“Un uomo deve avere qualche vizio”. Walt Disney e il fumo

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

Il vizio di Walt Disney

I just can’t picture him without a cigarette.

Non riesco nemmeno a immaginarmelo senza una sigaretta“, affermava Diane Marie Disney-Miller, unica figlia biologica di Walt. Riuscite a crederci? Una figlia priva di ricordi del padre che non includano, perenne terza incomoda, anche una sigaretta.
Sarebbe un’affermazione di un certo peso rivolta nei confronti di qualsiasi padre di famiglia, non credete? Figuriamoci quando di mezzo c’è Walt Disney, papà di Topolino e capofamiglia dell’intera Banda Disney.

Disney Croce rossa
Un giovane Walt Disney conducente d’ambulanza in Francia, 1918.

Walter Elias Disney fumò per tutto il corso della sua vita. Iniziò nel 1918, a diciassette anni, quando guidava le ambulanze in Francia per la Croce Rossa locale. Erano gli anni della Prima Guerra Mondiale: per i giovani impegnati nel conflitto fumare era un’abitudine comune, un passatempo che permetteva di far fronte a lunghissimi periodi di noia e inattività contrapposti all’azione improvvisa dei momenti più concitati.

Walt era quello che in inglese chiamano chain-smoker: un fumatore con l’abitudine di accendere una sigaretta subito dopo aver spento la precedente. Il gesto tipico? Sfruttare la combustione della sigaretta morente per bruciare quella nuova di pacchetto.

“Lo individuavi dalla tosse”

A proposito di pacchetti: Walt era solito fumarne tre al giorno. Ognuno, in media, conteneva dieci sigarette. Tom Hanks, che vestì i panni del cineasta in Saving Mr. Banks (2013), ha dichiarato: 

Fumava tre pacchetti di sigarette al giorno. Chi lo conosceva racconta che sapevi sempre quando stava arrivando, perché lo sentivi tossire da lontano.

Tom Hanks Disney
Tom Hanks (a sinistra) interpretò Walt Disney (a destra) in Saving Mr. Banks (2013).

L’attore fa emergere un sintomo cruciale del vizio di Disney: la tosse. Vi starete immaginando una tosse da tipico fumatore, stizzosa, profonda, persistente. Quello che invece ci arriva dalle conversazioni dell’autore Jim Korkis con Lillian Disney (moglie di Walt), Diane Disney-Miller (sua figlia) e Floyd Norman (Disney Legend, artista dello Studio) è che Walt avesse una “sua” tosse.

Le persone a lui vicine riferiscono che quella del cineasta fosse più una tosse nervosa che da “classico” fumatore, più intensa soprattutto nei momenti di stress. Disney tossiva in continuazione. Moglie e figlia affermano che fosse impossibile perderlo di vista. Lo individuavi dalla tosse incessante. Così incessante che alla fine ti ci abituavi, e non ci facevi nemmeno più caso.

Potrebbe interessarti anche: Quattro domande su Walt Disney

Quali sigarette fumava Walt Disney?

Un dato su cui le fonti non concordano è quale fosse la marca di sigarette preferita da Walt Disney. O meglio: sembra non ne avesse solo una prediletta. Sicuramente gradiva Lucky Strike, ma anche Chesterfield, Camel e perfino Gitanes, di importazione francese. Quand’era ventenne provò anche a fumare la pipa, ma smise ben presto. Non faceva per lui. Riferì in seguito a Joe Grant, Disney Legend, che la pipa era “troppo lenta” e chi la fumava “troppo rilassato”. E lui era frenetico, svelto, deciso.

Walt e il Fumo

La figlia Diane racconta anche di come il padre facesse consumare la sigaretta fino a quando non era persino troppo corta da stringere tra le dita.

Molto spesso la accendeva mentre parlava o faceva altro. Se ne dimenticava: la reggeva tra indice e medio, senza fumarla. Se ne ricordava solo troppo tardi, quando avvertiva il bruciore sui polpastrelli.

Walt e il fumo, tra pubblico e privato

Nonostante fosse praticamente impossibile avvistare Disney senza una sigaretta, lui si premurò sempre che le foto e i video in cui fumava non venissero divulgati. Non voleva influenzare nessuno, soprattutto i più giovani. Proprio per questo, fu sempre molto attento a non fumare se c’erano bambini nelle vicinanze.

Tuttavia, Walt incluse un negozio di tabacchi nella sua Disneyland. Si trovava proprio sulla via principale e vendeva una nutrita gamma di oggetti per tabagisti. Pipe con il logo del parco, fiammiferi e accendini con Topolino & co. e tutta una serie di sigari, sigarette, miscele di tabacco ed utensili per il fumo brandizzati Disney.

Potrebbe interessarti anche: Benvenuti a Celebration, l’ex città Disney dove l’utopia non ha funzionato

negozio di tabacco Disneyland
Il negozio di tabacchi sulla Main Street di Disneyland

Il negozio aprì i battenti nel 1955, tra il Magic Shop e il Cinema. Si trattava di un esercizio molto frequentato: all’epoca a Disneyland era consentito fumare ovunque, tranne che in coda e sulle attrazioni. Il negozio di tabacchi chiuse solo nel 1990, quando negli Stati Uniti si iniziò a prendere maggiore coscienza dei danni provocati dal fumo. Dove sorgeva il Tobacco Shop oggi c’è la 20th Century Music Company, che vende dei più innocui CD, DVD e spillette, e fumare in un parco a tema Disney è severamente proibito.

Tabacco Disneyland
Una serie di miscele vendute presso il Disneyland Tobacco Shop. Altre immagini sulla pagina Facebook Disney Tobacciana Collection

Ammazzare il mostro

Walt Disney, insomma, non era solo un fumatore accanito: era anche un estimatore di tabacco, un vero appassionato. Bisogna tuttavia pensare che fino agli anni Cinquanta fumare fosse una pratica socialmente accettata e ampiamente diffusa. Dal sito dell’AIRC:

…sono gli anni Cinquanta e tutti fumano. E fumano ovunque. Attori e medici, soprattutto, ritratti belli e sorridenti nei manifesti pubblicitari delle marche di sigarette, a giurare che il fumo fa bene alla pelle e fa bene alla salute. […] I primi studi sui danni da tabacco furono realizzati all’inizio degli anni Cinquanta […] Il primo atto ufficiale da parte delle istituzioni americane arriva nel 1964. È il rapporto Smoking and Health ed è considerato il più importante contrattacco da parte della salute pubblica. Finalmente è messo nero su bianco: il fumo di sigaretta causa il tumore al polmone.

Walt Disney fumo

Specifichiamolo: le curiosità finora riportate non devono essere considerate come un modo “leggero” di affrontare una questione che fu drammatica all’epoca e lo è tuttora.

Parecchie persone insistettero affinché Disney smettesse di fumare, soprattutto quando fu acclarato che questo vizio avesse gravi ripercussioni sulla salute. Un Natale le sue figlie gli regalarono due stecche di sigarette con il filtro, sperando di ridurre i danni, e Walt giurò che le avrebbe usate.

Tenne fede alla promessa, ma dopo essersi premurato di spezzare il filtro di ogni singola sigaretta. “Non ho mai detto come le avrei usate” confessò a Fulton Burley, performer di Disneyland che lo aveva colto nell’atto.

Walt Disney fumo

I parenti non erano le uniche persone vicine a Walt preoccupate per la sua salute. Racconta Ward Kimball, Disney Legend e uno dei Nine Old Men:

Ero proprio nel bel mezzo della descrizione di uno storyboard per la televisione e lui ebbe uno di questi attacchi di tosse. Fu più lungo del solito. Fu imbarazzante. Rimasi lì e sbottai: “Per la miseria, perché non smetti di fumare?”.

Walt alzò lo sguardo. Gli lacrimavano gli occhi. Disse: “Un uomo deve avere qualche vizio, no?”. In altre parole, sapeva benissimo che avrebbe dovuto smettere di fumare. Ma non lo fece mai. Gli sbottai contro perché ero arrabbiato: era un esempio per tutti, da cui tutti dipendevamo, e si stava distruggendo.

Disney resistette a tutti gli avvertimenti, i divieti e i consigli. La sigaretta lo aveva accompagnato dai sedili della Croce Rossa francese alla poltrona dorata della Walt Disney Company: non era pronto a dirle addio, e non lo sarebbe mai stato.

Walt Disney e Bob Thomas

Bob Thomas lo spiega bene:

Le sigarette erano diventate una parte troppo importante della sua vita, una necessità per le sue mani irrequiete.

Walt, comunque, tentò delle alternative. Diede una chance ad alcune varietà a basso contenuto di nicotina, ma senza riuscire ad apprezzarle. Finiva sempre per tornare alle sue sigarette senza filtro o, all’occorrenza, con il filtro spezzato.

Il decesso di un titano

Nell’ottobre del 1966 un sessantacinquenne Walt Disney era impegnato nelle riprese del filmino di presentazione di EPCOT (“Experimental Prototype Community of Tomorrow”). EPCOT era uno dei suoi progetti più ambiziosi, uno di quei vividi sogni che dimostravano come il papà di Topolino meritasse appieno di essere chiamato “visionario”.

Se però nel ’66 la mente di Disney era ancora in fermento, il suo corpo mostrava chiari segni di cedimento. La tinta ai capelli non riusciva a nascondere quanto fosse vecchio e stanco, spaccato dalla fatica e dal fumo, così debole da aver bisogno di somministrazioni di ossigeno durante le riprese.

Potrebbe interessarti anche: EPCOT non doveva essere un parco divertimenti

Walt Disney Epcot video

Ma Walt aveva anche altri problemi di salute. Tormentato per lungo tempo da un fastidio al collo e alla gamba, alla fine di ottobre il suo medico riuscì a convincerlo a farsi visitare da uno specialista, che gli consigliò un’operazione per alleviare la tensione dei nervi.

L’intervento fu fissato per l’11 novembre presso il Saint Joseph’s Hospital. Si trattava di un’operazione di routine, senza rischio di controindicazioni. Tuttavia Disney era preoccupato. Non era mai stato un tipo ipocondriaco, ma sapeva che qualcosa in lui non andava: aveva il fiato corto, era in sovrappeso, era pallido ed emaciato.

Gli fu fatto un check-up prima dell’intervento, che rivelò alcune macchie sospette sul polmone sinistro. Per dirlo con le parole di Lillian Disney, gli avevano trovato “un grumo delle dimensioni di una noce”. Ufficialmente, alla stampa fu detto che il cineasta era stato ricoverato in seguito a un infortunio riportato giocando a polo. La verità era che Walt aveva un tumore al polmone.

Il chirurgo assicurò che gli restavano sei mesi da vivere, due anni al massimo. Ma Walt Disney morì alle 9.35 del 15 dicembre 1966, sotto il nome di “John Smith”.

Potrebbe interessarti anche: La lista completa dei Classici Disney

Avete mai visto Walt Disney fumare?

Probabilmente starete pensando che, alla luce di quanto abbiamo detto, sia molto difficile oggi trovare fotografie che ritraggano il papà di Topolino con una sigaretta in mano. Al contrario, di frequente lo si può vedere mentre fa uno strano gesto con le mani, tenendo uniti il dito indice e medio della mano destra.

Walt Disney Two finger point

Nel 2007, il CEO della Walt Disney Company Bob Iger dichiarò una vera e propria guerra alle sigarette, mettendole al bando da qualsiasi materiale prodotto dalla Casa del Topo.

Ci auguriamo che non ci sarà più alcuna rappresentazione del fumo di sigaretta nei futuri film a marchio Disney.

Questo incluse anche tutte le fotografie di Walt Disney esposte a Disneyland, che furono modificate digitalmente. Il risultato è davvero straniante, e potrebbe suggerire a un ignaro spettatore che il cineasta avesse un modo tutto suo di indicare le persone. La “Two Finger Point” di Disney oggi è notissima tra gli appassionati proprio per questo retroscena.

Il gesto è diventato quasi un inside joke utile per riferirsi al vizio di Walt senza essere espliciti: è stato ripreso da Tom Hanks in Saving Mr. Banks ed è tuttora ripetuto da diversi performer nella stessa Disneyland.

Potrebbe interessarti anche: La firma di Walt Disney è un falso?

Two finger point

Ma è poi questo il modo corretto di (non) raccontare un uomo e il suo vizio? Di mettere in guardia le persone dai pericoli del fumo? O si tratta piuttosto di un tentativo orwelliano di cancellare il passato, senza rispettare quella che, nel bene e nel male, fu la vera identità di un essere umano?

Io non sono Walt Disney. Faccio un sacco di cose che Walt Disney non farebbe. Walt Disney non beve. Io bevo. Walt Disney non fuma. Io fumo.

Mattia Del Core

© Disney, Disney Tobacciana Collection

Walt Disney: The Triumph of the American Imagination (N. Gabler)

Walt’s Smoking and Infamous Cough 

Walt Disney is Never Seen Smoking 

Yesterland.com

Quando la scienza capì che la sigaretta fa male 

The Two Sides of Walt Disney

Ti è piaciuto l'articolo? Condividilo!

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

Ultimi articoli

Articoli correlati

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

Le opinioni espresse dai singoli autori negli articoli sono a titolo personale e non rappresentano in alcun modo il pensiero dello staff di Ventenni Paperoni.

Tutto il materiale eventualmente coperto da copyright utilizzato è usato per fini educativi ai sensi dell’art. 70 della legge 633/41 sul diritto d’autore. Qualora i titolari volessero rimuoverli possono comunicarlo via e-mail e provvederemo subito alla conseguente rimozione o modifica.

E-mail: redazione@storiedipaperi.com