I 75 anni dei Tre Caballeros
Guelfi e ghibellini. Montecchi e Capuleti. Pandoro e panettone. Tra le più aspre rivalità della storia, ce n’è una che, purtroppo, ancora insanguina la nostra penisola. Si dice Cabaieros o Cabballeros, possibilmente con un numero abbastanza nutrito di “b”?
La pronuncia corretta è ovviamente Cabaieros, ma non nego che Cabballeros sia ammantato da quel fascino proprio delle parole che ti riempiono la bocca. Cabaieros o Cabballeros che sia, il trio formato da Paolino Paperino, José Carioca e Panchito Pistoles ha appena compiuto 75 anni di attività, passati principalmente a cantare, provolare con le tipelle latine e sparare a cose, persone e oggetti. Ripercorriamo insieme la rocambolesca carriera dei Tre Caballeros (che però sono stati molto vicini a essere quattro, ne abbiamo parlato qui).
Ah, scusate, questo è il video. Se non vi piacciono i video, proseguite oltre.
Paperi soli
Una realtà un po’ triste che riguarda Paperino è che non è che abbia tutti questi amici con cui interagisca abitualmente. Di solito infatti si confronta con i parenti: Paperone è lo zio, Paperoga e Gastone sono i cugini, i nipotini sono… be’, i suoi nipotini. Poi ovviamente ci sono Pippo e Topolino, più che altro in passato, Bum Bum e Archimede nelle storie di Corrado Mastantuono, i personaggi legati a degli universi particolari come Paperino Paperotto e PK. Se vogliamo possiamo metterci dentro pure Meo Porcello, ossia il suino che appare con lui ne La Gallinella Saggia, il suo corto d’esordio.
In realtà, però, quando si parla di amici di Paperino, ho sempre considerato suoi veri soci José Carioca e Panchito Pistoles, che insieme formano il trio dei Caballeros. Una sorta di controparte disneyana dei Tre Moschettieri: una banda di avventurieri allegri, caciaroni, un po’ guasconi, dotati di una virilità genuina, non sessista. Questo gruppo, inoltre, rappresenta non solo un’unione amicale, ma anche la fratellanza dell’intero continente americano. Paperino, cittadino medio statunitense, al nord. Panchito, galletto messicano, al centro. José, pappagallo brasiliano, al sud.
Tre Caballeros contro la Seconda Guerra Mondiale
Negli anni in cui il mondo si apprestava a fronteggiare la nube scura della seconda guerra mondiale, questo leggendario trio nacque proprio per favorire l’amicizia tra i vari stati del continente americano. Ma facciamo un passo indietro.
Prima di parlare di unione e fratellanza, immergiamoci nella divisione, nella crisi e nello scandalo. Non vedete l’ora, eh, zabette?
1940: esce nelle sale Fantasia, un film molto azzardato e sperimentale. Fantasia, per una serie di motivi, fece un pesante buco nell’acqua al botteghino e spinse gli studi Disney in una situazione di instabilità. Tra le maestranze aleggiava il malcontento e nel 1941, durante la lavorazione di Dumbo, si verificò un terribile sciopero degli animatori che paralizzò la compagnia di Walt.
Nel frattempo, in Europa era scoppiato il secondo conflitto mondiale. Poco prima che anche gli Stati Uniti entrassero in guerra, il presidente Franklin Delano Roosevelt volle curare un politica di buon vicinato con gli stati dell’America Latina, visto che alcuni coltivavano rapporti con la Germania e si voleva evitare che entrassero nella sfera d’influenza dell’Asse.
Walt Disney, ambasciatore in America Latina
Nelson Rockefeller, coordinatore degli affari interamericani, propose a Walt Disney di partire per una sorta di tournée nell’America del Sud, in veste di ambasciatore degli Stati Uniti. Venne scelto proprio lui perché già al tempo era popolarissimo, e i suoi film erano abbastanza universali e diffusi da trasmettere il giusto messaggio di fratellanza tra popoli delle Americhe.
Gli studi Disney, come ricorderete, avevano i loro problemi con gli animatori scioperanti. Quindi Roy Disney, fratello di Walt, uomo logico, razionale, quadrato, accettò al volo la proposta del governo, pensando che la lontananza del fratello avrebbe giovato al clima generale.
In effetti fu proprio così che andò. Walt raccolse armi e bagagli e intraprese questo viaggio in America Latina insieme a una ventina di fidati collaboratori. Con il capo lontano, le cose agli studios tornarono lentamente alla normalità.
Saludos Amigos, Hello Friends
La vacanza al sud durò qualche mese, e se ne trova una testimonianza nel documentario molto bello Walt Y El Grupo, del 2008. In questo viaggio gli artisti visitarono i vari stati, ricevendo un’accoglienza molto calorosa, e buttarono giù bozzetti e pensieri per nuove storie animate. Il primo risultato di questa esperienza fu il classico Disney più corto in assoluto: Saludos Amigos, del 1943.
Sostanzialmente è un diario di viaggio che dura circa una quarantina di minuti e che alterna delle riprese reali a dei cortometraggi ispirati a delle zone dell’America Latina. Il meglio riuscito di questi cortometraggi, secondo me, è Aquarela do Brasil, dove fa per la prima volta la sua apparizione un pappagallo brasiliano di nome José Carioca.
È il primo, storico incontro che darà vita al gruppo dei Tre Caballeros.
Ciao Amici! Un successo inaspettato
Saludos Amigos andò veramente molto bene al botteghino, soprattutto nei Paesi omaggiati nella pellicola, e anche la critica lo accolse molto bene. Lo storico cinematografico Alfred Charles Richard Jr. dichiarò che Saludos Amigos fece di più per unire i popoli delle Americhe di quanto il dipartimento di stato avesse fatto in cinquant’anni.
Walt Disney, ringalluzzito da questo inaspettato risultato, mise in cantiere un altro film latinoamericano, ossia I Tre Caballeros.
I Tre Caballeros, una sinfonia visiva
I Tre Caballeros è un film molto particolare. Vive di momenti diversi, cambi di ritmo, cambi di tema, cortometraggi più classici inseriti all’interno di una struttura ampia, sequenze in tecnica mista, exploit psichedelici esagerati (come la sequenza finale, che è sotto acidi), numeri di sperimentazione sinergica tra suono e immagine, stacchetti musicali, stacchetti demenziali… insomma, è un bel mischione di cose. Un bel mostro di Frankenstein.
È un film che può risultare un po’ noioso. Alcune sequenze musicali sono ridondanti, per alcuni la scena finale “lisergica” è lunghetta e interrotta bruscamente, a causa di tanti motivi alcune parti non sono invecchiate proprio benissimo. Insomma, ci sono un po’ di questioni su questo film che possono variare a seconda del gusto soggettivo.
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Serenata Latina
A me è un film che è sempre piaciuto molto, nonostante ne riconosca i difetti, perché ha un fascino tutto suo, che nessun altro Classico Disney può vantare. Io l’ho sempre considerato un po’ come una melodia dolce, lenta, da cui lasciarsi trasportare… un po’ come Bahia… siete mai stati a Bahia?
Ci sono tantissime cose di questo film che sono secondo me eccezionali e a cui molto spesso non si presta la dovuta attenzione in quanto sono molto diluite all’interno della struttura del film. Questo è il primo lungometraggio in cui Paperino è assoluto protagonista e inizia con un pacco per il suo compleanno, pieno di regali da parte di alcuni suoi amici sudamericani.
Il compleanno di Paperino
Questo è il pretesto da cui prende le mosse il film, che è un package film, ossia un film collettivo, senza una struttura unitaria e una storia lineare, com’era stato Saludos Amigos e come saranno altri film, come per esempio Lo scrigno delle sette perle, prima di Cenerentola nel 1950, anno in cui si ricomincia a fare dei film di stampo fiabesco e con una trama con un inizio e una fine.
Ognuno dei regali di Paperino dà vita a un segmento diverso del film. La prima parte è molto tradizionale e ci presenta due cortometraggi: uno dedicato a Pablo, un pinguino freddoloso, e l’altro a un asinello volante. Entrambi intrattengono, ci sono delle buone gag e delle buone animazioni, ma nessuno dei due brilla particolarmente.
Subito dopo arriva il regalo di José Carioca e, insieme a lui, arriva anche un’allegra confusione. Ci sono un paio di stacchetti interessanti, anche a livello di animazione, molto espressiva e che rende perfettamente l’interpretazione dei personaggi.
I Tre Caballeros in tre scene
È in questa parte centrale che si concentrano le mie tre sequenze preferite del film: la prima è quella dedicata alla presentazione di Bahia. Ci vengono mostrati diversi scenari della città, molto suggestivi per quello che riguarda i colori e le ambientazioni scelte, accompagnate da questa musica lenta e dolce e dalle parole emozionate di José Oliveira, doppiatore di José Carioca. È un momento quasi intimo, in cui il ritmo rallenta, che ho sempre trovato veramente poetico.
Subito dopo c’è un altro dei miei momenti preferiti, ambientato proprio a Bahia, dopo che Paperino e José prendono un trenino che li porta direttamente nella città brasiliana. La scena in questione è quella in tecnica mista, in cui i due volatili hanno a che fare con Aurora Miranda che canta circondata da maschioni.
Il viaggio del trenino è molto interessante visivamente. Si nota il contributo artistico di Mary Blair, una pittrice in forza allo studio Disney che ne influenzerà molto l’estetica, soprattutto sul finire degli anni Cinquanta. Sfondi geometrici, stilizzati, fondali neri, tinte piatte e colori pastello. Nonostante oggi si noti qualche limite, la scena in tecnica mista è veramente ben realizzata, divertente, e può vantare un accompagnamento musicale veramente eccezionale, con il bellissimo brano Os Quindins de Yayà.
C’è un’altra canzone che secondo me è addirittura superiore, ossia quella che accompagna l’apice del film: l’arrivo di Panchito Pistoles, galletto messicano dal grilletto facile e terzo caballero. I Tre Caballeros fu infatti realizzato dopo un ulteriore viaggio latinoamericano, più breve, focalizzato sul Messico, che era stato tralasciato in Saludos Amigos.
Noi Siamo i Tre Caballeros: una canzone identitaria
Dall’arrivo di Panchito il film si focalizza appunto sul Messico, iniziando a diventare un po’ ridondante e sbrodolone. Ma il canto che questi tre amici intonano, finalmente riuniti per la prima volta, è indubbiamente l’apice del film.
We Are the Three Caballeros è una canzone straordinaria, trascinante, allegra, che celebra non solo la grande fratellanza tra i tre pennuti ma anche quella tra i popoli che rappresentano. L’animazione si lega perfettamente alla musica in una coreografia scoppiettante, restituendo un’interpretazione dei personaggi magistrale.
Ah, già: nel testo originale della canzone Panchito qualifica il proprio gruppo come “three gay caballeros“. ll fatto è che negli anni Quaranta “gay” non indicava inequivocabilmente le persone omosessuali, anzi: il significato principale era quello che oggi è diventato secondario, ossia “gaio, spensierato, allegro”. Nelle versioni recenti del pezzo, il verso è stato trasposto in “three brave caballeros” (tre caballeros coraggiosi) o in “yes, three caballeros“.
Ci sono sicuramente altri momenti bellissimi e memorabili, per esempio la discesa dei tre sulla spiaggia di Acapulco, con Paperino furbetto che importuna delle donzelle: fateci sapere nei commenti a voi cosa piace di questo film.
I Tre Caballeros: celluloide e carta
Le imprese dei Tre Caballeros non sono circoscritte al film del 1945, ma proseguono in alcuni cammei in altre serie animate come House of Mouse e il reboot di Ducktales. Non solo: a Paperino, José e Panchito è stata anche interamente dedicata una serie abbastanza carina, Legend Of The Three Caballeros, prodotta da Disney Digital Network.
A mio modesto parere, però, il trio ha dato il suo meglio non più sullo schermo, ma bensì sulla carta stampata. I tre guasconi hanno vissuto diverse avventure a fumetti, per lo più molto dimenticabili, tranne che in due eccezionali casi: I Tre Caballeros Cavalcano Ancora, del 2000, e I Magnifici Sette (Meno Quattro) Caballeros, del 2005, entrambe scritte e disegnate da Don Rosa.
I Tre Caballeros secondo Don Rosa
Queste storie secondo me sono fondamentali e credo che ogni appassionato dei Tre Caballeros dovrebbe leggerle. Non solo: ne consiglio la lettura a chiunque sia sinceramente affezionato al personaggio di Paperino. Perché?
Perché il nostro marinaio preferito, finalmente, vive queste avventure insieme a degli amici veri che lo trattano come un loro pari. Diverse volte lo vediamo influenzato dall’ingombro massiccio di zio Paperone, che gli sarà sempre superiore e lo tratta con arroganza e sufficienza, oppure dal rapporto con i nipotini, che o lo fanno penare in quanto piccole pesti oppure sono efficientissimi e bravissimi, come lui non sarà mai.
In queste storie di Don Rosa Paperino, insieme ai Caballeros, viene finalmente esaltato e valorizzato, riscopre il valore di una vera amicizia, fino a ritrovare un sorriso per troppo tempo smarrito.
Mattia Del Core
Fonti:
The Illusion of Life (F. Thomas, O. Johnston)
The Nine Old Men (A. Deja)
Le Anime Disegnate (L. Raffaelli)
Animazione. Una storia globale (G. Bendazzi)
Animanìa: indagine sul rapporto tra i prodotti d’animazione e le masse (M. Del Core)
The Disney Compendium – La Tana del Sollazzo
Immagini © Disney- Fantagraphics Books Inc. – Walt Disney Productions – Disney Television Animation