La terapia virtuale di Paperino: il 3D nel fumetto

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La dimensione virtuale nell’immaginario collettivo

La storia Paperino e la terapia virtuale affronta l’argomento dei mondi artificiali, tema che non costituisce una novità del nostro periodo. Sul finire dell’Ottocento Auguste de Villiers de L’Isle-Adam scrisse Eva Futura, con Thomas Edison che realizza per il suo amico Lord Ewald un automa che ha l’aspetto della donna da lui amata, ma dotata di una nuova intelligenza artificiale.

Ma è negli anni ’50 del secolo scorso che iniziano i primi esperimenti di virtual reality; inizialmente furono veicolati per dar vita a simulazioni militari, per poi essere utilizzati per altri scopi. Con il progredire delle tecnologie, infatti, la computer grafica viene sempre più utilizzata per creare mondi fantastici che costituiscono il nostro immaginario collettivo. È nell’84 che la Pixar realizza il suo primo lungometraggio fatto interamente in CGI, portando l’animazione verso nuovi livelli. Solo nove anni più tardi uscì nelle sale Jurassic Park di Steven Spielberg, mostrando al grande pubblico le potenzialità della computer grafica per la realizzazione dei dinosauri.

Paperino inizia la sua terapia virtuale
Paperino entra nel mondo virtuale per la prima volta.

Negli ultimi vent’anni del secolo precedente, si assiste, dunque, ad un vero trionfo del 3D e della computer grafica. Un fenomeno che non sfuggì all’attenzione di Chierchini, che decise di trasporlo su carta, realizzando la storia Paperino e la terapia virtuale.

Trama

La storia si apre con l’ennesimo scontro tra Paperino e Anacleto; quest’ultimo riesce a prevalere sul suo avversario grazie alle lezioni di karate che ha appreso. Ciò getta il papero in una grave depressione da stress del vicino. Preoccupati, i nipotini si rivolgono ad Archimede, che realizza un casco in grado di generare una dimensione virtuale. In questo modo Paperino finisce in un mondo calmo e colorato, il cui unico abitante è una versione virtuale e pavida del suo odioso vicino, su cui sfoga tutta la sua rabbia. Inizia, così, la sua terapia virtuale.

L'esito della terapia virtuale

Ma la tranquillità non è destinata a durare. Anacleto, infatti, scopre cosa sta succedendo alle sue spalle e decide di rendere a Paperino pan per focaccia, acquistando anche lui un casco virtuale. A causa del contatto tra i due caschi, si genera un ponte psico elettrico, dove gli avatar dei due antagonisti si scambiano numerosi colpi, facendo risentire i loro effetti anche nella realtà. Spetta, dunque, agli stessi nipoti ed Archimede trovare una soluzione.

Il 3D nel fumetto

terapia virtuale

L’interminabile guerra tra Paperino ed Anacleto costituisce il leitmotiv della storia. Una battaglia che, come sempre, raggiunge livelli alti, con le sue conseguenze impreviste.

Il campo di battaglia si svolge, stavolta, all’interno di un mondo virtuale. Questi viene realizzato non attraverso disegni tradizionali, bensì utilizzando vere e proprie immagini tridimensionali creati con la computer grafica. A curare gli effetti in 2 e in 3D è stato Valerio Hoss, che ha realizzato le scene e le ambientazioni virtuali. Si tratta di un elemento che rende questa storia diversa dal resto delle opere di casa Disney.

terapia virtuale

In questo modo, le tavole si arrichiscono di paesaggi colorati e fantastici, in grado di impressionare il lettore. Inoltre, esse sono anche una chiara testimonianza dei progressi raggiunti nella computer grafica e delle sue novità. La storia, non dimentichiamolo, fu realizzata nel 1995.

La terapia virtuale

La scelta di addottare l’elemento tridimensionale nel fumetto comporta anche la modifica dell’impianto strutturale delle tavole. Per meglio raffigurare la dimensione virtuale in tutte le sue forme, Chierchini realizza tavole quadrate e rettangolari di grossi dimensioni, infrangendo le tradizionali sei vignette. Un esperimento grafico che, più tardi, avrebbe caratterizzato la serie di Pkna.

Antonio Ferraiuolo

Immagini © Disney – Panini Comics

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