Paperon de’ Paperoni appare per la prima volta nel dicembre del 1947, in una storia a fumetti di Carl Barks. Si tratta di un personaggio poco più che secondario, introdotto in punta di piedi e senza pretese, destinato ad apparire in una sola storia e poi mai più. Sappiamo che non è andata così: da semplice comparsa, Paperone si è affermato come protagonista ricorrente, raggiungendo un successo tale da diventare un’istituzione, un modello, un termine di paragone e addirittura un modo di dire. Un cammino così glorioso non poteva certo rimanere confinato nelle pagine dei fumetti: tra le numerose avventure di Paperone possiamo annoverare anche quelle in animazione, di cui parleremo in questo articolo.
Qua la vita a Paperopoli, è un gran ballo…
Nel 1987 fu varata una serie animata ispirata proprio alle storie di Carl Barks, in cui Paperone era assoluto protagonista della narrazione, che riscosse un successo tale da scuotere fortemente il mondo dell’animazione occidentale: DuckTales – Avventure di paperi.
Aspettate un momento però. Se qualcuno di voi è già partito a cantare la sigla, è meglio che si fermi. Su DuckTales abbiamo già avuto modo di sviscerare diverse curiosità. Stavolta vogliamo concentrarci su un Paperone a cartoni meno conosciuto, ma non per questo meno interessante: oggi vi racconteremo il Paperone “nascosto” oltre DuckTales. Per chi preferisce, c’è anche la versione video:
I primi avvistamenti
Per cominciare, torniamo indietro nel tempo fino alla Seconda Guerra Mondiale. Più nello specifico, al 1943. All’epoca, lo studio Disney era impegnato nella produzione e nella distribuzione di film di propaganda, con l’intento di stemperare il clima del momento o, al contrario, sensibilizzare la popolazione nei confronti del conflitto. A questa seconda categoria appartiene The Spirit of ’43, cortometraggio che cercava di convincere gli americani a risparmiare per pagare le tasse, così da aiutare il Paese a vincere la guerra. In questo cartone Paperino è combattuto tra due lati della sua personalità, quello spendaccione e quello parsimonioso, rappresentati da altrettanti personaggi in carne e ossa. Il primo è un giovane dandy, il secondo un anziano scozzese che lo esorta a risparmiare. Questa breve descrizione ci fa immediatamente pensare a zio Paperone, e anche l’aspetto ci conferma una notevole somiglianza:
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Ovviamente i due scozzesi sono personaggi diversi, soprattutto se pensiamo che il film è del 1943 e che Paperone nascerà nei fumetti solo 4 anni dopo, ma è più che plausibile pensare che Carl Barks, già sceneggiatore proprio di The Spirit of ’43, abbia ripescato dal cilindro questo design e l’abbia rimaneggiato nel momento in cui si è trovato a dover visualizzare un altro vecchio, ricco e avaro scozzese.
Paperone e l’animazione: un rapporto travagliato
Dopo questa sorta di curioso aperitivo animato, Paperone in animazione non si vedrà fino alla fine degli anni Sessanta, se non consideriamo la fugace comparsata che fa nella sigla del Mickey Mouse Club, nel 1955.

A questo c’è una spiegazione: la popolarità dello Zione raggiunse il suo picco solo nel 1952, quando la DELL Comics gli dedicò una testata tutta per lui. Fu in quel periodo che negli studios iniziò a serpeggiare l’idea di traghettare questo personaggio dalla carta stampata al grande schermo. L’operazione però non era facilissima, poiché Paperone è un personaggio molto complesso, eccentrico, stratificato, per certi versi poco adatto all’umorismo slapstick tipico dei cortometraggi Disney dell’epoca. Jack Hannah, uno dei registi cardine del filone dei Paperi, dichiarò:
Prendemmo in considerazione l’idea di usare Paperone in un cortometraggio. Mi ricordo che qualcuno disse che un personaggio così attaccato al denaro non fosse divertente e quella fu la ragione per cui non usammo Paperone. Non avremmo potuto trarci una buona storia per un corto. Inoltre, all’epoca terminò la produzione di tutti i cortometraggi, e quello pose fine a ogni altra discussione. Nonostante Paperone fosse molto divertente nei fumetti, convenimmo che non fosse ancora abbastanza forte al tempo.
In realtà, però, un corto con Paperon de’ Paperoni era stato effettivamente messo in cantiere, con tanto di sceneggiatura già completa. L’autore dello script era addirittura la stessa persona che lo aveva messo al mondo: l’Uomo dei Paperi, Carl Barks. Avete capito bene: avremmo potuto avere un cartone di zio Paperone scritto dal suo stesso creatore.
Il progetto fu poi accantonato per due motivi:
- scetticismo nei confronti delle potenzialità del personaggio;
- cessazione della produzione di cortometraggi theatrical, con l’arrivo della televisione.
L’originale script di Barks, che contrapponeva la vita frenetica di Paperone a quella più spensierata di Paperino, fu poi ripreso per la creazione di ben due storie a fumetti pubblicate dopo il 2000, dopo la morte del Maestro dell’Oregon.
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Finalmente, Paperone protagonista di un cartone animato
Bisogna aspettare fino al 1967 per Scrooge McDuck and Money, Zio Paperone e il Denaro, per avere il primo cortometraggio con il papero più ricco del mondo protagonista. L’anno è incredibilmente emblematico, in quanto si tratta dello stesso del pensionamento di Carl Barks: per un padre che va in pensione, un figlio che diventa grande, approdando finalmente sullo schermo.
Scrooge McDuck and Money arriva in un periodo in cui i cartoni animati destinati alle sale cinematografiche vengono realizzati sporadicamente, con marcato intento didascalico e un minutaggio decisamente più consistente dei vecchi cortometraggi. Fra questi ricordiamo Paperino nel mondo della matemagica (1959), che racconta alcuni principi matematici in un modo veramente encomiabile e divertente, o The Litterbug (1961), una sorta di falso documentario su un “insetto” conosciuto anche come “sporcaccione”.
Paperone e il denaro non fa eccezione: si tratta di una featurette di 16 minuti, in cui l’arzillo miliardario racconta ai suoi pronipoti Qui, Quo e Qua l’intera storia del concetto di denaro.
La prima cosa che salta subito all’occhio è il ripensamento grafico di Paperone: occhi più piccoli, guantini incredibili, occhiali con stanghette, in una sorta di ibrido tra Paperone e Pico de Paperis. In pratica, solo l’amore per la pecunia è lo stesso di sempre. Il nuovo design è opera di Ward Kimball, uno degli animatori chiave degli studi Disney, membro dei leggendari Nine Old Men.
In questa veste Paperone ha già uno spiccato accento scozzese nell’interpretazione di Bill Thompson, con cui spiega ai nipoti alcune interessanti amenità sulla pecunia: dall’etimologia del termine salario alla valuta più ingombrante del mondo, fino a ripercorrere l’intera storia dell’economia, dal baratto agli assegni circolari. Raccontato così può sembrare noioso, ma in realtà il cartone è molto dinamico e vivace, nonché molto ben animato nonostante la cospicua mole di monetine sparse per tutta la durata del mediometraggio.
Un elemento importantissimo è sicuramente quello musicale, molto presente e gradevole, che alleggerisce la lezione di economia spicciola. Memorabile la presenza scenica di Paperone, vero mattatore che esplode già a questo suo effettivo esordio sullo schermo, ispirando istintiva simpatia mentre, beato, si strofina addosso il suo denaro.
Vent’anni dopo, cammina cammina…
Nonostante questo inizio effervescente, dovremo aspettare più di vent’anni per un ritorno di Paperone in animazione.
Nel 1982 lo vediamo passeggiare insieme a una miriade di altri personaggi all’interno di quella che è conosciuta come Camminata Disney, un’animazione di prova che realizzò il Maestro Romano Scarpa nel tentativo (poi naufragato) di creare una succursale dei Walt Disney Animation Studios proprio in Italia.
L’anno successivo PDP recita la parte del protagonista in uno dei più bei prodotti targati Disney, il Canto di Natale di Topolino. Qui Paperon de’ Paperoni interpreta Ebenezer Scrooge, lo stesso personaggio che aveva ispirato proprio la sua creazione e a cui si deve il suo nome di battesimo americano. È un ruolo che, per forza di cose, gli è cucito addosso.
Per la prima volta, a prestargli la voce è Alan Young, un attore eccezionale, che legherà la sua voce per sempre, di lì a quel momento, all’anziano papero.
Mickey’s Christmas Carol è un mediometraggio così ispirato, così riuscito, così rilevante che gli dedicheremo, prossimamente, una trattazione a sé stante, in un articolo a parte.
Nonostante questa ottima prova d’attore, assistiamo a un’altra sparizione di Paperone dal mondo dei cartoni animati per qualche anno.
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La rinascita dei Walt Disney Animation Studios
Durante gli anni ’80 i Walt Disney Animation Studios stavano vivendo un periodo buio, fino all’avvio di una strategia di rilancio orchestrata da Roy E. Disney, Michael Eisner, Frank Wells e Jeffrey Katzenberg.
Questi nomi potrebbero dirvi qualche cosa: Roy E. Disney, per esempio, era il nipote di Walt.
Michael Eisner, fondatore della Tornante Company, fu il CEO della Walt Disney Company dal 1984 al 2005, anno in cui decise di dimettersi dalla carica in seguito a una serie di contrasti interni.
Frank Wells ricoprì il ruolo di Presidente dell’azienda fino alla sua morte, nel 1994, a causa di un incidente in elicottero.
Jeffrey Katzenberg, invece, fu uno dei protagonisti della produzione Disney a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90, fino a quando non ne fuoriuscì per fondare una nuova casa produttrice: la DreamWorks Animation.
A fine anni ’80, i quattro risollevarono le sorti dell’animazione Disney dando l’avvio al cosiddetto “Rinascimento Disney“, producendo lungometraggi del calibro de La Sirenetta, La Bella e la Bestia, Aladdin e via discorrendo.
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Accanto alle produzioni ambiziose sopracitate, la strategia di rilancio dell’animazione includeva anche un progetto più contenuto, con la realizzazione di mediometraggi con paperi e topi. Questa seconda iniziativa legata ai personaggi dei fumetti, purtroppo, non riuscì a produrre altri risultati oltre a Pippo nel Pallone (Sport Goofy in Soccermania), uscito nel 1987.
Il cartone può vantare un livello qualitativo notevole per essere stato realizzato in limited animation, ossia quella branca dell’animazione tradizionale, meno dispendiosa, che punta a non ridisegnare ogni singolo frame ma a riciclarne quanta più porzione possibile, dagli scenari a intere parti del corpo dei personaggi. Difatti, nel team di animazione di Pippo nel Pallone compaiono tre nomi ai tempi poco noti, alle prese con i primi lavori ma destinati a diventare figure di spicco: Tad Stones, futuro creatore della serie Darkwing Duck, Joe Ranft, leggenda Pixar autore, tra gli altri, di Toy Story, e Michael Giaimo, che sarebbe diventato art director di Frozen.
Nel cast invece, dopo un’assenza di 4 anni, figura come punta di diamante il personaggio di Zio Paperone. Si tratta di un ritorno eccellente, in cui il miliardario agisce, per la prima e unica volta, nella Paperopoli dei fumetti, con tanto di musei e zone malfamate della città, ma soprattutto con l’iconica Collina Ammazzamotori, sulla sommità della quale poggia il leggendario Deposito. Inaspettatamente, a prestargli la voce non è il solito Alan Young, ma Will Ryan.
Paperone in Soccermania, iperbolico istrione
La storia racconta delle peripezie della squadra di calcio di Paperone, in cui giocano anche Qui, Quo e Qua. L’obiettivo finale? Vincere una coppa che vale un milione di dollari messa in palio proprio da Paperone, che ignorava valesse così tanto. Il team, composto anche da buffi animali non parlanti, è allenato da Pippo Sport, parente atleta di Pippo, e dovrà vedersela in finale contro quella composta dalla Banda Bassotti, in una partita che è un esplicito omaggio a quella giocata nel film Pomi d’ottone e manici di scopa (Bedknobs and Broomsticks, 1971).
A Pippo Sport viene assegnata qui per la prima volta una personalità distinta da quella di Pippo.
Prima di allora, era stato lo stesso Pippo (al limite, insieme a una valangata di anonimi sosia: i “pippidi”) a imbarcarsi in varie imprese sportive all’interno dei cortometraggi. Da adesso, Pippo Sport era inequivocabilmente un altro personaggio.
Nonostante il mediometraggio sia intitolato a lui, a fare la parte del leone è senza dubbio Paperon de’ Paperoni. Ritratto in maniera eccellente, il papero è un vero e proprio istrione, con una caratterizzazione forte e ancora una volta molto aderente alla controparte fumettistica: addirittura nuota nel denaro, per la prima volta in animazione.
Il range di espressività raggiunto da Paperone è ampissimo, probabilmente l’elemento più riuscito del cartone. Il team di animazione ci regala delle espressioni esagerate ed esilaranti, che un po’ ricordano le reazioni scomposte che aveva Paperone nelle storie di Barks, o in Italia in quelle di Giorgio Pezzin e Giorgio Cavazzano. Grazie anche a questa recitazione sopra le righe, il personaggio ci è subito simpatico e catalizza la nostra attenzione.
Pippo nel Pallone sancisce, tra l’altro, la prima apparizione animata della Banda Bassotti, in una versione fedelissima a quella cartacea. Qui i criminali sono identici esteticamente l’uno all’altro, senza grosse differenziazioni sotto l’aspetto fisico e caratteriale (come sarà poi in DuckTales).
Nonostante Pippo Sport si riveli un ingombrante deus ex machina ai fini della trama, il cartone risulta veramente godibile in virtù di tutte le peculiarità finora elencate. Certamente si tratta di un episodio atipico: come già detto, avrebbe dovuto inserirsi in un progetto di più ampio respiro, destinato al cinema, e invece si limitò a essere un episodio isolato dirottato sul piccolo schermo. Questo perché la dirigenza aveva cambiato idea sul fatto che lo studio d’animazione principale dovesse dedicarsi a questo tipo di prodotti “minori”. Così, fu creato un distaccamento dedicato solo a queste produzioni: la Walt Disney Television Animation.
Possiamo solo fantasticare su come sarebbe cambiata la nostra infanzia se il progetto non fosse stato modificato! Al contrario, sappiamo cosa abbiamo guadagnato: la Walt Disney Television Animation che, di lì a poco, avrebbe iniziato a sfornare le prime serie televisive targate Disney.
Paperone alla riscossa
La storia di Paperone in animazione, a questo punto, dovrebbe proseguire con lo sfavillante successo di DuckTales – Avventure di Paperi, che però rimandiamo a un futuro approfondimento. Possiamo dire che, in un certo modo, a partire da Canto di Natale di Topolino in avanti, Paperone entra a pieno titolo nell’universo animato Disney, che fino a quel momento lo aveva un po’ trascurato. Dopo Canto di Natale, Soccermania e DuckTales, Paperone appare in numerosi ruoli minori all’interno di serie animate.
All’inizio del nuovo millennio, per esempio, fa capolino nella House of Mouse per imporre agli altri personaggi un taglio totale su tutte le spese, nel divertente episodio House of Scrooge, del 2002. Da citare anche le sue precedenti comparsate nei Mickey Mouse Works, una serie di corti che venivano trasmessi proprio nella House of Mouse, realizzati in occasione dei cento anni dalla nascita di Walt Disney. In questa serie lo zione interpreta curiosamente due parodie: Viaggio intorno al mondo in 80 giorni e Sogno di una notte di mezza estate, episodio, tra l’altro, che fa parte proprio di House of Scrooge.
Il papero più ricco del mondo appare in altri cammei nell’effervescente serie del 2013 di Paul Rudish, Mickey Mouse. Qui Paperone è uno dei personaggi ricorrenti e lo vediamo far capolino nel cast in ruoli minori. È importante notare però che è proprio in un episodio di questa serie che si registra l’ultima interpretazione di Alan Young nella palandrana di Paperone. La puntata in questione ha un titolo abbastanza sintetico, No, e risale al gennaio del 2016. Alan Young, purtroppo, accederà ai pascoli del cielo proprio nel maggio di quello stesso anno.
Ma non solo: Paperone appare anche in alcuni lungometraggi, come alcune produzioni natalizie direct-to-video. La più curiosa di queste è sicuramente Topolino Strepitoso Natale, realizzato interamente in computer grafica tridimensionale. Il nostro fantastiliardario preferito qui appare in un intero segmento, in cui la sua personalità riesce a essere esplorata, seppur di sfuggita, in una maniera non banale. Da notare che qui le basette sono grigie e parte di una… chierica molto pronunciata!
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Oggi il personaggio di Paperone ha trovato nuovo smalto in animazione con il reboot della serie di DuckTales, in onda con notevole successo dal 2017. Qui il personaggio, a cui presta la voce David Tennant (capace di raccogliere degnamente la pesante eredità di Alan Young) conserva diversi tratti della precedente serie animata, mescolandoli con riferimenti frequenti agli elementi propri delle storie di Carl Barks e Don Rosa. La serie, con la sua frizzantezza, la sua modernità ma anche il notevole livello di scrittura dei personaggi, ci dimostra ancora una volta come quella del papero più ricco del mondo, il più duro dei duri e più furbo dei furbi, terrore del Transvaal e re del Klondike, sia una stella destinata a non tramontare mai. Nemmeno in animazione.
Mattia Del Core
Immagini © Disney, Jim Smeal / Ron Gallela / WireImage.com
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