5 (+ 1) momenti alcolici sul Topo

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Sesso.

Ho catturato la vostra attenzione eh, furbacchioni? E allora date retta ai vostri istinti pruriginosi e proseguite la lettura. Sesso, dicevamo. E poi linguaggio forte, violenza, morte, vizi. L’elenco delle cosucce che, per ordini superiori, tra le pagine del nostro Topo di fiducia non dovremmo trovare, grossomodo, è questo.

Ma. Ci sono dei ma grossi come appartamenti, a far capolino in oltre ottant’anni di carta stampata. E lo sapete bene. Eccezioni viziose o scorrette che ci fanno sghignazzare come solo i migliori infanti alla scoperta delle depravazioni umane. Sul sesso, per forza di cose, non c’è granché di rilevante (ma qualcuno ha detto tinkle tinkle?); nel resto, invece, ci si può sguazzare. Vado giustappunto a proporvi una bella nuotata tra bollicine ed effluvi: ecco a voi una selezione artigianale e DOP dei migliori momenti alcolici che i nostri personaggi preferiti hanno vissuto nelle loro avventure. Tre precisazioni al volo: solo produzione nostrana; solo roba “da Topo” (niente PK, MMMM et similia); e infine, lungi da me qualsiasi intento malinconico-rievocativo-si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio-la-censura-ha-rovinato-i-fumetthy. Questa non è la sede. Cari nostalgici, fatevi una risata e non siate guastafeste, grazie.

È una top five, ma fatta per autore. E per qualcuno ho dovuto selezionare più di una storia. Va da sé (devo proprio dirlo?) che non conosco TUTTE le storie mai prodotte; quindi perdonatemi se ho scordato la vostra sbronza preferita, e anzi, fatecela conoscere. Molte storie hanno visto ristampe censurate, ma noi ce le godiamo tutte in prima edizione. Pronti? Via.

Quinto posto. Ciclopi e telefono azzurro: Giuseppe Perego

Cosa non è stato ancora detto sul bistrattato Perego? Indefesso lavoratore, grande illustratore realistico, poco a suo agio con i paperi, che spesso trasformava in ciclopi deformi. Un autore molto intrinsecamente alcolico, in effetti. Ho scovato una storia talmente fuori di testa, che  I.N.D.U.C.K.S. non riesce neppure ad attribuirla ad uno sceneggiatore. Sappiamo solo (e qui non ci piove) che l’ha disegnata il nostro Peregone. Trattasi di Paperino e l’uomo delle nevi, pubblicata per la prima volta sul numero di febbraio del 1954 degli Albi d’oro (l’antenato dell’Almanacco Topolino). Iniziare dalla copertina del suddetto albo mi sembra un buon modo per introdurla.

alcool topolino

Gli occhi abnormi di Paperino e quelli completamente folli dello zione dicono già tutto. In tre righe, la storia vede le seguenti vicende: per l’ONOMASTICO (giuro) di PdP (quindi tipo SAN PAPERONE? ok), il nipotame gli prepara una torta. I tre Q pensano bene di nascondere il cappello di Paperino dentro il dolce (ri-giuro), poi vanno in cantina e rubano il vino dello zione, spacciandolo per regalo. Ma c’è il trucco! Parola alle immagini:

alcool topolino

Geniale, no? Piuttosto che berlo… A questo punto i nipotini, accortisi del tremendo errore, si prendono un colpo. Ma ecco che, mentre gli zii sono in procinto di partire verso lidi onirici, interviene il vero deus ex machina della faccenda, il maggiordomo (e chi se no?):

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Non vi preoccupate, non c’è alcun pericolo! Anzi, il fedele servitore, con l’espressione più rassicurante del mondo, ammette di spararsi talvolta qualche viaggetto pure lui. E colpo, di genio, guardate un po’ cosa tira fuori:

alcool topolino

Massì, instradiamo i bambini verso le sane abitudini. Grazie allo STRAORDINARIO VINELLO inizia un trip clamoroso che vedrà i nostri paperi recarsi sull’Himalaya, essere minacciati da un santone che si nutre di monete roventi, volare su un tappeto ed esser fatti prigionieri da una famiglia di giganti che vive sull’arca di Noè (proprio quella originale) e comanda un esercito di camion volanti (!!!). E dopo questo delirio, in un paio di vignette passa tutto. Dialoghi surreali (neppure sappiamo scritti da chi, forse si vergognava), disegni assurdi, tutti a casa a smaltire.

Quarto posto. The true MCU: Martina Comics Universe

Ebbene sì, il Professore è giù dal podio. I bookmakers che lo davano per vincitore si rassegnino: i primi tre posti hanno in serbo roba persino più forte. Che Guido Martina ci picchi pesante, in generale non è una novità; e pure a tasso alcolico le sorprese interessanti non mancano. Potremmo partire da un grande classico: una delle celebri, censuratissime vignette delle altrettanto celeberrime storie del Diabolico Vendicatore (in particolare, Paperinik alla riscossa, disegnata dal Maestro Romano Scarpa):

alcool topolino

Ma insomma, siamo gente esigente noi. Alziamo il tiro! Nel 1967, sui Topi 602 e 603 (curiosità: sono terzultimo e penultimo con la costina a scacchetti colorati, prima del passaggio all’iconico giallo tuttora vigente) esce una storia lunghissima, dal titolo chilometrico (prendete fiato): Paperino presenta il doppio mistero di Slim Magretto e la casa degli svedesi. Creatura pure questa del dinamico duo Martina-Scarpa, è un poliziesco dramma degli equivoci veramente gustosissimo. E in una tavola, il vulcanico scrittore compie il miracolo. Armi, alcol e fumo. Tutto insieme in un pout-pourri strepitoso. A voi:

alcool topolino

Ma la vera chicca della vicenda è nel finale. Risoltosi tutto, la ricompensa liquida promessa dallo zione a Paperino si rivela essere estremamente liquida. Birra d’annata! Il nostro eroe inspiegabilmente non apprezza, e il tutto si conclude con una rissa furibonda a bottigliate e i tre Q a NUOTARE NELLA BIRRA. Chapeau.

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alcool topolino

In ultimo, citiamo la vignetta conclusiva della bellissima Topolino e le delizie natalizie. Ancora una volta, manco a dirlo, Martina-Scarpa. Tutta la cumpa è riunita, buoni sentimenti e zucchero filato, all is calm all is bright e ok. Ma noi, ignari, non sappiamo che calato il sipario si preannuncia una delle ubriacature di gruppo più moleste della storia. Buttate l’occhio sulla quantità spropositata di spumante che compare sulla destra. Togliete i minorenni (forse) e fate un po’ il conto della media pro capite di bottiglie: come minimo a fine serata mi aspetto Minni a fare il limbo sul tavolo e tutti insieme a squarciagola brigittebardòbardò.

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alcol sul topo

E va bene. Ma noi vogliamo vederli, i nostri beniamini veramente brilli come si deve, giusto? E allora, seguitemi sul podio.

Terzo posto. Reazioni chimiche: Romano Scarpa

alcol sul topo

Gradino più basso per il più grande di tutti. E da solo! Lasciato Martina in un angolo, il maestro veneziano ci delizia come solo lui può. L’occasione è speciale: nientepopodimeno che il numero 500 del nostro Topo, uscito nell’estate del 1965. Gancio vince sempre!: titolo bellissimo per una storia breve e bizzarra. In tre parole: il buon professor Enigm affida all’insolito duo Gancio-Atomino Bip-Bip uno dei classici marchingegni potenzialmente in grado di dominare il mondo se-finissero-nelle-mani-sbagliate, con il compito di condurlo nell’ancora più classico dei laboratori-bunker zeppo di scienziati. Ovviamente i nostri eroi ce la faranno, e chiaramente dopo aver sconfitto la minaccia di turno, impersonificata dall’indefesso Pietro Gambadilegno. Ma attenzione! Perchè ci interessa questa storia, che un capolavoro non è? Prima di partire, l’indomito merlo indiano propone un bel brindisi, e guardate un po’:

Aha, allora l’invincibile atomo un punto debole ce l’ha! E non è finita qui: durante la missione, Gancio si lascia sfuggire il tallone d’Achille del compare, e quel fellone d’un Pietro guardate un po’ con che violenza fa ripiombare il poveretto in coma etilico:

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Alcool topolino

Ovviamente tutto si sistemerà (ricordatevi che Gancio non casualmente viene chiamato il dritto. Lui vince. SEMPRE.) E ci siamo goduti due sbronze in meno di una dozzina di pagine. Si può far meglio? Ovvio.

 Secondo posto. L’insospettabile: Rodolfo Cimino

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato Cimino due posizioni sopra Martina. Tu, là in fondo, tirala giù che non ti crede nessuno, dai. Eppure è così: tra un racconto attorno al fuoco e l’altro, il più poetico tra gli sceneggiatori di casa ogni tanto qualche momento goliardico se lo deve pur esser preso. Ed è in uno di questo momenti (in realtà diversi anni prima ma vabbè, licenza poetica) che probabilmente la vulcanica fantasia di Rodolfone nostro dev’essere partita per la tangente, partorendo una storia dalla trama altamente educativa.

In sintesi, Paperino cerca di far ubriacare Paperone per scucirgli soldi. Fine. Davvero. Ci riuscirà? Ovviamente no, che ve lo dico a fare. Ma come sempre, ordine! 1974, Topo 948. Dopo una storia classica del primo Paperinik e una serie di altre abbondantemente trascurabili (come spesso capita di trovarne sui Topi vetusti), fa capolino un titolo che, dalle mie ricerche, pare costituire un caso unico. Paperino e il vin…pepato, disegnata dal compianto Giulio Chierchini e scritta, per l’appunto, dal buon Cimino. Caso unico, perché pare trattarsi dell’unica storia disneyana con un riferimento esplicito a sostanze alcoliche nel titolo (ma sarei contento di essere smentito).

L’immancabile quadrupla iniziale ciminiana è già tutto un programma. In un’ombrosa cantina, un PdP più che alticcio fissa con sguardo devastato una coppetta da cocktail (probabilmente vuota) mentre l’amorevole nipote pare pronto a rincarare la dose:

alcool disney

Via con la storia. Dunque, Paperino ha problemi di liquidità, tanto per cambiare, e va dallo zione a elemosinare. Scaraventato fuori dal deposito in malo modo, si imbatte in un senzatetto, che gli dona la più saggia delle idee: scucire soldi al vecchio facendolo incioccare. Paperino, evidentemente disperato, si ripresenta dunque con una bella bottiglietta. Che ingenuo! per sfasciare la pellaccia del più duro dei duri ci vuole ben altro… E così il primo tentativo va a vuoto:

alcool topolino

Inutile sottolineare la brutalità con cui il malcapitato adescatore viene sbattuto fuori per la seconda volta nel giro di una decina di vignette. In preda all’ira e ormai deciso a varcare senza più ritegno la soglia della legalità, Paperino si gioca il tutto per tutto e CON I RISPARMI DEI NIPOTINI compra una dozzina (!) di bottiglie per devastare senza pudore il fegato dello ziastro. Ma neppure cotanto alcool scalfisce il papero più ricco del mondo, che brinda a più non posso e poi per la terza volta dà al nipote un sereno congedo:

alcool topo

Al terzo rifiuto l’attentatore desiste, ripiegando sull’ineluttabile destino: chiedere un lavoro alla vecchia tuba. Lavoro che, guardacaso, si rivela foriero di succulente informazioni: insieme ai tre Q, Paperino fa la conoscenza di uno strano popolo, che una volta all’anno fa ubriacare il parsimonioso sovrano con un vinello aureo di produzione locale, per usufruire poi della sua brilla generosità. È la svolta: fatti i debiti per un paio di bottiglie, via verso il deposito per avere la meglio sul vecchio Arpagone:

alcool topo

Funziona! Il cuore e le casse dello zione si aprono magicamente.

alcool topo

Tutti a casa, stavolta nipote batte zio! E invece no: per una serie di circostanze (i soldi gentilmente donati sono troppo pochi per ripagare i debiti vinicoli) alla fine il povero Paperino ci smena ancora (dopo aver infranto svariate leggi). Ma poco importa, abbiamo visto il terrore del Transvaal ubriaco fradicio, e siam contenti.

Nota di menzione per il numero 1284 degli Albi di Topolino, che cinque anni dopo ristamperà la storia. In copertina la matita dell’immenso Marco Rota traccia un curioso quadretto: PdP che brinda alla vita con gli occhi a mezz’asta e le ghette incespicate, il re del popolo ingannatore che pure non sembra messo molto bene, e Paperino che con la faccia di tolla da buon finto tonto è pronto a riempire il bicchiere dello zione fino a disfarlo. Chapeau (di nuovo).

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Primo posto. L’ineluttabile: Andrea Fanton

E chi altri vi sareste aspettati? Svetta luccicante in pole position un autore che dell’assurdità ha fatto (volontariamente o no) un marchio di fabbrica. La manciata di storie lasciateci in dono dal misterioso sceneggiatore, una trentina in tutto, ospita regolarmente alcuni tòpoi ben precisi: elettricità, energia atomica, spionaggio e controspionaggio, personaggi completamente sconosciuti che tutti però pare conoscano da sempre. E alcool.

L’effluvio dei tannini è parte fondamentale della retorica fantoniana, tanto da costringerci a fare una selezione della sua opera per non appesantire un articolo il cui spazio comincia a farsi stretto. Sarete clementi quindi se non citerò proprio tutto tutto tutto. Non ci soffermeremo ad esempio su Zio Paperone e la cometa sparadiamanti, dove un excursus totalmente inutile alla trama vede un siparetto con protagonisti i Bassotti e il Vino Timido della loro terrificante nonna.

Non scendiamo in eccessivi dettagli neppure parlando di Zio Paperone e l’ippogrifo 3001, storia in cui succedono COSE (per citarne alcune in ordine sparso: la popolazione guidata DAL SINDACO sequestra Paperino; lo stesso Paperino provoca risse nei bar; una macchina meravigliosa può mutare il tempo atmosferico ma è solo una scusa dei Bassotti per entrare nel Deposito e- dettaglio non trascurabile- funziona a latte) e che si conclude però nel migliore dei modi. Il magnanimo zione, non avendo capito un accidenti della trama, butta tutto in caciara stabilendo che è meglio non farsi troppe domande, e sovvenziona il nipote per una bella UBRIACATURA COLLETTIVA che chiude magistralmente la vicenda. Va che bel quadretto:

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Vabbè insomma, bubbole! direbbe una vecchia conoscenza. Se questo Fanton è il vincitore avrà pur scritto qualcosa degno di Bacco! Momento che ci arriviamo. Scomodiamo ancora una volta il Maestro dei Maestri, che nel 1973, sul topo numero 934, dona il suo tratto per una storia leggendaria, che Fanton scrive senza ombra di dubbio strafatto di roba seria. Topolino e il gioco made in Japan si apre con Topolino e Pippo intenti a suonare clarinetto e violoncello, e con un misterioso postino che consegna loro una missiva dopo averli fatti starnutire soffiando in casa della polvere. Ovviamente non conosceremo MAI il motivo di tale gesto. Il mandante della lettera invece sì: un certo Big Ton, vecchia conoscenza del topastro (ma ovviamente non nostra) da lui definito amichevolmente “quella botte d’un Big Ton”. Un oste, un oste a cui pare stiano trafugando i segreti dei suoi vini.

I nostri eroi corrono all’osteria per aiutare l’amico: iniziano i momenti a forma di punto interrogativo. Prima il minaccioso locandiere intima a Topolino di scolarsi mezzo litro di birra senza fiatare (che amicone!). Mentre il sorcio accusa pesantemente, a Pippo viene l’idea del secolo:

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Ma sì, non ho idea di chi sia questo qui ma la sua INCREDIBILE idea va messa in atto immantinente. E il più entusiasta è proprio il padrino della trovata, che pensa bene di TRASFERIRSI baracca e burattini in una botte-bettola. Lo scenario apocalittico dopo la ristrutturazione del bar è degna delle fantasie di Aldo Baglio in Chiedimi se sono felice:

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Ma l’indagine sui tagli di vino? A Pippo di quella botte d’un Big Ton chiaramente interessa poco o nulla. Ne è lapalissiana prova la piega che la vicenda prende da questo punto: Topolino cerca, con l’aiuto dei soliti imbranati del commissariato, di chiarire il caso, ma dovrà fare i conti con il pippide, più in forma che mai.

Dopo il trasferimento nella casa-botte, la sbronza è chiaramente una prassi naturale. Tutto ciò ostacola e aiuta contemporaneamente l’indagine.

alcool topolino

In preda ai fumi alcolici il buon Pippo ne combinerà una dopo l’altra. E la sua vena, ehm, “creativa” non si placherà neppure dopo la sbornia. Utile elenchino riassuntivo delle pippesche malefatte:

– infilarsi nottetempo, sbronzo marcio, nel letto di un delinquente (per dormire, brutti malpensanti)

– uscire dalla stanza del suddetto utilizzando il camino, con annessa passeggiata per i tetti e canzoncina di Mary Poppins (giuro)

– incontrare casualmente Topolino il giorno dopo, scarrozzarlo fin dalla polizia. Qui sfottere apertamente le indagini in corso e interromperle butalmente per scappare via

– destinazione? Clarabella. A caso. Pippo la sorprende a fare il bagno in una tinozza in giardino e dopo averla apostrofata da buon maniaco (“Ehilà, fata! Posso approfittare della tua piscina?”) si fa il bagno nella tinozza, vestito di tutto punto e con due anatre. Vere.

– travestirsi da brigante risorgimentale, minacciando Topolino con un fucilone; sfracellarsi a terra; rompere in maniera impietosa la quarta parete; SBADIGLIARE CON LE ORECCHIE

Nel frattempo l’indagine continua, si scoprono robacce sul conto di Big Ton e altre amenità (non vi rovino la sorpresa). Come ultimissimo atto, Pippo rileva l’attività del vecchio oste, ma la trasforma in un bar rigorosamente analcolico. Cappuccino con schiuma per tutti.

Quindi: siamo partiti dai tagli di vino contraffatti, passati per le case botti, le molestie ubriache di Pippo e finiamo in un bar. Si può desiderare qualcosa di più alcolico? Valutate voi se assegnare la medaglia d’oro a questa storia o alla prossima che andiamo or ora ad incontrare. Che poi fortunatamente è pure l’ultima.

L’anno, evidentemente propizio a Dioniso, è ancora il 1973. Sul topo 944 Fanton orchestra una trama mirabile, affidata alle matite di uno storico disegnatore il cui tratto è a dir poco il migliore ipotizzabile per questo delirio. Stiamo parlando nientemeno che del burroso, budinoso, scioglievole Sergio Asteriti.

Topolino e la gang delle spie atomiche si apre al di fuori di una cittadella atomica, dall’organigramma della quale la polizia di Topolinia è stata estromessa. Il motivo: ormai sanno difendersi da soli. Peccato che pochissime pagine dopo scopriamo che il covo delle spie è ALL’INTERNO della cittadella stessa. Va bene. I succitati spioni, per carpire i famosi segreti industriali bla bla bla pensano bene di ripiegare su un gran classico: un bel vinello, in questo caso di Zambagia (non fate domande). Il loro intento di far incioccare il direttore della cittadella con questo peculiare siero della verità funziona. Ma ovviamente i nostri sgherri non hanno fatto i conti con la grande passione vitivinicola di qualcuno di nostra conoscenza. Chi? Ma sempre Pippo, ovviamente!

Il nostro eroe si attacca con violenza alla bottiglia, e la vicenda inizia a degenerare:

alcool topolino

ORCALOCA: GIRA TUTTO!

Fosse per me, sarebbe obbligatoria l’affissione di questa granitica verità in ogni pub rispettabile. Non molto rispettabile invece l’idea di Topolino, che butta un amico ubriaco in un montacarichi. ALLORA SONO A POSTO! Ok.

Il malcapitato si trova suo malgrado in una catena di montaggio di non si sa bene cosa. Lampadine giganti? Continuiamo a non farci domande. Pippo viene punzonato, soffiato, cablato, elettrizzato, scartato e espulso dal sistema. E chi trova appena fuori? Topolino e il professore, che per aiutarlo a riprendersi dalla sbronza GLI PROPONE DI SBRONZARSI DI NUOVO.

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Il fegato di Pippo è ormai sfracellato, la trama non se la ricorda più nessuno e tutto finisce in gloria con i due che molestano la quiete pubblica intonando canzoni di inquietante matrice bellica:

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topolino alcool

Ah, poche pagine dopo finisce frettolosamente pure la trama principale. Ma a chi importa veramente?
Di fronte a cotanta disgustosa ostentazione di enologica sicumera, a Fanton perdoniamo tutto. E lo ringraziamo.

Bonus

Il “+ 1” contenuto nel titolo era una promessa. La promessa di non farvi dormire sonni sereni stanotte. Affido la chiosa a quella che è una delle copertine più inquietanti nella storia di Topolino. È quella del numero 290, del 18 giugno 1961. Con Perego abbiamo iniziato, con Perego chiudiamo. Evito ogni commento, guardatela a lungo e lei guarderà dentro di voi.

topolino alcool

E con questo orrore direi che possiamo chiudere. Abbiamo incontrato fior di maestri, cose molto poco raccomandabili, la nostra fantasia ha galoppato, tutto sommato ci siamo divertiti. Ma arriva sempre l’ora di rincasare.

Se dovete guidare, aspettate un momento.

Stefano Buzzotta

Immagini © Disney, Mondadori

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