Quella volta che Paperino fu sparato (realisticamente) nello spazio

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Nella letteratura fantascientifica la cosiddetta hard sci-fi si contraddistingue per la grande attenzione rivolta al realismo scientifico.  Di certo “Il papero che cadde sulla terra” di Don Rosa può essere annoverato in questo filone narrativo, poiché ci illustra in maniera molto precisa il comportamento degli oggetti in orbita. Abbiamo già trattato in un appuntamento precedente la certosina attenzione dell’autore per i concetti scientifici nelle sue storie. Il titolo è una chiara citazione al romanzo L’uomo che cadde sulla terra di Walter Trevis e l’omonimo film interpretato da un magistrale David Bowie. Tuttavia, lungi dal parlare di alieni, il Don ci offre una storia leggera e frizzante, sfruttando le sue conoscenze per insegnarci qualcosa sul volo nello spazio!

Una missione “suicida”

La storia si apre con Paperino, Zio Paperone e il dottor Molecola pronti a partire in orbita con un biplano per il recupero di un satellite. Arrivati nella  Ionosfera, a 150 km di altezza, Paperino tenta di catturare il satellite con un semplice retino. Ovviamente il retino si rompe per via dell’elevata velocità di movimento del satellite, circa 10000 Km orari. Fallita la missione, lo Zione disattiva i propulsori e l’aereo inizia a precipitare verso la Terra, mentre Paperino viene sparato fuori dall’aereo. Paperone e Molecola faranno ritorno con pochi danni a Paperopoli, mentre Paperino precipitando si schianterà contro un aereo. Dopo essere caduto in mare, Paperino verrà soccorso da un’imbarcazione e portato a  San Francisco dove verrà arrestato per vagabondaggio. Alla stazione di polizia il nostro eroe tenterà di chiamare lo Zione che gli sbatterà il telefono in faccia, credendo fosse una scusa per chiedergli un aumento di stipendio.

Il volo orbitale e suborbile

In maniera semplice e figurativa l’autore rappresenta il volo in orbita con grande precisione e realismo. Un razzo, per rimanere in orbita senza andare nello spazio, non viene lanciato verticalmente ma con una leggera inclinazione.  Nella vignetta la navicella dello Zione si comporta in modo similare.

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Tuttavia è necessario fare una distinzione fra traiettorie sub-orbitali e orbitali, come illustrato in figura. Raggiungere l’orbita richiede sia un’altitudine che una velocità orizzontale sufficienti. Le traiettorie A e B si riferiscono a lanci sub orbitali. Si considera un volo suborbitale qualsiasi volo al di fuori dell’atmosfera terrestre con una velocità di volo massima inferiore alla cosiddetta velocità orbitale. Se un razzo non raggiunge tale velocità, ricade sulla Terra e rientra nell’atmosfera entro pochi minuti dopo l’arresto del motore.

Per avere una traiettoria di tipo C, quindi orbitale, bisogna raggiungere una velocità orbitale che dipende dall’altitudine dell’orbita. Per un’orbita circolare di 200 km la velocità orbitale è 7780 m / s. Una tale velocità è necessaria a mantenere la navicella in condizione di caduta libera, come se cadesse continuamente “oltre l’orizzonte”, in cui abbiamo l’influenza della forza gravitazionale e della forza centrifuga (che viene definita forza apparente). La compensazione di queste forze permette agli astronauti di sperimentare un’apparente assenza di peso.

Mentre il satellite che Paperino tenta di catturare segue una traiettoria orbitale, la navicella dello Zione segue quella di un velivolo suborbitale come X-15, SpaceShipOne e XCOR Lynx, infatti nella fase di rientro utilizza l’attrito con l’aria. Nell’immagine possiamo vedere le fasi di decollo e rientro di XCOR Lynx che rappresenta un ottimo esempio di navicella suborbitale.

La fase di rientro

Il rientro in atmosfera è una fase estremamente delicata del volo. Il fattore principale da considerare è l’attrito con l’atmosfera, che deve essere sfruttato per frenare il velivolo durante l’atterraggio. Se la navicella non venisse frenata a sufficienza con l’attrito, sarebbe l’attrito stesso a causare il surriscaldamento. Vediamo quindi come la fase di atterraggio non avvenga in verticale ma in direzione obliqua, in modo da atterrare più dolcemente. Cosa che invece accade con la navicella dello Zione che, avendo disattivato i propulsori, si ritrova a cadere semplicemente in picchiata. Il rientro verticale minimizzerebbe l’attrito dell’atmosfera  che invece deve essere sfruttata. In questa situazione la decelerazione sarebbe tanto brusca da far surriscaldare il velivolo.

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Non si tratta di un’opera sci-fi blasonata a là Asimov, tuttavia il Don ci offre una storia più semplice e con un realismo scientifico ben maggiore. Il che è tutto dire per un fumetto destinato anche ai più piccoli!

Fabrizio Mario Ferrarese

Immagini ©Disney ©Space.com ©Roberts, Thomas. (2019). Spaceports of the World

Fonti: Roberts, Thomas. (2019). Spaceports of the World

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