12 cose che non sapevi sul vecchio Ducktales

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Con l’arrivo di Disney+ nelle nostre case di tempo per maratone e serate nostalgiche ne avremo a iosa.
Sicuramente molti di voi cominceranno proprio con la serie classica di DuckTales (1987-1990) e il relativo lungometraggio animato (DuckTales the Movie: Treasure of the Lost Lamp, da noi Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta).
Da amante viscerale dello show da oltre 25 anni, ecco una lista di 12 indispensabili fattarelli e curiosità per farvi iniziare la cronologica un po’ più preparati. E, magari, invogliati.

  1. Varietà

Il logo in stile Indiana Jones e il lungo episodio pilota potrebbero lasciare intendere che la serie parli esclusivamente di cacce al tesoro in giro per il mondo. In realtà gli episodi che seguono questo canovaccio… sono giusto una ventina, su 100 in totale: la serie è infatti un inno alla varietà di trame e situazioni, senza una formula precisa. Si passa da una spy-story a una commedia urbana, dal western all’horror, dando pieno significato al verso della sigla che recita “ogni giorno c’è una nuova storia”.

  1. Donald Duck No More… o quasi

Contrariamente a quanto pensano in molti, Paperino non appare solo nel primo episodio per poi dileguarsi in Marina.
Il nostro marinaio preferito è presente in “ben” 8 episodi, spesso come protagonista. Menzione per quello che è forse il più bello, Sphinx for the Memories (“Paperino e la mummia vivente”), che vede Paperino sosia di un antico faraone.

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Ducktales
  1. Da Tokyo a Paperopoli

Secondo l’ordine di produzione (e non quello, normalmente utilizzato, di trasmissione), i primi 45 episodi sono stati animati dall’allora Tokyo Movie Shinsha (TMS), celebre studio di animazione giapponese. La qualità è generalmente molto alta per gli standard televisivi dell’epoca, non sempre mantenuti dagli episodi successivi che furono tutti realizzati da Wang Film (Taiwan) a eccezione di una singola puntata affidata a uno studio australiano.

  1. Successone!

Inizialmente progettata per avere 65 episodi, la serie ebbe così tanto successo che Disney ne ordinò altri 30 per la stagione 1988-1989 e ancora altri 5 per il 1990, rendendola la più lunga serie disneyana per molti anni a venire.
La particolarità degli episodi post-65 è quella di avere uno scenario quasi esclusivamente cittadino: salvo qualche eccezione, la serie si concentrerà su avventure tutte ambientate a Paperopoli…

  1. Finale col botto

… ma con gli ultimi due episodi si ritorna ai vecchi fasti. Anzi, di più.
La serie si chiude con il doppio episodio The Golden Goose (“Il tocco magico”), dove la posta in gioco è altissima: dopo tante vicende quotidiane, stavolta c’è in ballo il destino del mondo. Fa ancora un certo effetto vedere Paperone scappare da una macchia dorata mortale destinata a espandersi fino a coprire di biondo metallo l’intero pianeta!

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Il tocco magico
  1. Nuova era

Prima di DuckTales le serie animate statunitensi – Hanna & Barbera a parte – servivano da spinta per vendere giocattoli.
He-Man, My Little Pony, Transformers: nessuno riteneva utile investire nel medium in termini di qualità, ma con DuckTales le cose cambiarono al punto da spingere tutto il settore a creare serie animate vendibili a sé: è anche merito suo se oggi celebriamo autentici capolavori come Batman The Animated Series.

  1. Berretti a spicchi

Sebbene sia giustamente andato in onda per primo, il ciclo pilota in 5 episodi The Treasure of the Golden Suns (“Il tesoro del sole d’oro”) venne prodotto in fase avanzata: sono infatti gli episodi che vanno dal 24 al 28.
Un trucco per riconoscere le fasi produttive? Fate caso ai cappelli dei nipotini! Quando hanno gli spicchi neri, siamo di fronte ai primissimi episodi realizzati (come Back to the Klondike/“Ritorno al Klondike”, il primo in assoluto). Quando sono completamente colorati di rosso, blu o verde, come nel caso del Sole d’oro, ci troviamo in produzione avanzata.

  1. Un tesoro musicale

«Voglio trattare questi paperi come persone reali che vivono avventure reali. Non intendo comporre musica come fosse uno show per bambini. Voglio prenderlo sul serio, come fosse “I predatori dell’arca perduta”.»

A dirlo è Ron Jones, che ha composto le tracce musicali orchestrate che sentirete negli episodi. Vi consiglio di ascoltare la serie, oltre che guardarla: vi renderete conto che c’è dentro roba meravigliosa, sicuramente l’aspetto invecchiato meglio di DuckTales.

  1. Paperoni Ventenni

Non è affatto raro, nel corso della serie, vedere i personaggi spaventati, tristi, che sbagliano e chiedono scusa, che piangono come Ventenni (magari per il timore di aver perso qualcuno!). Si tratta di un approccio insolito che non sarà mantenuto nelle successive produzioni televisive Disney, molto più umoristiche, slapstick e ciniche.

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Ducktales
  1. Il cavernicolo e il contabile

Esistono ben tre versioni della sigla, ma le differenze riguardano solo le immagini.
I primi 65 episodi mantengono la sigla storica che tutti conoscono, mentre dal 66 al 70 alcune sequenze vengono sostituite con spezzoni che presentano il personaggio di Bubba, un piccolo papero preistorico, e il suo triceratopo Tootsie. Dal 71 al 100, oltre a Bubba, nella sigla compare Fenton/Robopap, il contabile imbranato di Paperone che all’occasione diventa un supereroe. Bubba e Fenton sono personaggi fissi della seconda tranche della serie.

  1. Sequenze ingannevoli

Sempre a proposito della sigla: è inutile che vi affanniate a cercarli, proprio non troverete gli episodi con la scena di Gaia che bacia lo squalo o quello dell’alieno che ruba la banconota a Paperone. Diverse sequenze, infatti, sono state animate solo per la sigla!

Gaia e lo squalo
  1. A tutto Barks

Forse questa è la curiosità più scontata, ma è sempre bene ribadirlo: molti episodi sono tratti direttamente dalla testata Uncle Scrooge di Carl Barks, facendo di DuckTales una vera e propria trasposizione su schermo delle avventure a fumetti di Zio Paperone.
Il nome di Barks compare spesso nei credits degli episodi in questione, ma non è tutto: a volte le scene barksiane vengono rielaborate e inserite in episodi dalla trama del tutto differente, come l’intera sequenza finale di Liquid Assets (“La liquidità è tutto”), che mostra il celebre crollo della diga monetaria visto in Zio Paperone e la disfida dei dollari, per molti la più famosa storia di Zio Carl.

Ci sarebbe tanto altro da dire, ma mi limito a un… “per mille gonnellini scozzesi”!

Vito Stabile

© Immagini Disney

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