Topolino e la marea dei secoli di Casty, comparsa nel 2011 su Topolino nn. 2918-2919, si presenta in apparenza come una storia sui paradossi temporali. In realtà è molto di più.
Casty (nome d’arte di Andrea Castellan) ci porta, nel corso di quest’avventura in quattro capitoli, a riflettere sui problemi delle utopie politiche e della Storia intera. Lo fa, però, partendo con un intrigante “What if…?”. L’autore immagina che, per un incidente di natura ignota, siano stati i cosiddetti popoli pre-colombiani a “scoprire” l’Europa. Questo sconvolgimento storico è di portata tale da dare vita alla “marea dei secoli” del titolo, un crono-tsunami talmente potente da spazzare via l’intera realtà per come la conosciamo e riscriverla.
Topolino si ritroverà quindi in un presente alternativo. In questa nuova dimensione il pianeta Terra, amorevolmente sorvegliato da un’entità quasi divina nota come “Fenice”, conosce un’epoca di eterna pace astratta dal tempo. Ma le prime impressioni sono decisamente ingannevoli. Topoltekia, la versione alternativa di Topolinia qui presentata, è ben lontana dall’essere la città ideale, per i più svariati motivi. Si renderà dunque necessaria la ricerca di una via per far tornare le cose al loro posto.
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Riportare tutta la Storia moderna e contemporanea sui corretti binari potrebbe sembrare un’impresa impossibile.
Ma, chiaramente, Topolino non sarà solo. Il cast può vantare tra le proprie fila gran parte dei topolinesi di nostra conoscenza, pur se in una loro versione inedita. Infatti i vari sconvolgimenti non hanno modificato radicalmente solo i macro-eventi storici noti a tutti. La Marea ha stravolto pure le singole esistenze degli abitanti del pianeta, da Minni a Pippo passando per Gambadilegno. Fa inoltre il suo ritorno, in grande stile, Uma.
Uma è un personaggio puramente castyano, un’impavida agente temporale comparsa nel 2007 in Topolino e la bionda minaccia, che ben si adatta al tema della storia. Non a caso sarà proprio lei, in più punti, a porsi come forza motrice dell’intera vicenda. Il vero pezzo forte, però, è probabilmente l’antagonista. Si tratta di un personaggio degno per molti versi di Alan Moore, un villain chiaroscuro che, per raggiungere uno scopo nobile, utilizza metodi decisamente estremi e fuori luogo.
Qui torniamo, dunque, al tema dell’utopia.
Il mondo della Fenice ideato da Casty potrebbe essere, a primo impatto, paragonato a un vero e proprio Eden. La Terra è unita in un’unica nazione. Non vi sono guerre, e pare che non ve ne siano mai state a memoria d’uomo. Tutti sono felici, e un Presidente Mondiale provvede a prendersi cura dei cittadini. Almeno in apparenza, non esiste nulla di cui lamentarsi. Ma, dietro a questa sottile patina, si cela qualcosa di ben più oscuro.
Quella quiete eterna e imperturbabile è tenuta in vita a caro prezzo. In primis, non possiamo in alcun modo credere che questa ingannevole utopia dagli echi quasi rinascimentali stia in piedi come per magia. Anzi, il benessere di una piccola parte del pianeta è reso possibile, senza scendere nel dettaglio, da enormi sacrifici di tutto il resto del globo. La società, inoltre, si mantiene in vita grazie alla pressoché totale assenza di libero arbitrio del cittadino e al più cieco conformismo. Esemplari, in questo senso, le “camu-facce”: si tratta di capsule utilizzate per modificare i propri lineamenti e restare al passo con la moda.
Ma è un altro il problema principale di questa vera e propria distopia: il suo rapporto con la Storia.
Nel mondo della Fenice che Casty ci presenta, la Storia non esiste. Almeno nei progetti di chi lo ha ideato. La Fenice si presenta ogni cento anni ai suoi fedeli sudditi, ma per il resto non vi è una più precisa scansione temporale. Nessuno ha idea di cosa sia successo precedentemente, né immagina che sia esistito un passato. Non vi sono eventi di alcun tipo in grado di aiutare a stabilire una periodizzazione. Non vi è memoria di invenzioni, conflitti, progressi. L’umanità si attesta da sempre sullo stesso livello (altissimo) di civiltà. E proprio per questo, l’essere umano ha perso tutto ciò che lo caratterizza. Il creatore di questo mondo distorto ha annichilito tutte le caratteristiche dell’uomo: la curiosità, la capacità di adattarsi e rialzarsi, la folle inclinazione all’errore.
Il mondo della Fenice è l’esatta negazione di tutto ciò che sappiamo sulla storia dell’umanità.
Si tratta di una realtà segnata dal più totale immobilismo. Gli uomini sono privi di personalità, pilotati dall’alto nei gusti e nei desideri. Non esistono criminali, ma non è mai esistito alcun genio. Non esistono diversi stili artistici, ed anche la letteratura è pressoché assente. La tragica apatia e l’assenza di stimoli di qualsiasi tipo che ben caratterizzano gli abitanti del mondo della Fenice si possono riassumere con una semplice immagine: l’umanità “splendente” di Topoltekia e dintorni non è mai stata sulla Luna.
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Le utopie politiche, nel pensiero filosofico, potrebbero essere nate più come modello astratto a cui tendere che come reale ambizione. Ed è probabilmente un bene che sia così. Una società chiusa in sé stessa, convinta di essere completa ed autosufficiente, sarebbe la più limitata delle società. Gli uomini hanno spesso sbagliato, è Topolino stesso ad ammetterlo. La Storia è costellata di atrocità compiute da esseri umani. Ma la libertà, la tensione verso il domani, la ricerca dell’altro e del nuovo devono sempre fare – Casty stesso lo suggerisce – da fari.
Alessandro Giacomelli
Immagini © Disney