Ci sono incontri assolutamente casuali, inaspettati, che sanno però emozionare e che si concludono nella nostalgia. Questo è il viaggio attraverso The Moneyman
La storia comincia quando mi sono ritrovato tra le le mani un fumetto ordinato per errore su Amazon. Uno sbaglio fortunato, perché dopo aver aperto il fumetto, questo si è rivelato un piccolo capolavoro tutto italiano. Il titolo di questa sorprendente graphic novel è The Moneyman, un termine dispregiativo (come si legge all’inizio del volume) che connota gli spietati produttori di Los Angeles. Chiarisco fin da subito che non si tratta di un’opera della Disney, bensì, di un’opera su Disney, pubblicata dalla casa editrice Tunué la quale si sta affermando come editore di punta nel panorama fumettistico indipendente italiano.
The Moneyman, come altri prodotti di questo tipo (cito a titolo d’esempio il film Walt Before Mickey), risulta essere un concentrato di lucida nostalgia filologica, filtrata da tinte bicromatiche, che sa regalare emozioni che vanno al di là della semplice – talvolta inconsistente – agiografia. Questa graphic novel dalla copertina gialla racconta un Disney che non è solo genio, ma è anche uomo o (per vederla da un’altra prospettiva) è insieme schiavo e rivoluzionario.
Potrebbe interessarti anche: La pugnalata di Oswald: Walt Disney prima di Topolino
Il “The Moneyman” del titolo è lo sguardo che filtra la biografia del creatore di Mickey: un occhio innamorato e irreprensibile come quello di suo fratello e socio Roy.
In effetti, il protagonista inconsapevole è Roy Oliver Disney: l’anima economica dell’azienda, il cui compito era quello di incanalare l’artisticità esplosiva del fratello, attraverso il complesso mondo della finanza. Un sorta di eroe consapevole postmoderno, capace di mettersi da parte o di diventare il “cattivo”, al bisogno.
Potrebbe interessarti anche: La lista completa dei Classici Disney
La graphic novel si struttura su due livelli distinti, anche dal punto di vista cromatico: si apre su un passato ipotetico, collocato negli anni Sessanta – colorato, ottimista, borghese e vagamente benpensante – che lascia il posto, attraverso lunghi flashback, a un passato remoto, a una finestra che si spalanca nei primi anni del ‘900, in un periodo storico dipinto con tonalità seppia. È curioso che Walt, uno dei pionieri del Technicolor, durante tutto l’arco del racconto appaia solo in bicromia, cedendo il resto della tavolozza al fratello, custode della memoria e narratore. Walt Disney rimane relegato alla dimensione del passato, nel luogo del mito.
Pur celebrando l’immagine di Disney e la sua intraprendenza, questa graphic novel non si concede quasi mai a note smielate e sembra dosare bene l’oggettività (se di oggettività ne esiste, parlando di Walt) con una buona dose di affetto per un personaggio (a volte storico, altre volte mitico), che viene raccontato con luci e ombre, con vizi (anche mortali) e difetti, costantemente proiettato all’inseguimento di novità e bellezza.
Potrebbe interessarti anche: «Un uomo deve avere qualche vizio»: Walt Disney e il fumo
Alessio De Santa, Filippo Zambello, Lorenzo Magalotti, Giulia Priori, Lavinia Pressato – gli autori di The Moneyman – hanno dato vita a una storia stilisticamente piacevole, dedicata a un pubblico variegato, di appassionati e non. Il tratto, pulito e ben delineato, è simile (ma un po’ più realistico) a quello di tradizione disneyana e, anche se a volte pecca di eccessiva staticità, l’amalgama di sfondi e personaggi dà vita a vignette intense e di elevato impatto visivo.
The Moneyman si fa leggere: cattura, informa e concede qualche lacrima. Chi come me è appassionato agli aspetti più biografici e aneddotici del mondo Disney, non può perdersi questa opera: un saggio a disegni, un concentrato grafico di anni di studi e ricerche (e, a tal proposito, va assolutamente letta la post-fazione al volume, redatta da De Santa).
Alla ricchissima tradizione Disney di matrice italiana si aggiunge (in sordina, da una porta laterale) un’opera apocrifa, edita da Tunué, significativa e accurata. Un emblema del rapporto privilegiato d’amore tra Walt e questo paese.
Potrebbe interessarti anche: Walt Disney era razzista, sessista, nazista, antisemita?
Simone Falcone
Immagini © Tunué