Disney+ segnala i contenuti razzisti in molti Classici
La piattaforma streaming di casa Disney applicherà una schermata di avviso per contenuti razzisti, della durata di 10 secondi, prima di alcuni Classici dell’animazione.
Il messaggio (tradotto dall’inglese) recita:
“Questo programma include rappresentazioni negative e/o offese a persone e culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscere il suo impatto dannoso, imparare da esso e stimolare la conversazione per creare un futuro più inclusivo insieme.
Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e ambiziosi che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo.”
Già in precedenza per alcuni film era stata introdotta, nella pagina contenente le informazioni aggiuntive, la dicitura:
“Rappresentazioni obsolete di culture”
La scelta di optare per una schermata fissa con maggiore visibilità segna una presa di posizione netta. Mentre alcune piattaforme di streaming hanno rimosso film (la Hbo, ad esempio, a giugno ha rimosso dal catalogo Via col vento) ed episodi controversi di alcune serie tv, La Walt Disney Company ha scelto di non mutilare il suo catalogo. Quella espressa attraverso la piattaforma Disney+ è una vera e propria dichiarazione di intenti atta a sedare definitivamente eventuali critiche future. Inoltre, l’avviso rimanda alla pagina Disney.com/StoriesMatter, dedicato alla sensibilizzazione sul tema.
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I contenuti inappropriati
I riflettori sono puntati su alcuni dei Classici d’animazione di maggior successo. In Lilly e il Vagabondo prima e ne Gli Aristogatti poi viene proposta una rappresentazione estremamente caricaturale di personaggi chiaramente ispirati alle popolazioni dell’Asia orientale. Il sito si sofferma sul gatto pianista Shun Gon, raffigurato con occhi obliqui e dentoni, stereotipo che si ripercuote anche sul doppiaggio fortemente farsesco.
Ancor più eclatante è il caso di Dumbo, in cui i corvi con il loro numero musicale rendono omaggio ai minstrel show, spettacoli in cui artisti bianchi con facce annerite e abiti laceri imitavano e ridicolizzavano gli schiavi nelle piantagioni. Come se non bastasse, il leader del gruppo porta il nome Jim Crow, lo stesso nome con cui si identificano le leggi che tra il 1877 e il 1964 servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici.
Raffigurazioni altamente stereotipate sono presenti anche in Peter Pan, film in cui si fa riferimento ai nativi americani con il termine offensivo di “pellerossa”, il tutto coadiuvato da una rappresentazione estremamente caricaturale di ritualità e tradizioni proprie di diverse popolazioni, scadendo nell’appropriazione culturale.
In definitiva, la lista è lunga. Gli errori del passato non vanno cancellati e la scelta di ammettere le proprie colpe è senz’altro ammirevole. Si dà la possibilità ai più giovani di guardare con occhi nuovi e consapevoli a Classici intramontabili, concepiti e sviluppati in momenti storici con una sensibilità e un’attenzione ai temi sociali diverse da quella contemporanea. Aprendo così un ottimo punto di partenza per parlare di storia e pregiudizio.
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Maria Concetta Spampinato
Fonti: Repubblica, Storiesmatter/thewaltdisneycompany
Immagini © Disney