Zio Paperone: Bianco Papero, pubblicata per la prima volta nel 1970 negli Stati Uniti col titolo High Society, segna l’esordio della carriera di Paperino e Paperoga come giornalisti del quotidiano diretto da Zio Paperone. Il loro primo incarico è compiere un reportage della prima di uno spettacolo lirico in città. Tuttavia, quello che sembra un incarico semplice e tranquillo è destinato a diventare un disastro.
Gli autori sono Dick Kinney come sceneggiatore e Tony Strobl alle matite.
Perché è una “prima volta”? Perché è la prima avventura di Paperino e Paperoga come redattori del Papersera, che diventerà il protagonista di numerose storie negli anni a venire.
Le comiche giornalistiche
Nella storia che ha dato gli albori allo storico giornale di Paperopoli, la prima caratteristica che si nota è il tono umoristico con cui è narrata la vicenda. Dick Kinney è un autore che ha iniziato la sua carriera nel campo dell’animazione, e per questo è possibile riconoscere alcuni elementi propri dei cortometraggi Disney anche nelle sue storie a fumetti. In Zio Paperone Bianco Papero vediamo una serie di gag che suscitano il riso in maniera semplice e immediata, grazie al fatto che i personaggi si ritrovano alle prese con svariati equivoci e mettono in atto azioni assurde.
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La scelta di Paperino e Paperoga come “strana coppia” protagonista della storia sembra naturale, grazie al contrasto che si innesca tra il primo, più razionale, e il secondo, estremamente strampalato. Gli autori giocano coi personaggi, dando il giusto spazio a entrambi, riuscendo a coinvolgere anche Zio Paperone in corso d’opera.
La storia riesce a creare situazioni comiche anche usando come spunto la natura di animali antropomorfi dei protagonisti. In questo senso, le gag dove i paperi vengono confusi con delle vere oche sono ben orchestrate e dimostrano la potenzialità umoristica dei personaggi, che va oltre i meccanismi più semplici dell’umorismo slapstick.
I disegni di Tony Strobl
Per la riuscita di una storia comica illustrata come quelle a fumetti, l’aspetto grafico è una componente fondamentale, dovendo contribuire alla resa scenica dei siparietti. Da questo punto di vista, Tony Strobl si rivela una scelta appropriata.
Il fatto che sia stato definito come uno degli eredi di Carl Barks non è casuale: a un primo impatto è possibile notare come il suo stile ricordi quello dell’Uomo dei Paperi negli anni ’60, ossia con linee più pulite e poco dettagliate. La linea semplice del disegno contribuisce alla leggerezza della storia: non si tratta di una lettura impegnativa che richiede occhio e attenzione per tutti i particolari, ma di un disegno che comunica immediatamente il messaggio.
Pur con alcune somiglianze rispetto a Carl Barks, Tony Strobl ha un suo tratto personale che ben si adatta al tono narrativo di Zio Paperone Bianco Papero. I suoi personaggi sono realizzati in maniera sinuosa e rotondeggiante, uno stile contribuisce ad accentuare l’aspetto caricaturale delle figure da lui disegnate.
In favore della risata
Come visto, il tono generale di Zio Paperone: Bianco Papero punta principalmente sulla comicità, utilizzando il mondo del giornalismo come punto cardine intorno al quale fare ironia. L’intento dei due autori era proprio questo, di descrivere in chiave umoristica le vicissitudini interne alla redazione di un giornale.
In questa prima storia il tema della satira sul mondo del giornalismo inizia a essere esplorato parzialmente: potremmo considerarla difatti un “apripista” per le avventure successive. Inizialmente sprovvisto di nome, il quotidiano di Zio Paperone diventerà il Papersera, protagonista di numerose storie, in cui il lavoro del redattore viene declinato sotto diversi aspetti: dai problemi nel farsi rilasciare interviste da alcuni personaggi famosi, alla ricerca di notizie “per forza” in quanto un quotidiano deve essere in edicola tutti giorni, fino alla difficoltà -purtroppo spesso reale- di farsi corrispondere un adeguato compenso.
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In conclusione, Zio Paperone: Bianco Papero è una storia che, al netto della sua semplicità rispetto ad altre grandi saghe del fumetto Disney, ha il merito di aver introdotto il Papersera, arricchendo la vita paperopolese, ponendo la base per numerosi spunti narrativi successivi e -motivo ultimo ma non per questo da sottovalutare- regalandoci delle risate spontanee e spensierate.
Guido Romeo
Immagini © Disney