Medioevo a fumetti: Tosca dei boschi

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Al mondo ci sono poche verità fondamentali. Per esempio: il Sole è una stella, o la pizza è buona. Ma anche: quando Radice e Turconi fanno uscire un nuovo lavoro, io devo metterci le mani sopra. La coppia delle meraviglie, che nel corso degli anni ci ha deliziato con alcune delle migliori opere del fumetto Disney recente (sì, Pippo Reporter, sto parlando di te), ha da tre mesi pubblicato, come sempre per i tipi della Bao Publishing, la sua ultima opera: Tosca dei boschi. Un racconto ambientato nel Medioevo: dovevo leggerlo. Complice l’altrui generosità, l’ho fatto. Cosa ne penso? Andate avanti e lo saprete.

UNA STORIA NELLA STORIA

Una precisazione: Tosca dei boschi non ha la stessa potenza narrativa de Il porto proibito, né la stessa profondità spirituale di Non stancarti di andare. È un prodotto più “leggero”. Questo perché Teresa Radice scrive ispirandosi ai generi letterari del Medioevo popolare, quel Medioevo toscano che fa da sfondo a tutta la vicenda. Una giovane nobildonna, Lucilla, sogna una vita libera, lontana dai doveri che il suo status le impone. Incontra Tosca e Rinaldo, fratelli vagabondi che vivono di espedienti. L’amicizia che ne nasce salverà Lucilla e la sua famiglia dalle trame dei loro nemici, porterà la pace tra Siena e Firenze e permetterà a Tosca e Rinaldo di scoprire le loro vere origini. Questa “novella per immagini” si inserisce in un affresco storico coerente. La vicenda è ambientata nella Toscana del XIV secolo, e i personaggi interagiscono con figure storiche come Gualtieri VI di Brienne, alla cui cacciata partecipano in prima persona. C’è persino una breve, ma gustosa, comparsa di Petrarca e Boccaccio. Tutto questo contribuisce alla sensazione di stare leggendo una storia che potrebbe davvero essere accaduta.

SONETTI E CANTICI

La storia è raccontata tramite un linguaggio fatto per evocare il Medioevo toscano. A volte direttamente come nelle didascalie, scritte in un italiano volgareggiante, ma più spesso in modo indiretto. Sono numerosissime infatti (come è tipico della scrittura di Teresa Radice) le citazioni della poesia e della letteratura toscana medievale: a metà di un dialogo possiamo trovare versi di Dante o Petrarca. Persino la letteratura religiosa è qui presente nella forma del Cantico delle creature francescano, recitato in tutta la sua umile potenza da fra’ Cosimo in alcune delle tavole più suggestive dell’opera. Senza dimenticare il dialetto toscano, che emerge nei momenti dedicati al sanguigno duca Granito e ai suoi subdoli antagonisti.

TRA MINIATURE E CLASSICI DISNEY

Come al solito, i disegni di Stefano Turconi sono una festa per gli occhi. L’artista ha qui compiuto una precisa scelta stilistica: coniugare il proprio tratto, lieve, stilizzato e fortemente debitore dei modelli dell’animazione disneyana, con l’arte del Medioevo, in particolare affreschi, arazzi e miniature. Gli stilemi disneyani sono chiaramente avvertibili nelle espressioni facciali, nei movimenti e nella rappresentazione degli animali (in particolare il gheppio Argo). La pittura del Medioevo è invece usata come modello per gli sfondi, le ambientazioni urbane, gli abiti… Numerose vignette poi (e le tavole di apertura e chiusura dei vari capitoli) sono realizzate come fossero affrescate su un muro, o tessute in un arazzo. La fusione operata da Turconi tra arte antica e moderna, perfettamente riuscita, è da sola un motivo più che valido per leggere questa storia.

CONCLUSIONE

Ogni volta che inizio a leggere un’opera di Radice e Turconi ho aspettative molto alte. Da storico specializzato nel Medioevo italiano, poi, ero davvero curioso di vedere come la mia coppia creativa preferita se la sarebbe cavata. Fortunatamente Tosca dei boschi non mi ha deluso. Una lettura leggera e piacevole, ma curata in ogni parola, in ogni colpo di matita. Assolutamente consigliata.

Stefano Crosazzo

Immagini © Bao Publishing

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