Prima o poi, leggendo una storia in cui è presente Pippo, il dubbio che sia un po’ tonto è venuto a tutti.
È lecito pensarlo, in quanto spesso assume atteggiamenti non proprio brillanti che creano un buffo contrasto con quelli dell’amico Topolino, che sovente accompagna in avventure a spasso nel tempo o per risolvere casi criminali.
Pippo è un bonaccione, ma a volte non sembra essere esattamente connesso, non del tutto almeno, pur suscitando una gran simpatia.
Oggi cerchiamo di capire se Pippo è davvero goofy.
Chi è Pippo?
Pippo è un allegro cane, nato come braccio destro di Topolino nel 1932: ideato da Pinto Colvig e Johnny Cannon, vede la sua realizzazione più completa solo due anni dopo, nel 1935, ma è soprattutto Floyd Gottfredson a dargli il volto che tutt’oggi conosciamo. È caratterizzato da un maglione rosso, un gilet nero e un berrettino verde o blu, vesti che indossa nella maggior parte dei casi. Stando a una vecchia storia, porterebbe il numero 58 di scarpe! Spesso e volentieri viene dipinto come impacciato, sovrappensiero, goffo: l’esatto contrario di Topolino, con cui forma una coppia affiatata. La sua espressione facciale, con quei due grossi dentoni che spuntano, non gli conferisce un’aria molto intelligente.
Pippo viene chiamato Goofy per la prima volta nel corto Una serata di beneficenza del 1934, mentre sulla carta ciò accade nel 1936, nella storia Topolino e lo struzzo Oscar. Nei fumetti inizialmente si chiamava Dippy Dawg, ovvero “cane pazzo”, ma era già il solito Pippo un po’ buffo. Nel 1965, invece, riceve i panni di Super Goof, ovvero Super Pippo: pigiamone rosso, noccioline -le famose spagnolette- e si va a salvare il mondo al suono di “Yuk!“
Goofy, ovvero…
Come detto poco sopra, all’anagrafe americana il nostro Pippo è registrato con il nome di Goofy. La traduzione non è delle più adulatorie: significa, infatti, sciocco. Pippo dunque sarebbe per definizione uno sciocco? Un tontolone? Uno sbadato? Tante sono le prove a carico di questa tesi: dal suo modo di fare al suo comportamento, per arrivare alla sua famosa soffitta, incasinata tanto quanto la sua mente. Per Pippo il disordine è l’ordine e viceversa: nel caos sa sempre dove ciò che sta cercando si trova, mentre al contrario rimane disorientato di fronte a una stanza ordinata.
Adorabile, ma…
A volte, per i suoi modi di fare, Pippo risulta per chi lo attornia fastidioso, quasi irritante. Accade per esempio proprio nel corto della sua prima apparizione, dove sul palcoscenico Topolino, Minni, Orazio e Clarabella si esibiscono in uno spettacolo musicale e di danza. Fra il pubblico è presente Pippo, ai tempi ancora Dippy, che disturba la presentazione sgranocchiando con gran rumore arachidi contenute in un sacchetto di carta, ridendo sguaiatamente e dando fastidio.
Negli anni Trenta il personaggio viene usato molto spesso al fianco dello sfortunato Paperino per la sua evidente sbadataggine: la goffaggine diventa la sua cifra comica principale. Ha spesso la testa fra le nuvole: basti pensare al corto La roulotte di Topolino, del 1938, in cui Topolino, Paperino e Pippo sono a bordo di una roulotte guidata da quest’ultimo per andare in vacanza sui monti. Preso forse dal clima gioviale, Pippo smette di guidare per andare a fare colazione e, quando i suoi amici gli fanno notare che non vi è nessuno al volante, si precipita in macchina. Nel fervore, stacca l’aggancio della roulotte, che finisce in pasto alle avventure più disparate senza che lui se ne accorga minimamente.
Pippo è il perfetto interprete di episodi di comicità slapstick come si può vedere nella serie How to…, che negli anni Quaranta lo trova protagonista involontario in varie situazioni. Una fra le tante attività che deve compiere, per esempio, è lo sci, che ne L’arte di sciare lo mette alle strette fra discese, racchettoni e neve: si genera un pasticcio dopo l’altro. A impacciarlo ulteriormente, si mettono d’impegno gli sci stessi…
E come dimenticare la fantasmagorica serie I mercoledì di Pippo, di cui parliamo qui, dove veste i panni di un romanziere, dando vita a racconti illogici che fanno a pugni con Topolino, emblema della ratio e della logicità?
Scenari assurdi, senza capo né coda, emblema di una mente che vola nell’iperuranio libera da vincoli.
Quindi Pippo è tonto o no?
La risposta è: dipende. Pippo è un essere molto speciale, che a differenza di molti personaggi Disney non brilla per intelligenza, non eccelle in (quasi) nessun campo, non possiede un lavoro conclamato che lo ha reso famoso. Pippo è Pippo, ed è insostituibile. Certamente è molto ingenuo, un’ingenuità fanciullesca si potrebbe dire, pura e candida, che fa sorridere. Non un sorriso di pietà, ma un sorriso di affetto. Se Pippo combina disastri, non si ride di lui, ma si ride con lui. È caotico, pasticcione, ingarbugliato: ha una sua personale filosofia di vita, possiede un punto di vista laterale e limpido, che gli permette di stemperare la tensione al momento adatto e, perché no, di risolvere qualche situazione a primo impatto difficoltosa per chiunque altro.
L’illogico diviene logico
La finzione fumettistica, esattamente come quella cinematografica (a parte qualche caso) prevede che non si sfondi la quarta parete, ovvero che i personaggi non si dimostrino consci di far parte di un mondo, appunto, finto.
Attori e pubblico accettano senza dubbi e senza domande questo fondamentale elemento, affinché ci sia realismo.
Ma a Pippo non importa, e in Topolino e la rivolta delle didascalie sfonda l’impossibile per risolvere una questione piuttosto strana: le didascalie dei fumetti si sono ribellate, e ne combinano di tutti i colori. Topolino, simbolo della ragione integerrima, ne è vittima e si giungerà a una soluzione solamente grazie all’illogicità di Pippo, che si comporta consciamente come un personaggio dei fumetti. Il tutto si rivelerà, poi un sogno di Topolino dovuto a una botta in testa, ma ciò dimostra quanto Pippo sia… geniale!
Non ha pregiudizi, non ha un briciolo di cattiveria, si fida di chiunque gli stia attorno perché crede nella bontà intrinseca delle persone. Crede nell’amicizia, ha una saggezza tutta sua, che forse si fa fatica all’inizio a capire, ma che poi si rivela insostituibile. Si mette in gioco sempre, tenta, e se sbaglia non se ne cruccia.
Quindi, tirando le somme, Pippo non è tonto. Semplicemente è Pippo, con tutte le sfumature del caso.
E a noi piace così.
Anto
Immagini © Disney
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