Anche quest’anno è arrivato l’8 marzo. La mimosa fiorisce e gli uccellini cinguettano che la Giornata internazionale dei diritti della donna non ha senso, che le donne hanno già troppi poteri e anzi, perché non esiste la festa dell’uomo? Potrei rassicurarli sul fatto che non siano minacciati i loro diritti, discutere della necessità di essere uniti per la parità dei sessi e alla fine ricadere nella solita baruffa sulle presunte differenze innate. Invece sfoglierò un’altra volta il diario di Paperina, tornando indietro sino alle memorie della sua infanzia. Chissà che non ci sia qualcosa da imparare!
Sei nata Paperina, che cosa ci vuoi far?
Proprio così: Paperina non è nata con i tacchi ai piedi palmati, è stata anche lei… una paperina! Eppure scommetto che non vi siete mai interrogati su come abbia vissuto da piccola. Paperina è troppo autoritaria, troppo fiera di sé, troppo ambiziosa: a chi interessa di lei?
Infatti Paperino gode di un vasto universo narrativo intitolato al paperotto che era, ma l’analoga serie Dal diario scolastico di Paperina conta solo due storie, benché prenda le mosse dal prolifico filone Dal diario di Paperina. Forse, influenzati da certi stereotipi, proviamo meno curiosità verso le storie di una bambina, che immaginiamo più responsabile di un maschietto, ma meno avventurosa, meno pasticciona, in parole povere meno bambina?
La prima delle memorie d’infanzia di Paperina, Una visita al museo, viene pubblicata su Minni & company nel 1996. Poi il cadavere macilento della serie viene riesumato con la storia Matematica che brividi! a ben sei anni di distanza, sulla testata decaduta e rinominata Minni amica del cuore.
Anche se Una visita al museo affronta il tema degli stereotipi di genere, la piccola Paperina è poco pasticciona, molto responsabile, molto adulta. A differenza di Paperino Paperotto, che interpreta la quotidianità con un filtro fantastico, Paperina affronta con realismo situazioni più grandi di lei: una casuale scoperta storica, la povertà di un compagno di classe. Vero, la maturità di Paperina le garantisce un innovativo ruolo di leader fra i coetanei, ma a quale prezzo? Le bambine sono troppo furbe per diventare Bimbe Smarrite, afferma Peter Pan. D’altronde Cindy Lauper suggerisce che anche le ragazze vogliano divertirsi.
Paperina, dai, pensaci un po’ tu!
Ed è con tre ragazze per niente divertite che si apre Una visita al museo, storia di Bruno Sarda con matite di Franco Valussi e china di Massimiliano Calò. Si tratta di Ely, Emy ed Evy, le nipotine di Paperina inventate da Carl Barks, poco popolari su Topolino ma piuttosto pullulanti su Minni.
Le memorie scolastiche di Paperina vengono sempre narrate a beneficio delle tre paperette, alle quali la cara zia offre la propria esperienza. Quello che è un monologo interiore in Dal diario di Paperina , qui diventa un momento di trasmissione matrilineare del sapere. Nonché un esempio di solidarietà femminile che si basa non su nemici comuni, ma su situazioni condivise.
I più famosi Qui, Quo e Qua, per l’occasione nei panni di cavernicoli col becco, ci rendono subito chiara la disputa in corso. Nella scuola dei nipotini e delle nipotine vige la guerra maschi contro femmine, alimentata da pregiudizi di genere che punteggiano l’intera storia. L’opinione dei maschietti è che le femmine siano deboli, incapaci, incompetenti e insignificanti in qualunque attività. Bleah, femminucce! Queste ultime, dal canto loro, trovano una magra rivalsa nel ritenere i maschi più grossolani e meno intuitivi. Proprio dei maschiacci.
Il vecchio diario che Paperina ha conservato dai tempi della scuola ci mostra, per mezzo del solito flashback con didascalie in corsivo, che il presente e il passato sono tristemente identici. La piccola Paperina e le sue amichette Wendy, Melissa e Meggy trascorrono la vita scolastica con il coltello fra i denti, grazie alle punzecchiature maschiliste di Paperino, Gastone, Paperoga, Archimede e un bulletto di nome Jim.
Malgrado i paperini/e nella divisa di scuola siano uguali, entrambi senza pantaloni né gonna, persino la loro insegnante li considera diversi. La professoressa Repertis, in teoria abbastanza adulta e laureata da essere al di là delle discriminazioni infantili, si rivolge infatti “ai maschi” come gruppo, dando per scontato che siano i più turbolenti. Neanche la pedagogista Elena Gianini Belotti lo definirebbe un buono stimolo educativo: quando mai i “maschiacci” vorranno comportarsi meglio, visto che nessuno se lo aspetta?
Sì, non sono una santa, ma erano altri tempi, con Nuvola Bianca!
Interrompiamo un attimo le memorie di Paperina per non perdere il conto dei pregiudizi elencati:
- I maschi sono superiori alle femmine.
- Le femmine non capiscono nulla di computer (cough cough, Ada Lovelace!).
- I maschi fanno sempre casino, non sanno controllarsi.
Che dire, per fortuna non siamo più bambini e queste frasi non ce le scambiamo mai! Eppure sono stranamente familiari… anzi, non ne manca una? Sì, sì, non preoccupatevi, adesso arriva.
Nel corso della visita al museo che dà il titolo alla storia, queste discussioni di alto livello arrivano al punto di rottura (letteralmente). Gastone, Paperino e Jim, da bravi wannabe machos, trovano ispirazione nei reperti di Nuvola Bianca, condottiero nativo americano che tenne testa ai conquistadores. Avanzano quindi la provocazione che stavamo aspettando: la storia la fanno gli uomini, perché le donne mica combattono!
Nel macello che consegue questa affermazione, Una visita al museo si trasforma in un’avventura archeologica, dove maschi e femmine sono costretti a impugnare una pala alla ricerca del tesoro sepolto di Nuvola Bianca. Ottima occasione per mettere da parte le ostilità in base a un obiettivo comun… ehm, no. Occasione piuttosto di far partire la sfida decisiva: chi troverà per primo il tesoro, le femmine o i maschi?
I quack do anything better than you!
Ma sì, aggiungiamoci un altro pregiudizio: nessuna donna può battere in forza fisica un uomo! Peccato che, malgrado il gran parlare, né Archimede né Gastone abbiano la minima vocazione all’uso dei muscoli e preferiscano cercare il tesoro con le proprie abilità individuali: la tecnologia e la fortuna.
Paperina, a capo del gruppo delle femmine, decide invece di far lavorare la mente. Così facendo, giunge all’inevitabile conclusione che le doti di ciascuna personalità, persino quella sballata di Paperoga, possono essere messe insieme per raggiungere uno scopo impossibile per il singolo. E per questo possiamo rileggere Una visita al museo quante volte vogliamo, senza riuscire a stabilire chi, fra maschi e femmine, Paperina o Gastone, abbia avuto l’intuizione determinante o abbia spostato la pietra sovrastante il tesoro: lo sforzo collettivo, l’unione delle individualità nel rispetto reciproco, la valorizzazione delle competenze personali, la capacità, finalmente, di collaborare è la chiave della storia.
I’m a motherducking woman, baby, alright
Ma le memorie di Paperina hanno ancora qualcosa da insegnarci. All’inizio di Una visita al museo, apprendiamo che i conquistadores cancellarono il nome di Nuvola Bianca dai loro documenti: per la vergogna di essere stati sconfitti? Oppure c’è dell’altro? Per quale motivo una grande personalità viene condannata ad affrontare il silenzio della storia?
La risposta arriva insieme alla scoperta del tesoro, con il ritrovamento di un ritratto di Nuvola Bianca.
Essere macho non è l’unico modo di essere forti. Anzi, forse non è un modo: la brutalità e la prevaricazione, come abbiamo dimostrato, non fanno che rendere piccolo e complicato un mondo dove c’è posto per tutti. Né Gastone, né Paperino, né Archimede, né Paperoga aderisce al modello del “macho” tutto d’un pezzo, forte e senza emozioni. o in realtà ai loro modelli di virilità muscolare: Gastone è vanitoso, Paperino è un emotivo, Archimede è un nerd sollevatore di coriandoli, Paperoga è semplicemente Paperoga. Eppure paperotti e paperotte sono in grado di trovare il tesoro, quando ogni modello di mascolinità rude e femminilità elegante viene meno e tutti sono liberi di essere se stessi.
Come Nuvola Bianca, che non sembra né imponente né minacciosa, tuttavia ha riunito le tribù sotto la sua ala e ha liberato la sua terra. Le memorie di Paperina parlano chiaro: non c’è sempre bisogno di combattere per fare la storia, ma in ogni caso le donne ne sono capaci.
E dimenticavo: auguri, ragazze!
Verina Romagna
Immagini © Disney