L’isola del tesoro sbarca su Topolino
Esistono numerosissime rivisitazioni del capolavoro di Robert Louis Stevenson, che dal 1883 intrattiene intere generazioni di ragazzini, facendoli fantasticare su tesori nascosti, avventure, destinazioni segrete e ovviamente pirati!
I riadattamenti hanno coperto un po’ tutti i media: dalle serie televisive (Treasure Island-2012, Black Sails-2014) a quelle animate (L’isola del tesoro-1978), fino ai film di ogni genere, come I Muppet nell’isola del tesoro (1996) o il più famoso Treasure Island (1950), il primo live-action prodotto da Walt Disney.
I Walt Disney Animation Studios nel 2002 ci avevano donato un piccolo capolavoro con Il pianeta del Tesoro, diventato il Classico numero 43, ma da quel momento nulla era più apparso in casa Disney. Ci ha pensato proprio Topolino con L’isola del tesoro a riportare su carta (dopo la parodia Paperino e l’isola del tesoro) una magnifica trasposizione dell’opera, facendoci riscoprire sensazioni e sogni legati alla nostra infanzia.
Yo-Ho-Ho! Ciurma! Andiamo a riscoprire questa speciale avventura!
All’arrembaggio verso l’Isola del Tesoro!
Zia Topolinda gestisce una locanda, badando al piccolo Jim che già sogna avventure e tesori nascosti. Un interesse che è continuamente alimentato da uno degli ospiti, il capitano Plotty. Questi lo terrorizza, ma allo stesso tempo lo affascina con le sue molte storie. La routine “tè e racconti davanti al fuoco” viene però interrotta quando arriva il “quasi” cieco Puah, che mette in fuga il Capitano. In tal modo lo costringe ad abbandonare il suo prezioso baule, che conservava una vera mappa del tesoro!
Inizia così una favolosa avventura attraverso il mare alla ricerca della fatidica X, in compagnia di Long Pete Silver, con una narrazione semplice e scorrevole che raggiungerà l’apice proprio quando il pirata istigherà un ammutinamento, costringendo il giovane Jim a proseguire per la sua strada. Aiutato da Ben Goof e attraverso vari espedienti Topolino-Jim riuscirà infine a trovare ciò che il suo cuore realmente desiderava.
Ma questo l’ho già visto da qualche parte…
Ogni grande rappresentazione necessita di grandi interpreti e la banda Disney si presta perfettamente ad assumere i ruoli dei vari personaggi. Ancora una volta molte delle nostre conoscenze sono riapparse con successo ed eccole qui rappresentate nella loro fantastica caratterizzazione.
Tra i vari interpreti abbiamo sicuramente apprezzato la performance di Jim Topkins (Jim Hawkins). La versatilità, la simpatia e l’indole di Topolino ne fanno giustamente l’eroe della storia, ma non è l’unico. La presenza di Gambadilegno infatti, che qui riappare nella sua forma originale (ovvero con la gamba di legno), arricchisce e completa il racconto. Proprio come nel libro il rapporto tra Jim e Long Pete Silver è un’alternanza di amicizia e tradimenti. Inoltre, come abbiamo imparato ad apprezzare nei fumetti più recenti, Gambadilegno non interpreta il ruolo del cattivo fino in fondo, ma danza al confine tra redenzione e peccato. In tal modo riaffiora l’insolito, ma certamente profondo, rapporto di amicizia che lega di nascosto i due personaggi.
Quello che invece è il character a nostro giudizio migliore è Ben Goof (Ben Gunn), sia per il disegno che per il ruolo… tra simpatia, bislacche intuizioni e carisma, Pippo è sempre una garanzia.
Dobbiamo citare infine il Capitano Locket (Capitano Smollet) alias Ser Lock, personaggio poco noto ai più (apparso per la prima volta in Topolino e il caso della crema di piselli) ma riesumato ad hoc per l’occasione. In coppia con il Conte Basettowney, forma un irresistibile, quanto inconsapevole, duo comico.
Una coppia di tutto rispetto
Teresa Radice (soggetto e sceneggiatura) e Stefano Turconi (disegni), meglio noti come “la Casa senza Nord”, sono gli artefici di questo gioiellino in tre puntate, uscito su Topolino nel marzo del 2015 (n° 3094, 3095 e 3096) e poi raccolte in una Limited DeLuxe Edition edita l’anno seguente.
Se questa favola (ci sono gatti, cani e topi, quindi è una favola!) ha riscosso tante lodi il merito va anche al disegnatore. Pur rimanendo fedele al proprio tratto, caratterizzato da linee quasi abbozzate e colori accesi, Turconi ci mostra un gioco continuo di chiari-scuri e colori caldi, costruendo vignette dettagliate e ben definite per la maggior parte della storia. Notevole inoltre è la ricerca dei costumi e dei dettagli, sempre al centro della scena, sia sui personaggi principali che sui membri della ciurma, rendendola credibile e temibile pur nella vena comica che avvolge tutto il lavoro.
È d’oro questo Topolino!
Questa storia, che rientra nella grande e illustre famiglia delle parodie Disney, ne occupa certamente uno dei posti d’onore, per svariati motivi.
L’atmosfera marinaresca e piratesca del ‘700 dipinta dalla coppia di fumettisti è meravigliosa e ricca di particolari, molti dei quali direttamente legati al libro. Ad esempio la locanda ha lo stesso nome (Admiral Benbow Inn) e compare il barile di mele in cui Jim si nasconde. Per non parlare dei riferimenti alla ciurma o alla nave Hispaniola (qua chiamata Brasileira). E per finire vi è la ricerca finale del tesoro, con il gioco delle alleanze che viene rispettato, escludendone la componente violenta. Allo stesso modo ci sono anche nuovi e geniali espedienti per limare gli elementi non rappresentabili su Topolino perché troppo cruenti. C’è la macchina volante, che sostituisce la scena d’azione sulla nave. C’è poi il minestrone puzzolente utilizzato per respingere i pirati senza colpo ferire, che ci ha fatto ridere di gusto.
I due autori ci riempiono quindi di tante piccole chicche e novità come sono soliti fare, e come già avevamo apprezzato nella serie di Pippo Reporter. Se poi siete appassionati del genere piratesco, vi consigliamo la lettura de Il porto proibito (Bao Publishing, 2015). Questo fumetto ha un taglio decisamente diverso, con linee spezzate e secche più consone a un target più adulto. Nonostante la maggiore serietà, questa storia lascia comunque spazio all’immaginazione, ricalcando le stesse atmosfere de L’isola del Tesoro di Topolino.
Per concludere, vi sveliamo una cosa semplice ma non banale. Il vero tesoro dell’Isola del Tesoro non è certamente quello indicato dalla X, ma piuttosto qualcosa di immateriale. In primis abbiamo la componente nostalgica, che ci fa apprezzare un noto classico d’avventura in una versione più delicata, dolce e umoristica. In secondo luogo c’è quella sensazione di ebbrezza che accompagna coloro che inseguono i propri desideri. Infatti, proprio come il Capitano Plotty che nel finale raggiunge la sua vetta, i due autori ci ricordano che i sogni più puri a volte possono persino realizzarsi.
Il modo migliore per chiudere la nostra analisi ci sembra questa canzone che potrebbe dirvi qualcosa, anche senza casse da morto e rum:
♪ 15 uomini sulla cassa giù al porto… Yo-Ho-Ho! … e il bollitore del tè! ♪
Dario Pezzotti, Mattia Comincini
Copyright © Panini Comics, Disney, S. Turconi, T. Radice
Fonti: IMDb, Inducks