Vi siete mai chiesti cosa succederebbe se mescolassimo il mondo di Game of Thrones con quello de La collina dei conigli?
Probabilmente il risultato di questo esperimento sarebbe Le avventure del bosco piccolo. Avete presente? Era uno di quei cartoni trasmessi di mattina sulla RAI, assieme ad altre serie di successo (Digimon o Guru Guru, per citarne alcune).
Questo cartone ha riempito la nostra infanzia di momenti che hanno spezzato i nostri cuori di ingenui fanciulli. Le avventure del bosco piccolo, infatti, è carico di episodi fortemente traumatici, tanto che a ripensarci oggi alcuni potrebbero ancora sentirsi scossi. Ma adesso che siamo adulti, ironicamente, lo ricordiamo con affetto, perché questo cartone ha indubbiamente toccato le corde della nostra sensibilità.
Il cartone trae spunto dal romanzo The Animals of Farthing Wood di Colin Dann, scritto nel 1979. Il successo riscosso dal libro è stato tale da aver spinto lo studio inglese Telemagination e quello francese La Fabrique a realizzarne una trasposizione animata nel ’93, che ha eguagliato il successo della versione cartacea. Seppur con qualche lieve differenza, il cartone ruota attorno a un gruppo di animali che sono costretti ad abbandonare il loro bosco natio a causa di problemi causati dall’uomo. La serie è composta da tre stagioni, per un totale di 39 episodi.
Trama
Come già detto, i protagonisti sono gli animali di un piccolo bosco, le cui vite sono in pericolo per colpa delle attività dell’uomo: le continue stagioni di caccia stanno mettendo a rischio la fauna locale, gli alberi vengono abbattuti per lasciar spazio alle abitazioni e l’inquinamento del lago, ultima riserva idrica rimasta, compromette la stabilità degli animali nel bosco.
Di fronte a queste calamità, i protagonisti devono prendere una dolorosa decisione: abbandonare il bosco, la loro casa. Grazie a Rospo gli animali vengono a conoscenza dell’esistenza del Parco del Daino Bianco, una riserva creata su misura per gli animali, dove essi non dovranno più temere la minaccia dell’uomo: insomma, il luogo perfetto per iniziare una nuova vita. Prima di prepararsi al lungo viaggio, gli animali prestano il cosiddetto Gran Giuramento di mutua protezione, ovvero un patto con cui prede e predatori stringono un’alleanza difficilissima, ma necessaria per garantire la sopravvivenza del gruppo.
Il patto segna l’inizio di un lungo esodo, ostacolato dall’uomo, dalla natura e dall’istinto animale. Saranno molti a perire nell’impresa e quei pochi che riusciranno nell’intento ne usciranno profondamente cambiati.
Le avventure del bosco piccolo: un triste cartone per una triste realtà
Qual è la morale che fa da sfondo a Le avventure del bosco piccolo? È sicuramente forte il messaggio ambientalista rivolto al pubblico infantile. Il cartone è un vero e proprio ritratto dell’ambiente naturale, talmente fedele da risultare spesso crudo, soprattutto negli episodi che mostrano il rapporto conflittuale tra preda e predatore. Un modo come un altro per illustrare al pubblico giovanile i concetti di piramide alimentare e biodiversità.
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Il cartone mette in luce i mali compiuti dall’uomo ai danni della natura: caccia, deforestazione, urbanizzazione e inquinamento sono solo alcune delle attività che, se portate all’estremo, provocheranno (o forse meglio dire che stanno già provocando) la distruzione di interi ecosistemi. Possiamo dire che (purtroppo) questo triste cartone del passato si ricollega ai disastri naturali del presente di cui siamo testimoni: l’uomo spesso e volentieri tenta di dominare e sfruttare l’ambiente, anche ricorrendo a metodi poco ortodossi, e a pagare il prezzo delle sue azioni sono prima di tutto gli animali, costretti alla fuga per sopravvivere.
Il messaggio de Le avventure del bosco piccolo appare, dunque, chiaro. Bisogna preservare la natura nei suoi equilibri e ristabilire un rapporto di rispetto con la flora e la fauna.
Al di là della natura
Il cartone non si limita solo a trasmettere messaggi di stampo ambientalista. Quello della morte è un argomento scomodo che noi, tendenzialmente, rifiutiamo di affrontare, ed è un tema molto ricorrente in tutto il cartone animato. Impossibile rimuovere dalla memoria la raccapricciante scena dell’averla che infilza tra i rovi dei cuccioli di topi, o dei signori ricci che muoiono schiacciati da un camion, a pochi giorni di distanza dal Parco: sono scene disturbanti che ancora oggi ricordiamo. Eppure la morte è la cosa più naturale che ci sia, e fa parte del ciclo della vita. Alcuni degli animali protagonisti muoiono perché presi dall’istinto animale che è loro intrinseco: la natura, in sintesi, segue il suo corso.
Nel cartone viene trattato anche il valore dell’amicizia: il viaggio intrapreso dai nostri eroi li aiuterà a maturare, a conoscere meglio se stessi e di conseguenza a comprendere meglio gli altri. L’iniziale diffidenza tra prede e predatori si va via via attenuando, sostituita man mano da un profondo legame di affetto reciproco che renderà il gruppo ancora più unito e compatto. Anche quando riescono a raggiungere il Parco del Daino, gli animali continuano a mantenere vivo il giuramento, perché hanno scoperto di aver bisogno l’uno dell’altro, e di poter contare su amici che li sostengono.
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Antonio Ferraiuolo
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Fonti: BBC, Google Immagini