Due anni e sette mesi. Tanto ci è voluto per proseguire questo mirabolante dizionario delle Onomatopee Disney. La prima parte di questo progetto era stata una delle prime cose in assoluto a essere pubblicate su questo sito. Oggi storiedipaperi.com è cresciuto e si è evoluto, al punto che premesse come questa (e come quella che potete leggere nella prima parte) risultano quasi fuori luogo. Ma questa è un’occasione speciale, e possiamo fare un’eccezione. Non siete d’accordo?
Onomatopee: non è mai troppo tardi
Lo diceva Alberto Manzi, lo diciamo pure noi. E allora vi esortiamo a recuperare la prima, storica parte di questa trattazione per godere di tutte le antifone del caso. Per chi è rimasto qui, possiamo procedere a rotta di collo per proseguire questo rumoroso viaggio nel mondo delle onomatopee disneyane.
F
Firulì firulà
Diciamolo subito, questa onomatopea è affine all’ecumenico dum-de-dum. Ma, laddove il DDD sostituisce “qualsiasi elaborato musicale esistente”, il firulì firulà è meno accogliente, più elitario. Rappresenta “solo” qualunque tipo di fischiettio breve e similari o un’allegra melodia (ma sempre fischiata).
Di solito, chi lo emette sta gongolando tra sé e sé. Si vocifera che abbia il potere di farla passare liscia a chi abbia commesso un danno, indipendentemente dall’entità del sinistro. Se in un museo rompete un antico vaso cinese della Dinastia Ping, potete allontanarvi in tutta tranquillità con le braccia dietro la schiena, gli occhi al cielo ed emettendo un sonoro firulì firulà. Provate e fateci sapere.
Fiuuu (o phew)
Un bel sospiro di sollievo dopo essere scampati a una catastrofe. Un bel fiuuu e passa la paura. Di solito, maggiore il numero delle U e più disastrosa la sciagura dalla quale ci si è salvati. Se siete baronetti, potete scriverlo phew.
Fzzzzt (o Fizzz)
Un tipo di onomatopea che si presta a una moltitudine di occasioni, anche parecchio diverse tra loro.
Fzzzt (o Fizzz) può indicare:
- il “grido” di un gatto
- una scossa elettrica
- qualcosa di molto caldo che manda a fuoco qualcos’altro (per esempio, un portapiume)
- qualcosa che bruciava e ora è spento (per esempio, un portapiume)
- il suono delle bollicine di qualche bevanda gassata (come la celeberrima Frizzafrizza)
In figura vediamo anche un’altra grande onomatopea: Gnaoo, il “ringhio” di un felino di taglia medio-piccola.
G
Gak (o Gug, Ugh…)
Il suono strozzato di chi viene strangolato. In figura, un ottimo esempio (con una serie di varianti molto gustose). Ah, vedete il carretto delle noccioline tostate? Tra poco farà emettere un bel Fzzzt al fondoschiena del pietride strangolatore.
Gasp
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Una delle onomatopee più celebri e celebrate. Molti la pronunciano persino nella vita reale (e fanno bene). Chi gaspa è in preda a una serie di condizioni che lo fanno rimanere senza fiato. Stupore, timore, affanno o pantagruelico appetito: non importa il perché. L’onomatopea deriva dal suono di prendere fiato dopo esserne rimasti privi.
Gawrsh (e Gosh)
Un’onomatopea leggendaria. La usa quasi esclusivamente Pippo e praticamente solo in animazione: pochissimi gli esempi su carta. Si tratta di una variazione più gustosa del Gosh, che nei Paesi anglofoni viene usato per evitare di menzionare il nome di Dio (God) in seguito a qualcosa che ci ha stupito o preso alla sprovvista.
Vi starete chiedendo: Gawrsh come diavolo si pronuncia? Ecco un pratico video che lo spiega.
Glab
Suono di sventura e disfatta. Dipende però dai contesti: un Glab può significare sia semplice delusione, sia una vera e propria Caporetto (come quella in figura). In ogni caso, si glabba quando si rimane senza parole.
Glom
Fa Glom chi deglutisce. Indifferente il motivo: per la paura, per la meraviglia, per la fame. Noi, in figura, proponiamo una piacevole (e ottima) ragione per fare Glom.
A glommare sono anche cavità e grotte quando ingoiano e risucchiano persone od oggetti. Cosa? Avete letto con un sorrisino malizioso questa frase, ripensando all’immagine? Noi decliniamo ogni intenzionalità.
Gnam
La regina delle onomatopee pappatorie, che indica il masticare o far boccone di qualcosa. In quanto regina, però, ha più modalità d’uso. Può riferirsi anche a una bocca impastata, un po’ asciutta, quando la fame incontra una perniciosa mancanza di saliva. Ah, lo G.N.A.M. è anche il Gruppo Nuovi Assaggiatori Municipali, corpo di polizia alimentare di cui fa parte il famelico Ciccio.
In figura, altri esempi di onomatopee con usi simili, ma più legate all’atto della masticazione: Chomp, Munch e Crok.
Gneee
Un’onomatopea forgiata dal vate Andrea Fanton. Ha senso? No. Ci piace? Gneee!
Gnek (o Gniek)
Gnek è il cigolio di rotelle poco oliate, o lo scricchiolio di una porta con cardini poco oliati. E insomma, mettetecelo ‘sto olio!
Grind
Presente soprattutto nelle storie con Paperoga, il Grind è un altro tipo di cigolio metallico. Ancora una volta il problema è l’olio. Se volete oliare male, sono affari vostri.
Groan
Il Groan è un verso di sfiducia, disagio e rassegnazione. È una lamentela, un brontolio, un singhiozzo. Chi fa Groan è scoraggiato, e accoglie con un certo disappunto un fastidio di media o bassa entità. Attenzione: il Groan non si usa mai in seguito una catastrofe irreparabile, ma solo per scocciature che non riescono a provocare l’ira dell’interessato.
Growl
No, non stiamo parlando di uno stile di canto tipico del metal. Il Growl è una variante del Roar: un ruggito animalesco, che può esprimere sia rabbia sia smorzamento della stessa, a seconda del contesto. È un’onomatopea molto versatile: può fare Growl anche uno stomaco vuoto, che brontola per la fame.
Grrr
Ci troviamo di fronte al suono della rabbia per eccellenza. Il Grrr è un ringhio che fa al contempo digrignare i denti e urlare al cielo la propria ira funesta. Una delle onomatopee più sfruttate, perché in grado di esprimere tutta la frustrazione di cui si fa simbolo. Il suo più fedele abbonato? Ovviamente, l’irascibile Paperino.
Grunt (e Snort)
Il Grunt è una variante borbottante dello Sgrunt. A differenza della versione con la S, che può avere diverse accezioni, il Grunt ha solo a che fare con la mancanza di pazienza. Chi fa Grunt, comunque, è ben prossimo a fare anche Sgrunt. Gli è affine lo Snort: in entrambi i casi, chi emette questi suoni sta grugnendo per il nervosismo.
Gulp (e Ulp)
Gulp e Ulp sono due onomatopee sorelle (quasi) gemelle. Derivano dal suono della deglutizione e indicano stupore, meraviglia e sorpresa, sia in positivo che in negativo. Noi, sperando di fare cosa gradita, proponiamo in figura un esempio piacevole.
Gurgle (e Sgurgle)
Tra le onomatopee più particolari, Gurgle e Sgurgle si rifanno al suono del brontolio dello stomaco. Esiste un verbo che ne descrive in pieno le modalità d’uso: gorgogliare. In realtà entrambe possono essere usate per corroborare un grande stupore. È indifferente se con accezione positiva o negativa: ciò che conta è che quello che vediamo ci abbia meravigliato così tanto da averci scombussolato le viscere.
H
Hic
L’onomatopea del singhiozzo, soprattutto se derivante da ubriachezza. Chi si sbronza, fa Hic. Che poi questo nei fumetti Disney avvenga con la gazzosa è un altro discorso.
Hiss
Hiss è un sibilo, di solito di serpente. Abbiamo scelto però di mostrare un esempio meno ovvio, per sottolineare come questa onomatopea si possa adattare a diversi tipi di bestie. Non importa che animale sei, quello che conta è sibilare!
I
Ih ih
Una delle onomatopee della risata. Oltre alla classica Ah ah!, alla soddisfatta Eh eh!, alla grassa Oh oh! e all’ambigua Uh uh!, c’è anche la sommessa Ih ih. Chi la usa ride tra sé e sé, di solito senza grande trasporto. Può essere una risata maligna, carica di cattiveria, o una semplice risatina. Noi la mostriamo nella seconda accezione: Paperino ride compostamente prima di esplodere in un più fragoroso Ah ah.
Igh Igh
La tipica risata di Angus Fangus, il cronista di 00 Channel in PKNA. Qualcuno vuole una pizza spazza?
K
Ka-rank
Rumore di cervello elettronico impegnato in un’operazione matematica particolarmente complessa. Provate a calcolare a mente la radice quadrata di 18420284883 e fateci sapere voi che rumore producete.
Ktìnnn ktànnn
Qui si zompa a piè pari nei mostri sacri di questa trattazione. Le onomatopee Disney sono tante (milioni di milioni) e variegate. Come specificato nella prima parte di questo Piccolo Dizionario, ci interessano soprattutto quelle più caratterizzanti di questo tipo di fumetto: quelle buffe, quelle strane, quelle inventate apposta dagli autori. A quest’ultima categoria appartiene sicuramente il leggendario KTÌNNN KTÀNNN di Taddeus, personaggio che Enrico Faccini fa comparire nella sua Paperino e l’autocontrollo massacrante.
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La ripetizione continua di questo peculiare suono rientra nella tecnica di rilassamento del succitato Taddeus, collega d’ufficio di Paperino, che quasi riesce a portarlo sull’orlo di un esaurimento nervoso. Non solo parole “taumaturgiche”, però: il Ktìnnn Ktànnn è anche riconducibile al suono di tanti calici di cristallo che brindano, come scopriamo nel divertente finale della storia.
M
Mah
Collega del Bah, il Mah esprime comunque disappunto, ma in modo meno polemico e borbottante. Si può anche utilizzare al posto del Boh, quando non si conosce la risposta a una domanda o non si sa bene cosa dire.
Mumble mumble
Forse l’onomatopea più iconica ed esilarante in assoluto. Mumble mumble indica il rumore del pensiero. Ebbene sì: il fumetto è un medium così potente da farci pervenire il suono dei nostri neuroni. Che magia, che prodigio! Mumble è il rumore che fanno i personaggi quando sono assorti, quando riflettono, ma anche quando borbottano o brontolano o parlano sommessamente.
E Mumble deriva proprio dal verbo inglese to mumble, borbottare, farfugliare. Proprio per questo, la pronuncia corretta dell’onomatopea sarebbe məmbəl (mambol), ma… non prendiamoci in giro: tutti l’abbiamo sempre letta Mumble mumble, esattamente com’è scritta. E ammettiamolo: suona anche molto, molto meglio.
Munch
No, non è l’autore del celebre Urlo. Come visto alla voce Gnam, Munch è il suono della masticazione. Di solito suggerisce la degustazione di qualcosa di particolarmente invitante, come delle patatine in busta. Tipicissimo trovarlo ripetuto. Munch munch.
Per ora ci fermiamo qui: speriamo di avervi divertito nel corso di questa tappa intermedia nella Torre di Babele del fumetto disneyano. Vi diamo appuntamento alla terza parte della trattazione, per fare la conoscenza di vere e proprie pietre miliari come Tsk o Tut-tut.
Come dite? Se dovrete aspettare altri due anni e sette mesi per poterla leggere? Mumble, mumble…
LA PRIMA PARTE (A-E) DEL PICCOLO DIZIONARIO DELLE ONOMATOPEE DISNEY
LA TERZA PARTE (P-Z) DEL PICCOLO DIZIONARIO DELLE ONOMATOPEE DISNEY
Mattia Del Core