Le domande che assillano incessantemente i fan del Topo sono davvero numerose. Ognuno di noi si sarà chiesto almeno una volta, incerto, perché Paperino parli male, o il motivo per cui Eta Beta metta sempre la “p” davanti alle parole. Sono dubbi che sorgono spontanei dopo un primo approccio a questi personaggi, viste le loro particolarità piuttosto insolite.
Ci sono invece altri quesiti, generati da una più attenta riflessione sui contenuti, che cercano risposte indagando sull’universo Disney, mettendo così a fuoco contraddizioni in realtà piuttosto evidenti a cui sembra non ci possa essere risposta. Tra queste una delle più celebri è certamente “Perché Pluto non parla?“
La prima apparizione
Per rispondere a questa domanda piuttosto curiosa è necessario fare un salto nel passato fino al 1931, quando, l’8 maggio, esce Topolino a caccia, corto diretto dal regista Burt Gillett.
L’opera si apre con il nostro topo preferito intento a vagare in una foresta con un fucile in mano. Accanto a lui passeggia un cane mai visto prima, dalle lunghe orecchie nere e con la testa palesemente sproporzionata rispetto al resto del corpo. Esatto, una primordiale versione di Pluto, ancora priva di molti dei dettagli che lo caratterizzeranno nelle sue apparizioni future.
Il comportamento di Pluto
A dire la verità, già nei corti Fuga di Topolino e Il picnic di Topolino del 1930 è possibile ravvisare un canide riconducibile al compagno del Topo, ma essendo le differenze davvero troppe (a partire dal nome, Rover) viene considerata come prima apparizione di Pluto quella in Topolino a caccia.
Il comportamento del personaggio nella prima parte del corto è certamente congruo a quella che è la sua specie: lo si può infatti osservare impegnato a bere direttamente da un ruscello e a fuggire da uno spaventapasseri.
Successivamente, il canide compie però un’azione quanto meno insolita per un animale e molto più conforme a quella che è la psiche umana.
Difatti Topolino, scambiando da lontano il suo animale da compagnia per un alce, gli spara con il suo fucile, e Pluto rimane a terra. Il Topo, resosi conto del tremendo errore commesso, piange disperatamente per l’amico appena ucciso, in una scena che da straziante si trasforma però in estremamente divertente quando si scopre che il cane sta solo fingendo di essere stato colpito dal proiettile.
Come detto precedentemente, in questo caso il comportamento anomalo di Pluto fa presagire che la sua mente sia più simile a quella di un umano che a quella di un cane, ma, nonostante ciò, non proferisce parola. Perché?
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Perché Pluto non parla?
La risposta al quesito potrebbe essere più semplice del previsto, in quanto connessa a una semplice esigenza di sceneggiatura.
Infatti Walt Disney, a cui viene comunemente attribuita l’ideazione del personaggio, aveva creato come comprimari di Topolino, fino a quel punto, figure dalle fattezze animali ma dalle caratteristiche antropomorfe. Dunque possibilità di camminare su sole due zampe, di parlare e ragionare eccetera…
Nessuno di questi, però, sarebbe stato adatto per le situazioni a cui il grande Walt pensava di sottoporre la sua più grande creazione. Situazioni che, appunto, avrebbero richiesto la presenza di un animale domestico.
Ecco quindi Pluto, che fin dalla prima occhiata dimostra di essere un cane “tradizionale” e non antropomorfo, e quindi privo della possibilità di parlare.
La risposta a questa domanda sarebbe dunque, secondo l’ipotesi appena riportata, che semplicemente Pluto è stato creato per uno scopo diverso rispetto agli altri personaggi della Banda Disney. Prendiamo per esempio Pippo.
Pluto e Pippo: due cani diversi
Pippo, sempre dalle fattezze canine, appare per la prima volta nel corto La rivista di Topolino, diretto nel 1932 da Wilfred Jackson. Il suo aspetto fisico è piuttosto diverso da quello a cui tutti siamo abituati, ma è inequivocabile il fatto che questa sia la sua prima versione (comunemente chiamata Dippy Dawg).
Nell’opera Topolino, aiutato da Minni, Clarabella, Orazio e altri personaggi sconosciuti allo spettatore, è direttore di un’orchestra, mentre Pippo si presenta come uno spettatore piuttosto fastidioso.
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Infatti, mangiando e ridendo molto rumorosamente, disturba gli altri spettatori, che, per fermarlo, sono obbligati a tramortirlo.
Nel corto è presente anche Pluto, che in un primo momento sale ripetutamente sul palco, per poi distruggere gran parte dell’attrezzatura dell’orchestra verso la fine nel tentativo di acchiappare alcuni gattini.
Atteggiamenti differenti
Per quanto il comportamento sia di Pluto che di Pippo sia finalizzato a generare delle situazioni divertenti per lo spettatore, si percepisce fin da subito la differenza tra i due personaggi.
Alla genuina irruenza del cane arancione, peculiarità propria degli animali, si contrappone quella di Pippo, che, seppur spontanea, è caratteristica dell’essere umano. Per capirci: se la scena fosse stata diretta a personaggi invertiti chiunque avrebbe storto il naso, trovandola poco credibile.
Negli anni, spesso gli autori Disney hanno sottolineato la differenza tra Pippo e Pluto nelle proprie storie, arrivando a produrre vignette limite come quelle in cui il primo porta a passeggio il quadrupede.
Un cane che porta a passeggio un altro cane? Effettivamente potrebbe sembrare una frase paradossale, ma, secondo il ragionamento precedentemente esposto, questa situazione è plausibile.
Pippo, come già detto, non è infatti un animale a tutto tondo, rispecchiandone solo talune fattezze e non la sfera psicologica e caratteriale. Il pippide è e si comporta dunque come un essere umano e come tale è in grado di portare a passeggio Pluto.
In definitiva: perché Pluto non parla?
La soluzione appena riportata è ovviamente una semplice speculazione, in quanto Walt Disney non ha mai risposto ufficialmente a questo quesito, ma il ragionamento che ne sta alla base è talmente intuitivo che sarebbe strano non si rivelasse corretto.
In sintesi Pluto, proprio come tutti gli altri animali “canonici” Disney (Malachia, Ottoperotto…), non parla in quanto, rispetto a Pippo (che al netto delle fattezze animali rimane in nuce pur sempre un essere umano) è un cane piuttosto classico, seppur dalle capacità riflessive e affettive superiori alla media dei canidi.
Pluto dimostra quindi di essere un cane con un’intelligenza fuori dal comune per quella che è la sua specie, caratteristica che lo rende molto più intrigante sia per gli sceneggiatori che per i lettori.
E diciamocela tutta: probabilmente, se avesse parlato, Pluto sarebbe stato un personaggio molto meno interessante di quello che è.
Alberto Giacomelli
Immagini © Disney – Panini Comics