Se siete appassionati di X-Files o di Stranger Things, la serie Minni e i casi P. A. non può sfuggirvi. Perché sì, era possibile leggere ottime storie su Minni & company oltre che su Topolino, malgrado ci fosse un nome femminile (ulp!) scritto a lettere argentate in copertina. Per garantirlo, vi propongo una storia con ben due nomi femminili nel titolo (gasp!): quello di Minni e quello della piccola Jenny.
La serie Minni e i casi P. A. è scritta da Nino Russo e disegnata da Alessia Martusciello. Debutta con la storia Minni, Topolino e l’indagine P. A. (paranormal affairs), nel numero 62 di Minni & company (1998). All’interno della serie, Minni e il suo pomposo fidanzato svolgono occasionalmente il ruolo di agenti alle dipendenze di Leo Muffer. Costui è il responsabile di una sezione dei servizi segreti che si occupa di affari paranormali… o che sembrano tali. Sarà un caso l’assonanza fra il nome di Leo e quello del Fox Mulder di X-Files?
Minni e i casi P. A. – Jenny viene pubblicata nel numero 82 di Minni Mag. (2000). Com’è caratteristico per le storie della serie, vediamo una Minni ansiosa di sfogliare la propria rivista preferita, Sarà mistero, e un Topolino ancora più impaziente di dichiararsi scettico riguardo alle pubblicazioni sul paranormale. Topolino infatti è il bastian contrario delle avventure della coppia, sempre pronto a smontare ogni spiegazione sovrannaturale e a proporne una più ortodossa. Tuttavia, proprio come nel copione di X-Files, alla fine le teorie fantascientifiche che avanza Minni risultano quelle più vicine alla verità.
In questo inizio così classico c’è già qualcosa che non va: il cielo è inquietante e tempestoso, l’edicola ha esaurito tutte le copie di Sarà mistero e Leo in persona bussa alla porta di Minni e Topolino. Porta con sé una bambina, che affida con urgenza alle cure della coppia per poi darsi alla fuga, chiaramente inseguito da qualcuno.
La bambina, Jenny, sembra del tutto comune: ha codini e salopette d’ordinanza, odia le carote e preferisce mangiare la pizza. Ma le prime frasi che pronuncia disegnano un quadro sconvolgente della sua vita: «Quelli mi vogliono riportare in prigione. Mi vogliono perché sono un’arma!».
Infatti Jenny, versione ante litteram della Undici di Stranger Things, è una telepate, rapita da misteriosi enti governativi e cresciuta come un topo di laboratorio. Leo l’ha sottratta con un trucco alla fortezza dove era rinchiusa, ma il tenebroso Mr Secret e i suoi scagnozzi sono già sulle sue tracce. A loro volta Minni e Topolino, per proteggere Jenny, si trovano coinvolti in una fuga disperata.
Mr Secret manipola anche la polizia, la più classica (e controversa) alleata delle avventure di Topolino: quest’ultimo e Minni vengono ricercati per rapimento e, insieme a Jenny, sono costretti a camuffarsi da famigliola felice e a nascondersi in dubbi motel. Il costume da mamma in gonnella che adotta Topolino è all’inizio solo una gag a sue spese, ma viene poi con naturalezza integrato nell’azione. D’altronde Minni e Jenny, mascherate da padre e figlioletto, appaiono del tutto a proprio agio riguardo al gender.
Fuggire per sempre è impossibile e Jenny ha bisogno di una casa sicura, così nell’universo narrativo di Minni e i casi P. A. sbarca Eta Beta. Minni e Topolino contattano il loro amico del futuro, che accetta di condurre Jenny nel mondo dei buffi ometti telepatici, a lei più congeniale.
Intanto Mr Secret ricorre all’ultima cartuccia. L’unica presenza che Jenny non può percepire è quella di qualcuno che non pensi, quindi l’agente Billy Bubbo diventa l’uomo ideale per la cattura.
Lo scontro finale è inevitabile, ma l’esito è tutto da vedere: Minni e Topolino hanno il proprio ingegno e gli accessori di Eta Beta dalla loro parte.
La minaccia, o comunque l’elemento perturbante in questa storia non è costituito dal paranormale. Jenny è una bambina sveglia e socievole che vuole solo vivere la sua età, Eta Beta è un compagnone che casualmente viene da un altro tempo.
I veri “mostri” della storia non espongono il loro volto. Restano sagome nell’ombra (come Mr Secret, mai esibito in piena luce) oppure occhiacci dietro un vetro, ma sono umani. Gente mossa da banale avidità o da semplice dovere, che si riempie la bocca di alti ideali per sfruttare gli indifesi.
La “normalità” d’altronde è relativa: il sogno di Jenny di mescolarsi fra la folla non viene esaudito cambiando lei, ma trasportandola in un mondo dove tutti sono strani… oltre che simpatici e generosi.
Benché la protezione e la cura di una bambina siano al centro della storia (e malgrado le pagine di Minni Mag. siano bordate con disegni di farfalle) l’emotività dei personaggi e le loro relazioni non si appiattiscono nella sdolcinatezza, ma si esprimono in tutta la loro complessità.
Anche la dinamica fra Minni e Topolino, che conosciamo come cavalleresca e donzellesca al massimo, in Minni e i casi P. A. diventa un rapporto più verosimile e alla pari. Ci sono bisticci, punzecchiature e divergenze di opinioni… e alla base di tutto, accettazione reciproca.
Se cercate un incontro ravvicinato con Minni e i casi P. A. , vogliate crederci: Jenny vale davvero la pena!
Verina Romagna
Immagini © Disney