Carnevale è un periodo caratterizzato da scherzi, coriandoli, maschere e soprattutto travestimenti. Le origini della festa sono antiche e stratificate: ad esempio i romani a febbraio onoravano le divinità sotterranee dei Mani con riti purificatori che celebravano la fine dell’inverno e la fecondità delle terra. Il Carnevale è un periodo quindi di rinascita, di risveglio dal sonno dell’inverno in un clima di festa e di gioia. Nel Medioevo invece Carnevale era la festa dei folli: si usava travestirsi e le regole sociali si invertivano, persino il povero poteva fingere di essere nobile. Allo stesso modo Paperino, in Il Carnevale di Paperin Paperone, approfitta della festa per vestire per una volta i panni di un multi-multimiliardario con le tasche piene d’oro di nostra conoscenza.
Il Carnevale di Paperin Paperone venne pubblicato per la prima volta nel 1955, sul numero 6 degli Albi d’Oro (di recente invece su I Grandi Classici Disney n. 49) e ha come autori due Maestri Italiani: Guido Martina ai testi e Romano Scarpa ai disegni.
Voglio vivere così, con l’oro in fronte
La storia ha inizio con una serie di scene discordanti. Nella prima vediamo un Paperone gioviale bearsi del suo oro, cantare e ballare. Nella seconda invece un Paperone affarista infuriato per una partita di monete di cioccolato avariata (non stupisce, considerato che la polvere di mattone e il burro rancido ne sono gli ingredienti principali) venduta sottocosto.
L’arcano è presto svelato: colui che si presenta allegro e pimpante ai nipotini non è Zio Paperone ma Paperino travestito. Questi ha colto l’occasione del Carnevale per mettersi nei panni dello zio e provare l’emozione di sentirsi finalmente ricchissimo e con le tasche piene d’oro (monete di cioccolato naturalmente). Quando riceve un regalo inaspettato di 1000 dollari, inoltre, si convince dell’influsso benefico della mascherata. Corre quindi alla parata per vincere il primo premio al concorso carnevalesco.
L’abito non fa il monaco, soprattutto a Carnevale
Nella parata di Carnevale, disegnata da un giovane Romano Scarpa (da pochi anni membro dello staff di Topolino) possiamo già notare alcuni tratti tipici dell’autore e della sua abilità. In questa colorata baraonda Paperin Paperone viene avvistato da due loschi figuri travestiti in modo improbabile che si riveleranno i bassotti. Credendolo Paperone, lo rapiscono agganciandolo a un elicottero (!) e lo trasportano velocemente presso il “segretissimo” covo per pretendere il pagamento del riscatto.
Nessun aiuto venne da Paperone quel giorno
Qui, Quo e Qua, risvegliatisi dal coma farmacologico indotto dal cioccolato e dai sonniferi, sono allarmati per l’assenza dello Zio e raggiungono di corsa l’ufficio di Paperon De’ Paperoni. Scoprendo del ratto, con un cinismo unico e con magistrale sadismo, lo zio li caccia a pedate sbeffeggiandoli.
Facciamogli l’inganno della montagna d’oro
I poveri nipotini, lasciati soli dagli adulti, devono escogitare un sistema per liberare lo zio rapito e ingegnano un inganno: acquistano la tonnellata di monete d’oro di cioccolato. Facendole passare per autentiche avranno la possibilità di pagare il riscatto e fuggire con Paperino.
Ma la storia prende una piega inaspettata: Paperin-Paperone rivela ai rapitori di essere semplicemente Paperino e, una volta alleggerito del biglietto da mille, viene rispedito a calcioni nel deserto. Incontrati per caso nell’afosa desolazione, i nipotini cercheranno di restituire la montagna d’oro. A causa del caldo però questa si trasformerà in una gigantesca ondata di marroncina melma. Qui, Quo e Qua dovranno ripagare il droghiere in un altro modo, per rimediare alle facezie dell’ingenuo zio.
A Carnevale ogni scherzo vale
Senza andare a scomodare Plauto e gli altri, è chiara l’ispirazione della storia alla commedia degli equivoci. Paperino infatti nutre il desiderio (comprensibile) d’essere finalmente ricco per un giorno e travestendosi incorre in una serie di fraintendimenti e situazioni comiche spassose. La storia in sé è equilibrata, non perde tanto tempo in chiacchiere, alternando scene più dinamiche ad altre perfidamente divertenti in un’atmosfera scanzonata quale è quella del Carnevale. A fare le spese di questo tutto sommato innocente capriccio sono però i nipoti, la controparte paradossalmente adulta delle storie Martiniane, storie in cui qualcuno, specialmente se povero e disgraziato, deve sempre pagare lo scotto.
Il Carnevale di Paperin Paperone regala qualche morale implicita? Probabilmente no, se non quella di fare attenzione nell’invidiare altre persone, in quanto i loro panni potrebbero andare più stretti di quanto pensiamo.
Antonio Manno
Immagini © Disney – Panini Comics
Fonti
http://www.treccani.it/enciclopedia/carnevale_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/