Il cibo impossibile (ma che desideriamo da sempre) nel fumetto Disney
Molte delle storie di Topolino mettono fame, dalle torte di Nonna Papera alla pizza di Paperino: per la fortuna dei più golosi, il cibo di questo tipo è facilmente riproducibile con un po’ di impegno ai fornelli.
Ci sono poi storie in cui compaiono pietanze insolite che non potrebbero esistere nella realtà. Eppure, di fronte alla consapevolezza che si tratti di invenzioni di fantasia, alcune ci sembrano così buone che la fame non vacilla. Nemmeno a distanza di anni, al punto che ancora oggi continuiamo a sognare di poter assaggiare questi cibi impossibili pur avendo letto queste storie da bambini.
Sappiamo bene che la mente di alcuni di voi sarà già corsa a rivangare qualche cibo appetitoso fra le storie divorate in passato. Per farvi venire ulteriore acquolina in bocca, ecco una classifica dei 5 cibi inventati che abbiamo sempre desiderato ma che, purtroppo, difficilmente vedremo sulle nostre tavole.
5. Zio Paperone e la mirabolante sabbia cullante (Macchetto/Della Santa)
Fine estate 2004. Le spiagge di Rockerduck sono tempestate di bagnanti a differenza di quelle di PdP. Per fare concorrenza al pivello, il vecchio cilindro si reca sull’isola Sand&Sand, fatta di spiagge dalle più varie particolarità. Approdato sull’isola, lo Zione si mette in cerca della sabbia cullante per coccolare i suoi futuri clienti. Ma non è questo che ci interessa. Prima di raggiungere il suo obiettivo Paperone trova vari tipi di sabbia, fra cui la spiaggia delle merende, dove la sabbia si può mangiare prendendola letteralmente a manciate.
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Il cibo impossibile al quinto posto della classifica, oltre a mettere fame, ha più risvolti sociali. È il momento del riscatto per chi da piccolo è stato sgridato, anche solo preventivamente, per aver provato a mettersi in bocca la sabbia. È la soluzione definitiva al problema delle file interminabili nei paesini di mare per comprare i panini prima di andare in spiaggia. E ce n’è per un pasto completo: dall’antipasto al dessert, a seconda della zona in cui ci si sdraia.
Io me la immagino come polvere di biscotto, quella che si usa come base per cheesecake. Oppure pangrattato abbrustolito con il parmigiano, cracker, patatine sbriciolate sul fondo del sacchetto.
E, se non vi ho convinto, guardate le facce felici di Pico e Paperone:
4. Zio Paperone e i ristoranti olografici (Ramello/Limido)
Il quarto posto della nostra classifica va a un altro cibo collegato al sapore di mare e alla ricerca di Zio Paperone di nuovi espedienti per accrescere il suo patrimonio.
Siamo a metà anni Novanta, in una società frenetica che non dà tempo alle persone di godersi un lungo pranzo a tavola, al punto che si preferisce un panino mordi e fuggi anziché sedersi al ristorante. Difatti, gli esercizi di Paperopoli sono tutti vuoti e urge correre ai ripari.
È il periodo delle sale giochi, in cui la realtà virtuale inizia a farsi strada con i primi ologrammi. Da questi, Paperone trae l’idea che gli serve a risollevare la situazione: usare gli ologrammi per rendere appetibile una pasta di alghe dall’alto potere nutritivo inventata nei suoi laboratori, ma decisamente poco bella da vedere.
Bastano poche sostanze naturali per dare alla pasta il sapore desiderato, e un proiettore olografico per rendere l’aspetto decisamente invitante. Il cliente entra nella cabina desiderata, inserisce la monetina, e in pochi minuti ha pronto davanti a sé il piatto desiderato: spaghetti alla svirgola, involtini al tartufo, doppi cannelloni alla crema di asparagi, bomboloni alla panna. I paperopolesi fanno la fila per averli.
Cosa può andare storto? Prevedibilmente, sarà l’invidia di Rockerduck a metterci lo zampino per far andare tutto all’aria.
Ma se tutto è destinato a tornare alla normalità, ormai il nostro appetito è stato stuzzicato: poter scegliere tra l’infinito scibile delle ricette a partire dalla stessa sostanza, al prezzo di poche calorie. Chi non desidererebbe una cabina così? Non nascondo però di essere stata attratta anche dalla pasta di alghe stessa, senza il camuffamento olografico. O forse, in quest’ultimo caso, sono strana io?
3. Zio Paperone e gli alimentautomi molecolari (Michelini/Cavazzano)
È il 1986: il problema della gestione dei rifiuti inizia timidamente ad affacciarsi nella società occidentale. Fiutando potenziali guadagni, Paperone decide di creare un’impresa per riciclare i rottami: del resto, cos’è il genio imprenditoriale, se non presagire in anticipo quali settori sono destinati a crescere in futuro e investire in essi prima di tutti gli altri?
Complice di tutto è il solito Archimede, che dà la soluzione in forma di robot che mangiano la spazzatura e la convertono in cibo o, più precisamente, dolci di vari tipi. I prototipi ci vengono presentati come alimentautomi molecolari, Alimol per gli amici. L’inventore si mostra inizialmente imbarazzato per questa trovata ma viene immediatamente rassicurato da Paperone: perché dovrebbe criticarlo? I dolci piacciono a tutti e gli Alimol iniziano a essere prodotti su scala industriale.
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Il problema è che i dolci piacciono proprio a tutti, anche ai robot stessi che, dopo averli assaggiati, scivolano rapidamente in una vera e propria dipendenza. Ma non temete, lo zione riuscirà a fare soldi anche su questo, convertendo l’eccesso di energia generato dalle indigestioni degli Alimol in elettricità.
Questa storia ci lascia due cose: primo, l’idea che è possibile immaginare soluzioni creative per sfruttare i rifiuti a nostro vantaggio, e secondo, il dolce desiderio di poter assaggiare anche noi questo cibo impossibile.
2. Topolino e bolle di sapore (Panaro/Cavazzano)
Unica storia ambientata a Topolinia a entrare in classifica, ma degna di un meritatissimo secondo posto. Il cibo in questione sono le bolle di sapore.
Topolino e Minni, di rientro da un viaggio ai tropici, trovano la città invasa di pubblicità e persone felicemente intente a mangiare delle bolle colorate e croccanti, le bolle di sapore. Ma a chi si deve tale prodigio? Il nostro è inviato dall’Eco di Topolinia a intervistare il direttore della Goodfood s.p.a., l’impresa che produce le bolle. Ma le parole del direttore e qualche imbeccata di Pippo accendono dei sospetti in Topolino, che inizia a indagare su chi sia veramente il creatore di questo cibo.
A dire la verità, Topolino ha risolto casi più intriganti di questo. La trama non è delle più coinvolgenti, eppure tutti ricordiamo chiaramente la storia grazie a quel cibo tanto appetitoso e prorompente da far passare tutto il resto in secondo piano. Topolino rincorre indizi in una pizzeria di Mouseville, ma noi continuiamo a essere distratti pensando solo a loro: le bolle di sapore.
Un cibo mai visto prima, leggero e nutriente, venduto in tubetti e che si gonfia soffiando con una cannuccia. In tutti i colori e tutti i gusti. Una sorta di Crystal ball, non solo atossico ma addirittura edibile. Il sogno proibito di ogni bambino, che con questa storia arriva a desiderare di fare merenda con il Crystal ball l’impasto delle bolle, oltre che poterci “giocare e far tante cose divertenti”.
1. Zio Paperone e i dirigibili irresistibili (Michelini/Camboni)
Il primo posto del cibo più desiderato non poteva che spettare a loro: i dirigibili digeribili. Paperopoli è messa in ginocchio dal traffico e Paperone cerca una soluzione per sorvolare il problema. Ancora una volta, il magnate crea un desiderio in noi lettori che non sapevamo di avere: la dirigibilina. Inventata per sbaglio, si tratta di una pasta leggera che, una volta gonfiata, diventa un velivolo a pedali, pronto a essere mangiato non appena arrivati a destinazione. Niente inquinamento, niente ingorghi, pasto incluso nel prezzo.
Dov’è l’inghippo? La dirigibilina è buona. Buonissima, irresistibile. In breve tempo i dirigibili non vengono più usati come mezzi di trasporto, e vengono mangiati ancor prima di essere gonfiati.
Possiamo biasimare i paperopolesi? No.
Sono passati ben più di vent’anni e io ancora, ogni tanto, ci penso. Ho il Topolino con la storia in una casa dove passavo le vacanze estive. Sperduta in mezzo alla campagna, lì avevo pochi fumetti che ho riletto fino a impararli a memoria. Può darsi che continui a sognarla solo per questo motivo? Non lo so. Ma poi mi viene in mente quell’impasto rosa, elastico, buono da mangiare. Penso al girotondo di gioia di Paperino, Archimede e Ki-Mik (scienziato assunto per l’occasione) che cantano “Urrà! Abbiamo inventato la dirigibilina!”, a Battista che mente a Paperone pur di andare a mangiarla di nascosto. La visualizzo davanti a me e vorrei assaggiarla anche adesso.
Agnese Amato
Immagini © Disney
Link INDUCKS alle storie:
La mirabolante sabbia cullante
I ristoranti olografici
Gli alimentautomi molecolari
Le bolle di sapore
I dirigibili irresistibili