Chi ha scritto (e chi aggiorna) il Manuale delle Giovani Marmotte?

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Il libro del sapere

Il Manuale delle Giovani Marmotte è uno strumento portentoso, che contiene informazioni sui più disparati argomenti, dalla storia alla scienza, dalle lingue antiche alla geografia. Diversi autori lo hanno utilizzato come deus ex machina per risolvere tanti quesiti irrisolti all’interno delle storie dei nostri amati paperi, facendolo diventare uno strumento per diffondere la cultura tra i lettori, siano essi bambini o adulti. Ma qual è la sua origine e, soprattutto, come fa a contenere anche le nozioni più moderne? 

Il vero papà, Carl Barks

L’autore che introduce il libro nelle storie dei paperi è, neanche a dirlo, il maestro Carl Barks, creatore di gran parte dell’universo dei palmipedi. Il Manuale delle Giovani Marmotte fa il suo esordio in Zio Paperone pesca lo skirillione (1954). In questa storia, il plurimiliardario cerca di rendere preziosa una comune moneta gettando nell’Atlantico tutte quelle dello stesso taglio e dello stesso anno. Così facendo, la sola moneta rimasta assume il valore di dieci skirillioni, prezzo che però si rivela essere alla portata del solo Zio Paperone. Nel tentativo di recuperare il carico, i paperi arrivano nella leggendaria città sottomarina di Atlantide. In questo contesto, è proprio il Manuale a indicare indirettamente il punto che ospita la città. Va detto che, in questa occasione, il libro non fu introdotto col nome che tutti noi conosciamo, ma senza una denominazione specifica. Nelle ristampe successive, i dialoghi sono stati modificati. 

 manuale giovani marmotte
La vignetta d’esordio del Manuale


In quest’opera di Barks, una delle prerogative degli Atlantidei che imprigionano i paperi è insegnare loro la storia e la geografia di Atlantide. Viene quindi ulteriormente evidenziato il ruolo primario della cultura, non solo tramite l’utilizzo del Manuale. Inoltre, si può osservare anche una velata critica alle distrazioni che la tecnologia offre: la raffinatezza del pensiero e la fermezza di questo fiero popolo, infatti, crollano di fronte a un semplice juke-box, che i nipotini usano per meravigliare gli indigeni.

L’esordio ufficiale

Nella storia Zio Paperone e la dollarallergia (1954), Zio Paperone (in preda ad un’atipica allergia al contante) si reca in un angolo nascosto dell’Himalaya abitato da una popolazione che non conosce il denaro. Per poter trovare quella zona sconosciuta al resto dell’umanità, i nipotini sfruttano un’informazione presente sul tomo. In questa storia viene ufficialmente presentato, sin dalla sua prima pubblicazione, come il Manuale delle Giovani Marmotte. 

La prima vignetta in cui il libro viene presentato come Manuale

La “storica” prima volta

Se la prima apparizione editoriale del Manuale si ritrova nelle storie di Barks, la prima comparsa nella linea temporale dei paperi risale, secondo Don Rosa, ai tempi dell’insediamento di Paperone sulla costa occidentale degli Stati Uniti. All’interno della Saga, nell’episodio L’invasore di Forte Paperopoli (dove si assiste alla leggendaria battaglia tra il nostro e il Presidente Theodore Roosevelt), Nonna Papera fa anche riferimento a suo padre Clinton come fondatore delle Giovani Marmotte. Il corpo di esploratori, che ha la sua sede proprio nel forte rilevato da Paperone, conserva gelosamente (e a turno) la prima versione del Manuale, in un formato tutt’altro che tascabile. 

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Chi ha scritto il Manuale?

Informazioni dettagliate sull’origine del Manuale nella storyline vengono fornite proprio da Don Rosa, fan numero uno del Maestro dell’Oregon. La storia è Zio Paperone e i guardiani della biblioteca perduta (1993).  In essa, Zio Paperone vuole sfruttare il Manuale a scopo di lucro. Un alto ufficiale delle Giovani Marmotte gliene concede l’utilizzo, ma solo se lo userà (grazie alle sue ingenti risorse) per trovare la biblioteca di Alessandria. Qui, infatti, sarebbe stato conservato tutto lo scibile dell’antichità. Scrooge, con al seguito i tre gemelli, parte per l’Egitto. Lì i protagonisti scoprono il primo tassello del puzzle: la Regina Cleopatra istituì un ordine di Guardiani per proteggere quel sapere dalle invasioni dei Romani. 

Da Costantinopoli a Santo Domingo

Nei secoli successivi, il contenuto della biblioteca fu spostato al centro culturale mondiale dell’epoca, Costantinopoli, e poi trafugato dai Veneziani durante la Quarta Crociata. Nella città del Doge, Marco Polo aggiunse a quei tomi tutte le informazioni ottenute nel suo viaggio in Cina, arricchendolo della cultura orientale. Lorenzo de’ Medici acquistò quei libri, il cui sapere fu condensato in un numero minore di volumi dai monaci veneziani, tramite Cristoforo Colombo, che però li portò con sé nel suo Governatorato dell’America Centrale. 

Non è l’unica volta in cui Don Rosa sfrutta l’escamotage del viaggio di Colombo per collegare gli eventi storici europei alle vicende papere, si pensi a Paperino e le carte perdute di Colombo (1995) o a Zio Paperone – La corona dei re crociati (2001). 

La famiglia Coot

Di ritorno a Paperopoli, i quattro scoprono che quel sapere finì nelle mani di Francis Drake. Come apprendiamo anche dalla Saga, Drake fondò Forte Drakeborough, che divenne poi Forte Duckburg, ossia il punto da cui Cornelius Coot iniziò la fondazione di Paperopoli.

Come molti di voi avranno intuito, il racconto delle vicende della biblioteca di Alessandria non è fine a se stesso. Gli uomini di Drake conservarono le nozioni più rilevanti e queste furono ritrovate dal fondatore di Paperopoli, il quale le lasciò a suo figlio Clinton. Fu proprio quest’ultimo, promotore delle Giovani Marmotte, che consegnò il libro rimasto (frutto delle sintesi adoperate nel corso dei secoli) allo stesso corpo dei boy-scout, che lo usarono come base del Manuale. Lo stesso simbolo dell’associazione, ideato da Barks, è inteso da Don Rosa come un ibis (simbolo del dio egizio del sapere Toth) rovesciato. Viene, così, confermato il collegamento con Cleopatra e i guardiani. 

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chi ha scritto manuale giovani marmotte

Il Manuale delle Giovani Marmotte, quindi, annovera tra i suoi autori personaggi illustri, come quelli che diedero il loro contributo alla biblioteca di Alessandria e lo stesso Marco Polo. Ad essi si aggiungono quelli del mondo Disney, come appunto Cornelius Coot e suo figlio.

Se, infatti, nella storia di Don Rosa, i Coot vengono presentati per lo più come tramandanti, in una storia italiana in particolare, Le Giovani Marmotte in: Un’indagine da Manuale (Nucci/Zanchi, 2020), il fondatore di Paperopoli viene indicato come contribuente attivo della stesura del Manuale. 

L’elogio della cultura, da Carl Barks a Don Rosa

Anche ne I guardiani della biblioteca perduta la cultura è opportunamente celebrata. Vengono citati i Medici, forse la più importante famiglia di mecenati della storia. Per quanto riguarda Cristoforo Colombo, più che la sua professione di navigatore, viene evidenziata la sua attività di commerciante di libri. Infine, quando i paperi si imbattono nei sobborghi di Alessandria, incappano in un’edicola, ossia uno dei luoghi che ha contribuito maggiormente all’arricchimento culturale nel mondo contemporaneo, soprattutto nell’era (precedente alla massima espansione di internet) in cui è stata scritta la storia.

Dall’altro lato, Paperino, che non partecipa all’avventura ma si dedica alle sue serie tv preferite (vi ricorda qualcuno?), non incrementa il suo bagaglio culturale. Don Rosa stesso, che non disdegna i prodotti del piccolo schermo, afferma però che “troppa televisione uccide il pensiero”. Si può intravedere una velata critica ai costumi moderni, che inebriano la mente dell’uomo di vacuità e lo allontanano dalla cultura e dal pensiero più raffinato. Un concetto simile a quello anticipato da Barks in Zio Paperone pesca lo skirillione

Un personaggio indipendente

Il lavoro svolto da Don Rosa per spiegare le origini del Manuale fornisce a quest’oggetto un background davvero articolato, degno di quello che lo stesso autore ha sviluppato per Zio Paperone. Inoltre, il ruolo di questo libro è fondamentale per affrontare quesiti che altrimenti resterebbero insolvibili. È quindi un elemento che partecipa attivamente alla storia, fino a diventare iconico. Come la 313 che litiga con Paperino o gli strambi mezzi di trasporto inventati dal maestro Cimino, anche il Manuale aggiunge particolarità alle storie papere. In virtù del proprio contributo, quindi, può essere considerato quasi come un personaggio autonomo. 

Chi aggiorna il Manuale?

Rimane, però, l’ultima domanda. I Coot sono dei personaggi storici dell’universo dei paperi, ma non sono presenti nelle storie ambientate ai giorni nostri. È ovvio, quindi, che non possano contribuire ulteriormente alla stesura del libro. Ma, allora, chi aggiorna continuamente il Manuale delle Giovani Marmotte?

Una potenziale e affascinante risposta si trova sempre nella storia Un’indagine da Manuale. Qui, Quo e Qua desiderano capire chi sia l’ignoto fornitore delle nozioni che arrivano annualmente al quartier generale. Essendo la sua identità sconosciuta persino al Gran Mogol, decidono di mettersi all’opera per scoprirla. Così facendo, riprendono quello spirito e quell’intuizione che siamo soliti vedere nelle classiche storie avventuriere di Barks e Rosa. Le varie vicissitudini portano i tre generali a scoprire che, nel corso degli anni, il Manuale è stato arricchito dal fior-fiore della cultura e della scienza paperopolesi, fino ad arrivare a “PdP”.

Nel segno di PdP

Non serve spiegare cosa significhi “PdP” nei fumetti Disney: Paperon de’ Paperoni è, a tutti gli effetti, un’istituzione. E gli stessi paperopolesi associano immediatamente quella sigla al nome del papero più ricco e influente al mondo. I suoi nipotini intuiscono, quindi, che sia lui l’anonimo suggeritore. 

Eppure, non è difficile pensare a chi, nel mondo dei paperi, abbia un sapere tale da arricchire un libro che contiene già innumerevoli informazioni. Infatti, alla fine della storia, viene rivelato che quella sigla è anche la firma del papero più acculturato al mondo, ossia Pico De Paperis. È lui, quindi, che continua ad aggiornare il Manuale. 

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chi ha scritto manuale giovani marmotte

In fin dei conti, il ruolo che il tomo e il suo curatore hanno nelle storie Disney è molto simile: entrambi fungono da quel deus ex machina già accennato, giustificando il fatto che le scelte dei protagonisti prendano una svolta piuttosto che un’altra all’interno della trama. Un contributo non dissimile (anche se in un altro ambito) da quello di Archimede Pitagorico, pronto a fornire i mezzi affinché la famiglia di Paperone si lanci nelle varie avventure.

Paperone, Pico e il Manuale

Il libro del sapere delle Giovani Marmotte è, quindi, legato a doppio filo con due delle più eminenti personalità di Paperopoli, sebbene lo spirito che muova i due paperi sia molto diverso. Zio Paperone, nella maggior parte dei casi, sfrutta (indirettamente) il Manuale per poter arrivare nelle zone più inaccessibili del pianeta e trovare degli immensi tesori, che alcune volte incrementano il suo patrimonio in denaro, mentre in altre occasioni arricchiscono il patrimonio culturale dei Paesi in cui quegli stessi tesori vengono scoperti.

Pico, invece, è al servizio del Manuale stesso, dedicandovisi con solerzia e mantenendo l’anonimato. In fin dei conti, egli è consapevole che la cultura appartiene a tutti e che non è necessario legare il proprio nome alla gloria (o al profitto), come invece spesso accade per Paperone. Tuttavia, il risultato è pressocché simile, poiché anche le imprese del papero più ricco del mondo, sebbene compiute con altre intenti, non fanno altro che ampliare il bagaglio di scoperte del mondo dei Paperi. 

La fantasia al servizio della cultura

Il ruolo di queste storie è duplice, poiché anche il lettore apprende nuove nozioni. Infatti, anche se molto spesso i dettagli che vengono fuori sono per lo più inventati (si pensi al collegamento di Francis Drake con Paperopoli, ispirato alla probabile fondazione di San Francisco, o all’intuizione di Don Rosa di collegare il vero simbolo egizio del sapere con la sigla delle GM ideata da Barks), si può venire comunque a conoscenza di vicende e personaggi storici che precedentemente si ignoravano. Dal punto di vista culturale, i fumetti Disney hanno un ruolo ben noto: stimolano la curiosità dei lettori facendo riferimenti alla geografia, alla storia, alle discipline scientifiche e, ovviamente, al lessico, in quanto vengono utilizzate parole desuete che migliorano il vocabolario di chi legge. 

In quest’ottica, quindi, i lavori di Don Rosa non si distaccano molto dalla scuola italiana. Anzi, la proverbiale meticolosità di quest’autore si rispecchia anche nella ricerca delle fonti per le sue storie, riaffermando quell’elogio della cultura meravigliosamente presente in Barks e in molte storie con cui i lettori sono cresciuti. 

chi ha scritto manuale
A sinistra il simbolo delle Junior Woodchucks (le GM), a destra il simbolo di Toth

Il Manuale nella vita reale

I lettori italiani hanno avuto più volte l’opportunità di stringere tra le mani il Manuale delle Giovani Marmotte. Non esattamente come quello utilizzato nelle storie di Barks e Rosa, ma comunque un ottimo condensato di informazioni. Nato nel 1969 da un’idea di Elisa Penna, Mario Gentilini e Giovan Battista Carpi ha avuto varie riedizioni nel corso dei decenni. Più recentemente, invece, è stata pubblicata una nuova miniserie a fumetti, intitolata proprio al famoso libro, in cui però sono presenti principalmente storie a tema.

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Il “vero” Manuale

Un Manuale per tutti

Quella del Manuale delle Giovani Marmotte è una storia prestigiosa e ricca di eventi, che lo rende quasi un personaggio indipendente. Inoltre, se questo testo è un’importante fonte di conoscenza per il mondo dei paperi, anche le opere in cui compare diventano automaticamente fonte di nozioni per i lettori dei fumetti Disney.

Approfondendo la storia di questo libro del sapere, infatti, si può viaggiare con la fantasia e arricchire il proprio bagaglio culturale. La conoscenza, come diceva anche Dario Fo, non prescinde dal divertimento. E infatti, le storie del Manuale sono una valida dimostrazione che la cultura può essere fondamentale per raggiungere i propri scopi (siano essi quelli più pratici o anche quelli meno tangibili, come il miglioramento e l’appagamento della propria persona, talvolta intorpidita dalla modernità), senza però che sia necessariamente noiosa. 

Mattia Rispo

Immagini © Panini Disney

Fonti:
La grande dinastia dei paperi, n. 7
Don Rosa Library, n. 8

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