La storia creepypasta del 2020 ha un nome e un cognome: Jonathan Galindo, una maschera con le fattezze e le sembianze di Pippo che sarebbe arrivata anche in Italia. A Napoli ad esempio è scoppiato un caso di cronaca nera, il suicidio di un bambino di 10/11 anni, il quale si sarebbe tolto la vita proprio a causa di Jonathan Galindo. Sarà andata effettivamente così oppure siamo di fronte a una bufala? Ecco cosa abbiamo scoperto.
Jonathan Galindo: cos’è il fenomeno denominato “creepypasta”?
Prima, però, partiamo dalle basi. Secondo Urban Dictionary, il termine “creepypasta” indica storie dell’orrore o miti diffusi su Internet per spaventare lettori e spettatori. La parola deriva dal termine “copypasta“, che si riferisce all’azione di copiare e incollare un testo da un sito web a un altro.
In generale i creepypasta sono accompagnati da immagini, file audio o video di carattere macabro, che dovrebbero certificare la veridicità e l’esistenza del fenomeno horror di turno. Della stessa categoria fanno parte i più noti Blue Whale, Momo e Slender Man.
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Jonathan Galindo a Napoli e Ancona: cos’è successo e di cosa si tratta?
Arriviamo, quindi, al fatto di cronaca nera. In base a quanto scritto dal Corriere del Mezzogiorno, verso la fine di settembre 2020 nel quartiere Chiaia di Napoli un bambino di 10/11 anni si è suicidato molto probabilmente per colpa di questa nuova “challenge dell’orrore”. Secondo una delle ipotesi al vaglio delle Forze dell’Ordine, infatti, la tragica vicenda avrebbe a che fare con l’influenza di Jonathan Galindo sulla vittima. Diversi articoli online raccontano persino il modus operandi: un uomo con le sembianze di Pippo che richiede l’amicizia sui più noti social network ed esorta le persone a sfide pericolose, autolesioniste e mortali.
Sempre il Corriere del Mezzogiorno riporta che la Procura dei minori ha aperto un fascicolo e sta indagando sulla pista dell’istigazione all’omicidio. Per questo motivo, sarebbero stati sequestrati alcuni dispositivi del bambino, come il cellulare e una console in grado di connettersi a Internet. In aggiunta, ad attirare l’attenzione degli investigatori ci sarebbe il messaggio lasciato dalla vittima: “Mamma, papà vi amo ma devo seguire l’uomo col cappuccio”. Per HuffigtonPost, nel biglietto ci sarebbero scritte altre parole, come “Ho paura dell’uomo nero”.
In un altro articolo, HP – citando Il Messaggero – racconta che una mamma di un compagno di classe della vittima avrebbe saputo di altri adolescenti “contattati sui social network da tale Jonathan Galindo” prima ancora della tragedia di Napoli. Effettivamente, il capoluogo campano non sarebbe il primo caso: l’8 luglio 2020, come racconta il Resto del Carlino, ci sarebbe stato un primo ‘avvistamento’ da parte di “una mamma preoccupata”:
Arriva la richiesta di contatto da Jonathan Galindo e se accetti ti viene inviato, tramite messaggistica, un link che ti propone di entrare in un gioco nel quale vengono proposte delle sfide e prove di coraggio fino ad arrivare all’autolesionismo. In realtà so che c’è chi ha ricevuto anche più richieste da profili simili, differenziati magari da un punto o da un trattino tra le parole Jonathan e Galindo. Mia figlia mi ha raccontato che tra le prove c’è quella di incidere con una lama sulla pelle dell’addome le lettere iniziali del proprio nome ma anche il numero del diavolo 666. Mi sono spaventata e per fortuna non è stato nascosto nulla a noi genitori. Purtroppo oggi i ragazzini a 12 anni, nonostante le resistenze di noi genitori, hanno già il loro smartphone e vari profili social ma sono esposti a pericoli di questo tipo.
Nello stesso articolo, poi, è riportato che le segnalazioni sono state fatte da “alcuni adolescenti, per lo più ragazzine della provincia”. Tuttavia, non sono indicate con precisione le fonti di tali dichiarazioni e informazioni. Oltretutto, sempre su Il Resto del Carlino, si parla di 4 casi registrati ma, parallelamente, di nessuna denuncia depositata e di nessun episodio di autolesionismo.
Sulla vicenda, secondo Queryonline, sarebbe intervenuta anche la Polizia Postale con un post pieno di consigli per evitare di entrare in contatto con J.G., successivamente rimosso ma ormai ripreso da vari organi di stampa e pagine social (come Protezione Civile Salento).
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Chi è (realmente) Jonathan Galindo?
Veniamo all’identità. Jonathan Galindo è un nome inventato e non si riferisce alla persona che si cela dietro la maschera dello strano pippide. Dunque, di chi è il volto dietro al canide? Spulciando articoli e approfondimenti, scopriamo che vengono citati 3 nomi: Samuel Canini, Samuel Catnipnik e Dusky Sam (Corriere della Sera, Repubblica e Queryonline). Al di là del nome, si è tentato anche di ricostruire l’identikit lavorativo: produttore di effetti speciali cinematografici e/o make-up artist. Abbiamo cercato online questi nomi, facendo diverse scoperte.
Con Samuel Canini troviamo account di persone omonime. Invece, Samuel Catnipnik e Dusky Sam portano a numerosi account falsi con la maschera di Jonathan Galindo. Tuttavia, Dusky Sam ci permette di arrivare anche al profilo Twitter dell’uomo dietro la maschera, account che ci aiuta a scoprire anche qualcosa in più grazie alla bio: “mask maker, filmmaker, would-be writer, sometime cosplayer, and other random things”. Sfogliando i suoi tweet, troviamo poi un thread molto importante, pubblicato il 3 luglio 2020, in cui lo stesso Dusky fa luce sulla vicenda del “Pippo umano”:
Ciao a tutti. Questa follia di Jonathan Galindo sembra stia terrorizzando moltissimi giovani impressionabili. Le foto e i video sono miei dal 2012-2013. Erano stati fatti per il mio personale e strano divertimento, non per un moderno cercatore di brividi che punta a spaventare e bullizzare le persone.
Se ricevi qualche messaggio da qualcuno che vuole iniziare un gioco, non farti coinvolgere. Non permettere loro di entrare nella tua vita. Questo mondo ha abbastanza problemi reali, e soffrire o morire per il piacere a buon mercato di qualcuno non dovrebbe essere uno di questi.
Io sono solo un uomo. Non posso sorvegliare e controllare internet. Ma posso chiederti di essere vigile contro predatori e bulli. Nella mia giovinezza sono stato bullizzato, ma era in una forma tangibile e non digitale. È difficile resistere in qualunque forma arrivi.
Ciò che vedo è una crescente consapevolezza e bisogno di capire. Se hai domande, sono disposto a rispondere più apertamente e onestamente possibile. Non mi piace la disinformazione e la reprimerò quando la vedrò. Non sono online per partecipare a giochi meschini.
Viviamo in un periodo molto turbolento. Se vedi qualcuno che ha bisogno, aiutalo. Se qualcuno è impaurito, supportalo. Potrei non essere in grado di abbracciare l’umanità, ma quando funziona è perché le persone si uniscono per contrastare le cazzate. Sappi questo e sii forte. È l’unico modo.
Hello everyone. This Jonathan Galindo madness seems to be terrorizing a great many young impressionable people. The photos and videos are mine from 2012-2013. They were for my own weird amusement then, not for some modern day thrillseeker looking to scare and bully people.
— Dusky Sam (@DuskySamCat) July 3, 2020
Passa qualche giorno e il 15 luglio 2020 Dusky Sam torna a twittare, annunciando di esser stato intervistato da un network olandese per parlare del fenomeno del Blue Whale e ribadire la sua estraneità ai fatti dell’oscuro pippide:
Ho fatto solo qualcosa per il mio divertimento, non lo facevo con intenti maligni […]. Era solo pensato per essere una versione più sporca e scontrosa di Pippo, mi piace questo personaggio della Disney, penso sia piuttosto figo.
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Oltre al suo lavoro (designer di maschere), questa è anche l’occasione per scoprire il nome preciso e il vero volto dietro lo “sporco” Pippo: ecco a voi Samuel Canini. Ovviamente, anche gli altri due nomi sopracitati si riferiscono alla stessa persona. Tuttavia, mentre Dusky Sam è un nickname utilizzato per i suoi social, Samuel “Sammy” Catnipnik si riferisce al suo account Tumblr.
Infine, il 24 luglio 2020 è nuovamente tornato sulla questione pubblicando una foto della sua maschera di Pippo di ben 6 anni fa:
Stavo esaminando le mie foto e non mi rendevo conto che questa sessione era avvenuta nel 2014! È il mio aspetto preferito per questo personaggio fino ad oggi, ma se lo rivisiterò mi aspetto che apporterò alcune modifiche. Taglio più pulito e professionale, meno sfacciato e più classe!
In base a Queryonline, tale creazione sarebbe stata utilizzata dallo stesso Samuel per realizzare “alcuni video sessualmente espliciti, creati per il suo canale su Xtube”. Questa teoria, però, non è stata ufficialmente confermata, ma si baserebbe sulla dichiarazione Twitter vista precedentemente (“own weird amusement”).
Larry (2014)
Yes, this guy. I was going through my photos and didn't realize this session took place in 2014! It is my preferred look for this character to date, but if I revisit him I expect I will make some changes. More clean cut and professional, less sass and more class! pic.twitter.com/VhSqkhq4aP
— Dusky Sam (@DuskySamCat) July 29, 2020
Da quanto tempo esiste Jonathan Galindo?
Come abbiamo visto, la maschera con le sembianze di Pippo circola online dal 2012-2013, informazione ripresa anche da alcune testate giornalistiche italiane (tra cui Open). Ma da quanto si parla di Jonathan Galindo?
Secondo il Corriere della Sera, di lui abbiamo alcuni cenni storici nel 2017 in Messico e poi in India, Vietnam, Spagna e Brasile. Effettivamente, nella versione messicana di Blasting News appare un articolo datato proprio al 2017 in cui si parla di questo fenomeno. Tra l’altro, il 2017 sarebbe anche l’anno nel quale è stato creato il primo account fake su Jonathan Galindo.
Ma come mai negli ultimi tempi si è diffuso così velocemente? Complice TikTok. O meglio, secondo Open e Repubblica, complice l’influencer messicano Carlos Name, che generalmente usa i propri account social per documentare opinabili esperienze paranormali da lui vissute. Guardando il suo profilo, abbiamo scoperto un video pubblicato il 21 giugno 2020 in cui appare una persona con la maschera del Pippo umano. Oltre a ciò, Name ha usato anche le Stories di Instagram per rilanciare il fenomeno.
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@carlos_name Intrusos a las 4 de la mañana.
El Risopus bien harto de las pendejadas de Carlos Name pic.twitter.com/QJb9pRHj2F
— S (@sssssbet) June 18, 2020
Jonathan Galindo è l’evoluzione di una leggenda metropolitana?
I fatti di cronaca nera che vi abbiamo descritto all’inizio dell’articolo sono da collegare a Jonathan Galindo? Come sappiamo, la verità assoluta non esiste, e spesso dietro a un articolo si possono nascondere dettagli poco chiari e incerti.
Dello stesso avviso è Massimo Polidoro, scrittore, divulgatore e Segretario del CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (fa parte dell’European Council of Skeptical Organizations), un’organizzazione educativa e senza finalità di lucro fondata nel 1989 che promuove indagini sul paranormale e sulle pseudoscienze. Polidoro infatti ritiene che siamo di fronte a una bufala:
“Il fatto di riprendere dei pericoli autentici, di travisare completamente, di costruirci sopra una storia che dia la possibilità di indicare un colpevole preciso è la stessa cosa che troviamo all’interno di tante teorie del complotto. […] Che qualcuno inizi a copiarle, a volerle trasformare in realtà. […] Nel caso del Blue Whale c’è un processo in corso che riguarda proprio un caso di emulazione di un fenomeno che, in realtà, era solamente una leggenda. […] Non fate come certi giornalisti che, come abbiamo visto, alimentano un terrore, un qualcosa di inesistente, mettendo dichiarazioni senza attribuirle a nessuno e che quindi, probabilmente, sono anche inventate.
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Quanto accaduto a Napoli riguarda Jonathan Galindo?
È molto difficile rispondere a questa domanda, poiché non abbiamo la possibilità di contattare le Forze dell’Ordine e gli inquirenti che si stanno occupando del caso. Al momento, perciò, c’è il dubbio di un coinvolgimento di Jonathan Galindo nella storia di Napoli, oltre al fatto che lo stesso J.G. potrebbe essere una leggenda metropolitana. Resta solo da attendere l’esito delle indagini.
Angelo Andrea Vegliante
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