Gli amanti di Paperone ricorderanno sicuramente che il suo esordio in un corto animato è datato 1967, in Paperone e il denaro. I più esperti, inoltre, sapranno che il papero fa una fugace apparizione nella sigla di Mickey Mouse Club (1955) e che un suo prototipo si era già visto nel corto The Spirit of ’43 (1943, con lo zampino di Barks). Se siete particolarmente interessati al tema, abbiamo realizzato un video che tratta tutte queste (e altre) apparizioni “oltre Ducktales” di Paperone su schermo.
E se vi dicessimo che addirittura, nel 1955, Paperone avrebbe dovuto essere protagonista di un altro corto, su soggetto di Carl Barks in persona?
Le origini
È stato lo storico dell’animazione Michael Barrier a ricostruire l’interessante vicenda di questo corto fantasma: ne parla Jim Korkis su Cartoon Research. A metà degli anni ’50 Barks era letteralmente un fiume in piena e aveva già creato alcuni dei suoi personaggi più memorabili, tra cui ovviamente Paperone. Il vecchio miliardario era riuscito a conquistare rapidamente il favore del pubblico, e poteva vantare una testata a lui dedicata (l’omonima Uncle $crooge).
Qui entrò in scena Ken Peterson, all’epoca direttore del reparto sceneggiature dei Walt Disney Studios. Il 4 gennaio del 1955 Peterson chiese a Barks di scrivere un corto animato tra i cui protagonisti figurasse proprio Paperone: Barks si mise al lavoro e presentò, dopo una settimana scarsa, 9 pagine di sceneggiatura. Il cortometraggio, però, non avrebbe mai superato la fase di storyboard, e l’idea sarebbe stata abbandonata il 6 maggio dello stesso anno. Possiamo comunque farci un’idea del contenuto di questo film, grazie a una ricca sinossi scritta dall’uomo dei paperi in persona e a un paio di pagine della sceneggiatura fortunatamente non andate perdute.
Il corto
I primi minuti del cortometraggio dovevano mettere a paragone lo stile di vita di Paperino con quello di Paperone, un po’ come Barks stesso aveva già fatto in Zio Paperone e la disfida dei dollari. Avremmo visto Paperino svegliarsi circondato da tutti gli agi della modernità, con tanto di colazione comodamente servita da un tostapane automatizzato, e recarsi al lavoro. Il narratore ci avrebbe spiegato che il moderno lavoratore vive una vita stupenda, tra assicurazioni, macchine prese a rate e pranzi gustosi.
Proprio il pranzo sarebbe stato il primo punto di confronto tra i due paperi: avremmo visto Paperino mangiare in un locale affollato, con la compagnia di un jukebox, e poi per contrasto il focus si sarebbe spostato su Paperone, solo nel suo deposito con crackers e formaggio. La sinossi di Barks ci spiega il perché del pasto frugale:
“Lui [Paperone, ndr] è un risparmiatore. Anche lui un tempo è stato giovane, come Paperino. Ma ha risparmiato il suo denaro, e guardate cosa ha ottenuto – tre ettari cubici di questa roba.”
Insomma, non c’è dubbio: esattamente come in Zio Paperone e la disfida dei dollari Paperino apprezza i piaceri immediati della vita (lì i gelati, qui le sue comodità elettroniche, il pranzo fuori porta e simili). Paperone, al contrario, in entrambi i casi è descritto come un amante dei soldi, un risparmiatore che ama tenere con sé le sue monete e per questo è disposto a rinunciare ad altro. Ma non solo: un altro tema qui toccato è proprio quello del lavoro. Paperino viene presentato (dalla voce narrante in primis) come “lavoratore moderno”, assistito dalla tecnologia, mentre Paperone incarna la “vecchia scuola”, l’uomo che conosce bene il lavoro manuale e il sacrificio.
Paperi vs Topi
Questo scontro tra diversi stili di vita, come anche nella storia già citata due volte, avrebbe fatto da ampia cornice (quasi “filosofica”) per una vicenda umana particolare: nel dettaglio, in questo caso avremmo dovuto vedere su schermo una caccia al topo, simbolo delle fatiche del “lavoratore vecchio modello”. La pausa pranzo di Paperone, infatti, sarebbe stata disturbata (a differenza di quella del nipote) dall’annuncio radiofonico di un’invasione di ratti famelici a Paperopoli. Uno di questi roditori sarebbe riuscito in qualche modo a introdursi nel Deposito e avremmo assistito alla lotta tra il padrone di casa e l’intruso, uno scontro a colpi di gag.
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Questa furiosa battaglia, però, avrebbe richiamato in continuazione la riflessione sullo sfondo: a un certo punto, per esempio, il topo avrebbe afferrato una banconota da 10.000 dollari per farsi da scudo contro il fucile di Paperone. Questo momento, senz’altro divertente, sarebbe stato profondamente credibile anche in relazione al confronto iniziale tra i due paperi: il miliardario ama i suoi soldi, li ha guadagnati faticosamente e non può sopportare l’idea di perderli. Il topo, a questo punto del corto, si sarebbe reso conto di avere in pugno Paperone e avrebbe iniziato a dettare legge nel Deposito. Per citare ancora la sinossi di Barks:
“[Il topo, ndr] si fa portare da Paperone formaggi su formaggi, una selezione di Roquefort, Camembert, Svizzeri di qualità, tutti formaggi che lui rifiuta perché sono troppo economici per i suoi gusti raffinati. Paperone è infine costretto a ordinare il formaggio più costoso al mondo, ODORA DE PUNGENTO, che viene portato dalla sua grotta montana a bordo di un’auto blindata e servito al topo su un cuscino di velluto, accompagnato da squilli di trombe.”
Scontro finale
Qui, però, sarebbe arrivata la svolta: Paperone, facendo i suoi calcoli, avrebbe capito che tutta questa manovra sarebbe venuta a costare diecimila dollari e un centesimo. Il papero, dopo aver trascorso la sua vita ad accumulare denaro moneta per moneta, non avrebbe ovviamente tollerato di spendere un solo centesimo più del dovuto, e avrebbe fatto riportare indietro il formaggio. A questo punto l’ira selvaggia di Paperone sarebbe esplosa ai danni del roditore, che sarebbe fuggito velocemente.
Il corto, però, non sarebbe finito così. Avremmo infatti assistito al ritorno di Paperino, rilassato e satollo, dalla pausa pranzo. Il narratore avrebbe ripreso la sua chiosa iniziale, dicendo: “Ebbene sì, la vita del lavoratore moderno è piena di soddisfazioni. Ha sicurezza, agi e una perfetta digestione. In altre parole, ha successo assicurato!”. Paperone, proprio in risposta a questa affermazione, avrebbe preparato un drink a base di bicarbonato (per il bene del suo apparato digerente debilitato dagli eventi), intimando al nipote: “Smetti di sembrare così dannatamente felice!”. Paperino si sarebbe allora disegnato con una matita un’espressione triste, senza abbandonare il sorriso.
Se questo fantomatico corto fosse stato realizzato, insomma, avremmo visto su schermo uno scontro tra due diverse concezioni della vita (la parsimonia contro il consumismo), ma anche un conflitto generazionale in piena regola (tra il “vecchio” lavoratore Paperone e Paperino, rappresentante del “nuovo mondo”). Probabilmente, però, Barks non intendeva demonizzare nessuna delle due parti in causa: il “lavoratore moderno” sarebbe stato preso bonariamente in giro per il suo stile di vita, ma mai condannato (e anzi, Paperino qui sarebbe stato un vincente). D’altro canto avremmo visto l’amante del duro lavoro condurre uno stile di vita spossante e distruttivo a dir poco, ma proprio nel non cercare vie facili Paperone avrebbe trovato la sua dignità.
Il corto perduto… che si può leggere
Se in questo momento state pensando che vi sarebbe piaciuto vedere questo corto, non disperate: potete fare qualcosa di simile. Per prima cosa è bene ricordare che nel dicembre del 1954 (quindi poco prima della stesura della sceneggiatura per questo corto) Barks scrisse Paperino e l’impervicera. La storia è molto diversa dalla sceneggiatura del cortometraggio, ma parte dallo stesso spunto, ossia dall’idea del topolino che si intrufola nel Deposito e minaccia il denaro di Paperone.
Inoltre la sceneggiatura mai sviluppata su schermo ha dato vita a ben due storie a fumetti pubblicate da Egmont, gruppo editoriale danese. La prima, Zio Paperone e il riscatto del roditore, è stata scritta e disegnata da Daan Jippes nel 2002, mentre la seconda, Powerplay on Killmotor Hill, vede Geoffrey Blum ai testi e Massimo Fecchi ai disegni.
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In questa sede ci interessa in particolare la prima delle due, che riprende molti dei momenti comici pensati per il cortometraggio: la scena del topo che si ripara con una banconota o quella del costosissimo formaggio servito con tutti gli onori sono state recuperate da Jippes, e potrete trovarle in questa storia. Manca, però, tutta la sequenza iniziale, e viene meno dunque quel duplice conflitto cui si faceva riferimento sopra. Da questo punto di vista la storia perde un po’ in profondità: si ride, e di gusto, ma la riflessione di fondo risulta impoverita da questi tagli.
I perché dell’annullamento del corto
A questo punto resta un ultimo grande interrogativo: perché questo cortometraggio è stato annullato? Una prima risposta viene da Jack Hannah, celeberrimo regista che in quel momento storico si occupava in prima persona dei corti cinematografici Disney dedicati ai paperi. Hannah, parlando con Jim Korkis nel 1978, avrebbe detto:
“Avevamo considerato di usare Paperone in un cortometraggio. Ricordo vagamente che qualcuno pensò che un personaggio pazzo per il denaro non fosse divertente, e questo sembra essere il motivo per cui non usammo Paperone. Non c’era modo di tirarne fuori una buona idea per un corto.
Successe nel periodo in cui stavamo pure fermando la produzione per i corti, quindi questo pose fine a ogni ulteriore discussione. Anche se [Paperone, ndr] era molto divertente nei fumetti, decidemmo che all’epoca non era abbastanza forte.”
Pare, insomma, che Paperone semplicemente non sembrasse abbastanza divertente, o comunque adatto a una trasposizione su schermo, nonostante quello fosse per lui un momento di grande popolarità su carta.
Il cataclisma
C’è poi un’altra problematica da tenere in considerazione: il momento storico non era dei migliori. Gli anni ’50 sono stati per l’animazione un punto di svolta radicale, con l’ampia diffusione della televisione (che per gli addetti ai lavori era un vero e proprio “mostro”). Se prima la strategia era di produrre pochi corti all’anno, da proiettare al cinema e in cui investire parecchi soldi, ora si doveva puntare sulla quantità, con ritmi serrati e spese ridotte. Reinventarsi era fondamentale, per chiunque volesse restare in gara. Sappiamo per certo che Peterson, annunciando a Barks l’annullamento, gli disse proprio che l’attenzione dei Walt Disney Studios si stava spostando verso la televisione. Il cortometraggio di Barks era stato pensato per il cinema, e non era quindi ciò che serviva in quel momento.
Per capire come mai il corto non sia stato adattato per il piccolo schermo dobbiamo poi prendere in considerazione una riflessione di Barks stesso: l’autore disse a Michael Barrier, ben dopo questa vicenda, che il progetto non era andato in porto perché nel cortometraggio non c’era abbastanza azione. Il Maestro dell’Oregon spiegò inoltre che non sarebbe stato possibile risolvere questo problema aggiungendo più topi: questa operazione, infatti, avrebbe inciso in modo significativo sui costi di produzione. I Walt Disney Studios, evidentemente, in un momento delicato come quello non potevano produrre un film così costoso (da mandare in tv, oltretutto), proprio perché ormai il mondo dell’animazione si muoveva in un’altra direzione.
In definitiva, questo è ciò che sappiamo su questo cortometraggio mai realizzato. Restano ancora molti misteri, ovviamente, ma soprattutto un grande rimpianto: chissà come sarebbero state quelle nove pagine di sceneggiatura, una volta animate!
Alessandro Giacomelli
Fonti:
– Cartoon Research
– http://www.cbarks.dk/theshelvedcartoonsynopsis.htm
– La grande dinastia dei Paperi, n. 47, Ed. Corriere della Sera. Milano 2008
Immagini © Disney