Quella di oggi è una storia molto strana e triste, ma con un lieto fine che potrebbe sorprendervi. Parla di un bellissimo sogno attraverso gli anni, e di come questo si sia schiantato tante, troppe volte contro la durezza e le vicissitudini della vita. È la storia de Il ladro e il ciabattino. Non inizia certo oggi, ma molto tempo fa: per essere esatti, nel 1939.
L’inizio di una grande avventura
Cinque. Erano questi gli anni che aveva il piccolo Richard Williams di Toronto quando sua madre lo portò a vedere Biancaneve e i sette nani. Era il film, da tutti giudicato una follia, che avrebbe finalmente dato un nome all’arte dell’animazione e con essa al suo autore, Walt Disney. Richard ne rimase più che colpito, folgorato. Qualcosa di potente scattò in lui: la passione per quel nuovo medium capace di raccontare storie nel modo più possibile vicino alla magia. Da quel giorno, tutti gli studi e gli sforzi di Richard Williams sarebbero stati votati allo stesso scopo: diventare un animatore. Ma non uno di quei topi di biblioteca chini sulla loro scrivania ad eseguire gli ordini del capo tiranno: voleva diventare un artista a tutti gli effetti.
Venti anni di gavetta
Terminati i suoi studi, Richard Williams iniziò a guadagnarsi da vivere esercitando la sua arte nell’ambito della pubblicità, e più tardi lavorando alle sequenze dei titoli di testa di vari film dell’epoca, tra cui spiccano La pantera rosa colpisce ancora (1975) e La pantera rosa sfida l’ispettore Clouseau (1976). Il suo primo exploit fu l’Oscar al Miglior Cortometraggio d’Animazione per A Christmas Carol (1973), ma probabilmente molti lo ricorderanno come magistrale direttore dell’animazione del film Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988), le cui fluide sequenze animate che si integrano perfettamente con gli attori in carne ed ossa valsero a Richard Williams il suo secondo Oscar, stavolta per i Migliori Effetti Speciali. Ma tutto questo non importava a Richard, o meglio, gli importava fino a un certo punto, perché l’eroe della nostra storia cullava già da diverso tempo il suo sogno.
Un ottimo team
Prima ancora di andare a vedere Biancaneve e i sette nani, il piccolo Richard era cresciuto leggendo Le mille e una notte: questi due titoli si annodarono per sempre nella sua mente, e così, quando a Williams venne l’idea di creare il “miglior film d’animazione mai fatto”, scelse un’ambientazione mediorientale, inizialmente ispirata ai racconti di Mulla Nasruddin. Era il 1964.
Ma le prime difficoltà nacquero quando Williams ruppe i contatti con la famiglia detentrice dei diritti dell’opera di Nasruddin, perdendo in un colpo solo anche un accordo con la Paramount per produrre il suo film. Williams non si diede per vinto: continuò ad accettare lavori pubblicitari, utilizzando il denaro guadagnato per finanziare il suo film (che si chiamava ora Il ladro e il ciabattino e aveva una sceneggiatura originale ). Approfittando del tempo in più, affinò la sua tecnica insieme a molti grandi nomi dell’animazione, tra cui Ken Harris, Art Babbitt e Grim Natwick, che oltre a fargli da maestri furono anche assunti per il progetto. Progetto che nel frattempo iniziava ad assumere dimensioni epiche, con elaborate sequenze piene di illusioni ottiche e oggetti in movimento, che Williams scelse di animare a 24 fotogrammi al secondo (normalmente si anima a 12, per risparmiare tempo e denaro).
Il sogno prende forma…
Williams mise insieme 20 minuti di pellicola finita de Il ladro e il ciabattino e iniziò a farlo girare tra gli “addetti ai lavori”, finché non incontrò Jake Eberts della Allied Filmmakers, che fornì 10 dei 28 milioni di dollari necessari per finire il film. Questi 20 minuti di film raggiunsero infine Steven Spielberg, che, positivamente colpito, raccomandò Williams al suo amico Robert Zemeckis per il film Chi ha incastrato Roger Rabbit. Williams accettò, per ottenere i fondi per il suo sogno, e il resto è storia.
Impressionata dal suo lavoro per il film di Zemeckis, la Warner Bros. gli propose un contratto da $25 milioni per Il ladro e il ciabattino. Le cose sembravano andare finalmente per il verso giusto. Williams sperimentò tecniche sempre più ardite, tra cui varie sequenze che vedevano i personaggi muoversi in ambienti tridimensionali senza l’utilizzo di CGI. Ma la sua ambizione e la sua passione per il film dei suoi sogni avevano anche un lato oscuro: come ricordano molti animatori che hanno lavorato per lui, Williams esigeva il meglio da tutti, in primis da se stesso. Era il primo ad entrare in studio al mattino, e l’ultimo ad uscirne. Chi non riusciva a soddisfare i suoi standard lavorativi, veniva licenziato: alcuni parlano addirittura di centinaia di persone.
…e infine si spezza
La Warner Bros. aveva proposto l’accordo a Williams nel 1989, 25 anni dopo l’inizio della produzione del film, e pretendeva un prodotto finito per il 1991. Ma i Richard Williams Studios non avevano nulla di finito da presentare, perché a Il ladro e il ciabattino mancavano ancora 15 minuti di animazione. La Warner inviò allora Fred Calvert, produttore di animazioni per la TV, a controllare lo stato del lavoro. Per citare Calvert, quello che vide era “troppo indietro con i tempi e troppo avanti con il budget”. Prese il film così com’era, integrando i minuti mancanti con degli storyboard preparati in fretta e furia da Williams (che non era abituato a farli per i suoi lavori), e lo portò alla Warner Bros.
La reazione fu pessima: la Warner Bros. perse fiducia nel progetto e si ritirò dall’accordo, seguita a breve distanza da Jake Eberts. Il film fu affidato a Fred Calvert per essere finito nel minor tempo possibile e quindi distribuito dalla Allied Filmmakers (che ne aveva riacquistato i diritti). Williams vide così sparire in breve tempo, e contemporaneamente, il produttore, il distributore e, cosa più grave, la libertà creativa sul suo film. Fu un duro colpo.
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Epilogo
Niente di tutto ciò fu peggio della nuova “versione” che Fred Calvert aveva prodotto. Numerose sequenze, le più pionieristiche, furono tagliate perché ripetitive, la durata fu ridotta, furono aggiunti numeri musicali à la Disney, l’animazione rimasta fu completata da uno studio taiwanese senza la supervisione di Williams. Il prodotto finito uscì come La principessa e il ciabattino solo in Australia e in Sudafrica, nel 1993.
Per il mercato USA, i diritti furono acquistati dalla Miramax, il cui allora capo, Harvey Weinstein, tagliò ulteriormente il film, aggiungendo un cast stellare anche dove non era necessario (i protagonisti, il ladro e il ciabattino per l’appunto, nel film originale sono muti) e cambiando il nome in arabiche. Entrambe le versioni furono ignorate e bistrattate dalla critica: quelli che avevano avuto il privilegio di ammirare la versione originale di Williams sapevano quanto poco avesse da spartire con le due edizioni “ufficiali”, e quanto fosse un capolavoro di fantasia e innovazione.
Williams tentò in seguito di riabilitare il suo sogno, mostrando ciò che gli era rimasto a Roy E. Disney, allora presidente della Walt Disney Animation, che accettò di restaurarlo e mostrarlo al grande pubblico. Roy Disney però si dimise a seguito della prepotente avanzata dell’animazione 3D e dei numerosi contrasti con l’allora CEO Disney Michael Eisner, e il lavoro fu fermato. Nominarono Don Hahn supervisore del restauro, ma quando Roy Disney morì nel 2009 il progetto fu definitivamente abbandonato. E da allora fino alla sua morte, nel 2019, Richard Williams non volle mai più sentire parlare de Il ladro e il ciabattino, nemmeno dai suoi fan. Il suo sogno lo aveva fatto soffrire anche troppo.
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Il ladro di Baghdad
Ricordate quegli sfortunati animatori licenziati dall’esigentissimo Williams alla fine degli anni ’80? Beh, non crucciatevi troppo per loro, perché la maggior parte trovò rifugio alla Disney, che in quegli anni stava lavorando a un certo classico di nome Aladdin. Circolano molte insinuazioni su questa questione. Di certo non spetta a noi giudicare. Ma è innegabile che le due principesse, i due sultani e i due visir, Jafar e Zigzag (quest’ultimo dalla pelle blu, come… sapete chi), si somiglino molto, sia per la personalità che per il character design. Inoltre, alcune scene del film Disney, come Aladdin che rimbalza sui teli del bazar, o Abu che non riesce a trattenersi dal trafugare il rubino incastonato in una statua, presentano molte similitudini con scene analoghe de Il ladro e il ciabattino. Probabilmente non sapremo mai come andarono davvero le cose, e puntare il dito contro la Disney difficilmente servirà a qualcosa.
Il ladro che mai si arrese
Ma quindi, la storia di oggi è una tragedia totale? Richard Williams non ha dunque mai potuto realizzare il suo sogno? Il ladro e il ciabattino è perso per sempre? Beh… non esattamente. Come dice un personaggio vitale del film di Williams, spesso la situazione può essere salvata dalla “persona più semplice con la cosa più semplice”.
Nel 2006, un artista fan dell’opera di Williams, Garrett Gilchrist, ha creato un fan project no-profit per restaurare Il ladro e il ciabattino e riportarlo il più vicino possibile alla visione di “papà” Richard. Ha realizzato una nuova versione, chiamata The Recobbled Cut, prelevando spezzoni dalla copia originale di Williams e dal DVD giapponese di Notti Arabiche, con l’aiuto di numerosi artisti che a suo tempo avevano partecipato alla lavorazione del film e che hanno fornito materiali inediti per completare il lavoro. Gilchrist stesso ha integrato alcune animazioni non utilizzabili. Il Recobbled Cut uscì nel 2006, nel 2008 e infine nel 2013, in tre versioni ognuna contenente sempre più materiale completo.
Il 5 settembre 2020, Enrico Gamba, proprietario del canale YouTube 151eg, ha distribuito sulla piattaforma un’edizione italiana dell’ultima versione disponibile del Recobbled Cut, completamente doppiata con mezzi propri dai doppiatori (che hanno lavorato durante il lockdown da Covid-19), con il permesso e l’aiuto di Garrett Gilchrist. È finora il primo doppiaggio in lingua straniera del capolavoro di Williams, a cui si spera ne seguano molti altri.
Williams non ha voluto vedere il Recobbled Cut e se n’è andato un anno prima di poter eventualmente vedere il suo doppiaggio in italiano. Tuttavia, ora tutti possono conoscere la storia di questo capolavoro perduto dell’animazione, anche in Italia, grazie al lavoro straordinario di Garrett Gilchrist ed Enrico Gamba. Un capolavoro che non merita di essere dimenticato, ma di avere tutto il rispetto che gli è mancato nei suoi 42 anni di gestazione. Ci auguriamo che sempre più persone vadano a vedere Il ladro e il ciabattino. E un giorno chissà… potremmo anche vederne la copia definitiva. Se prima non la sgraffigna il Ladro.
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Letizia Somma
Immagini © Disney, Richard Williams, Miramax
Fonti:
The Thief and the Cobbler – Wikipedia
Il Ladro che mai si arrese – Documentario su Il Ladro e il Ciabattino