La storia di Archimede Galileo
Su Topolino n. 2824 e 2825 compare la storia Galileo e l’albero della Scienza, sceneggiata da Augusto Macchetto e disegnata da Paolo Mottura.
Il protagonista della storia, Galileo Galilei, viene interpretato dall’inventore più famoso di Paperopoli (e chi sennò?), Archimede Pitagorico, che per l’occasione avrà due assistenti formidabili: Paperino e Paperoga, testimoni (pasticcioni) del suo genio innato.
La vicenda si apre con la descrizione dell’infanzia del nostro protagonista, a Pisa intorno al 1575.
Narratore di questa vicenda non è altro che Pico de Paperis, professore di una scolaresca (in cui troviamo Qui, Quo, Qua) in gita in quella stessa città durante i giorni nostri per un viaggio premio.
Il racconto ripercorre parte delle tappe più significative della vita di Galileo: dalla sua formazione alle sue più grandi scoperte.
Nella storia infatti al nostro personaggio sono attribuite una serie di invenzioni come il termoscopio (uno strumento indicante le variazioni della temperatura) e le macchine per sollevare i liquidi. Perfeziona inoltre le calamite armate e attraverso un telescopio potenziato scopre la reale conformazione della Luna e parte dei satelliti di Giove.
Si fa infine un leggero accenno alla teoria eliocentrica copernicana. Ma ciò che più emerge in questa storia non è un semplice elenco di invenzioni, ma ben altro.
Oltre le Invenzioni
Questi sono infatti i risultati, ottenuti anche grazie al metodo scientifico studiato ed adottato da Galileo Galilei. Ma c’è una parola magica, un filo conduttore che lega tutto dalla prima all’ultima vignetta: la curiosità.
Archimede è stato sicuramente il personaggio Disney più adatto ad impersonare il protagonista di questa storia: non è un vero ricercatore, non è lo studioso per eccellenza nel mondo Disney, ma è un inventore, anzi l’Inventore. Uno di quelli che osserva, intuisce e, appunto, inventa. Un protagonista curioso che nella vita di tutti i giorni cerca di capire il funzionamento di tutto ciò che lo circonda.
E, cosa più importante, lo fa utilizzando la propria testa, le proprie conoscenze, senza i motori di ricerca ai quali ci affidiamo oggi, perché il primo motore per poter capire, conoscere e inventare è dentro di noi, è l’essere curiosi. Non accontentiamoci dell’apparenza, di quanto vediamo dall’esterno: poniamoci delle domande, senza dare mai nulla per scontato: questo sembra dirci il protagonista.
I disegni
Lasciatemi sottolineare un aspetto fondamentale che rende speciale questa storia: le magnifiche vignette.
Sono rimasto a bocca aperta per i disegni, i colori e le scelte fatte dagli autori in certe situazioni.
Trovo fantastico il richiamo dell’altalena, un regalo della nonna che avvicinerà il piccolo Archimede al dondolio (del pendolo), alle stelle del cielo, come se fosse un gioco.
Ma c’è ancora di più. Forse è più del semplice dono materiale che il nipote inventore crede che sia.
Mi piace pensare che quella nonna, come tutti i nostri nonni, “spinga” o meglio incoraggi il nipote a sperimentare, a battere nuove strade. Forse vie non così sicure, spesso tortuose, in salita e nemmeno tracciate, vie che possono mettere a repentaglio le nostre sicurezze quotidiane.
Perché da un’altalena spesso si può cadere… e ci si può fare male. Eppure, tutto diventa più semplice se si ha il sorriso di una persona accanto, con qualche capello bianco, che ci dice “ Non è successo niente, riprovaci e vedrai che andrà tutto bene”.
Gianluca Berbenni
Immagini©Disney