“Un tizio molto alto entra in un bar e dice…”
Eccolo, l’inizio della barzelletta perfetta. La battuta più esilarante di sempre. La dilagante scherzelletta.
Un incipit banale, non c’è dubbio: è anche vero, però, che le migliori freddure sono quelle semplici. Ma sarà davvero così irresistibile questa famigerata scherzelletta?
È quello che deve capire Topolino in Topolino e la dilagante scherzelletta, storia del 2004 scritta da Andrea Castellan e disegnata da Marco Mazzarello, pubblicata su Topolino 2558. Si tratta della terza apparizione di uno dei personaggi più amati dell’autore friulano, Vito Doppioscherzo, che qualche mese dopo sarebbe tornato alla ribalta con Topolino e le regolissime del Guazzabù.
Sguoz! Sguoz!
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Inconfondibile, la peculiare risata di Doppioscherzo ci rivela la sua identità già nella seconda tavola della storia. Ancora una volta, il criminale si serve di una sequela di eccentrici congegni per portare a termine il suo diabolico piano: somministrare ai topolinesi la barzelletta perfetta, in modo da “paralizzarli” in un fiume interminabile di risate e lasciargli campo libero per ripulire la città. Questo processo è favorito dai cittadini stessi, che non riescono a evitare di raccontarsi l’un l’altro l’esilarante battuta.
Topolino si trova suo malgrado a farci i conti. “Che bello poter risolvere tutto con una risata!”, pensa all’inizio della vicenda. Ben presto è tuttavia costretto a ricredersi, quando la storia assume sempre più i contorni di un incubo, e la scherzelletta si rivela una vera e propria epidemia. Ecco, un’epidemia: questo è un elemento non da poco, sul quale vale la pena riflettere.
Una pandemia di risate
Uno dei grandi pregi delle storie di Casty è la pluralità di piani di lettura. Si tratta di ottime storie per bambini, che risultano però godibili da chiunque proprio in virtù della moltitudine di punti di vista con cui possono essere fruite. La vicenda della dilagante scherzelletta, in sé, non è niente di straordinario: ispirata e frizzante (vi invitiamo a recuperarla!), si sviluppa da uno spunto azzeccatissimo, ma rimane una delle storie “urbane” più giocose di Castellan, illustrata da un Mazzarello divertito e pungente, le cui forme tondeggianti e pesantemente inchiostrate si sposano alla perfezione con il tono leggero della sceneggiatura.
Un’interessante chiave di lettura riguarda però le modalità di diffusione di questa barzelletta virale: si tramanda di persona in persona e di bocca in bocca, esattamente con un’epidemia dall’infettività elevata. Non solo: come nelle migliori storie di fantasia a tema pandemico (pensiamo ai tanti horror in salsa zombiesca) esiste anche un paziente totalmente immune al contagio, che risulta molto utile ai fini della risoluzione della vicenda. Ogni cosa, in effetti, segue il copione del dramma epidemiologico, seppur qui declinato sulla risata (come si conviene a Topolino).
Ma la scherzelletta… come finisce?
È proprio questo tipo di universalità nella narrazione che rende Casty uno degli autori più apprezzati anche dai lettori più maturi. Questa pluralità di chiavi di lettura (presenti, per esempio, anche nella già citata Le regolissime del Guazzabù) rendono persino le storie più semplici, come La dilagante scherzelletta, interessanti e piacevoli da fruire.
In questo caso specifico, però, non si tratta solo di questo: la scherzelletta è rimasta nei cuori dei lettori anche per un’altra questione. La redazione di Topolino varò un vero e proprio concorso, in cui si invitavano i lettori a ideare un finale per questa mortale barzelletta, di cui si conosceva solo l’inizio (“Un tizio molto alto entra in un bar e dice…“). Inutile dire che la partecipazione fu molto elevata, nonostante (ovviamente) non ci fosse una risposta univocamente “esatta”. È il tipo di iniziativa che coinvolge chi legge, rendendo un mero espediente narrativo qualcosa capace di travalicare i confini della carta stampata per diventare, nel suo piccolo, un punto di riferimento per una generazione – anche a distanza di anni.
Da dove viene la scherzelletta?
La scherzelletta ha affascinato molti lettori, ed è facile capire perché: Casty è riuscito a trasformare quanto di più innocuo esista (come una barzelletta, appunto) in una vera e propria arma, sviluppando al contempo una riflessione sulle intelligenze artificiali. Ci siamo impegnati a cercare altre storie guidate da spunti simili a questo e ne abbiamo trovate due in particolare.
Per quanto riguarda l’idea di una macchina chiamata ad analizzare barzellette, qualcosa del genere si trova in un racconto di Asimov, Il barzellettiere (Jokester, pubblicato nel 1956 sulla rivista Infinity). In questo racconto il Gran Maestro Noel Meyerhof dà in pasto al computer Multivac una selezione accurata di battute, mentre Doppioscherzo, in Topolino e la dilagante scherzelletta, si serve di una potente macchina per capire cosa diverta maggiormente gli abitanti di Topolinia.
In entrambi i casi ci troviamo di fronte a un personaggio che cerca di individuare con cura elementi divertenti: Noel lo fa in prima persona scegliendo delle precise barzellette, mentre Doppioscherzo incarica il computer di farlo per lui. A essere profondamente diverse sono inoltre le finalità di queste due ricerche. Il Gran Maestro di Asimov tenta di esplorare le meccaniche alla base dell’invenzione di una barzelletta, mentre Doppioscherzo, per scopi criminali, vuole sintetizzare la battuta perfetta, in grado di far ridere fino all’esaurimento chiunque la senta.
La battuta… che uccide
L’idea di una battuta che faccia ridere all’inverosimile i suoi ascoltatori è suggestiva. Possiamo trovare una cosa simile in uno sketch del 1969, pensato per la serie Monty Python’s Flying Circus, il cui evocativo titolo è La barzelletta più divertente del mondo (The Funniest Joke in the World). In questo caso, tuttavia, la barzelletta uccide letteralmente dalle risate chiunque la senta. Proprio per questa sua peculiare caratteristica, questa gag viene usata in guerra, tradotta (rigorosamente da più traduttori diversi, uno per parola, per evitare che questi possano morire) in tedesco e urlata contro all’esercito nemico (tedesco, appunto) per decimarne le forze. È il caso di dirlo: ci troviamo di fronte a The Killing Joke.
Non bisogna pensare, ovviamente, che questo corto offra crude rappresentazioni della guerra: lo spunto di partenza è talmente assurdo (e talmente assurde sono le situazioni che ne derivano) che non si può non ridere durante la visione. Questa pericolosa barzelletta è comunque più pericolosa della scherzelletta, che per ovvi motivi non uccide ma “semplicemente” paralizza un’intera città, permettendo a Doppioscherzo di saccheggiare le case indisturbato.
La scherzelletta esiste davvero?
La vera domanda che molti lettori si saranno posti, però, è un’altra: quale sarà la battuta perfetta, la più divertente in assoluto per il genere umano? A quanto pare, questo dubbio non turbava solo i lettori di Topolino. Il 3 ottobre del 2002, infatti, giunse al termine un lavoro di ricerca guidato dal dottor Richard Wiseman (University of Hertfordshire). Come riporta Wikinews, questo progetto di ricerca (durato addirittura un anno) aveva l’ambizioso obiettivo di trovare la barzelletta perfetta, la più bella al mondo. Una pagina web realizzata nel 2006 (anno di pubblicazione della notizia su Wikinews) dallo stesso Wiseman racconta le principali fasi di questa esperienza.
I dati sono stati raccolti sul sito dell’associazione LaughLab, che permetteva di inserire in archivio la propria barzelletta preferita e di votarne altre cinque prese a caso. Alcune di queste battute furono scritte addirittura da dei computer (proprio come la scherzelletta!), grazie a un software sviluppato da Graham Ritchie e Kim Binsted. In generale, però, le intelligenze artificiali dimostrarono di non essere pronte per la stand-up comedy, o per conquistare il mondo a colpi di risate. Solo una di queste barzellette informatiche piacque molto anche agli umani. La riportiamo qui per completezza:
«What kind of murderer has fibre? A cereal killer.»
La barzelletta più divertente del mondo
Lo studio di Wiseman portò dunque a dei risultati ben precisi che lui stesso racconta, sempre sul sito di LaughLab. Dopo un anno di lavori, 350.000 votanti avevano espresso le proprie preferenze a proposito delle 40.000 barzellette raccolte. La battuta più apprezzata (e dunque vincitrice del titolo di miglior barzelletta di sempre), con voti da oltre 70 Paesi diversi, risultò essere la seguente:
«Due cacciatori sono nel bosco quando uno di loro cade a terra. Sembra che non respiri più e i suoi occhi sono assenti. L’altro ragazzo prende il telefono e chiama i soccorsi. Urla “Il mio amico è morto! Che posso fare?”. L’operatore gli risponde “Si calmi. Posso aiutarla. Prima di tutto, si accerti che il suo amico sia davvero morto”. Silenzio, poi si sente uno sparo. Il ragazzo torna al telefono e chiede “Ok, e ora?”».
Come si può facilmente immaginare, questa battuta non venne inventata per l’occasione: il comico Spike Milligan ne scrisse una versione embrionale ben prima che il lavoro di Wiseman prendesse il via. In generale, come anche Asimov insegna col suo racconto, è difficile attribuire a qualcuno la paternità di una barzelletta. Possiamo però dire con certezza che a inserire questa barzelletta su LaughLab fu Gurpal Gosall, psichiatra di Manchester che (come lui stesso avrebbe detto a Wiseman) era solito raccontarla ai suoi pazienti.
Scherzellette e non
La famigerata e pericolosissima scherzelletta, ovviamente, è “solo” un affascinante espediente letterario. Ci sembra però interessante che in molti abbiano sentito l’esigenza di sviluppare questo spunto. Soprattutto, siamo contenti di vedere che qualcuno abbia cercato di identificare la barzelletta perfetta, definitiva, una versione non letale della dilagante scherzelletta. Resta solo un dubbio da chiarire: ma quindi cosa disse quel tizio molto alto entrando in un bar?
Finale a sorpresa!
Fino a ieri l’articolo finiva qui, con il fascino dell’ignoto e il mistero quindicennale di una barzelletta senza finale. Ma, magia di internet, oggi ci tocca ritoccarlo!
Perché sì, da ieri sera conosciamo il finale della scherzelletta. Com’è possibile?
Tutto ha inizio su Instagram. Sotto il post di condivisione del pezzo, un’utente dà voce ai dubbi di tutti, sospirando l’agognato finale. Un commento come tanti. Ma in tarda serata, qualcuno le risponde. Non è un avventore casuale, risponde al nick di castygram_ ed è proprio lui: Andrea Castellan in arte Casty.
Sulla scia dello scherzo, immaginiamo una facezia degna del più sonoro “Sguoz Sguoz”, ma presi dalla curiosità andiamo a controllare: Topolino e la casa dei dipinti che fingono è l’ultima fatica da autore completo dell’autore friulano, uscita su Topolino 3361 ad aprile di quest’anno. Sfogliamo avidi fino alla ventiquattresima tavola e meraviglia! Topolino racconta proprio la famigerata barzelletta, ma stavolta concludendola! Ecco le vignette risolutorie:
Sedici anni dopo, abbiamo un finale. È divertente? Ehm… abbiamo i nostri dubbi.
Ma ciò che conta è che uno dei misteri più spassosi degli ultimi tempi abbia finalmente una risposta, trovata in un modo assolutamente inaspettato.
Che dire, potere di una risata (anche se a denti stretti) dall’eco lunga più di quindici anni.
Mattia Del Core, Alessandro Giacomelli
Immagini © Disney – Panini Comics