Quando Salvagnini e Cavazzano “incontrarono” Carl Barks
Era il 6 settembre 1992 quando nelle edicole usciva il numero 1919 di Topolino. Il prezzo era di Lire 2300 e già dalla copertina le aspettative si rivelavano altissime. “Eccezionale!” si legge, seguito dal titolo della storia centrale di tutto il numero: Zio Paperone e l’uomo dei paperi. Il disegno rappresenta un signore baffuto con degli occhialini tondi che dipinge su una tela i personaggi principali che da sempre animano Paperopoli.
Con tutta probabilità a un bambino degli anni Novanta quel volto non poteva dire molto. Un Ventenne Paperone però – qualsiasi sia la sua reale età anagrafica – non potrà che riconoscere a colpo d’occhio la figura di Carl Barks.
«Grant Pass, Oregon, Usa. In un momento qualsiasi nello spazio-tempo dei nostri desideri…»
Con queste parole Rudy Salvagnini introduce una storia relativamente semplice dal punto di vista dell’intreccio narrativo, ma magistralmente sceneggiata. Mescola sapientemente citazioni, aneddoti della vita di Barks e mostra al contempo l’evoluzione del personaggio di Paperone nel corso del tempo.
Salvagnini immagina che una giornalista si rechi a casa di Barks per intervistarlo in occasione della proiezione di un film sulla vita del papero più ricco del mondo. La proiezione avverrà addirittura alla Mostra del Cinema di Venezia.
Il vecchio fumettista, ormai ultranovantenne, e sua moglie Garè accoglieranno la giornalista nello studio di lui, proprio mentre Barks è intento a dipingere un quadro con tutti i protagonisti delle sue storie.
Inizia così il racconto della fruttuosa collaborazione tra Barks e un recalcitrante Paperone che – complice anche Paperino – si convince finalmente ad accettare che la propria vita diventi l’oggetto di una serie di storie a fumetti.
La personalità del vecchio taccagno diventa più definita e lo scambio con Barks sempre più intimo fino a trasformarsi in una ottima amicizia.
«Lo divertiva il fatto che avevo sbarcato il lunario disegnando cartoon umoristici – dice direttamente Barks al lettore – lo interessava soprattutto il mio lavoro di intercalatore per disegni animati. Gli piaceva l’idea che i disegni prendessero vita sullo schermo!»
Le storie citate all’interno dell’immaginario racconto barksiano sono tante in un dolcissimo delirio di nerditudine disneyana che appagherebbe ogni appassionato.
«Ma dovete proprio fare quella espressione arcigna?»
Che Giorgio Cavazzano sia un’icona del fumetto disneyano lo sappiamo tutti. Il suo tratto inconfondibile viene fuori anche in questa storia fin dalla prima tavola e rimane in primo piano lungo tutto lo svolgersi della storia principale.
La particolarità sta però nel cambio di fronte ogni volta che nella trama Barks si ritrova a citare episodi del passato. Cavazzano infatti riesce in modo abilissimo a riprodurre il segno di Barks dando prova non solo di una profonda conoscenza dello stile barksiano, ma di una capacità non comune di mescolare stili e tratti differenti pur rimanendo perfettamente riconoscibile.
Un lavoro questo che, senza ombra di dubbio, rende “Zio Paperone e l’uomo dei paperi” un piccolo gioiello per amatori, una storia da leggere ma soprattutto da guardare e ammirare, vignetta dopo vignetta.
Francesca Arca
Immagini ©Panini Disney