«Ciao, ragazze! Ricordate Dorina?» chiede Minni nella pagina di apertura della storia.
E voi la ricordate, o siete troppo testosteronici per aver letto Minni & Company negli anni ’90? O non eravate neanche nati? In entrambi i casi vergognatevi.
Dorina è la gemella astrale di Minni. Compare per la prima volta in Minni e la canzone del sole, storia di Nino Russo con disegni di Paolo Mottura (1993). Principessa e sacerdotessa del Tempio della Luce sul lontano pianeta Lovelon, Dorina ha parecchi equilibri cosmici a cui badare. Per fortuna può invocare l’aiuto di Minni grazie a un medaglione magico, che permette alle due gemelle di raggiungersi all’istante.
Minni in: Ciao, Dorina!, sempre del duo Russo-Mottura, viene pubblicata sul numero 54 di Minni & Company (1997). Rappresenta una svolta emozionante nella serie, un punto di rottura da più punti di vista. Innanzitutto si allontana dalla familiare dimensione fiabesca-soprannaturale per inserire elementi di pura azione e avvicinarsi all’horror fantascientifico.
I richiami a L’invasione degli ultracorpi con un pizzico di Blade Runner sono evidenti in Minni in: Ciao, Dorina!, che gioca sul tema del doppelgänger e del contagio invisibile quanto inarrestabile.
In quella che sembra una giornata qualsiasi, Minni trova Topolino cambiato: è sprezzante con lei, maltratta Pluto e fa il farfallone con un’altra ragazza. La soluzione del mistero è agghiacciante: Topolino non è più Topolino, bensì un replicante robotico piazzato dal malvagio alieno Zarko, che sta sostituendo uno a uno tutti i topolinesi. Minni si ritrova presto a non potersi fidare di nessuno. Almeno sulla Terra!
Non è quindi Lovelon, come nelle storie precedenti, il pianeta minacciato. Tuttavia Dorina risponde al richiamo di Minni e decide di intervenire, in nome dell’amicizia e della riconoscenza. La gemma che alimenta il medaglione magico, composta nientemeno che di “forza dell’amore”, rivela un uso alternativo: montata su uno scettro, emana scariche di energia mortale per Zarko e per i replicanti, alimentati dall’odio.
Purtroppo la gemma si consuma con l’uso e, replicante dopo replicante, Dorina rischia di perdere il medaglione che la trasporterebbe di nuovo a casa. Impossibile non notare la contrapposizione fra la replicante che viene per sostituire Minni e la gemella: entrambe sono “un doppio” di Minni, entrambe sono empowered rispetto a lei, ma la forza della replicante è generata dal cinismo che le permette di fare del male senza conseguenze emotive, mentre Dorina trae il suo potere dall’empatia, dalla solidarietà, dal legame affettivo con “l’altra”. Dorina in effetti subisce le conseguenze della sua generosità, eppure vince.
I replicanti hanno la sclera colorata di azzurro e le pupille più piccole dello standard disneyano, caratteristiche descritte dai personaggi come “uno sguardo spento”. Grazie all’espediente grafico, il lettore impara a distinguere i replicanti anche senza la guida del punto di vista di Minni e li nota, con ansia, disseminati sulla scena ancora prima che lei se ne accorga.
Man mano che l’azione si intensifica, la magia fa spazio ai vecchi metodi: Dorina manovra lo scettro a mo’ di lancia per pestare i replicanti, Minni strappa una mano (convenientemente fuori scena) a un androide per utilizzarne i dati di accesso.
Ma nel finale, Dorina si sacrifica per salvare la Terra? Sì. Perciò il Ciao, Dorina! del titolo…? No.
Le storie di Dorina continuano. Non ve ne importa niente? Vergognatevi.
Verina Romagna
Immagini © Disney