Terza puntata di Cartoni bellicosi, la rubrica dei cartoni di guerra più controversi degli Studios! Negli articoli precedenti abbiamo assistito al massacro degli innocenti di Chicken Little e al dramma umano di Education for Death.
Questa volta che cosa vi proponiamo? Non vi preoccupate, niente di così tragico. Quest’oggi ci rilassiamo con uno dei nostri personaggi preferiti, Paperino! Che cosa combinerà? Battaglierà con Cip e Ciop, litigherà con Paperina, o subirà gli scherzi dei nipotini? Niente di tutto ciò: il papero con la giubba da marinaio più simpatico che ci sia… compirà una vera e propria strage. Avete letto bene: è successo proprio così, in una strana avventura che Donald ha vissuto nel lontano 1944 e che ci viene raccontata dal cartone animato Commando Duck.
Come? C’è qualcuno che è appena arrivato e non conosce Cartoni bellicosi? Non c’è problema, rimediamo subito; e voi che la conoscete già, abbiate un attimo di pazienza! Dunque, questa rubrica parla di alcuni cartoni Disney che sono stati realizzati durante la Seconda guerra mondiale, come suggerisce il titolo. Ma non solo: tra tutti i cortometraggi del periodo, prende in esame quelli più scandalosi, politicamente scorretti e inquietanti, che insomma non seguono lo “standard Disney” che ci aspettiamo.
Soldato Paperino a rapporto!
Il corto in questione è della serie Donald Duck: non fa quindi parte dei cortometraggi prodotti per il governo americano (come Education for Death e The Spirit of ’43). Tuttavia Paperino era, al momento della Seconda guerra mondiale, la star degli studios Disney più amata: per questo motivo fu il protagonista di una serie di cortometraggi molto divertenti in cui vestiva i panni di un soldato americano. Nella maggior parte di questi corti la guerra gioca solo un ruolo di sfondo: Paperino combina guai con una vernice che rende le cose invisibili, litiga con il sergente Gambadilegno, cerca di tornare in caserma senza farsi vedere dopo una serata libera… se non fosse per l’ambientazione e le circostanze, non ci accorgeremmo nemmeno di vedere dei cartoni animati con un soldato! In Commando Duck, invece, al nostro eroe viene assegnata per la prima volta una missione.
Mission Impossible
La missione in questione è poco meno che un suicidio: un ufficiale ordina infatti a Paperino di paracadutarsi in una zona in cui scorre un fiume pullulante di “coccodrilli mangiauomini” e di risalirne la corrente. Ma quello che lo aspetta lungo il corso d’acqua fa sembrare i temibili coccodrilli dei teneri cuccioli domestici! Infatti, dovrà contattare il nemico, circondarlo (DA SOLO) ed eliminarlo. Donald, tremando da capo a piedi, accetta l’incarico (avrebbe potuto fare altrimenti?) e si paracaduta in un territorio che sarebbe selvaggio e mortale anche senza un intero battaglione nemico accampato al suo interno. Prima di seguire il nostro amico, tenete bene a mente un dettaglio: l’ufficiale, quando ordina a Paperino questa impossibile strage, nell’originale usa l’espressione to wipe out, “spazzare via [il nemico]”. Ricordatevela, ci tornerà utile.
Nella tana del nemico
Dopo qualche peripezia, Paperino si mette a navigare a bordo di un canotto gonfiabile, senza sapere di essere già stato notato dai nemici. Ma chi sono questi soldati avversari da eliminare? Vediamo che due di loro spiano il nostro eroe: sono camuffati da elementi del paesaggio (un masso e un albero), ma hanno dei tratti particolari. Infatti, l’albero che cela uno dei due ha dei curiosi occhi a mandorla. Quando poi i due soldati cominciano a parlare, svelano in maniera inequivocabile la loro identità: sono giapponesi! Paperino, intanto, continua a navigare senza notare nulla, nemmeno che un intero plotone ha iniziato a sparagli contro: dopo un po’ di tempo, si accorge finalmente dei proiettili (che aveva inizialmente scambiato per zanzare!) e comincia a pagaiare come un matto.
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Una rappresentazione crudele…
Soffermiamoci un attimo sui nemici giapponesi. Per la prima volta in un cartone della nostra rubrica fa capolino una rappresentazione francamente razzista, anche per i canoni degli anni ’40, sicuramente più “rilassati” di quelli odierni. D’accordo, in Education for Death avevamo assistito a numerose caricature, anche feroci, dei capi tedeschi, ma avevamo anche visto cittadini tedeschi rappresentati senza alcun tipo di pregiudizio. Commando Duck, invece, rappresenta i soldati nipponici come dei “cattivi stupidi”: parlano un dialetto stereotipato, infarciscono le loro frasi con un numero spropositato di please e si inchinano per ogni cosa (questo per deridere la proverbiale cortesia formale giapponese). Sono anche dei vigliacchi: quando un soldato vuole sparare a Paperino, un altro lo ferma e gli dice: “No, no, aspetta! La tradizione giapponese dice: bisogna sempre sparare alle spalle!”.
…a causa di una ferita ancora sanguinante
L’ostilità verso i nipponici, infatti, era a livelli altissimi: dopotutto, il Giappone aveva attaccato, senza previa dichiarazione di guerra, gli Stati Uniti nella loro base militare di Pearl Harbor (7 dicembre 1941). Senza dubbio, il riferimento allo “sparare alle spalle” allude a quell’attacco a sorpresa: nel 1944, il ricordo del Giorno dell’infamia (come lo aveva definito il presidente Roosevelt) era ancora una ferita ben aperta. Quell’azione aveva suscitato nell’opinione pubblica americana un’ondata di odio verso i giapponesi senza precedenti.
Questo sentimento si riflette anche nei cartoni animati: i giapponesi sono sicuramente i nemici degli americani più ridicolizzati, molto più dei tedeschi; sono rappresentati come primitivi, subdoli, malvagi e quasi scimmieschi. Per di più, l’accanimento nei loro confronti raggiunge notevoli picchi di violenza: se siete interessati, potete dare un’occhiata a cartoni come Tokio Jokio e Bugs Bunny Nips the Nips della Warner Bros. o You’re a Sap, Mr. Jap della Paramount. In confronto ai suddetti corti, Commando Duck è rispettoso e diplomatico.
Un canotto formidabile
Ora che ne sappiamo un po’ di più di questi nemici, torniamo a occuparci di Paperino, che sta scappando disperatamente dagli spari: come sempre accade in queste situazioni, il fiume su cui sta navigando sfocia in una paurosa cascata. Il papero, anche a causa dei giapponesi, ci cade dentro: il canotto su cui viaggia si impiglia in un ramo e comincia a incamerare litri e litri d’acqua. L’imbarcazione incredibilmente non si rompe, ma continua a gonfiarsi, diventando un pericolosissimo gavettone gigante: Paperino riesce a uscirne e cerca in tutti i modi di evitare che il canotto entri in contatto con oggetti acuminati che possano farlo esplodere.
Tutto inutile: un tronco appuntito perfora infine l’elasticissima gomma del canotto, riversando nella vallata scavata dal fiume il proprio contenuto. Paperino corre come un indemoniato, battendo ogni record di velocità. Ne ha tutte le ragioni: oltre all’acqua deve evitare dei massi giganteschi, che l’onda ha smosso e che ora lo inseguono. La corsa, però, finisce presto: il nostro amico si trova infatti in bilico su un tronco che dà su di un enorme strapiombo, mentre alle sue spalle l’acqua e le rocce incalzano. Si rende presto conto che ogni via di fuga è preclusa: decide quindi di affrontare eroicamente la morte sull’attenti, da bravo soldato.
Non si scherza con l’acqua
Mentre Paperino attende che il destino faccia il suo corso, una pietra enorme atterra su un’estremità del tronco: il papero viene quindi catapultato in aria e, mentre cade, rimane impigliato ad un ramo. Per fortuna ora è al sicuro: assiste dalla sua nuova postazione alla forza devastatrice dell’acqua. Guarda caso, in fondo al burrone che aveva interrotto la corsa di Paperino c’è proprio l’accampamento giapponese: l’onda e le rocce lo radono al suolo. Il nostro eroe piumato osserva il risultato con il suo binocolo: gli aerei nipponici sono stati distrutti nelle maniere più disparate; uno addirittura sembra stato fatto allo spiedo! Paperino è riuscito a compiere la strage che gli era stata ordinata: soddisfatto, tira fuori il taccuino per scrivere il rapporto. Vuole scrivere: “Nemico contattato – eliminato”.
Vi ricordate cosa vuol dire wipe out? In un momento di grande sagacia, Paperino lo cambia con un gioco di parole in washed out, cioè “lavato via”, in riferimento all’acqua che ha causato la distruzione. Deliziato poi da questa sua battuta, comincia a ridere di gusto, incurante del fatto che probabilmente sotto di lui stanno scorrendo migliaia di cadaveri straziati dall’acqua. Ma non roviniamogli il divertimento!
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Uno specchio dei tempi
Commando Duck finisce proprio così, con Paperino che sghignazza dopo aver appena causato una strage di enormi proporzioni: non siate però troppo duri con lui! Innanzitutto, siamo pur sempre in guerra: eliminare da solo migliaia di nemici era un’azione eroica e da lodare, non da condannare; in secondo luogo, gli sconfitti sono giapponesi, i responsabili di Pearl Harbor. Il sentimento nei loro confronti si può riassumere nella frase pronunciata dall’ammiraglio William Frederick Halsey all’indomani dell’attacco alla base statunitense:
Non la faremo finita con loro, finché il giapponese non sarà parlato solo all’inferno
Potete ben capire che in questo clima il pubblico dell’epoca trovasse appropriato questo cartone, e non si desse certo pena per la sorte dei nemici. Commando Duck ha sicuramente alcuni tratti propagandistici: la rappresentazione dei nemici, razzista e denigratoria, si ricollega al sentimento antigiapponese di cui abbiamo parlato prima, che infarciva tutti i media dell’epoca. Inoltre, anche la scelta di Paperino di affrontare la morte sull’attenti è un chiaro omaggio al patriottismo e all’orgoglio nazionale su cui la macchina propagandistica faceva leva per spronare la popolazione.
Relax (nonostante la strage di Paperino)
Accanto a questi aspetti, non si può però dire di essere di fronte a un cartone di pura propaganda (come The Spirit of ’43) o con un forte messaggio per il pubblico (come Chicken Little o Education for Death): Commando Duck è infatti un cartone che non si prende troppo sul serio, nonostante l’elevato tributo di morti. Se ci pensate, nemmeno l’esercito americano ci fa una gran figura: come si fa a mandare un uomo da solo a circondare e sterminare un intero accampamento nemico? È un cartone fatto per divertire più che per insegnare: qua e là lancia messaggi di propaganda spicciola, senza però la profondità degli altri corti che abbiamo visto nelle due puntate precedenti. Vi avevamo detto che ci saremmo rilassati, no?
Censura e tagli
Infatti, il cartone in sé è molto divertente: ci sono alcune sequenze davvero esilaranti, come quella in cui Paperino fa di tutto per non far esplodere il suo canotto. Tuttavia, una volta finita la guerra, le rappresentazioni dei nipponici (per non parlare della loro triste fine) rendevano questo cartone datato e non più accettabile. Come fare per poterlo mostrare? La scelta operata fu piuttosto drastica: le scene che mostravano giapponesi o riferimenti al Sol Levante vennero tagliate, cosicché i nemici divennero un esercito imprecisato. Fu questa l’unica versione che venne pubblicata in Italia, in una curiosa videocassetta del 1986, Paperino marmittone, che raccoglieva i cartoni animati in cui il papero era nell’esercito. La versione integrale, invece, rimane ancora inedita nel nostro Paese.
Qui sotto le trovate tutte e due: il primo video mostra il cartone tagliato (in italiano), il secondo quello originale.
Rimane il fatto che stiamo vedendo, censurato o meno, qualcosa di unico nel panorama disneyano: Commando Duck è infatti il solo cartone animato della casa di Burbank in cui un personaggio ricorrente (e non uno qualunque!) va in guerra a combattere. Agli occhi di uno spettatore di oggi sembra assolutamente fuori luogo: tuttavia, non dobbiamo dimenticare il contesto in cui Commando Duck venne realizzato. È un cartone figlio del suo tempo, e non va quindi demonizzato, anzi: ci può aiutare a capire quanti passi in avanti abbiamo fatto rispetto a quegli anni.
Eppure non possiamo trattenere le risate guardando questo corto: è la magia di Paperino, che sa tirar fuori un sorriso anche da uno dei momenti più bui della storia .
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Francesco Menegale
Immagini © Disney
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