Uno di famiglia
Scrivere queste righe è un compito ingrato ma di cui, allo stesso tempo, sono assai lieto. Albert Uderzo, spentosi da poco, è stato uno di quei compagni di viaggio con cui magari non hai mai conversato personalmente, con cui non hai mai condiviso dei momenti dal vivo ma ai quali, ciononostante, senti di essere legato da un profondo legame di affetto e di riconoscenza. Ma Uderzo, più che un amico, lo vedo come uno zio: uno zio saggio e bravo a raccontare favole. Quando ho saputo della sua scomparsa, l’impatto della notizia è stato infatti quasi pari a quello che avrei avuto se se ne fosse andata una persona di famiglia, come poche altre volte mi è successo.
In fondo, i miei ricordi legati a Uderzo risalgono fino alla mia primissima infanzia, esattamente come se fosse uno di famiglia. Nonostante me ne sia allontanato a un certo punto a favore di altri fumetti (in primis quello Disney), fortunatamente in tempi recenti mi sono riavvicinato al guerriero gallico, che ha fatto anche da “testa di ponte” per farmi scoprire il mondo della BéDé tout court: ringrazio “zio Albert” anche di questo.
Qualche ricordo
Ho imparato a leggere intorno ai 4 anni: non saprei dire di preciso come, con cosa e perché. Ma sin dai miei primissimi ricordi ero in grado di leggere. E leggevo (anche) gli albi cartonati di Asterix, che mio padre teneva allineati in un basso scaffale nel mobile proprio davanti all’ingresso. Chissà che la possibilità di arrivarci da solo e l’averli costantemente davanti agli occhi non abbiano contribuito.
Se ripenso a una storia come Asterix e la galera di Obelix (La galére d’Obelix, 1996) non saprei dire quando l’ho letta per la prima volta: è come se fosse parte della mia memoria da sempre. Ricordo invece quando lessi per la prima volta Asterix la rosa e il gladio (La Rose et le Glaive, 1991). Credo fosse il pomeriggio d’una domenica estiva: i miei genitori riposavano e io lessi l’albo tutto d’un fiato, senza mai interrompere la lettura. Rammento anche quando tra i volumi di quel mobile scovai per la prima volta Il figlio di Asterix (Le Fils d’Astérix, 1983). Il titolo e la copertina mi incuriosirono molto, e mi creò non poca hype l’aspettativa di vedere la prole di Asterix, solitamente irriducibile scapolo.
Latraviata
Ancora, già più grandicello, ricordo il mio primo incontro con Asterix e Latraviata (Astérix e Latraviata, 2001). Penso fosse o primavera inoltrata o l’inizio dell’estate, mia sorella era nata da poco. In quel periodo nel mio supermercato si trovavano alcuni prodotti da libreria (fra cui per esempio questo bel volumetto con marchio Disney Libri). E quella mattina, andando a fare la spesa con i miei genitori, trovai buttato lì in uno scaffale, tra prodotti che gli erano completamente estranei e di tutt’altra natura, un esemplare solitario del cartonato del penultimo albo di Asterix scritto e disegnato dal Maestro Uderzo. Ovviamente mi precipitai ad acquistarlo. Credo fosse la prima volta che compravo in prima persona un Asterix, anziché usufruire di quelli acquistati da mio padre.
L’albo, poi, conteneva una chicca non da poco: co-protagonisti della storia erano i genitori di Asterix ed Obelix. Il tutto ha contribuito a imprimere indelebilmente quest’albo nel mio cuore e nella mia memoria, tanto che lo considero ancora oggi uno dei miei preferiti.
E infine il cielo gli cadde sulla testa
Venne poi il turno, qualche anno dopo, dell’ultima avventura completamente a opera del secondo papà di Asterix: Quando il cielo gli cadde sulla testa (Le Ciel lui tombe sur la tête, 2005). Quando lo vidi nella piccola libreria, l’unica allora attiva nella mia città, già ero ormai nella fase di fervore filologico disneyano (e chi è cresciuto con le testate “per collezionisti” uscite nel primo periodo Muci sa bene come fosse facile caderne preda). Ciononostante, fui immediatamente incuriosito dall’uscita di una nuova avventura del biondo guerriero (così come mio padre), e lo prendemmo senza pensarci due volte.
Purtroppo, ahimé, il peso degli anni fra Latraviata e questa nuova avventura si era fatto prepotentemente sentire, e l’albo mi apparve molto scolorito e persino un po’ sconclusionato. Tanto da pensare che la cosa che colpì principalmente la mia attenzione all’epoca sia stata il nome del traduttore: quel Tito Faraci che ormai avevo ben imparato a conoscere grazie al suo lavoro su Topolino. Quando il cielo gli cadde sulla testa è probabilmente l’avventura di Asterix meno riuscita, ma oggi ho capito che qualcosa da dire ce l’aveva eccome, e ci tornerò fra poco. Inoltre, a scapito della sceneggiatura, i disegni non risentono assolutamente dell’età avanzata del loro artefice.
Quelli che ho voluto qui presentare sono alcuni (ma solo alcuni fra i tanti) dei ricordi più vividi e piacevoli per cui devo ringraziare Albert Uderzo. Mi sono limitato volutamente alle storie da lui realizzate in proprio senza prendere in esame gli albi realizzati in coppia con l’altro grande maestro René Goscinny.
Il riconoscimento di Asterix
Ho scelto di dare a questo articolo un taglio personale, con ricordi e sentimenti suscitatimi da Uderzo e le sue creature. Ed è per me un onore poterli comunicare a tutti i lettori di questa pagina. Non mi addentrerò dunque in analisi e considerazioni che stonerebbero rispetto al tono (magari ci sarà altra occasione). Ma qualche riflessione vorrei farla.
Oggigiorno Asterix si è ritagliato un suo spazio come uno dei più importanti prodotti dell’industria culturale francese, nessuno o quasi si vergognerebbe di professarsi lettore di Asterix. I più blasonati quotidiani esibiscono spesso e volentieri omaggi al piccolo Gallo. Uderzo ha ricevuto fior fiore di (meritatissimi) riconoscimenti e così via. Tutto giusto: il valore di questi albi è immenso. Hanno una costanza qualitativa – sia come testi che come disegni – forse senza confronti, e sanno affascinare e divertire come poche altre opere. Ma Asterix è molto più disneyano di quanto molti benpensanti e lettori occasionali non siano disposti ad ammettere.
Zio René, zio Albert e zio Walt
E quella di Asterix è una disneyanità profonda. Non solo «sia Goscinny che Uderzo hanno sempre confessato la propria ammirazione nei confronti dei fumetti e dei film Disney», come scrive Luca Raffaelli, ma ne hanno messo in pratica i precetti con autenticità e spontaneità. Basti pensare alla leggerezza (che non vuol dire superficialità), alla resa grafica di Uderzo (particolare sintesi fra plasticità disneyana e linea chiara fanco-belga), al tipo di umorismo (lontano dal semplice slapstick o dalla comicità spiccia), all’ottimismo di fondo (che non vuol dire faciloneria).
Ma forse, il più grande insegnamento che “zio” Albert e “zio” René traggono da un altro grande “zio”, “zio” Walt, è un altro: la capacità di piacere ai più grandi e ai più piccoli, ai lettori più colti come a quelli meno avveduti. E questa è, a mio parere, una cosa tanto difficile quanto preziosa. O almeno, lo è per il tipo di prodotto che Asterix si propone di essere (chiaro che per un film di Antonioni tale valutazione avrebbe un diverso valore).
Asterix e Obelix o Topolino e Pippo?
In effetti da piccino, leggendo i fumetti di Asterix e quelli Disney, pur avvertendo la differenza tra i due prodotti, ne sentivo le molteplici affinità, ed erano per me due esperienze di lettura per molti versi equivalenti. Probabilmente schematizzavo nella mia mente alcuni tópoi comuni ad entrambe le serie, che mi fornivano delle comuni chiavi di lettura che mi facilitassero lo switch. Al di là dei paroloni (concedetemeli), penso sia un “gioco” che da piccoli abbiamo fatto tutti.
In primis l’eroe: Asterix e Topolino. Entrambi bassi, coraggiosi, arguti. Pur con notevoli differenze caratteriali (non voglio perorare che siano uno la copia dell’altro, anzi, la ricchezza è proprio nella comunanza di diversità e affinità). Ed entrambi hanno un amico più alto e bislacco, caratterizzato da numerosi tic e bizzarrie.
Affinità
Entrambe le serie poi sono caratterizzate dall’alternanza tra scenari urbani, in cui l’eroe deve combattere contro elementi che vorrebbero perturbare l’ordinarietà della comunità in cui i personaggi vivono, e scenari esotici in cui i personaggi viaggiano lontano da suddetta comunità, spesso alla ricerca di qualcosa.
Per i primi si pensi da un lato ad avventure come Asterix e la zizzania (La Zizanie, 1970), Asterix e il Regno degli dei (Le Domaine des dieux, 1971) o Asterix e la Obelix SpA (Obélix et Compagnie, 1976), dall’altro lato si pensi invece ai tipici gialli di Topolino, ma anche alle storie in cui Zio Paperone deve difendere da qualche minaccia il proprio patrimonio. Per i secondi rimando a questo bel volumetto di qualche anno fa come esempio per Asterix, e alle avventure di Rodolfo Cimino per la Disney. In comune con Cimino poi Goscinny e Uderzo hanno anche la predilezione nel presentare gli autoctoni delle terre dove i nostri eroi viaggiano come strambi e con strane usanze, e caratterizzati da strani linguaggi o accenti.
È ovvio che tali connotati non sono esclusiva di Asterix e della Disney, ma in questa sede era su di essi che volevamo soffermarci.
Un arricchimento reciproco
Quello tra Asterix e Topolino non è stato tuttavia né un rapporto a senso unico, né tantomeno una fortuita somiglianza. Asterix ha anche dato, a sua volta, un contributo alla ricchezza del mondo disneyano. Basti leggere questa dichiarazione rilasciata dal Maestro Giorgio Cavazzano in un’intervista: «Quando uscì il primo numero di Asterix di Uderzo, io ne acquistai una copia alla libreria francese di Milano e ne portai una copia in studio per mostrarla a Scarpa, perché trovavo che il lavoro di Uderzo fosse meraviglioso. Ricordo che Scarpa lo guardò in maniera molto distratta e mi disse “Beh, insomma… non è disneyano”.».
Leggendo questo estratto la mentalità di Scarpa può sembrare limitata, ma in realtà quest’affermazione è indice di un canone estetico più profondo di quello che può sembrare, sebbene possa non essere del tutto condivisibile. Una volta staccatosi dal tratto scarpiano, comunque, Cavazzano deve molto della sua evoluzione successiva a Uderzo, e con lui il fumetto Disney in toto.
Volendo fare qualche altro esempio, la storia Zio Paperone e il segreto dei Galli Neri (1995) di Bruno Sarda e Alberto Lavoradori presenta una vicenda che è un chiaro omaggio alla BéDé di Goscinny e Uderzo, portando in scena una tribù di nativi americani molto simile a quella “che resiste ancora e sempre all’invasore”.
Melting Pot (2007) di Vicar (purtroppo mai approdata in Italia) contiene addirittura Asterix e Obelix tra i personaggi della vicenda.
Segnalo infine la divertente “parodia” (in realtà più un omaggio) uscita su Topolino qualche anno fa (anche con apposita copertina variant) Topolinix e lo scambio di galli (2016), scritta da Tito Faraci e disegnata da Silvia Ziche, che vede i personaggi di Topolinia nelle vesti dei compenenti della tribù gallica di Asterix.
Un omaggio
Ma anche Uderzo ha omaggiato la Disney, e proprio in quel Quando il cielo gli cadde sulla testa di cui parlavo poc’anzi. Pur non brillando, quest’episodio vorrebbe farsi portatore di una sorta di riflessione metafumettistica: in esso infatti il villaggio di Asterix combatte a fianco di Toon (strambo extraterrente proveniente dal pianeta Tadsylwien) contro dei malvagi alieni provenienti dal pianeta Nagma (anagramma di Manga). Come afferma Uderzo stesso: «Con questo albo voglio rendere omaggio al grande Tadsylwien… scusate, al grande Walt Disney che, da quel celebre e prodigioso druido che era, ha concesso a certi miei colleghi e a me di cadere dentro al paiolo di una pozione di cui lui solo deteneva il grande segreto.»
Il compleanno di Asterix e Obelix
Per concludere questo mio epitaffio al grande Uderzo, vorrei parlare di uno degli ultimi albi usciti, che è in realtà un’antologia di materiale collaterale non facente parte delle avventure principali della serie, ovvero Il compleanno di Asterix & Obelix – L’albo d’oro (L’Anniversaire d’Astérix et Obélix – Le Livre d’or, 2009), volume celebrativo in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Asterix. Il “prologo” di questo volume rappresenta, a mio parere, un perfetto simbolico “epilogo” delle avventure della coppia di galli. Uderzo, con tocco sublime, riesce a rendere perfettamente credibili le sue creature trasportate nell’anzianità, e la storia contiene tutte le caratteristiche che una storia di Asterix dovrebbe contenere senza snaturarne lo spirito. Vediamo (attenzione agli spoiler) anche un Asterix ormai in via di incanutimento attorniato da una schiera di nipotini, e un Obelix ormai completamente imbiancato e malinconico che si lamenta per l’assenza di cinghiali e per la perdita della sua forza.
Nuove avventure
Ovviamente le avventure di Asterix e Obelix non terminano con questo breve racconto, che rappresenta più una sorta di what if, e proseguono in una nuova serie di albi nei quali, dopo il ritiro di Uderzo, le redini sono state prese dalla nuova coppia formata da Jean-Yves Ferri e Didier Conrad. Pur nutrendo personalmente delle riserve sulla qualità degli albi post-Uderzo, sono contento che continuino a uscire, in quanto condivido la scelta di Uderzo, che non ha voluto che i suoi personaggi morissero con lui ma che continuassero invece a vivere in eterno.
Commiato
Esemplare è la prefazione scritta da “zio” Uderzo all’albo sovracitato, e di cui riporto un passo in conclusione dell’articolo:
«[…] Da quel momento in poi [la scomparsa di Goscinny, NdR], a detta di alcuni, Obelix, io e tutti gli altri, avremmo dovuto raggiungerlo nell’eternità, garantito. Ma alla fine di un periodo di grande tristezza e dolore, il nostro secondo padre, quello che con la sua matita ci aveva dato forma, ha deciso di proseguire da solo per continuare a farci vivere in altre, inedite avventure. Sei tu, lettore, che con il tuo sostegno e il tuo incoraggiamento, gli hai permesso di credere in quell’ardua scommessa. […] Asterix»
Caro Albert, io ritengo che tu, da quel grande druido che eri, sia riuscito a creare una pozione potente quasi quanto quella di Disney. E avendo avuto io la fortuna di cadere da piccolo sia dentro il tuo paiolo sia dentro quello di Walt (più ingordo di Obelix), auspico di sapermi appropriare di parte del vostro segreto per creare un giorno, a mia volta, un’altra pozione dentro la quale altri bambini e non solo possano un giorno cadere.
Sempre che non ci caschi prima il cielo sulla testa, per Toutatis!
Francesco, Antonio Grilli
Immagini ©Disney e ©Les Éditions Albert René
Fonti:
I Classici del Fumetto di Repubblica 19 – Asterix, Gruppo Editoriale L’Espresso S. p. A., Roma, 2003
Quando il cielo gli cadde sulla testa, Mondadori, Milano, 2005
Il compleanno di Asterix & Obelix – L’albo d’oro, Mondadori, Milano, 2009