Mickey Mouse: sotto il segno della poliedricità
Uscito dalla fortunatissima matita di Walt Disney nel 1928, Topolino, con il prolifico universo che gli ruota intorno, è diventato un media-mix tra i più longevi e inclusivi, perché più amati e dunque irreversibilmente entrati nell’immaginario comune.
Il celebre settimanale a fumetti a lui dedicato, popolato dalle divertentissime storie di paperi e topi che ci hanno accompagnato tutti, o quasi, ha inglobato in sé diversissimi generi narrativi
Dal poliziesco alla situation-comedy, dal romantico al thriller, dal comico alla Saga. Ha racchiuso nelle sue storie molteplici riferimenti a fenomeni culturali come serie TV, capolavori cinematografici e capolavori della letteratura mondiale.
In tutto questo amplissimo panorama, anche un particolare genere come il nonsense ha avuto il suo posto d’onore in quella che ricordo come una delle mie serie preferite da bambina; e, anche ora, ripensare a certe vignette mi fa ridere – e non poco.
Rudy Salvagnini, con i suoi mercoledì di Pippo, sperimenta una comicità dagli elementi nonsense
Nasce dalla penna del bravissimo sceneggiatore Rudy Salvagnini (il cui immaginario sarà incarnato più spesso che da altri, qui, dai disegni di Lino Gorlero) una serie di storie intitolata I Mercoledì di Pippo. Un susseguirsi di tavole in cui a fare da sovrana è come spesso la risata, qui indotta da situazioni deliranti ed esilaranti per la loro assurdità allucinata. Non a caso, viene scelto Pippo come personaggio guida di questa serie zeppa di elementi nonsense, personaggio Disney strampalato per eccellenza che si litiga il podio solo con Paperoga. Egli si presta, tautologicamente, a dominare in queste storie come Topolino a interpretare la parte del detective.
Tutto ha inizio dalla “storia-pilota” del 1993, Pippo e il giallo a premi[1], in cui vediamo Pippo leggere a Topolino un romanzo giallo da lui scritto appositamente per tentare di vincere un concorso letterario, e che viene infine premiato come «miglior giallo comico».
Da qui in poi, ogni settimana Pippo scriverà un romanzo, e ogni mercoledì lui e Topolino avranno un appuntamento nel suo salotto per leggerlo e discuterne
Chiunque conosca un minimo il personaggio di Pippo può immaginare che tipi di romanzi una tale mente possa partorire: situazioni del tutto assurde, buchi di trama, alieni e bizzarrie in ogni dove; cose che saranno fatte puntualmente notare da Topolino che criticherà, in modo il più possibile costruttivo, i meccanismi narrativi spesso usati da Pippo, sicché i suoi romanzi abbiano una base credibile. Critiche alle quali il più delle volte Pippo controbatterà illustrando la ferrea logica, completamente illogica, ma esistente, che è alla base delle sue storie.
Facendoci ridere fragorosamente (pur non essendo questa l’intenzione del nostro Pippo, ma sicuramente quella di Rudy Salvagnini), sempre involontariamente Pippo produce ogni mercoledì veri e propri capolavori di comicità infarcita di elementi nonsense. Esattamente come capita nella prima storia, non è sua intenzione scrivere un giallo comico, eppure lo scrive, ed è persino degno di premio.
Lungo la serie, che ci ha accompagnati fino alla fine degli anni Novanta e per i primi anni zero, Pippo si cimenterà con ogni genere letterario: riprenderà il giallo ne Il giallo dei giallisti[2], si butterà sul catastrofico (Nell’orecchio del ciclone[3], Ali in fiamme[4]), sul romantico (Cuori Flambé[5]), sull’avventuroso (Pirati all’arrembaggio[6], La leggenda della Grotta d’Oro[7], Il Vichingo che scoprì l’America[8]), sul biografico (Come nasce uno stellone[9], Il primo scienziato[10]), sul thriller (Il segreto dell’agente segreto[11], Ex-files[12], Nelle segrete più segrete[13]), sul dramma forense (Avvocati alla sbarra[14]).
Creando situazioni paradossali, finali sconclusionati, colpi di scena assurdi, mettendo sempre sé stesso come personaggio principale nei panni dell’eroe infallibile – relegando invece l’amico Topolino, sempre a sua volta presente nei romanzi, a ruolo di spalla pavida e sciocca – ci garantisce risate assolute, e i suoi romanzi risultano capolavori del buonumore proprio per la loro assurdità.
Rudy Salvagnini è stato in grado molto abilmente di usare questo tipo di comicità.
Il nonsense, com’era in Edward Lear, e come oggi lo si utilizza
Ma che cosa si intende davvero per nonsense? E perché I mercoledì di Pippo sono stati in grado di utilizzarne degli elementi in modo a mio parere così pregevole?
Nonsense è un termine molto utilizzato oggi. Questo perché elementi nonsense sono ben presenti in diversissimi fenomeni pop attuali, perlopiù proprio prodotti comici. Questo non significa che il nonsense, benché sia il caso anche de I Mercoledì di Pippo, debba essere esclusivamente comico. Si pensi al celebre romanzo Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, riconosciuto come un capolavoro del genere, che si può considerare umoristico a tratti, ma non esattamente comico.
Quel che è certo è che, oggi, elementi nonsense sono utilizzati perlopiù a fine comico
Ed è facile intuire come mai. È l’essenza del nonsense puro un qualcosa che si sposa benissimo alla risata. Nell’umorismo più “tradizionale” la causa scatenante della risata è la logica imprevedibile di una battuta di spirito, nel nonsense è l’imprevedibilità dell’illogicità. La matrice del buonumore è sempre l’imprevedibilità, che però nel caso del nonsense non viene chiusa nello stretto gioco della battuta, ma risuona in un panorama di più ampio respiro, immaginifico e potenzialmente illimitato.
Edward Lear (1812-1888), il poeta britannico che utilizzò per primo il termine nonsense, dà nella sua produzione un esempio di cosa il puro nonsense sia: un componimento breve, in poesia o in prosa, dal contenuto assolutamente strampalato, fantasioso al punto da essere assurdo, e dal punto di vista formale caratterizzato da giochi di parole fonosimbolici. Componimenti che quindi scatenano il più delle volte ilarità.
Lear, proprio vent’anni prima che Carrol spuntasse con la sua Alice, che nelle sue Nonsense songs canta di anatre che viaggiano sulla coda di canguri, o di una sedia e un tavolo che escono di casa a passeggiare, scriveva notoriamente tali contenuti per intrattenere e strappare una risata. Anche Carla Muschio, che ne ha curato una bella traduzione nel 2005, parla della produzione di Lear come di «un potente antidepressivo[15]».
Oggi elementi nonsense sono ubiqui proprio nella comicità
Si pensi al successo, da noi in Italia, di Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda. Una buona parte di popolazione non ha potuto trattenere le risate di fronte ai suoi ormai celebri, quanto assurdi, trailer di inesistenti film, alle miniserie che vanno dall’horror (La villa di lato) alla soap-opera (Intralci), fino ai suoi paradossali personaggi, come Jerry Polemica e il cantautore cronicamente depresso Mariottide. La matrice della risata poggia sempre sulle situazioni surreali e deliranti presentate.
La stessa matrice di risata che domina anche serie americane come i Griffin, in cui il neonato di famiglia è un genio a tratti criminale, con capacità locutorie e intellettive pari a un adulto e il cane un intellettuale che spesso ambisce a diventare uno scrittore famoso.
Spunti di questo tipo di comicità fanno da cornice, più che talvolta, anche a serie come South Park, e, per accennare a un pregevolissimo prodotto di Netflix, a Bojack Horseman, ambientato in una Hollywood popolata da animali antropomorfi; benché qui gli elementi nonsense siano davvero solo una cornice. Nel primo caso, moltissimi episodi hanno situazioni e contesti ascrivibili a questo genere, ma la matrice centrale della risata non è mai il nonsense stesso, bensì un’implacabile satira politico-sociale degli Stati Uniti d’America che segue amaramente la logica reale. Nel secondo caso, ugualmente, il fine ultimo è il racconto, completamente lineare, delle vicende dei personaggi.
La logica dell’assurdo
C’è qualcosa che a mio parere accomuna tutti questi prodotti che utilizzano elementi nonsense come scatenante di risate. Ovvero il fatto che hanno il più delle volte una precisa logica nella loro illogicità, una logica dell’assurdo, che li rende ancora più divertenti. In L’uomo che usciva la gente di Maccio Capatonda (faccio questo esempio perché immagino sia la clip più conosciuta), la situazione paradossale secondo la quale ogni volta che Fernandello compie un preciso movimento con le braccia chiunque vicino a lui venga senza rimedio trascinato fuori dalla porta è però al tempo stesso una regola ferrea, una conseguenza logico-matematica: se faccio questo gesto con le braccia, allora la gente uscirà dalla stanza. Non a caso alla fine del trailer compiere quel gesto nella coreografia gli impedirà di ottenere il giudizio positivo della giuria che valutava i suoi passi di danza, perché svuoterà irrimediabilmente il teatro.
Ed è proprio questa ferrea logica dell’assurdo a provocare risate fragorose
Ne I Griffin Brian il cane parla ed è molto più intelligente dei suoi padroni, eppure, pur essendoci questo elemento nonsense, si richiama spesso alla reale logica riguardo alla sua natura: si fa assumere come cane anti-droga raggiungendo il successo lavorativo[16] e si accenna talvolta al fatto che non è destinato a vivere per più di sedici anni. Questo tentativo di dare una logica alla pura assurdità, appunto una logica dell’assurdo, rende paradossalmente ancora più senza senso ciò che non ha senso, e rende gli elementi nonsense ancor più irresistibilmente comici.
La matrice della risata nei romanzi di Pippo
Proprio la stessa cosa accade ne I mercoledì di Pippo, con la differenza che qui c’è un passaggio persino ulteriore.
I romanzi di Pippo, zeppi di elementi nonsense, sono però tutti costruiti non affatto a caso, ma anzi secondo la (precisissima) logica dell’assurdo albergante nella mente del loro autore.
Ne L’orecchio del ciclone Topolino fa notare a Pippo che si dice “occhio”, non orecchio, per indicare l’interno delle trombe d’aria. E Pippo ribatte prontamente che parlare di orecchio è più sensato, perché i cicloni fanno rumore, senza contare che quando Topolino obietterà che i cicloni non hanno orecchie, Pippo risponderà che se hanno gli occhi, come possono non avere anche le orecchie?
In Ex-Files, alla domanda di Topolino su quale sia il motivo di un titolo simile (è noto a tutti semmai il termine X-Files, per indicare casi che l’FBI non ha potuto risolvere perché apparentemente inspiegabili), Pippo affida all’introduzione del suo romanzo la spiegazione: gli ex-files sono casi così oscuri e irrisolvibili da essere stati abbandonati dalla polizia, diventando così, appunto, degli ex–files.
In Nelle segrete più segrete quando Pippo e Topolino, qui poliziotti infiltrati in un carcere, vengono spediti nella cella di rigore, che nell’immaginario pippesco è una cella in cui ci si sfida tirando calci di rigore in porta (!) l’eroe è, similmente al caso del movimento di braccia di Fernandello, secondo un dogma indiscutibile, infallibile, e dunque non può mai sbagliare. Quindi segna sempre, cosa esplicitata da Pippo-auctor e che determinerà l’esito della sfida. È esattamente lo stesso principio che sta alla base dei sillogismi aristotelici: l’eroe è infallibile; l’eroe tira calci di rigore; l’eroe non può non segnare.
In Motori rombanti[17] l’eroe è un grande pilota di Formula Uno, che, come si dice all’inizio, ha la velocità nel sangue. Dunque, quando, alla fine della gara fatidica, rimane senza auto perché è stata distrutta, vincerà la gara mettendosi a correre coi propri piedi.
Rudy Salvagnini ha l’intuizione geniale di inserire queste vicende assurde in un contesto metanarrativo
In cui vi sono, in cornice, Pippo e Topolino che discutono in tempo reale del racconto nel racconto. Perché la cornice, in cui Topolino critica continuamente gli assurdi meccanismi narrativi di Pippo, obbliga questi a esplicitare la sua logica ferrea dell’assurdo per giustificare le sue scelte. E nell’esplicazione della logica illogica si va oltre all’elemento nonsense e lo si rende ancor più esilarante. Salvagnini non solo utilizza elementi nonsense ponendoli all’interno di un sistema logico dell’assurdo, come altri, abbiamo visto, hanno fatto, ma tramite il personaggio di Topolino scopre anche lo scheletro di questo procedimento come si scoprono i mattoni di un muro quando si leva l’intonaco. È nel mostrarsi senza veli, sotto incalzamento di Topolino, della logica illogica di Pippo, che si schiude la vera matrice comica di queste storie, nel nonsenso che si auto-esplicita nel suo nonsenso.
Qui sta il motivo, a mio parere, svelato, di come queste storie fossero per me da bambina una vera e propria medicina per il buonumore.
Sei triste? Pensa a Pippo che corre sulle sue gambe per vincere una gara di Formula Uno urlando: «Io la velocità l’ho nel sangue!!» e – un po’ – ti passa.
Michela Nessi
Immagini © Disney
Nota redazionale: i volumi della Legendary Collection che raccolgono le storie dei Mercoledì di Pippo non sono attualmente disponibili sul sito Panini Comics ma si possono trovare su Amazon a questo link.
[1] I TL 1947-C
[2] I TL 2126-5
[3] IT L 2377-6
[4] IT L 2641-6
[5] IT L 2207-5
[6] IT L 2071-5
[7] IT L 2093-4
[8] IT L 2347-6
[9] IT L 2268-6
[10] IT L 2122-3
[11] IT L 2185-6
[12] IT L 2277-6
[13] IT L 2486-6
[14] IT L 2194-4
[15] Edward Lear, Senza Senso, a cura di Carla Muschio, Stampa alternativa/Nuovi equilibri, Viterbo 2005.
[16] I Griffin, 3X01.
[17] IT L 2145-4