Sono davvero tante le curiosità che sorgono riguardo un personaggio così popolare e amato come Paperino. Potremmo chiederci perché non porta i pantaloni o quali sono i mestieri che ha svolto, ma la prima domanda che uno si fa quando lo vede è: perché Paperino parla male nei cartoni animati? E perché gli altri personaggi, seppur animali antropomorfizzati come lui, invece parlano bene?
C’è Pluto che poveretto non parla (ma come ogni cane si fa capire molto bene), Pippo che ha le sue esclamazioni caratteristiche ma è comunque comprensibile, Topolino e tutti gli altri personaggi idem. Perfino zio Paperone ha la sua voce e nelle ultime versioni animate di DuckTales è caratterizzato da un simpatico accento scozzese.
E invece Paperino, nella sua versione animata, parla quasi sempre male, fatta eccezione per alcune occasioni in cui fu doppiato in italiano e quindi risulta comprensibile, tra cui la serie originale di DuckTales e alcuni corti (Il segreto svanito e altri cortometraggi con Franco Latini al doppiaggio), ed è sempre stato così. Perché? La risposta è più semplice di quel che pensiate.
Se andiamo a vedere la sua prima apparizione ne La gallinella saggia (1934) Paperino è un vero e proprio papero e come tale starnazza e fa versi tipici della sua specie. Emerge però uno dei suoi tratti caratteriali tipici: la pigrizia. Paperino dopo questa prima apparizione conquisterà il pubblico per il suo carattere e per la sua voce speciale fino a ottenere la sua indipendenza dalle storie di Topolino, cui inizialmente faceva da spalla.
Potrebbe interessarti anche: Perché Pluto non parla e Pippo sì?
Paperino, sopratutto nelle storie italiane, è irascibile, pigro, pasticcione e anche un po’ sfortunato. Ma è anche un personaggio che non ha paura di affrontare nemici per difendere i nipotini nei guai o ingaggiare avventure eroiche e mal pagate al fianco dell’avaro zione.
Un aspetto che in molti apprezzano di Paperino è la sua capacità di affrontare i problemi e provare a risolverli a modo suo. Lo so, lo so, talvolta le sue avventure finiscono in pasticci allucinanti ed esilaranti ma tante altre volte le sue storie ci scaldano il cuore e fanno sorridere.
Insomma, lo si ama proprio perché un po’ ci rivediamo nel suo essere così… Paperino!
Nel corto Il concerto bandistico (1935) abbiamo una rappresentazione a 360° di quello che è il caratteraccio di Paperino: in questo corto Paperino è un fastidioso flautista venditore di arachidi e gelato che vuole a tutti i costi suonare la melodia Turkey in the Straw e primeggiare sulla banda di Topolino che esegue, o meglio prova a eseguire, la celeberrima Overture del Guglielmo Tell.
Questo corto rese ancor più celebre Paperino e piacque moltissimo al pubblico, aggiudicandosi la medaglia per il miglior disegno animato alla 3ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Perfino il grande direttore di orchestra Arturo Toscanini lo definì il suo cartone animato preferito (andò a vederlo al cinema sei volte di seguito!) e invitò nella sua casa Walt Disney in persona.
Potrebbe interessarti anche: Quand’è veramente il compleanno di Paperino?
Perché Paperino parla male: la risposta sta nelle sue origini
Fin dall’inizio dunque Paperino ha parlato/starnazzato con quella sua tipica voce che tutti conosciamo. Ed è per questo che la risposta alla domanda “Perché Paperino parla male” va ricercata nelle origini del personaggio.
Facciamo insieme un piccolo salto indietro nel tempo.
È il 1933 e la bozza del corto La gallinella saggia circola da un po’ negli studios. Anche l’idea di inserire un papero è nell’aria. Così Walt Disney incarica Wilfred Jackson di iniziare a fare dei provini per individuare i doppiatori dei vari personaggi.
Un signore, trasferitosi da poco a Los Angeles, per guadagnarsi da vivere lavora come lattaio e promoter di latte per la ditta Adohr Milk Company (andava letteralmente in giro con un carretto di latte facendo i suoi tipici versi di uccellini e regalando snack a base di latte ai bambini). Un giorno però partecipò al programma radio The Merry Makers che lo aveva già ospitato quando viveva a San Francisco con l’imitazione dei versi degli animali cui era tanto affezionato.
Questo signore era Clarence Nash e non sapeva che Walt Disney in persona lo aveva ascoltato.
Clarence Nash, prima di approdare al provino alla Disney, aveva scoperto un modo particolare di parlare tentando di imitare la sua capretta Mary. E con questa voce si esibiva in alcuni spettacoli di Vaudeville e a San Francisco dove partecipava al programma radiofonico The Merry Makers.
Nash racconta che sentì da degli amici che agli studi Disney si stavano tenendo audizioni per delle voci di animali. Un giorno mentre si trovava a spasso con il suo carretto di latte vide un cartellone che raffigurava Topolino e decise di provarci. Fu così che si presentò alla reception degli Studios con una lettera che pubblicizzava il suo lavoro alla Adohr Milk Company ed eseguì alcuni dei suoi versi, chiedendo di far avere quella lettera a qualcuno che poteva essere interessato al suo lavoro.
Qualche giorno dopo ricevette la chiamata da Jackson per partecipare ai provini.
Durante il provino Nash sfoggiò tutti suoi versi e concluse l’audizione con Mary aveva un agnellino, imitando appunto la voce della sua capretta Mary, suo cavallo di battaglia. Jackson lo interruppe un secondo per attivare l’interfono con Disney e gli disse di proseguire. Walt irruppe immediatamente nell’ufficio di Jackson esclamando “Questo è il nostro papero parlante!”. La sua imitazione fu interpretata come un’anatra (e Nash si guardò bene dal dire che si trattava di una capra) e si aggiudicò così la parte del papero nel corto che fu distribuito nel 1934. Il resto è storia dell’animazione.
Potrebbe interessarti anche: Quella volta che… Paperino fece una strage
La voce di Paperino creata da Nash è anche detta “buccal speech” e prevede l’utilizzo delle guance al posto della laringe per produrre i suoni.
Come si fa la voce di Paperino? Ecco un tutorial veloce per chi vuole imitare la sua voce: si gonfiano le guance e si articolano le parole sgonfiando piano piano le guance dall’aria senza usare le corde vocali.
Splendido, a tal proposito, il dialogo fra Paperino e Clarence Nash tratto da A day in the life of Donald Duck (1956) :
(Qui trovate tutta la prima parte con Nash: https://youtu.be/XCet5LI7ohI)
Fu proprio lo stile incomprensibile del doppiaggio di Clarence Nash, soprannominato da allora in poi Ducky, a rendere possibili le esilaranti scenette che ritroviamo nei corti di Paperino. Alcuni lo capiscono, altri faticano a capire cosa dice ma è proprio questo il bello di questo personaggio.
Nash prestò la sua voce a Paperino fino al 1983, lo seguì poi dal 1985 Tony Anselmo. Quella del passaggio di testimone è una bellissima storia di amicizia.
Anselmo inizialmente si trovava alla Disney perché aveva studiato per diventare animatore. Per puro caso incontrò negli studios Nash, riconoscendolo come doppiatore di Paperino mentre diceva “Buongiorno” con la sua voce. Fu così che diventarono amici. Anselmo lavorava come animatore, ma, divertendosi a fare imitazioni, si esercitava nel tempo libero a imitare la voce di Paperino e Nash gli dava dei suggerimenti su come migliorare.
Come lui stesso afferma, non si sarebbe mai aspettato di diventare il successore di Clarence che infatti non rivelò all’amico di essere malato di leucemia. Ma dato che voleva che fosse pronto a prendere il suo posto dopo la sua morte lo addestrò senza rivelargli il motivo.
Nash prestò la voce a Paperino fino alla sua morte per leucemia nel 1985.
La sua ultima apparizione è in Canto di Natale di Topolino, dove Anselmo lavorò al fianco del suo amico come animatore (io non sto piangendo, tu stai piangendo!).
Tony Anselmo dal 1985, come desiderò Clarence Nash, è l’attuale voce di Paperino negli Stati Uniti.
Ecco dunque che la voce di Paperino ha avuto ad oggi, negli Stati Uniti, solo due doppiatori e nessuno ha mai pensato di cambiarla o aggiornarla cercando di renderla più comprensibile.
I doppiatori italiani di Paperino
La voce di Paperino in Italia ha avuto molti più cambi, seppur illustri, rispetto all’originale. Tra i primi doppiatori ci furono Oreste Lionello, Elio Pandolfi, Vittorio Stagni per poi arrivare a Franco Latini. Quest’ultimo doppiò anche moltissimi altri personaggi di animazione delle serie Looney Tunes e Merrie Melodies tra cui Daffy Duck, Silvestro, Bugs Bunny, Speedy Gonzales, Tom di Tom & Jerry, Barney Rubbles nei Flintstones.
Il suo doppiatore ufficiale è dal 1989 Luca Eliani, scoperto appena diciassettenne da Roberto De Leonardis mentre ancora frequentava il liceo. Eliani è particolarmente apprezzato nel mondo Disney in quanto è riuscito a ricreare l’esatta caratterizzazione proposta da Nash.
Una piccola chicca interessante: Nash doppiò la versione italiana di Saludos Amigos e Los tres Caballeros e inizialmente fu difficile trovare qualcuno che lo eguagliasse. Così capitò che venissero trasmessi nei cinema italiani prodotti Disney con personaggi doppiati in italiano tranne Paperino che aveva la voce di Nash.
Alcune curiosità su Clarence Nash
Una voce così iconica che ha dato vita a un personaggio storico conosciuto in tutto il mondo come quella di Nash difficilmente si scorda. Vorremmo perciò renderle omaggio citando anche gli altri personaggi da lui doppiati:
- prime apparizioni di Tom di Tom & Jerry
- primissime apparizioni di Paperina e Donna Duck
- Peter Pig (nel corto La gallinella saggia)
- Qui, quo, qua
- L’orso di Red e Toby Nemici e amici
- Figaro e gli asini in Pinocchio e altri corti con Pinocchio
- Un rospo in Bambi
E moltissimi altri piccoli animali di corti e lungometraggi, per arrivare a una singola occasione, nel corto Il ladro di cuccioli (1934), in cui doppiò Topolino (sì avete letto bene!), perché Walt si trovava in viaggio in Europa e non potè doppiarlo.
Ma Paperino parla sempre male?
Già in cima all’articolo abbiamo detto che in certe occasioni, in Italia, Paperino si esprime in maniera comprensibile, perché Latini parla in modo relativamente chiaro. Ci sono dei casi, però, in cui riusciamo a capire cosa dica il papero non solo a causa del doppiaggio, ma per motivi puramente narrativi. La voce incomprensibile, per Paperino, è un dramma, è motivo di frustrazione e di rabbia, e stando così le cose ha senso che questa cambi quando è in atto un mutamento psicologico del personaggio.
Possiamo citare, per esempio, La voce magica di Paperino, corto del 1948 in cui il papero si improvvisa venditore porta a porta e acquista sicurezza grazie a delle pasticche che gli conferiscono una bella voce, o Il dilemma di Paperino (1947), cortometraggio in cui Paperino, in seguito allo schianto di un vaso di fiori sulla sua testa, dimentica Paperina ma diventa un grande cantante. Anche nel reboot di Ducktales c’è una profonda ragione psicologica dietro a ogni cambiamento di voce del papero: nel finale della prima stagione, per esempio, Don Cheadle presta le sue corde vocali al papero, che grazie a un marchingegno di Archimede riesce a esporre il suo piano d’azione.
Viva gli starnazzi!
La storia della voce di Paperino si conclude qui, speriamo di aver fatto chiarezza. In fondo se lo amiamo tanto è proprio perché è rimasto vicino alle sue origini di papero e la sua voce è parte integrante del suo carattere: renderla comprensibile adesso lo renderebbe un personaggio completamente diverso.
Tutti poi sappiamo che quel suo starnazzare quando è arrabbiato rende l’idea più di mille parole ben enunciate.
Giulia
Fonti:
Cartoon Research | Metropolitan Magazine | Nerd Burger | New Character | IMDB | Antonio Genna
Copyright Immagini: © Disney, © Wikipedia