Roberto Gagnor: “Da Qua a Pk, da Ada agli altri progetti: vi racconto tutto”

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Dopo il successo di Buona Fortuna Qua e l’ampio dibattito che si è aperto su Pk, abbiamo deciso di chiamare nuovamente Roberto Gagnor. Lo sceneggiatore, infatti, sta vivendo alcuni momenti d’oro con Topolino Magazine. Oltre a ciò, ci sono anche altri (numerosi) progetti che lo vedono attivo nel campo della televisione e del sociale.

Dove ci eravamo lasciati con Roberto Gagnor

In una nostra intervista datata giugno 2020, con Roberto Gagnor abbiamo messo sul piatto svariati temi che, un giorno, ci eravamo ripromessi di approfondire. Per esempio, la questione Pk, di cui molto si è parlato. Prima dell’estate, lo sceneggiatore aveva chiosato la questione con le seguenti dichiarazioni:

“So che per certe cose (Pk) non è piaciuto. Ma le critiche sono una cosa, invece i soliti discorsi di alcuni, che danno per scontato che ci lavori volutamente male, sono stupidaggini e meritano di essere trattate come tali”.

Ci è rimasta un po’ di curiosità. Così, abbiamo iniziato la nostra telefonata proprio parlando del noto supereroe.

Bentornato, Roberto Gagnor. Qual è la situazione con Pk?

Roberto Vian sta finendo di disegnare Ur Evron, che dovrebbe uscire tra fine ottobre e inizio novembre, quando ci sarebbe stato Lucca Comics, la data precisa d’uscita ancora non ce l’ho. Sta facendo un lavoro veramente bello, molto diverso dal solito, strano e che porta avanti il discorso che abbiamo iniziato con Un nuovo eroe. Inoltre, avrò l’onore di collaborare col creatore di Pk, il Maestro (perché è stato mio insegnante all’Accademia Disney e… perché è un Maestro vero!) Alessandro Sisti: non posso ancora dire come, ma ci sarà anche lui!”

pk ur evron con roberto gagnor claudio sciarrone alessandro sisti

L’altra domanda su Pk, invece, riguarda alcune critiche che ritieni prive di fondamento. Come mai c’è questa situazione?

“Capisco che una cosa che faccio possa non piacere, e va bene: non posso dire nulla, fa parte del gioco. Secondo me, i Pkers sono molto (giustamente) affezionati a Pk, e gli vogliono bene, però danno per scontato che solo loro gli vogliono bene, che solo loro sanno cos’è meglio per Pk, mentre io sono una specie di sacrilego che rovina la loro infanzia e che ‘non rispetta’ il lavoro di Sisti e Artibani. Autori che non ho consultato non per disprezzo o faciloneria, ma per trovare una mia via a Pk: il loro lavoro è così bello e importante che citarlo e basta o scimmiottarlo, anche involontariamente, non avrebbe senso.

Il punto è che ognuno trova la sua strada: Vian ed io stiamo prendendo la nostra strada. Che poi possa non piacere è un altro discorso. Però noi dobbiamo lavorare su qualcosa che riteniamo giusto e funzionale. Qualche giorno fa, Moreno Burattini (curatore di Zagor), persona molto posata, ha pubblicato un post in cui diceva esattamente la stessa cosa.

Non ci deve essere un rapporto del tipo: ‘Ah io chiedo quello e tu mi devi dare quello’. Non è così che funziona: c’è chi scrive e c’è chi legge. Poi, puoi essere anche criticato e massacrato da chi legge, ma in alcuni casi diventano esagerazioni, tipo chi ti scrive: ‘Secondo me dovresti fare così così così’. Oppure quelli che ti insultano sui gruppi di Telegram: queste cose non le accetto. Se mi dici che il mio lavoro non ti è piaciuto, va bene. Se mi dici ‘Lo fai apposta a rovinare Pk’, no.”

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https://www.facebook.com/170283783059315/photos/a.172640362823657/3250275965060066/

Secondo noi, gli ultimi mesi sono stati importanti per te. Ad esempio, una delle storie migliori dell’ultimo periodo è Buona Fortuna Qua, in collaborazione con Claudio Sciarrone. Pensiamo, poi, alla creazione del personaggio con disabilità Ray. Anche nella nostra community abbiamo visto molto apprezzamento. Ti aspettavi tutto ciò?

“È una cosa che mi ha fatto molto piacere. Come ti dispiace quando le cose non piacciano, sei felice quando piacciono. Buona Fortuna Qua è uscita in un momento in cui ha avuto una risonanza, ha toccato una corda, è uscita in un momento di difficoltà collettiva. Io, però, l’ho scritta nel novembre 2019, chiaramente non potevo immaginarmi il disastro del lockdown.

Non per accostarmi a lui (tutt’altro!), ma Hemingway diceva: ‘Parti da una frase che è vera’. Io volevo raccontare una cosa che è vera, volevo raccontare una storia in cui Qua e Paperino si trovano sul Deposito e dicono che c’è un casino non immediatamente risolvibile. In questa circostanza, come fai?

Devi convivere con il guaio e il problema – in questo caso di tipo amoroso. Devi conviverci, devi andare avanti e sperare per il meglio. Atteggiamento che, secondo me, era giusto da avere durante la quarantena: né allarmismo né chissenefrega. Ma dire: ‘Prendiamo un giorno alla volta, facciamo il meglio che possiamo, seguiamo le regole e andiamo avanti’. Forse per quello è piaciuta tanto, siamo riusciti a raccontare qualcosa di vero.”

Buona Fortuna Qua di Roberto Gagnor e Claudio Sciarrone

C’è anche da dire che il sodalizio tra te e Sciarrone sta dando frutti succosi.

“Lui è meraviglioso. Siamo amici, lavoriamo bene insieme, con uno come lui puoi andare oltre, perché lui parte già dall’oltre. Una storia come Foglie Rosse, ad esempio, non te le aspetti. Con lui puoi permetterti certe cose. È come lavorare con un regista: con certi disegnatori puoi permetteri cose diverse.

Ad esempio, con Valerio Held sto facendo una storia che uscirà a novembre, e lui è completamente diverso come stile, ma per certe cose è assolutamente perfetto. Sto lavorando anche con Ivan Bigarella a un’altra storia: anche lui è bravissimo. Sono voci registiche, sono mood e personaggi diversi. Con Claudio siamo molto in sintonia, e questa cosa si nota.”

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Buona Fortuna Qua di Roberto Gagnor e Claudio Sciarrone

Una delle cose che ti caratterizza è l’uso del linguaggio. Spesso le tue parole inventate sono mutuate dal dialetto valsusino o lombardo. Sei particolarmente legato ai tuoi luoghi e alla tua cultura d’origine?

“Sì, viene sempre fuori. Io sono valsusino, però sto a Milano. Questa cosa qui ce l’ho sempre dentro, dall’accento al modo di parlare… Anche se poi io il dialetto non lo parlo, ma lo capisco. In certi casi il dialetto ti permette di dire certe altre cose. Poi, appunto, a me piace giocare con il linguaggio. Ho studiato l’inglese, un po’ il francese, il tedesco lo sto imparando a pezzettini. A me piace proprio il gioco di parole, mi piace la battuta in più lingue, è una cosa che mi diverte fare. Tra l’altro, Milano mi piace tantissimo, sono diventato molto milanese, però un pezzo di cuore e di testa è sempre in Val Susa.”

Nelle tue storie emergono spesso citazioni ad altre opere. Quali sono i tuoi punti di riferimento, quando scrivi? Sia a livello di fumetti, sia di libri, cinema, ecc.

“Tutto quello che mi viene al momento, cioè tutto quello che potrebbe essere utile per la storia. Ad esempio, nella storia di Ada (di cui parleremo tra poco, ndr), una bambina che ha la SMA ed è sulla sedia a rotelle, c’è un musical in cui ho citato un sacco di roba: c’è un trombone come in How I met your mother, c’è una canzone che è la presa in giro di Frozen e c’è un’altra canzone che è un pezzo di Ramazzotti. Tutto quello che ti entra nella vita e ti piace, lo puoi raccontare e anche prendere in giro. Il gioco della citazione a me piace tantissimo.”

smagliante ada con roberto gagnor
Fonte foto: Tempostretto.it

Hai anticipato di Ada, parliamone. Sei coinvolto in questo progetto extra Topolino Magazine: cosa possiamo sapere?

“Si tratta di un progetto – La SMAgliante Ada – nato perché lo sceneggiatore di Topolino Danilo Deninotti è stato contattato dal Centro Clinico Nemo, dalla Roche e da Famiglie SMA per raccontare l’inclusione dei bambini malati di SMA, per far vedere che possono fare tante cose. Questi bambini hanno l’atrofia muscolare spinale, ma allo stesso tempo sono bambini vitali e intelligenti, con dei bei caratterini, e che vogliono l’inclusione, raccontarsi e raccontare.

Quindi abbiamo lavorato su Ada. Danilo ha lavorato con il bravissimo disegnatore Giuliano Cangiano per inventare il mondo dei personaggi. Poi, siamo arrivati io, Giorgio Salati e i disegnatori Mattia Surroz, Luca Usai, Gianfranco Florio ed Emanuele Virzì. Siamo andati al centro Nemo di Milano, abbiamo conosciuto psicologi, medici e bambini con la SMA. A febbraio 2020 avevamo le storie e poi sono uscite.

È stato molto bello perché puoi raccontare un mondo un po’ diverso senza nascondere certe cose: puoi raccontare un mondo un po’ più difficile, ma anche più emotivamente forte. L’idea di raccontare un’inclusione un po’ diversa, secondo me, è una cosa che è ora di fare.”

Sei autore di cinema, radio, fumetti… e tante altre cose. Non te lo abbiamo mai chiesto: chi è Roberto Gagnor?

“È facile, è uno che scrive [ride]. Sono uno che scrive storie, non c’è molto da definire. Mi piace fare quello, mi diverto a fare quello e ho sempre voluto fare quello. L’unica cosa che voglio fare adesso è scrivere sempre di più e sempre meglio, e magari con un pubblico sempre più grande.

Topolino è un mondo che non mollerò mai, voglio continuare a fare Topolino finché non mi abbattono. Però, appunto, l’idea è di fare cose su più media: ho tante cose da raccontare e ogni media ti dà qualcosa di diverso. Gli sketch che scrivevo in televisione erano completamente diversi rispetto a quello che scrivo di Topolino, per tutto un discorso di paletti e censure. Quello che scrivo per il cinema è diverso da quello che scrivo per il fumetto, anche se ci sono delle parti in comune.”

Viene da pensare che la tua vita privata influisce in quello che scrivi, ad esempio quando sei stato campione di Passaparola, esperienza che hai anche raccontato in una storia.

“Conta molto, perché ciò che vivi ti cambia e ti sconvolge. Non puoi pensare che quello che scrivi sia slegato dalla tua vita, altrimenti scrivi una roba fredda e di maniera. Cerco di metterci qualcosa di mio anche in esperienze che non sono le mie, come in Ada. Per Buona Fortuna Qua, invece, ho toccato un po’ il mio passato sentimentale adolescenziale – non troppo fortunato [ride]. Se smuove te, smuoverà anche gli altri. Se scrivo Pk, cerco di farlo diventare mio, nel bene e nel male. Anche se scrivo una storia comica, deve far ridere me, altrimenti non farà ridere gli altri. Se non emoziona me, non emozionerà gli altri.”

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Questo principio si nota un po’ anche per le tue vignette da quarantena, in passato ne abbiamo parlato. Ci avevi detto che si stava per creare un’occasione, abbiamo visto degli aggiornamenti sui social.

“Si parla di un libro di racconti per beneficenza, per raccogliere fondi per Emergency. Insieme ad altre persone, sono stato chiamato per scrivere dei racconti per questo ebook. Mi hanno chiesto se potevano usare un mio disegno come copertina (quella dove chiacchiera con la morte, ndr), e ho detto sì. Poi, so benissimo quello che valgo come disegnatore, non pretendo di essere Ortolani: è un divertimento in più, non pretendo che abbiano un valore, è semplicemente un modo per fare una cosa in più.”

vignetta di roberto gagnor mentre parla con la morte

Ci sono altri progetti slegati da Topolino che stanno per prendere il largo?

“Prima di tutto, Stefano Zanchi sta finendo di colorare e disegnare Le Gocce, una graphic novel che uscirà per Shockdom e ManFont. L’idea è sua, io l’ho scritta. Doveva uscire a ottobre 2020 ma, causa lockdown, uscirà probabilmente a marzo 2021. È una graphic novel per bambini, ma con dei sottotesti abbastanza adulti, quasi… filosofici!

È la storia di Plic, una goccia di pioggia che ha paura di cadere per la prima volta nel suo primo temporale. Quando ciò accade, finisce nel mondo umano dove succedono parecchi casini. È una storia in cui lui si fa delle domande: perché sono caduto? Non voglio spoilerare di più. Stefano sta facendo un lavoro eccezionale e bello. Invece, come altra cosa, con M.A.D. Entertainment stiamo iniziando a scrivere una serie di animazione che si chiama Food Wizards, i maghi del cibo.”

Di che parla?

“L’ho co-creata insieme all’attrice Luisa Ranieri e alla nutrizionista Sara Farnetti. Si tratta di una serie educativa per bambini sull’alimentazione, su come mangiare bene. Racconta la storia di 3 bambini che diventano maghi del cibo, ed entrano nel corpo umano per combattere i nemici dell’organismo. Lo presentai al Cartoon Forum a Tolosa tre anni fa, adesso la produzione ha trovato i finanziamenti per la realizzazione. Io vesto il ruolo di capo-autore, ora stiamo mettendo in moto la macchina produttiva. Saranno 26 episodi e posso dire con orgoglio che nel team di scrittura ci saranno anche due bravissimi miei ex-allievi della Scuola di Comics di Torino e dell’Ist. Antonioni di Busto Arsizio, dove insegno sceneggiatura: è bello poter finalmente dare una possibilità agli autori… meno vecchi di me!”

Ultima domanda: qual è il tuo personaggio preferito? In chi ti riconosci di più?

“Bella domanda. Non ce n’è mai uno solo. I personaggi Disney sono pezzi di umanità. Devi toccare l’umanità che c’è ognuno di loro. Io amo Brigitta perché è la negazione di uno dei miti della nostra società: l’amore romantico che va sempre bene al primo colpo. Lei, in questa cosa, è umana soprattutto perché non capisce che le cose non vanno, ma lei va avanti lo stesso.”

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Roberto Gagnor e brigitta

Imperterrita nel suo obiettivo.

“Sì, lei ha una sua purezza: è causa del suo mal, ma non se ne rende conto, e non molla mai. In ogni personaggio puoi trovare qualcosa che sia tuo. Io sto scrivendo anche delle storie su Malachia ragionando da gatto. In passato ho avuto dei gatti, per cui impari come si muovono e come agiscono: giochi su quello. Anche Rockerduck è un personaggio potenzialmente tragico: arrivare sempre secondo è terribile.”

È proprio difficile accettare l’idea che non potrai superare un certo livello.

“Non voglio essere tragico, però voglio essere umano. Qualche anno fa, ho fatto una storia su Gastone a cui, per definizione, va tutto bene, ma in realtà solo per le cose superficiali. Le cose importanti, quelle vere della vita, non le ottiene. Sono faccende molto umane e personali, se sai toccare quelle cose lì, racconti di te e di altri. Sono personaggi meravigliosi perché hanno tutto lì dentro. Paperone, ad esempio, è un altro universo a parte”.

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Questa cosa ce l’ha detta anche Massimo De Vita: i personaggi Disney non sono così superficiali come le persone dicono. Paperone non è un avaro, Paperino non è uno sfaticato. C’è molto di più dietro qualsiasi personaggio.

“Ma sì, sono caratteristiche superficiali note a chi non legge Topolino. Se pensi che basta quello a descriverli, non hai capito niente. Ma vale anche per Dylan Dog, Captain America e gli X-Men. Se pensi che siano macchiette, non riuscirai mai a scriverli e a scriverli bene. Tu devi pensare sempre che sono esseri umani, e quindi devi metterci un po’ del tuo sangue, di quello che sei tu, di quello che ti piace e non ti piace. Se non ci metti un po’ di tua umanità, allora è inutile raccontare le storie.”

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Intervista a cura di Angelo Andrea Vegliante e Mattia Del Core

Immagini © Disney

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