Quella volta che… il cattivo uccise i buoni

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“Hai mai visto quel cartone della Disney in cui tutti i buoni vengono uccisi brutalmente?

Nell’improbabile eventualità che qualcuno vi facesse questa domanda, cosa rispondereste? Probabilmente suggerireste al vostro interlocutore di controllare il suo tasso alcolemico, e non avreste tutti i torti! Oppure, potreste cercare su Google “ventenni paperoni cartone disney cattivo uccise buoni” e scoprire che il vostro amico o la vostra amica non era poi così avvinazzato/a. Il corto di cui parla esiste veramente, e risponde al nome di Chicken Little.

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Cartoni animati al fronte

Quando si parla di corti Disney, la mente non può che andare a quei giorni passati, quando ci sintonizzavamo su Rai 2 poco prima di cena per ridere delle disavventure di tutta la banda dello Zio Walt. Quei cartoni, realizzati quasi tutti prima degli anni ’50, non erano per nulla invecchiati nel viaggio che li aveva portati fino allo schermo della nostra tv a tubo catodico: al contrario, erano freschi e divertenti. Pensiamo solo a quanto ci siamo divertiti con le disavventure di Paperino, o con la serie sugli sport di Pippo! Bene, Chicken Little non è uno di questi.

Non tutti i cartoni Disney invecchiano bene. Alcuni di loro presentano stereotipi sociali o razziali oggi non più accettabili dal pubblico, altri sono imprescindibilmente legati al periodo storico in cui sono stati realizzati e difficili da apprezzare senza un’adeguata contestualizzazione; altri ancora non sono adatti ai bambini a causa delle tematiche che trattano. Esiste poi un gruppetto di cortometraggi che raccoglie tutte queste tre caratteristiche, a cui appartiene anche quello di cui parliamo in questo articolo. Questi corti, realizzati durante la Seconda guerra mondiale, risentono dei tempi in cui furono creati molto di più di altri corti dello stesso periodo, tanto da non essere stati più mostrati al pubblico in tempi recenti. In effetti, sono noti solo ai grandi appassionati dell’animazione: eppure hanno un grande valore storico e possiedono insegnamenti molto profondi per dei cartoni animati, proprio per i temi che trattano. 

Una tranquilla fattoria

Il cartone in questione venne realizzato nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. È ambientato in una fattoria abitata da numerosi animali (tacchini, galline, paperi, ecc…) che incarnano le diverse classi sociali degli USA dell’epoca: i tacchini rappresentano l’alta borghesia, i paperi la gioventù svogliata e alcolizzata, i galli la gioventù scatenata per la musica e così via. È il tipico espediente delle favole: utilizzare gli animali per rappresentare i comportamenti delle persone (anche se traspare un po’ di immotivata cattiveria verso i giovani).

Un bel giorno, la volpe Foxy Loxy (che diventa un improbabile Sbavo Volpo nella versione italiana) decide di volersi mangiare qualche abitante della fattoria. Questa, per sua sfortuna, è impenetrabile: per di più, gli animali sono guidati dal saggio sindaco Cocky Locky (in italiano GalliGall), che provvede in tutto e per tutto alla loro sicurezza. Foxy non si dà però per vinta: da brava volpe, decide di giocare d’astuzia, e cerca un modo per far uscire gli animali dalla fattoria di loro spontanea volontà. Come spera di riuscirci? Con l’aiuto di un manuale di psicologia.

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E poi dicono che studiare psicologia non serve a niente!

Il primo tentativo

Il libro consiglia alla volpe di adescare l’individuo meno intelligente per convincere tutti gli altri abitanti della fattoria a uscire. La sua scelta ricade sul pulcino Chicken Little, in italiano Paul Cino (sic!), un giovane pollo dall’aria non troppo sveglia (per essere gentili) che passa il proprio tempo a giocare con uno yo-yo. Foxy, sempre consigliato dal manuale, gli racconta un’enorme panzana: il cielo sta per cadere! Per convincerlo, la volpe fa un po’ di scena con del fumo e gli tira in testa un pezzo di legno dipinto di azzurro: questo basta per terrorizzare il pulcino, che trascina tutti gli abitanti sul luogo dell’accaduto. Il giovane pollo mostra loro il pezzo di cielo che gli è caduto in testa: Cocky Locky, che per fortuna è più sveglio, riconosce che è solo un pezzo di legno e riporta l’ordine; Chicken Little viene lasciato sul posto, sconsolato e deriso.

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Chicken Little: un pulcino “non sveglissimo”

La mossa vincente

La volpe però non si arrende: sempre seguendo il libro, lancia una campagna denigratoria per screditare Cocky Locky agli occhi degli abitanti, e convince Chicken Little di essere un grande leader, facendo leva sulla sua voglia di rivalsa. Infine, da abile manipolatrice, li porta allo scontro in un pubblico dibattito, durante il quale colpisce il vecchio sindaco con un altro pezzo di legno colorato a mo’ di cielo. Cocky Locky, già guardato con diffidenza a causa delle fake news messe in giro dalla volpe, perde ogni credibilità; gli animali si affidano a Chicken Little, che suggerisce (naturalmente su consiglio della scaltra Foxy) di rifugiarsi nella “caverna”, fuori dalla fattoria. La “caverna” in questione non è altro che la tana della volpe: non appena tutti sono entrati, Foxy li chiude dentro per mangiarseli. Il narratore del cartone a questo punto ci rassicura: tranquilli, queste storie vanno sempre a finire bene.

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Foxy Loxy si prepara ad entrare nella caverna

La storia va sì a finire bene, ma solo per la volpe: Foxy si mangia tutti gli animali della fattoria. Infatti, la vediamo con la pancia piena divertirsi a disporre in fila tutte le ossa degli (ormai ex) abitanti . Che dire, proprio il classico finale che ci aspettiamo da un cartone Disney! Anche il narratore è del nostro stesso avviso: protesta con la volpe, dicendo che non è così che la vicenda doveva concludersi. Al che il predatore, giocherellando con lo yo-yo di Chicken Little e mostrando il libro che l’ha condotta al successo, risponde sarcasticamente: “Ah sì? Non credere a tutto ciò che leggi, amico!”.

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Don’t believe everything you read, brother!

Perché li hai uccisi, Walt?

Se vi siete ripresi dal macabro finale, vi starete certamente chiedendo: perché Walt Disney ha pensato bene di mettere in scena questa “strage degli innocenti”? Perché ha lasciato vincere i cattivi? Queste legittime domande trovano risposta nel momento in cui ci si sofferma a pensare al contesto in cui gli Studios svilupparono il cartoon, ovvero quello bellico. Abbiamo già parlato del ruolo del reparto di animazione della Disney durante la guerra e della realizzazione di alcuni corti di propaganda per l’esercito e per il governo (come ad esempio The New Spirit The Spirit of ’43): Chicken Little non è strettamente propagandistico, eppure il messaggio che lancia è di rara potenza e profondità nel mondo dei cartoni.

Un’allegoria dei tempi

La vicenda messa in scena è una trasposizione abbastanza fedele della tradizionale favola europea Henny Penny. Questo racconto narra di un pollo che, credendo che il cielo stia per cadere, convince altri animali di tale sciagura; nel finale più diffuso una volpe mangia tutti questi animali creduloni, anche se non mancano versioni in cui vengono salvati da questo triste destino. Uno potrebbe quindi obiettare che la dura conclusione del cartone è una conseguenza di quella della favola. Eppure, quando gli Studios avevano realizzato la Silly Simphony La cicala e la formica, basato sulla celebre favola di Esopo, avevano optato per un più allegro finale alternativo, sebbene il testo originale si concluda con la probabile morte della cicala, abbandonata al freddo dalla formica. Non si tratta quindi di fedeltà al testo originale: perché quel finale così crudo? 

Il motivo di tale scelta è che Chicken Little è una denuncia nei confronti dell’isteria collettiva che negli anni precedenti aveva portato al potere pericolosi dittatori, Hitler su tutti. Il cartoon vuole mettere in guardia lo spettatore: queste idee folli e pericolose potrebbero dilagare, attraverso personaggi insignificanti, anche nelle fattorie guidate dai galli più illuminati; fuor di metafora, potrebbero insinuarsi nei democratici Stati Uniti.

Il sindaco Cocky Locky, infatti, è il simbolo della democrazia: soccombe perché non riesce a far valere il dialogo contro le menzogne e gli slogan della volpe. Chicken Little, invece, rappresenta ciò che gli americani devono evitare: se si lasceranno prendere dal panico e dalla paura, finiranno per fare il gioco dei regimi totalitari senza nemmeno rendersene conto. Foxy Loxy, infine, simboleggia la minaccia nazista: bisogna adoperarsi affinché la sua propaganda non distrugga altre “fattorie”, come ha già fatto in Europa. Non male, per un semplice cartone animato.

Una psicologia agghiacciante

A conferma che questa sia la corretta interpretazione di Chicken Little c’è poi il curioso manuale di psicologia usato dalla volpe in tutto il cartone. Vediamo più in dettaglio i suoi consigli.

  • Per influenzare le masse, iniziate dagli individui meno intelligenti.Se raccontate una bugia, non raccontatene una piccola. Raccontatene una grande.
  • Minate la fiducia delle masse verso i loro leader.
  • Tramite l’adulazione, persone insignificanti possono convincersi di essere dei leader nati.

Queste massime non provengono certo da un testo di psicologia qualunque: si tratta infatti di citazioni, adattate alla vicenda del cartone, tratte nientepopodimeno che dal Mein Kampf, il testo scritto da Hitler negli anni ’20 diventato poi il manifesto del nazismo! Addirittura, il progetto originale prevedeva che sulla copertina del libro ci fosse scritto il titolo della malfamata opera: tuttavia Walt decise di cambiarlo con un più neutro “psychology”, per evitare che il corto risultasse troppo datato una volta finita la guerra. Sempre per questo motivo, le tombe dei trapassati abitanti della fattoria, che avrebbero dovuto essere a forma di svastica, vennero rese più neutre, anche se venne mantenuto l’aspetto di un cimitero di guerra. 

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cattivo uccise i buoni cimitero
Le macabre tombe degli abitanti della fattoria evocano tristi scenari di guerra.

Un cartone sconosciuto

Anche senza questi riferimenti al nazismo, Chicken Little non è certo il classico cartone animato da guardare in famiglia durante le vacanze di Natale: per questo motivo è poco noto al pubblico, e raramente è stato mostrato in tv o distribuito in vhs o dvd. Qui sotto trovate il cartone in lingua originale: come avrete potuto intuire dalle traduzioni dei nomi, esiste anche una versione doppiata in italiano, intitolata Questione di psicologia, in riferimento al famigerato manuale.

https://www.dailymotion.com/video/x2dffhk

Probabilmente molti di voi, leggendo questo articolo, si saranno chiesti: “Ma come, Chicken Little? Non era il titolo di un altro film Disney?”. In effetti è proprio così. Nel 2005 i Walt Disney Animation Studios realizzarono una versione alternativa, riveduta e allungata della stessa fiaba che fu da spunto per questo corto del 1943, che fu tra l’altro anche il primissimo film degli studi confezionato interamente in computer grafica tridimensionale. La storia in quel caso risulta un po’ appiattita e banalizzata, in quanto gli allarmismi del pulcino risultano straordinariamente fondati, impoverendo il significato generale dell’opera.

Questo, però, ci porta ad apprezzare maggiormente il cortometraggio del 1943, che in dieci minuti scarsi ci regala un inquietante ma accurato ritratto dell’umanità tutta, universale e valido ancora oggi. Che altro dire? Ora che anche voi siete a conoscenza di questo corto, potrete rispondere per le rime a chi dice  che “i cartoni Disney sono roba da bambini”! E ricordate: non credete a tutto quello che leggete!

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Francesco Menegale

Immagini © Disney

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