Una guida pratica su come essere disperatamente soli e allo stesso tempo così pieni di sé da essere sempre e solo uno. Soprattutto in coppia.
Se conoscete il personaggio, probabilmente avrete letto il titolo e pensato: “Niente. Cos’ha da insegnarmi un cavallo disfunzionale, anche se la mia vita sentimentale è una schifezza?”. In effetti BoJack è un equino di mezza età, insicuro, egotico, incredibilmente vanesio, profondamente irrisolto. Di professione attore, il Nostro è un fulgido esempio di narcisismo, irresponsabilità, alcolismo, dipendenza da droghe, scorrettezza, orgoglio, cocciutaggine ed egoismo.
BoJack, però, non è solo una brutta persona: è un fuoriclasse. La sua specialità è convincersi che tutto ciò che non va nella sua vita sia il risultato di circostanze esterne e non controllabili, evitando così di assumersi la responsabilità delle sue azioni. Alla costante ricerca di conferme esterne, ossessionato dall’immagine che gli altri hanno di lui e caparbiamente impegnato a far sì che quell’immagine non sia affatto buona, sa mentire a se stesso in maniera più che convincente. Si odia, e lo fa con una pervicacia tale da sembrare condannato a ripetere all’infinito i suoi errori e quindi all’infelicità.
BoJack e le relazioni
Cosa può cercare una persona (ma poi è più uomo che cavallo o più cavallo che uomo?) – dicevamo: cosa può cercare una persona del genere in una relazione? Il mondo e niente. Cerca di sanare per mezzo degli altri fratture e bisogni profondissimi che invece dovrebbe risolvere da solo? Cerca la persona che entri nella sua vita risolvendogliela magicamente? O cerca una persona che lo veda come lui vorrebbe vedersi ed essere visto? Quanto di quello che fa BoJack è vero, sentito, voluto sul serio? Non sappiamo. Non avremo mai una risposta univoca, facciamocene una ragione.
Quel che è certo è che ogni tanto dietro il sarcasmo, dietro discorsi sul nulla, che suonano falsi e vuoti appena vengono pronunciati, a volte ci troviamo davanti a degli attimi di nuda e dolorosa verità. Frasi che non sono incartate in ironia o menzogne ma che ci spalancano gli occhi su delicatissime fragilità, su bisogni difficilmente colmabili, sull’abisso equino.
Puntata dopo puntata veniamo presi per mano e condotti sul ciglio di quell’abisso, dove BoJack ha imparato a vivere, un piede sull’orlo e la testa fermamente girata dall’altra parte.
Nel corso della serie abbiamo visto avvicendarsi molte donne: di alcune non è rimasto nemmeno il ricordo, altre sono rimaste a gravitare a vario titolo nell’orbita di BoJack. Cos’ha cercato in questi rapporti? Probabilmente non saprebbe dirlo nemmeno il diretto interessato ma quello che viene da pensare è che ogni persona sia andata a soddisfare, almeno temporaneamente, un tipo diverso di bisogno momentaneo.
Addentriamoci.
- PRINCESS CAROLYN – Sicurezza. PC e BoJack diventano ex praticamente all’inizio della serie, chiudendo un lungo rapporto costellato di tradimenti (da parte di lui) e troppa tolleranza (da parte di lei). Dopo averlo amato per anni, adesso lei è per lui un porto sicuro, oltre che sua agente/manager. Organizzata, piena di risorse, in carriera: chi non vorrebbe una PC a gestirgli la vita? L’unica cosa che non riesce interamente a gestire è la sua relazione con BoJack, in cui ormai crede forse più per lavoro che per convinzione. Quando realizza che lei e il suo orologio biologico hanno iniziato a ticchettare oltre rispetto a lui, lo lascia. BoJack però non sa (e non può) fare a meno della sua agente perché con PC ha quasi un rapporto di dipendenza. Lei lo riprende per la criniera quando lui si butta via, lo motiva, gli sbatte in faccia la realtà e in fondo gli vuole bene, in una confusione sentimental-lavorativa in cui non si sa dove finisce il lavoro e inizia l’affetto.
- WANDA – Anonimato. Il gufo Wanda arriva quando BoJack è travolto dal successo della sua biografia. Trovata una persona che non sa nemmeno lontanamente chi lui sia, ecco che scatta la scintilla. Reciprocamente, perché anche Wanda è attratta da lui. O meglio, dal BoJack che lei vede, in parte perché in effetti lui è leggermente diverso dal solito, in parte perché vede in lui una positività che in realtà gli sta proiettando addosso e appartiene solo a lei. Quando la negatività viene a galla, Wanda si distacca completamente, capendo che quel BoJack non fa per lei.
- SARAH LYNN – Evasione, ricordo, redenzione. Portati alla notorietà dalla stessa sit-com anni addietro, BoJack e Sarah rimpiangono i tempi pre-successo per motivi diversi. Entrambi hanno bisogno di sapere che in quel mare di solitudine che è il mondo dello spettacolo (e la vita in generale) c’è qualcuno di simile, a cui sentirsi vicino, che sappia cosa vuol dire essere famosi e con cui poter avere un rapporto alla pari. Lui cerca in lei l’assoluzione per i molti errori commessi su più fronti, lei vede in lui il riferimento che non ha mai avuto ma che comunque rifiuta di avere. Persi, senza una meta e allo sbando, tirano fuori l’uno il peggio dell’altra, autodistruggendosi. In Sarah Lynn si è irrimediabilmente rotto qualcosa e questo attrae BoJack allo stesso modo in cui le falene sono attratte dalle lanterne: fatalmente.
- DIANE – Speranza. Diane di fatto non ha mai avuto una relazione con BoJack ma non per questo è meno coinvolta nei suoi confronti. Lei lo legge e lo comprende abbastanza chiaramente, anche perché è una delle poche persone che hanno cercato di indagarlo a fondo e da cui lui spesso si è lasciato indagare senza filtri. Diane ha sempre visto in lui il cavallo migliore che avrebbe potuto essere. Anche quando quel cavallo era nascosto dietro azioni meschine, anche quando di quel cavallo non c’era che un’ombra.
Non si sa come, Diane ha sempre guardato oltre la patina di ricchezza che ammanta la vita di BoJack, oltre tutte le bugie e mezze verità dette in primis a se stesso, oltre le luci e i riflettori puntati su di lui. Ha guardato oltre il personaggio fino a farlo scomparire e ha trovato una persona (cavallo) senza un faro né una direzione. Una persona (cavallo) che ancora naviga a vista per trovare, come lei, il suo posto nel mondo. Come le ha detto una volta, lei lo conosce meglio di chiunque altro e non può non essere parte della sua vita. Come Diane gli ha confessato ubriaca, ha bisogno di lui nella sua vita: è il più grande cazzone che conosca e l’unica cosa che per lei abbia un senso. E gli vuole incondizionatamente bene nonostante lui non se ne voglia mai abbastanza (anzi, proprio per niente), nonostante le sue stranezze, il suo ego invadente, le verità omesse, nonostante lui non ricordi niente, neppure che si erano già incontrati prima di conoscersi.
L’unica cosa che fa vacillare il sentimento di Diane è il comportamento di BoJack riguardo all’episodio del New Mexico. Diane è abituata a metterlo davanti alla nuda verità senza mezzi termini, a dribblare le sue difese, a inchiodarlo alle sue responsabilità (a provarci, almeno). E in quel momento di crisi tra i due, lei vorrebbe solo poter dire ancora a BoJack che lui può essere una persona migliore. Questa volta però lui è mille miglia lontano da lei, trincerato dietro impenetrabili barriere difensive.
- GINA – Chiarezza nella confusione. Sempre più annebbiato dagli antidolorifici, BoJack confonde il personaggio interpretato con la vita reale. Quindi veste come Philbert, come lui ha una relazione con Gina, finché non rischia seriamente di farle del male. Ancora una volta, non sapremo mai se BoJack sarebbe arrivato a commettere un’azione malvagia. Quel che è certo è che Gina si allontanerà per sempre.
Il problema è che né una storia né un rapporto possono basarsi unicamente sul bisogno, anche se reciproco, ed è per questo che sono naufragati tutti lasciando in piedi molto poco. Non è giusto fare affidamento solo sul sentimento dell’altro per costruire o adattare il proprio. Così come non è giusto rinunciare a se stessi annientandosi nella coppia o al contrario imporsi soffocando e sovrastando l’altro. Quindi? Quindi non c’è una ricetta, non ci sono istruzioni: si sbaglia, si impara, si sbaglia di nuovo, si va avanti e in certi casi si trova LA persona. Amiamo questa serie anche perché non ci dà risposte, solo nuove domande.
Altro ingombrante filo rosso di tutte le stagioni è il modo di ogni personaggio di rapportarsi alla felicità. Mentre alcune persone sono felici senza farsi tante domande o problemi – o forse proprio per quello – , per altre la ricerca della felicità è un percorso più accidentato, una battaglia contro demoni creati da loro e nondimeno dannatamente pericolosi e reali.
Spessissimo nella vita ci affanniamo a scavare, convinti che ci sia sempre qualcos’altro da raggiungere, ancora più sotto, sempre un centimetro più in là. Cerchiamo qualcosa che non sappiamo come sia fatto e ci danniamo perché non lo troviamo.
E come potremmo trovare qualcosa a queste condizioni? La felicità non ha una (unica) forma né un (unico) volto. È eterea, sfuggente, ha forme diverse, certamente non è perenne. Molti dei percorsi attraverso la serie (alcuni attraverso diverse forme di depressione) sembrano portarci a realizzare che a volte essere felici può essere semplice e non c’è nulla di male nell’accogliere e viversi questo sentimento, non ha senso ostacolarlo e punirsi negandoselo.
Potevano vivere tutti felici e contenti quindi? Sì. È successo? No, perché nella realtà le cose non si risolvono solo perché è il finale di serie (e se nella realtà è il finale di serie c’è da preoccuparsi). Uno degli insegnamenti che possiamo trarre è che non si può salvare una persona che non vuole essere aiutata o non crede di poter cambiare. Per dirla con Pavese, è necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. Da solo. Così come da soli -BoJack ha finalmente capito con una punta di agrodolce- va affrontata la risalita verso la felicità.
Marta Leonardi
Immagini © Netflix