Se si pensa a Zio Paperone, il papero più ricco del mondo, non si può fare a meno di pensare anche alla Numero Uno. Oggetto mitologico, appare al fianco del suo proprietario il 90% delle volte. Desiderata, amata, protetta, rubata, venerata, lucidata (da Paperino). Ma com’è nata? Qual è la sua storia?
Il più furbo dei furbi
La nascita della Numero Uno si attribuisce a Carl Barks, padre di Paperone e di gran parte del suo microcosmo. Nel 1953 l’uomo dei paperi crea la monetina, nella storia The Round Money Bin, apparsa in Italia su Topolino 81 con il titolo Paperone e la Banda Bassotti. Temendo un furto da parte dei criminali appena usciti di prigione, Paperone decide di cambiare con banconote l’intero patrimonio, e l’unica moneta a rimanere tale è proprio lei, che vale appena 10 centesimi di dollaro: davvero poco a livello economico, ma tantissimo nel suo cuore.
Egli da giovane aveva lavorato come lustrascarpe, con appositi strumenti del mestiere ricevuti in regalo per il decimo compleanno, di ciò parliamo approfonditamente qui. Don Rosa nel 1992 ci mostra che nel 1877 il futuro magnate era ancora un piccolo paperotto squattrinato, che provava a guadagnare qualcosa tra le strade di Glasgow, sua città natale. Il decino – nome affettuoso con cui viene spesso chiamato – viene conquistato facendo appunto il lustrascarpe itinerante. Già qualche decennio prima, nella storia The Invisible Intruder, Barks (su sceneggiatura di Vic Lockman) ci aveva mostrato Paperone alle prese con quel mestiere, che aveva perfezionato e facilitato grazie alla sua mente brillante.
La fatica costatagli per potersi mettere in tasca quel decino è tanta, e ancor più grande è l’insegnamento che ne trae il piccolo Paperone, che sin da piccolo è un saggio combattente:
La vita è piena di lavori duri e ci saranno sempre dei furbi pronti a imbrogliarmi. Be’, io sarò più duro dei duri e più furbo dei furbi.
Parole grandi per un piccolo papero, pronunciate stringendo in mano quella monetina, base del suo futuro patrimonio.
La Numero Uno è in pericolo!
Sebbene protetta e controllata a vista, la Numero Uno sin dal lontano 1961 corre un rischio perpetuo. Infatti in quell’anno nasce Amelia, la strega che ammalia, che in quanto fattucchiera desiderosa di ricchezze vede nel decino la chiave per il suo successo. Brama di fonderlo nel Vesuvio assieme ad altri importanti cimeli, per ricavarne un amuleto potentissimo che le farebbe ottenere il famoso Tocco di Mida. Si è perso il conto di tutti gli attacchi andati male alla fattucchiera partenopea, che viene sempre sconfitta. A volte a mandarla a casa con le pive nel sacco è l’aglio, pianta che molto spesso vediamo sparsa attorno alla teca protettiva della moneta e alla quale Amelia è allergica poiché strega.
In altri casi sono stratagemmi di Paperone, che salvano il suo portafortuna dalle grinfie della megera. Ma a farla da padrone è l’amore che il papero prova per quella lezione di vita formato metallico, che proteggerebbe a tutti i costi e che addirittura in un’occasione, nel quinto capitolo della Saga, gli salva la vita, permettendogli di liberarsi della pesante armatura che l’avrebbe condannato a morire annegato.
L’unione dovrebbe far la forza, e onorando il proverbio Amelia a volte stringe alleanze coi peggiori nemici di Paperone. I più quotati sono i Bassotti, anche se apparentemente imbranati, ma un brutto giorno la strega riesce a formare la squadra ideale, e la Numero Uno diviene finalmente sua. In Qualcosa di veramente speciale, Amelia, i Bassotti e Cuordipietra Famedoro riescono a rubare tutto il denaro – decino compreso – posseduto da Paperone, il quale così risulta non essere il papero più ricco del mondo. Di riflesso, però, la sua Numero Uno, stando a quanto Paperone afferma, non ha più alcun valore “magico”, e Amelia gliela restituisce. Il decino torna quindi di nuovo al sicuro tra le amorevoli piume dello Zione.
Quanto vale la Numero Uno?
Il valore monetario della Numero Uno ha subito variazioni nel corso del tempo e delle storie. Nel primo capitolo della Saga, L’ultimo del Clan de’ Paperoni, Paperone si ritrova fra le mani una moneta da dieci centesimi americani, valuta inutilizzabile in Scozia. Stando a ciò che afferma Don Rosa, la moneta speciale appartiene a un conio realmente esistito negli Stati Uniti d’America: il Seated Liberty, messo in circolazione negli USA fra il 1836 ed il 1891.
Di ciò troviamo testimonianza in una delle dodici tavole disegnate da Don Rosa in occasione del sessantesimo compleanno di Paperon de’ Paperoni, nel 2007 (fonte: Paperpedia). Nella seconda, in particolare, si va a celebrare proprio il rapporto che intercorre tra il papero e la Numero Uno, la quale spicca in alto nella veste della reale moneta americana. Questa in particolare, sempre stando al Don, sarebbe stata coniata nel 1875.
Cambio valuta in Italia
Allo sbarco in terra italiana della storia, nel 1953, il valore inciso sul metallo passò da dieci a venti centesimi, in quanto in sede di traduzione era stato così deliberato. Affermando che il decino fosse, in realtà, un ventino, ciò avrebbe infatti aumentato considerevolmente il suo rilievo: i ventini furono prodotti dal 1875, smettendo di avere valore legale nel 1878, risultando così molto più rari e preziosi dei comunissimi decini. La tesi viene avvalorata da Luca Boschi in un’intervista apparsa come approfondimento in un numero della serie Anni d’oro.
Negli anni Settanta, sempre in Italia, il valore venne ancora una volta modificato, passando a un solo cent nella storia Zio Paperone e la grande caccia al cent. All’epoca, il fumettista Gian Giacomo Dalmasso ricopriva il ruolo di revisore alle storie, e fu sua la scelta, mai motivata, di definire il decino come 1 cent. Nonostante il mistero che avvolge la traduzione, essa venne canonizzata e mantenuta a tal punto che la Zecca dello Stato, in onore della Walt Disney Company Italia, coniò una moneta da collezione da un centesimo.
Ma la tradizione va rispettata, e per tradizione si intende Barks: dagli anni Duemila in poi anche la traduzione italiana venne riveduta e corretta in decino, fissando il valore della Numero Uno una volta per tutte a dieci centesimi.
Anche io voglio una Numero Uno…
Chiunque sia affascinato dal Saga e dal messaggio che con sé reca avrà desiderato possedere un amuleto come quello di Paperone. Nel 2007, con Topolino 2710, uscì un allegato molto speciale: la Numero Uno, dorata, recante da un lato la sigla della Banca di Paperopoli, il valore e l’annata, dall’altro il volto di Paperone, in onore dei 60 anni di vita del papero più ricco del mondo. La grafica dell’oggetto fu a cura di Giovan Battista Carpi.
Un’altra occasione in cui trovare la moneta in allegato al Topo avvenne meno di un anno fa. Venne infatti regalata con parte delle copie della serie di fumetti Zio Paperone nel giugno 2019, per festeggiare il primo anniversario dell’uscita.
Fortuna o duro lavoro?
Se, quindi, la Numero Uno fosse universalmente considerata come il portafortuna di Zio Paperone, si potrebbe avanzare l’ipotesi che i suoi fantastiliardi siano stati frutto della Dea Bendata. Dopotutto, non sarebbe il primo caso in famiglia: basti pensare a Gastone, che vive la sua vita in panciolle aspettando di ricevere il prossimo premio senza muovere una piuma. Ma affermare che Paperon de’ Paperoni sia dov’è oggi solo grazie alla fortuna sarebbe commettere un grave errore. Egli sin da paperotto si è dato da fare duramente, svolgendo i lavori più duri, faticando in ogni maniera, fallendo e ricominciando. La Numero Uno gli è servita da monito, per continuare a ricordarsi da dov’è partito, nella povertà delle sue radici scozzesi. Egli è un papero self made, che deve tutto soltanto a sé stesso.
Affetto e ricordo formato moneta, dunque. Qualcosa di così piccolo eppure così magnifico, non trovate?
Anto
Immagini © Disney-Panini Comics