Il pranzo di Natale si avvicina e non tutti abbiamo la stessa reazione nei suoi confronti.
Qualcuno sarà felice perché finalmente rivedrà amici e parenti, tutti insieme intorno a un tavolo. I più entusiasti hanno già fatto i regali e la lista degli invitati. Li vedo: sono già in cucina, con menù alla mano, mentre preparano le pietanze che richiedono una lunga decantazione o più giorni di marinatura in vista del pranzo.
Per qualcun altro è una corsa contro il tempo. Casa mia si trasforma in fabbrica di Babbo Natale dove io sono l’unico elfo: addobbi d’ogni tipo si aggiungono giorno dopo giorno alle pareti, mentre preparo biglietti e regali rigorosamente fatti a mano e no, non saranno pronti fino a 5 minuti prima di mettermi a tavola per il pranzo di Natale.
Per altri ancora invece è un trauma. Fratellini, cuginette o nipoti piccoli estremamente chiassosi, parenti attempati che ci fanno pressione su quando ci sposeremo (e altre domande scomode), persone che inevitabilmente si mettono a litigare. E tutto si ripete ineluttabilmente ogni anno col solito schema, come in un eterno ritorno dell’uguale. Scommetto che a molti di voi vengono i brividi al sol pensiero, un freddo che non vi abbandona pur provando a immaginare un caminetto acceso sul fondale scenico del pranzo di Natale.
Ma non sempre è stato così
Mi rivolgo alle ultime due categorie che ho elencato: fermatevi un attimo a ricordare. C’è stato un tempo in cui sotto l’albero comparivano, come per magia, dei regali che la sera prima non c’erano. Una volta non vedevamo l’ora che il pranzo di Natale finisse, non per congedarci ma per correre a giocare. All’epoca, la domanda “E tu, cosa vuoi fare da grande?” non suscitava panico ma ci faceva sentire importanti: “Un giorno sarò un astronauta!” O un grande investigatore. Provate a pensarci, come fa Topolino nella storia Era Natale… Ricordi, Topolino?
25 dicembre di tanti, tanti anni fa…
Pranzo di Natale in casa di Topolino. Intorno al tavolo ci sono Minni, Pippo, Clarabella, Orazio, Basettoni, e Tip e Tap. Anzi no, Tip e Tap non riescono a star fermi e corrono ad aprire i regali. Rivedendo in loro la sua vivacità d’un tempo, Topolino coglie l’occasione per raccontare un episodio natalizio di quando era piccolo, catapultandoci in un flashback.
Quell’anno Topolino aveva ricevuto in dono dei pattini e un kit da investigatore. Dopo aver fatto danno con il primo regalo, decise di concentrarsi sul secondo e risolvere misteri. Ma all’inizio, anziché sventare crimini, prendeva solo abbagli: in una serie di gag consecutive, il topastro era riuscito a sospettare di ogni cosa, equivocando i comportamenti degli adulti, facendo l’unica scoperta che i grandi si arrabbiano molto con i bambini che si impicciano dei fatti loro.
La prima indagine
Ma, fin da piccolo, il nostro non è mai stato tipo da arrendersi. Un crimine vero: ecco cosa ci voleva per lui. Preso il giornale, l’occasione giusta si presentava in prima pagina con una serie di furti al supermercato. Dopo un lungo appostamento, Topolino aveva individuato il malfattore!
…e invece no. Era un poliziotto in borghese che cercava indizi per il caso. Ma il poliziotto, anziché sgridarlo come avevano fatto tutti gli altri, gli fece i complimenti e gli chiese di collaborare per risolvere il crimine. Ed ebbero successo proprio grazie a un’idea di Topolino. A conclusione della storia, ci viene detto che il poliziotto in questione, un esordiente particolarmente in gamba, chiederà di essere affiancato da Topolino anche in altre indagini, insegnandogli i trucchi del mestiere di investigatore.
Un ricordo prezioso
Abbiamo assistito così alla prima indagine di Topolino, che aprirà la strada negli anni a venire alla sua collaborazione con la polizia locale. Ma non solo: ci viene presentato anche il primo incontro con una persona speciale, che ha segnato l’inizio di una preziosa amicizia. Perché un lettore attento avrà subito riconosciuto l’identità del poliziotto, per quanto d’aspetto più giovane di quello a cui siamo abituati. E quale momento migliore del Natale per rievocare questo fatidico incontro?
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Confido che anche voi riusciate a ricordare momenti felici e spensierati fra le vostre memorie natalizie, con cui potrete intrattenere le persone al vostro tavolo. E, seppure non ne trovate di gioiosi, vi invito ad attirare i riflettori su di voi con un racconto del Natale passato. Sarà un modo diverso di interrompere la solita routine, e cercate di essere il più avvincenti possibili! O estremamente noiosi, se ritenete che i partecipanti al vostro pranzo di Natale se lo meritino, essendosi comportati da bambini cattivi. A voi la scelta.
Dettagli editoriali
Era Natale… Ricordi, Topolino? è una storia del Natale 1988, pubblicata per la prima volta su Topolino 1727. La sceneggiatura è di Bruno Concina, prolifico autore noto, fra le altre cose, per esser stato l’inventore delle storie a bivi e “papà” del professor Marlin. Le matite sono di Luciano Gatto, disegnatore capace di fare la spola fra Paperopoli e Topolinia con un tratto che si adatta bene a entrambe le città. Nello stesso anno, Gatto è stato l’autore della copertina di Natale (comparsa su Topolino 1725).
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In questa storia viene presentata una versione del primo mistero risolto da Topolino. Un po’ di tempo fa avevamo invece parlato della prima storia a fumetti in giallo con Topolino protagonista, Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante (1933): potete rileggere l’articolo QUI.
Immagini © Disney
Fonti immagini: http://www.luciano.gatto.name/
Agnese Amato