il potere dei fumetti Disney.
Mattia Del Core
Fonti iconografiche © Disney
LA PRIMA PARTE (A-E) DEL PICCOLO DIZIONARIO DELLE ONOMATOPEE DISNEY
LA SECONDA PARTE (F-M) DEL PICCOLO DIZIONARIO DELLE ONOMATOPEE DISNEY