Come far leggere Topolino a tutta la (tua) città

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Se una persona non ha mai letto Topolino, cosa può spingerlo a comprare il numero in edicola?

Il mio primo Diabolik l’ho comprato a 20 anni. Sapevo che era un fumetto, sapevo che il protagonista era un ladro, e l’avevo sempre ignorato senza rimorsi: lo sentivo distante, e il genere non mi interessava.
Un giorno di luglio, qualcosa mi spinse all’aquisto dello speciale estivo: L’ombra del Giustiziere.

Cos’era, quel qualcosa?

Avevo letto su un quotidiano locale che il disegnatore di quell’albo, Emanuele Barison, sullo sfondo di una vignetta aveva ritratto, tra gli altri anonimi palazzi di Clerville, la loggia del Municipio del suo comune. Quello era anche il mio comune, un piccolo capoluogo di provincia di 50mila abitanti: e ora appariva su Diabolik! Dovevo avere quell’albo: quella storia, ancora da leggere, la sentivo già intimamente mia. Era un piccolo cimelio da conservare, una curiosità da mostrare ai cuginetti, ma anche agli zii. Ed era solo una vignetta!

Il Mondo Piccolo

C’è una sezione dei quotidiani che non si salta mai: la cronaca locale. Per alcuni, è l’unica che valga ancora la pena di leggere: anche solo per vedere i risultati della squadra di Promozione dove gioca un ex compagno di classe. E, fuori dalla carta stampata, nei social, ci sono le pagine e gruppi centrati sulla città dove siamo nati e cresciuti (Sei di Mariano Comense se…): quanti di noi ne seguono una? Era, ed è ancora, quello che Guareschi definiva Mondo Piccolo, quando narrava la Brescello di Don Camillo e Peppone.

Ci vorrebbero più storie ambientate in Italia su Topolino, quindi? Non basta, manca ancora qualcosa. Questo spunto viene già sfruttato periodicamente, e non solo dagli autori nostrani: nel 1961 Barks fa debuttare Amelia in Zio Paperone e la Fattucchiera, e lo zione la inseguirà fin sul Vesuvio. Napoli, Venezia, Roma e Milano sono state tutte visitate più volte da paperi e topi (spesso grazie alla macchina del tempo). Lo stesso vale per Genova, Messina e tanta, tanta Toscana: Firenze, Siena, Lucca, Pisa, Arezzo.

Ma allora: perché non Pistoia o Prato, Grosseto o Livorno? Ogni borgo d’Italia ha leggende da sfruttare per la ricerca di un tesoro o un giallo da risolvere.

Topolino Siena
Topolino e le Regioni d’Italia

Ecco l’idea: una serie di storie da dedicare alle Regioni d’Italia, e da cui trapeli l’affetto per la provincia.
Qualcosa che chi abita in quelle zone vorrà assolutamente leggere e far leggere perché “finalmente parlano di noi“.

Non sto parlando dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco: sto parlando di Massa e Carrara, Vibo Valentia, Piacenza, Potenza, Bolzano, Pescara, Isernia, Imperia, Viterbo, Salerno, Sassari, Biella, Padova, Monza, Lecce, Aosta, Terni, Udine, Fermo, Enna.

Paperizziamo i luoghi che abbiamo nel cuore tutta la vita, invece dei vip che abbiamo davanti agli occhi per una stagione!

Perché? Ecco alcuni vantaggi:
– Maggiore effetto passaparola, grazie anche alla stampa locale: “oh hai visto? ci hanno messo su Topolino!”
– Maggiore esportabilità all’estero: meno riferimenti al costume italiano, più riferimenti alla cultura italiana
– Maggiore freschezza della storia, che non risulterà datata a distanza di pochi anni
– Possibili collaborazioni con le regioni per eventi di promozione reciproca

Topolino può solo guadagnarne, ed è l’unico in grado di portare avanti un’operazione del genere. Ha sceneggiatori-funamboli tra divertimento e didattica: la serie sulla Storia dell’Arte insegna, in tutti i sensi. E ha disegnatori che saprebbero divertirsi nel rappresentare architetture e paesaggi delle loro zone.

Provare per credere!

(e comunque ogni tanto Diabolik lo compro ancora… anche se non è ambientato a Pordenone).

Mattia Mariani

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