Il mio impero per un enigma
C’è stato un fantastico periodo della nostra infanzia quando, su Topolino, vi erano storie a puntate degne delle migliori serie televisive. Un tempo nel quale, divorandoci le unghie per l’attesa, aspettavamo tutti il postino come un molosso davanti al cancello, col desiderio di strappagli la nuova puntata dalle mani.
Uno degli emblemi di questa magia è stato Zio Paperone e Il mistero del papero del mistero anche nota come Papernovela.In 24 episodi “trasmessi” su altrettanti numeri di Topolino (dal 2115 a 2138, del 1996) si dispiega un concentrato scoppiettante di comicità e suspense. In breve, l’intero patrimonio di Zio Paperone viene messo in palio in una fiction, ma la situazione gli sfugge di mano e prima i parenti, poi tutti i paperopolesi, si convincono di poter ambire a ereditare l’impero finanziario de’ Paperoni, risolvendo un semplice enigma, che però è tutt’altro che di facile soluzione. Devono scoprire l’uso di sette oggetti: un bottone, un rotolo di spago, uno specchietto, il mozzicone di una matita, un decino, un pezzo di sapone e un chiodo.
Ancor prima degli anime e dei videogiochi, con i loro enigmi, le teorie del complotto e l’hype a mille, noi -ormai non più- piccoli Ventenni abbiamo passato mesi a struggerci per capire come quei dannatissimi oggetti potessero combinarsi in qualcosa di utile… ovviamente senza successo.
Parenti e commedianti serpenti
Partiamo dal principio. L’emittente televisiva di Paperone trasmette solo diapositive in bianco e nero. Quale soluzione migliore di risollevarne le sorti se non sfruttando il parentado come attori non pagati? Gli stessi che si convincono di poter spennare l’avarastro risolvendo l’indovinello da lui proposto nella prima puntata. Ogni nipote o parente acquisito si cala completamente nella parte dell’avido ereditiere, e sul set si moltiplicano gli attentati subiti da Don Pedro Paperon de las Pesetas.
Potrebbe interessarti anche: Le artiste del fumetto: intervista a Silvia Ziche
Versioni gigantesche dei sette oggetti dell’enigma iniziano a “piovere” sul povero (ma comunque ricco) papero, in aggiunta a strane malattie e alla comparsa di molti nemici. Questo guazzabuglio finirà per convincere lo stesso Zione che qualcuno stia veramente attentando alla sua vita.
Della sua protezione si occuperanno quindi i poliziotti Paperopolesi e ogni improbabile eroe cittadino, conosciuto e non (Paperinik, Paperinika e giustizieri mascherati interpretati da Gastone e i nipotini). Nessuno però riesce a scoprire l’identità del misterioso attentatore.
Nel frattempo zio Paperone continua a farsi pubblicità, vendendo addirittura l’intero kit dei 7 oggetti (soli 15$, un affare!) a ogni telespettatore.
Questa serie di sketch pubblicitari ha portato alla ribalta alcune delle scene più iconiche della storia, tra le quali la arcinota pubblicità del profumo che promette di far pullulare le papere!
L’illusione cresce fino a diventare una vera e propria psicosi, tanto che il Sindaco è costretto chiedere la sospensione forzata del programma. E così, di malavoglia, la Papernovela viene interrotta, nonostante il fiorire di idee per oltre tremila puntate successive.
Bruttiful ci fa un baffo!
Ma perché questa storia è così apprezzata e citata?
Una delle caratteristiche più riuscite di quest’opera è certamente l’enorme quantità di riferimenti o citazioni.
Indiana Jones, Via col vento, King Kong, Rambo, Blues Brothers… per non parlare della ricca parodia delle telenovelas spagnole o quelle americane, come Beautiful, parodizzata in Bruttiful, dalla quale Paperone prende spunto dopo essersi rivisto tutte le VHS.
Papernovela è infatti un avvicendarsi di episodi filler e colpi di scena, interpretati da attori che non sanno recitare, ma che sono comunque in grado di mantenere alta la tensione, con un cliffhanger quasi alla fine di ogni puntata. Silvia Ziche ci mostra un susseguirsi impietoso di luoghi comuni (ma verosimili) dei maniaci di questo tipo di trasmissione, che seguono le mode del momento (come quando tutti si travestono da Paperinik) commentando le varie puntate, delle quali a volte diventano addirittura partecipi.
Che dire poi, accanto alla gran parte del consueto cast paperopolese, della comparsa di personaggi inverosimili e mai visti? Abbiamo il quarto nipotino, gli alieni, esperti di televendite e persino uno yeti acculturato. Tutti tratti comici tipici dello stile della Ziche, che qui si è cimentata nella sua prima opera come sceneggiatrice.
L’esordio di Silvia Ziche
Questa storia fu molto apprezzata dal pubblico di Topolino (a ragione!), fungendo da trampolino di lancio per la carriera dell’autrice, che in seguito abbiamo potuto apprezzare molte altre volte in storie dalle infinite puntate, come in Topokolossal, Il Grande Splash, Paperina di Rivondosa, per non dimenticare la lunga serie delle divertenti aperture di Topolino in Che aria tira a….
Potrebbe interessarti anche: Topokolossal – Quando Topolino incontra Star Wars
Non tutti sanno che la scelta di fare un racconto a puntate così lungo non fu solamente un’idea dell’autrice, ma venne da uno spunto di Paolo Cavaglione, al tempo direttore del settimanale. Forse per contenere le pagine senza ridurre il numero di storie presenti, oppure per occupare dalle cinque alle sette tavole inutilizzate, non sappiamo con certezza. Sta di fatto che grazie a questa intuizione Topolino vide un rinnovato proliferare di storie a puntate, come L’invasione dei replicanti, della famosa saga dei Signori della Galassia, o proprio Papernovela.
Comico è bello!
Un altro fattore di dirompente bellezza è costituito dal fatto che in questa saga ritroviamo molti dei classici elementi stilistici dell’autrice. Abbiamo i volti espressivi, dalle linee tondeggianti, e con quella fantastica espressione d’incredulità accentuata dagli occhi sporgenti. Le vignette sono esagerate e immediate, con le battute che si risolvono perlopiù nella stessa striscia. Troviamo infine i tipici balloon affastellati, dilaganti e discorsivi, che trascinano tutta la storia senza soluzione di continuità, coinvolgendo il lettore nella trama. Una peculiarità, quella di riempire fittamente di testi ogni tavola, che certamente ci ha fatto amare questa autrice sino a oggi e che viene mantenuta persino nei sottotitoli di ogni episodio, intitolati “Papernovela in uno sproposito di puntate” e comprensivi di un simpatico mini-riassunto.
Tipici di queste prime storie sono invece gli sfondi monocromatici e a volte scarni di dettagli, che cambieranno solo nelle successive opere. Una particolarità che, con quelle precedentemente descritte, rimane riconoscibile per tutte le puntate della serie (una cosa non facile), spostando inevitabilmente l’attenzione sui contenuti. Si potrebbe pensare che sia una pecca, ma questa apparente semplicità grafica ha contribuito a fissare nel tempo ricordi indelebili di questa epopea.
Il mistero (svelato) del papero del mistero
Ogni storia giunge però alla sua conclusione, e proprio come per molte serie televisive è richiesto un unico e sorprendente finale… ma non qui! Il Mistero del Papero del Mistero ci pone dinnanzi alla tragedia che si nasconde dietro a ogni successo: quello di un finale banale. La Papernovela si conclude infatti con una spiegazione semplice, diretta, schietta e senza una vera morale, nella quale Paperone espone chiaramente che non c’era nulla da risolvere, perché i 7 oggetti non sono altro che ciò che aveva in tasca quando aveva iniziato la sua avventura negli Stati Uniti (in perfetto stile LOST).
La scelta dell’enigma potrà forse far storcere il naso ai puristi della $aga del maestro Don Rosa, il quale ha affidato al giovane scozzese in partenza per gli States solamente una dentiera d’oro e un orologio da taschino in argento, unici tesori del clan McDuck. (In aggiunta al famoso decino che tutti conosciamo). Tuttavia, anche gli oggetti immaginati dalla Ziche possiedono fascino e potenziale, essendo una verosimile alternativa per l’inizio dell’avventura di Paperone.
In ogni caso la trovata lascia basiti i Paperopolesi, che sentendosi traditi si trovano a manifestare sotto al Deposito… e qui arriva la seconda mazzata. In un’appendice Paperone rivela la sconcertante verità: la telenovela ha avuto l’unico scopo di farlo diventare ancora più ricco!
Paperone si nasce, non si diventa!
Per placare la folla inferocita (immaginatevi quanto accaduto recentemente con la conclusione di Game of Thrones) viene in soccorso Nonna Papera, che in extremis ci rivela ciò che avevamo cercato sino a quel momento. Un finale affascinante, ricercato, che renda tutti un po’ più ricchi (e non solo Paperone) dispensando un severo quanto veritiero consiglio di vita:
Paperone non si nasce, si diventa!
Parlando di impegno e auto-realizzazione Nonna Papera inserisce un giusto finale alla storia, risollevando gli animi di tutti… anche quelli di noi sognatori.
Per tutti quei disgraziati che non erano abbonati fissi a Topolino, e che si sono strappati i capelli per aver perso alcune puntate di Papernovela (o addirittura il finale, con l’ultimo assurdo colpo di scena che non sveliamo) vi farà piacere sapere che la serie è stata ripubblicata da Panini nel 2014, assieme a un altro capolavoro della Ziche, sullo speciale Papernovela vs Topokolossal, ma questa, è un’altra, bellissima, storia.
Dario Pezzotti, Mattia Comincini
Copyright: © Disney, Panini Comics
Fonti: Inducks, Imdb, Fumettologica