Miseria e nobiltà, è di scena Topolino!

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

Quanti di voi conoscono Miseria e Nobiltà?

Sicuramente questo titolo vi riporterà alla mente il celebre film del 1954 con protagonisti Totò ed Enzo Turco. Ma è forse meno noto che lo stesso film è una riduzione di una commedia di Eduardo Scarpetta del 1888.

A questo punto vi starete chiedendo cosa abbiano a che fare Totò e Scarpetta con il mondo Disney.

La risposta è che nel 1993, Giorgio Cavazzano ha disegnato una parodia di Miseria e nobiltà in puro stile Disney.

 
Miseria e nobiltà

Miseria e Nobiltà

Ad affiancare il disegnatore veneto in questa parodia c’è un nome d’eccezione: Lello Arena, uno degli attori e comici più importanti della seconda metà del ‘900, collega dell’indimenticabile e compianto Massimo Troisi.

Ed è proprio Lello Arena a supervisionare la sceneggiatura di questa parodia a fumetti del capolavoro di Scarpetta. A collaborare alla storia c’è anche lo sceneggiatore Francesco Artibani, il quale dà vita al filone del Teatro Alambrah volto a far avvicinare i lettori più giovani all’affascinante mondo del teatro. Filone che purtroppo si interrompe dopo altre due riduzioni teatrali: Il visconte dimezzato e Le furberie di Scapino.

Come una vera e propria rappresentazione teatrale, la storia è divisa in due atti.

Miseria e Nobiltà: primo atto

Nel primo atto facciamo la conoscenza di Felice Sciosciamocca (Topolino) e Pasquale (Pippo), uno è scrivano e l’altro è fotografo e cavadenti. I due vivono in condizioni di estrema povertà e perenne fame assieme alle mogli Luisella (Minni) e Concetta (Clarabella), nella Napoli di fine Ottocento.

La situazione però sta per cambiare. In casa Sciosciamocca giunge infatti il marchesino Eugenio e propone ai quattro un patto. Egli è innamorato di Gemma (Trudy), ballerina figlia del nobile Semmolone (Gambadilegno). Poiché quest’ultimo non vuole che la figlia sposi un non nobile, Eugenio chiede a Felice e alla famiglia di fingersi loro stessi dei nobili imparentati con lui. Come ricompensa il giovane scapolo fa entrare in casa un corpo di cuochi che imbandisce la povera tavola dei Sciosciammoca. Inutile dire che i quattro personaggi divorano con avidità quanto c’è sul tavolo, soprattutto un pentolone di spaghetti.

Secondo atto

Miseria e Nobiltà

L’atto secondo si apre con Gemma che viene informata da Eugenio del piano. Intanto Felice, Pasquale e Concetta giungono nella villa di Semmolone. L’unica assente è Luisella perché, stando ad Eugenio, interpreta la parte di una zia costretta a letto da un anno.

I finti nobili, vestiti di tutto punto, vengono accolti da Semmolone. Questi offre loro un lauto pranzo, tanto che Felice e compagni fanno fatica a mantenere un certo contegno. Ma la situazione precipita velocemente. Dapprima si presenta don Gioacchino (il commissario Basettoni), locatario dei Sciosciammocca che fa visita a Semmolone. C’è poi l’arrivo di Luisella nei panni della nobile zia malata, che si fa passare come contagiosa. Infine giunge il marchese Favetti (Zapotec), padre di Eugenio, che smaschera i falsi nobili. Nonostante ciò lo stesso marchese è toccato dall’amore che il figlio prova per Gemma e appoggia le nozze tra i due. La commedia si conclude così.

Differenze e analogie con la commedia originale

Naturalmente tra testo originale e parodia ci sono differenze notevoli. Non solo vengono esclusi moltissimi personaggi, per motivi di semplificazione, ma vengono omesse anche alcune caratteristiche. La commedia originale prevede che Felice, divorziato dall’ex moglie Bettina, conviva con Luisella. I canoni Disney, molto rigidi in materia di rapporti extraconiugali, proibiscono la rappresentazione di una situazione del genere.

Dal modello di partenza Cavazzano e Arena mantengono il tema della povertà delle classi meno abbienti, a discapito di quelle agiate. Ovviamente resta inalterato anche il contrasto tra la naturale attitudine dei finti nobili nella villa di Semmolone e il loro tentativo di conservare una certa compostezza. Inoltre il testo di Scarpetta, già comico di suo, si arricchisce di gag originali. Basti vedere Trudy che interpreta Gemma: chi conosce il film di Totò ricorderà benissimo che la ballerina era interpretata da Sophia Loren. Ritrovarsi la moglie di Gambadilegno, che non è di certo un “peso piuma”, suscita in noi una risata inevitabile.

Miseria e Nobiltà

A ciò si aggiungono anche elementi non propriamente narrativi, come il dietro le quinte dello spettacolo. Il cast di attori, introdotti da un cartellone ad inizio storia, viene raffigurato nel momento dei preparativi. Ecco allora Minni che cerca di stringere il corpetto di Trudy e Pippo che mostra a Topolino il singolare metodo per imparare le battute a memoria. Inoltre a fine spettacolo, vediamo i nostri protagonisti firmare autografi e farsi i complimenti a vicenda.

Una menzione va fatta anche ad altri personaggi che compaiono tra il pubblico. Si tratta di Eta Beta (accompagnato da uno strano essere), Tip e Tap e Pierino e Pieretto (nipoti di Gambadilegno).

Perché leggere Miseria e Nobiltà di Francesco Artibani e Giorgio Cavazzano

Alla luce di quanto detto, lasciatevi dare un consiglio spassionato: recuperate questa parodia. É divertente e godibile come poche altre, complice anche l’aderenza quasi totale al testo  di Scarpetta. Inoltre, chi ha visto il film originale, sorriderà nel rivedere scene celeberrime di quest’ultimo. Una su tutte, la celebre mangiata di spaghetti fatta con le mani e riprodotta in modo magistrale dal disegnatore veneto

Miseria e Nobiltà

Ciro Gianluigi Barbato

Immagini © Disney

Link

https://inducks.org/story.php?c=I+TL+1955-A
https://inducks.org/story.php?c=I+TL+1966-C
https://inducks.org/story.php?c=I+TL+2030-1

Ti è piaciuto l'articolo? Condividilo!

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

Ultimi articoli

Articoli correlati

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

Le opinioni espresse dai singoli autori negli articoli sono a titolo personale e non rappresentano in alcun modo il pensiero dello staff di Ventenni Paperoni.

Tutto il materiale eventualmente coperto da copyright utilizzato è usato per fini educativi ai sensi dell’art. 70 della legge 633/41 sul diritto d’autore. Qualora i titolari volessero rimuoverli possono comunicarlo via e-mail e provvederemo subito alla conseguente rimozione o modifica.

E-mail: redazione@storiedipaperi.com