Per la prima puntata del nostro Fact-Checking dedicato a “Topolino”, cerchiamo di capire se effettivamente gli ologrammi 7D sono una realtà concreta e tangibile.
Gli ologrammi 7D esistono davvero? Ci siamo posti il quesito dopo aver letto “Topolino e il condominio dei fantasmi”, storia presente sul numero 3333 di “Topolino”. Stavolta il topo, assieme a Paperino e Pippo, si trova a fronteggiare un’altra calamità di fantasmi all’interno di un edificio, per poi scoprire essere tutto un abile gioco di specchi tecnologico. L’arcano è svelato ma la stessa redazione ci tiene a puntualizzare che gli ologrammi 7D usati per inscenare i fantasmi “esistono davvero”. Ma sarà realmente così?
Cosa sono gli ologrammi 7D?
Quando pensiamo agli ologrammi, ricordiamo subito la tecnologia che ha riportato in vita Michael Jackson, Tupac Shakur e Freddie Mercury. In quel caso, però, non parliamo di ologrammi, bensì di una tecnica conosciuta come Pepper’s ghost. Perciò, cos’è un ologramma? Prendendo come riferimento la spiegazione semplificata di Focus, “si identificano in genere le immagini tridimensionali, e in particolare quelle stereoscopiche, ovvero quelle che appaiono con prospettive diverse a seconda del punto di osservazione”.
In merito alla tecnologia 7D, però, la questione si fa più intricata. Di fatto, online non troviamo molti elementi autorevoli atti a descriverla. Tuttavia, per quel poco che siamo riusciti a reperire, possiamo dedurre che la finalità del 7D si basi sull’interazione tangibile uomo e ologramma. Tratto che, in parte, ritorna nella storia di “Topolino 3333”: dapprima i fantasmi sembrano palpabili al tocco, per poi scoprire che, in alcuni casi, sotto al lenzuolo si cela una persona in carne e ossa.
Alla ricerca della tecnologia 7D
C’è molta confusione riguardo all’esistenza o meno degli ologrammi 7D. Partendo da Google e finendo su Youtube, troviamo diversi elementi che ne confutano l’esistenza. Per esempio, nel corso degli ultimi 8 anni, sono stati diffusi alcuni video atti a presentarla come una tecnologia innovativa e all’avanguardia. Andando a ritroso nel tempo, scopriamo che ci sono ben due filmati che hanno generato caos informativo. Vediamo il primo.
Uno zoo…. in 7D?
Praticamente, già tra il 2011 e il 2014, sui social circolava un filmato che millantava l’esistenza di uno zoo realizzato con ologrammi in 7D, presente a Dubai o in Giappone. Nel tempo, sono arrivate varie smentite, anche grazie a blog di Fact-Checking come Snopes. In poche parole, il video sopracitato è una rimescolanza di una campagna dedicata alla realtà aumentata (e quindi, tecnicamente, non al 7D) della National Geographic, con l’aiuto di Appshaker, un partner europeo di UVPHACTORY dedicato a esperienze interattive.
Un altro elemento che avvalora la tesi della realtà aumentata e non della tecnologia 7D è presente nel sito ufficiale di UVPHACTORY. Tra i servizi offerti da Appshaker, non figurano gli ologrammi 7D. Inoltre, scorrendo la pagina, possiamo dedurre su come funzioni questa tecnica: le persone fissano uno schermo nel quale vengono proiettati assieme a riproduzioni a realtà aumentata.
Se non vi basta, INDE, società che sviluppa prodotti a Realtà Aumentata 3D, anch’essa coinvolta con la National Geographic, spiega nel dettaglio il funzionamento di questa nuova tecnologia. Come se non bastasse, questa ‘mostra semi-interattiva’ è arrivata due anni fa anche in Italia, e ne ha parlato Repubblica.
Una balena a scuola?
Il secondo filmato incriminato, invece, diffuso tra il 2014 e il 2016, mostra il salto di una balena all’interno di una palestra di una scuola. Anche qui, le prime indiscrezioni parlano di una tecnologia 7D in grado di funzionare senza alcun supporto tecnologico. I bambini presenti nel video, infatti, non hanno nessun impianto che li aiuti a vedere la finta balena.
In realtà, siamo di fronte a un moke up, cioè un lancio pubblicitario per la ricerca di investitori per un prodotto o un servizio che si vorrebbe realizzare. Dietro a questa idea c’è Magic Leap, come indica anche Snopes: si tratta di un’azienda che sta sviluppando un visore per immagini 3D generate nel mondo reale. Tutto ciò spiega anche perché il pubblico è sprovvisto di qualsiasi tecnologia indossabile. In Italia abbiamo avuto qualche informazione in più da Wired.
Chi è Yoichi Ochiai?
La ricerca online sugli ologrammi 7D ci porta molte volte a Yoichi Ochiai, identificato come padre di questa tecnologia. Ma chi è? Come riporta Research Gate, Yoichi Ochiai è un ricercatore presso il College of Knowledge and Library Sciences dell’Università di Tsukuba ed è impegnato in studi di Computer Grafica e interazione uomo-computer. Tra i suoi lavori, per esempio, troviamo quella che più ci interessa, datato 2015, dove si parla dell’interazione tra uomo e realtà aumentata. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, la ricerca (ripresa anche dalla Cornell University e da Science Alert) spiega quali sono le limitazioni ad oggi presenti di una tecnologia a realtà aumentata interattiva – basata sull’utilizzo dei laser – al tocco umano. Anche qui, però, non si parla di ologrammi 7D.
Gli ologrammi 7D esistono?
Nell’avventura sopracitata presente in “Topolino 3333”, il milionario Mister Mastiff asserisce di aver realizzato il proprio progetto con un esperto “di ologrammi 7D e realtà aumentata”. Alla voce “ologrammi 7D” c’è un asterisco che riporta a una dichiarazione della redazione: “esistono davvero, ragazzi!”. In base al nostro approfondimento, però, al momento gli ologrammi 7D sono solo un’idea ancora in divenire per trattarla come un’innovazione concreta. Tuttavia, andrebbe fatta una domanda a monte: cosa si intende esattamente per tecnologia 7D? E ancora, cosa intende la redazione di “Topolino” con ologrammi 7D?
Avete fonti autorevoli che avvalorano o confutano la nostra tesi? Scriveteci a redazione@storiedipaperi.com indicando nell’oggetto della mail “Fact-Checking”.
Angelo Andrea Vegliante
Immagini © Panini Disney,