Capitolo uno: L’ultimo del Clan de’ Paperoni
Neofita o veterano di lungo corso, qualsiasi lettore della Saga di Paperon de’ Paperoni dovrebbe sapere che la maestosa opera di Don Rosa non è frutto solamente della prolifica fantasia dell’ingegnere del Kentucky. Il lavoro che più di qualsiasi altro ha reso celebre nel mondo Don Hugo Keno Rosa (nome completo con origini italiane) nasce infatti come affettuoso e rigoroso tributo all’autore che egli (e non solo) più ama: l’Uomo dei paperi Carl Barks, creatore del nostro Zione e di una coltre di personaggi e villain che popolano il beccuto mondo da oltre settant’anni.
Il lavoro che Don Rosa ha compiuto nei primi anni ’90 è titanico: setacciare la sterminata produzione del Maestro dell’Oregon alla ricerca di una coerenza narrativa in merito al passato di Paperone, vagliando informazioni disparate: da intere storie a piccole vignette. L’idea di continuity, in Barks e tendenzialmente nell’intero fumetto Disney, non è considerata, se non in alcuni rari casi. Anche per questo, l’impresa è ancor più complessa: creare un mosaico cercando di incastrare le tessere barksiane, non create appositamente allo scopo.
Incastrate (a volte con necessarie forzature o omissioni) e aggiustate, arricchite e messe in relazione con il mondo reale del XIX e XX secolo ed alcuni dei suoi personaggi, il quadro che ne emerge è affascinante e straniante al tempo stesso, e ha attirato elogi, qualche critica e grande ammirazione. La figura del vecchio Scrooge si ammanta così di un fascino cronologico ed epico senza precedenti. Gli accenni che Barks aveva fatto alla sua giovinezza prendono vita, il Deposito non è più solamente (per noi lettori) un mucchio di soldi, ma diventa (più organicamente) anche un mucchio di ricordi.
Generalmente, le storie che ispirano Rosa capitolo per capitolo sono note. Ma se ci fosse un pazzo che prendesse la Saga e cercasse, vignetta per vignetta, ogni singolo riferimento a Barks?
Ebbene, proverò ad essere quel pazzo e a costruire (anche visivamente) con pazienza la rete di riferimenti che anima il romanzo a fumetti che ha generato il nome della nostra splendida community. Cercherò di essere il più preciso possibile, utilizzando come fonti la Don Rosa Library (con le parole dello stesso Don), la Grande Dinastia dei Paperi, materiale in rete e anche un pizzico di intuito (oltre a molta passione). Se manca qualcosa, sarò felice di integrare con i vostri suggerimenti.
Ovviamente, essendo un lavoro abnorme, lo porterò avanti per gradi, un capitolo per volta; per ora mi occuperò solo dei dodici capitoli originali. Riporto i codici I.N.D.U.C.K.S. di tutte le storie citate in fondo all’articolo, per non appesantire il testo. Nella mia analisi tralascio la vignetta d’apertura di ogni capitolo, in quanto troppo piena di dettagli che preferisco affrontare con il dipanarsi della storia; secondo Don Rosa questa vignetta costituisce l’album di ricordi che Matilda de’ Paperoni compone con le avventure del fratello. Ad un certo punto infatti, quando il rapporto sarà compromesso, la vignetta di apertura cambierà. Ma a questo ci arriveremo con calma. Pronti? Andiamo a incominciare!
Cornamuse e mastini
Ovviamente la nostra storia si apre sulle highlands scozzesi. Nelle prime due vignette vediamo subito il Castello del clan e il cimitero di famiglia:
Entrambi esordiscono nella celeberrima Paperino e il segreto del vecchio castello (1948), la seconda apparizione in assoluto di Paperone. Qui (Tavola 2; Vignetta 3) lo Zione parla per la prima volta del maniero:
E qui, a storia inoltrata, (T 23; V 5,6) Qui, Quo e Qua scoprono il cimitero:
Il castello viene mostrato da Barks per la prima volta nella prima vignetta della quarta tavola:
Dopo gli ambienti, il Don introduce i personaggi: nella terza vignetta vediamo chiaramente papà Fergus con il figlioletto:
La figura del padre di Paperone non appare in alcuna storia di Barks, ma è ispirata, come altre figure della famiglia, dagli alberi genealogici da lui tracciati: il primo risale agli anni ’50, quando l’uomo dei paperi se lo costruì ad uso personale:
Un secondo albero venne invece appositamente richiesto per la costruzione della Saga da Rosa a Barks, che lo inviò all’ammiratore nel 1991:
La crasi tra i due alberi, condita dalla fantasia del Don, è di fatto la prima, grezza genesi del mosaico familiare dei nostri pennuti. Il nome “Fergus” pare essere un’idea totalmente donrosiana.
A questo punto inizia la prima parte di una lunga carrellata di antenati: attraverso le parole del padre, il piccolo Paperone viene a conoscenza di alcuni passaggi della sua storia familiare, a cominciare dal mastino:
Questa tenebrosa figura compare nell’altra grande fonte barksiana alla base di questo capitolo: Il clan di zio Paperone, del 1960. Più precisamente si cita per la prima volta il mastino nella seconda vignetta della terza tavola:
Anche la sua silhouette è ispirata alla stessa storia, nella quale il mastino compare direttamente (T6; V3):
Torniamo alla Saga. Nelle vignette successive, viene ricordata la vicenda del capitano McPaperon (noto anche come Hugh “Schiumatore” de’ Paperoni):
Notate la lapide su cui Fergus si appoggia: appartiene a Sir Roast McDuck, conosciuto nelle nostre traduzioni come il conte Pancia di Ghisa. La sua origine, come quella di tutta la folta schiera di avi, è nel Vecchio castello. Ci torneremo a tempo debito. Le tristi vicende di Hugh invece sono tratte fedelmente da un’altra celebre perla barksiana, Zio Paperone e la cassa di Rafano (nota anche come Paperino e l’oca d’oro), del 1953. Ecco le vignette specifiche (prime quattro della seconda tavola):
E quando l’oca d’oro affonda, al suo capitano rimangono solamente l’orologio di famiglia (secondo il Don) e una dentiera d’oro nel becco:
Noterete che Rosa colloca la vicenda nel 1763, in apparente contraddizione con Barks, che la datava di dieci anni anteriore. In effetti questa anomalia è presente solo nella versione della storia stampata sulla Don Rosa Library, ma non, ad esempio, in quella presente sul primo volume di Tesori International né in quella nel terzo volume dei Classici di Repubblica serie oro. Entrambe riportano la data corretta, 1753, confermata anche nella versione in lingua originale dell’uomo dei paperi.
Dal XVIII secolo si passa poi al Medioevo, rievocando fasti e declino del clan e del tesoro del duca Quaquarone. Tesoro che è alla base della trama del Vecchio Castello. Racconta Fergus:
Il rigonfiamento nel quale Quaquarone si mura è lo stesso che Paperone e nipoti osservano mentre cercano il tesoro (T 6; V 4 ovviamente del Vecchio Castello):
E nel quale Paperone troverà l’ambito forziere (T 7; V 7):
Ora tornate a dare un’occhiata al racconto che Fergus fa della vicenda di Quaquarone e guardate la quarta vignetta. Il papero che setaccia il castello in cerca del tesoro indossa un Kilt dai colori precisi: verde e arancio. Il colore del tartan dei de’ Paperoni compare nella storia (che abbiamo già citato sopra) Il clan di zio Paperone, più precisamente nelle prime vignette dell’ultima tavola:
Sempre in questa storia compaiono anche gli Whiskerville, il clan rivale dei de’ Paperoni . il titolo in originale è infatti traducibile in Il mastino dei Whiskerville, chiaro rimando ad una celebre avventura di Sherlock Holmes. Nel nostro primo capitolo, dopo il flashback su Quaquarone, Fergus e il figlio affrontano proprio il clan rivale:
Anche il rimando al padre “modesto minatore” viene dal Clan di Zio Paperone, quinta vignetta della prima tavola:
Don Rosa ha battezzato questo nonno minatore Dingo “il sozzo” de’ Paperoni , inserendolo nel suo albero genealogico (e nei nostri cuori) con tanto di cappello.
Ma torniamo ai Whiskerville. Dopo la scaramuccia verbale con i nostri, i rivali minacciano evocando la presenza del mastino, che puntualmente ulula e scaccia Paperone e Fergus. Ma, sorpresa delle sorprese, il bestio si rivela essere un subdolo travestimento degli stessi Whiskerville:
Questo dettaglio emerge ancora una volta dal Clan di Zio Paperone, nel momento in cui l’ormai anziano papero scopre la verità, dopo ben 83 anni! (T 7; V 5)
Decini e destini
Di ritorno a Glasgow, facciamo conoscenza con altri parenti (stavolta vivi) del piccolo scozzese. In testa a tutti, lo zio Jake:
Il fratello di Fergus, diversamente rispetto a quest’ultimo, è una creatura barksiana in senso stretto. Compare infatti, seppur non di persona, nel capolavoro natalizio del 1951 (stampato nel 1952) Paperino e il ventino fatale, in un album di ricordi familiari sfogliato da Paperino (T 10; V 4):
Curiosamente, la traduzione ha mantenuto il cognome originale.
La papera che cucina reggendo una neonata è ovviamente Piumina O’ Drake, moglie di Fergus. Di lei non troviamo traccia in nessuna storia di Barks e neppure negli alberi genealogici riportati. La bimba, invece, Ortensia, sorellina di Paperone, è menzionata dal Maestro dell’Oregon già dal suo albero degli anni ’50, pur non comparendo in alcuna storia. Lo stesso si può dire per l’altra sorella, Matilda, che compare nella vignetta successiva:
Lo “zio Manibuche” di cui parla Piumina compare (solo citato) in Zio Paperone e la regina del cotone (1955), nei ricordi del nipote (T 2; V 7):
Finiti i parenti, viene introdotto un altro topos dell’epopea paperoniana: il lavoro di lustrascarpe.
Che Paperone abbia iniziato la sua fortuna lucidando stivali è noto e tendenzialmente accettato da tutti (almeno, nella versione americana). Ma dove ha origine ciò? Essenzialmente in due storie. La prima risale al 1963, è stata solo disegnata da Barks su sceneggiatura di Vic Lockman ed è Zio Paperone e il disturbatore invisibile. Qui vediamo il piccolo Scrooge cimentarsi nell’attività di Sciuscià con sempre maggior successo. Una vignetta, la quarta della prima tavola, è addirittura riprodotta praticamente identica. Ecco l’originale di Barks:
Ed ecco come la ripropone il suo epigono:
L’altra storia addirittura non è né scritta né disegnata da Barks, ma è opera della coppia Fallberg-Strobl. Si tratta di Paperon de’ Paperoni e la noia da dollaro, dell’anno successivo (1964). Riporto un paio di vignette che sono state chiaramente ispirazione per il Don (su sua stessa ammissione):
In particolare, da qui si evincono due fatti: la presenza dello scavafossi (battezzato Burt nella Saga) e la modalità con cui il piccolo Paperone guadagna la sua celebre Numero Uno. Ma questa leggendaria moneta, vi chiederete, quando compare la prima volta? Il decino era stato introdotto da Barks una decina di anni prima del Disturbatore invisibile. Nel 1953, infatti, era uscita Zio Paperone e la banda Bassotti. In questa breve e surreale vicenda, lo Zione pensa bene di mettere il suo denaro al sicuro convertendolo interamente in banconote e costruendo un deposito nuovo. L’unico soldo metallico che gli rimane (sbadatamente) è proprio la mitica prima moneta, considerata dal Don un decino di dollaro Seated Liberty del 1875. Ecco la vignetta esplicativa in cui la leggendaria moneta fa la sua prima apparizione, appunto da Zio Paperone e la banda Bassotti (T 2; V 4):
Ma una moneta americana in Scozia? Al di là dell’escamotage che Rosa escogita per far quadrare la questione (e che non sveliamo), il piccolo Paperone rimane deluso. È proprio qui che, sentendosi turlupinato, esclama per la prima volta la sua famosa massima che ritroveremo in altre avventure:
Anche la celeberrima sentenza non è tutta farina del donrosiano sacco: trattasi infatti dell’adattamento di una lapidaria esclamazione che PdP orgogliosamente proclama nella meravigliosa Zio Paperone e la disfida dei dollari, del 1953 (T 7; V 6):
Il più duro dei duri inizia così a diversificare le sue attività:
Questa faccenda della legna da ardere arriva direttamente dal racconto che Paperone fa nella bellissima Il re del fiume d’oro, del 1958. Nella terza vignetta dell’undicesima tavola infatti egli spiega:
L’orgoglio di famiglia
Si giunge così all’ultimo atto del nostro primo capitolo, che ci riporta tra le brughiere di Colle Fosco. Qui il piccolo imprenditore giunge per procurarsi la torba da vendere, o forse mosso dal richiamo dell’antica gloria familiare. Ed ecco che nel cimitero del Clan sorprende gli Whiskervilles, intenti a profanare la tomba di Bambaluc de’ Paperoni alla ricerca del tesoro di Quaquarone:
La tomba di Bambaluc non è citata casualmente: scoperta da Qui, Quo e Qua nel Segreto del vecchio castello, ne costituiva l’accesso alle segrete, murate nel XIII secolo dallo stesso Bambaluc. Ecco due vignette del capolavoro di Barks (T 24; V 1,7) che riportano questo passaggio (no, non quello segreto, cioè sì anche quello):
I nipotini effettivamente trovano il misterioso accesso. Nel primo capitolo della Saga anche gli Whiskerville arrivano a un passo dalla scoperta:
Ma non prima di aver sorpreso Paperone, di averlo inseguito e di aver desistito dopo averlo visto entrare nel maniero di famiglia, attirato da una misteriosa figura:
Fa così la sua comparsa un nuovo personaggio, che non proietta ombra (fateci caso!) e che indossa un kilt dalle tinte familiari…
Il nostro eroe viene accompagnato dalla sua guida all’interno dell’affascinante fortezza: inizia una seconda galleria di antenati, immersi nel loro antico ambiente. Ancora una volta, Rosa fa man bassa dal Vecchio Castello (da qui in poi date per scontato che i riferimenti siano tutti a questa storia; in caso contrario sarà segnalato). Si parte con una fila di armature disposta esattamente nello stesso luogo che possiamo osservare, ad esempio, nella prima vignetta della quattordicesima tavola della storia barksiana. Ecco il raffronto:
Ecco poi un arazzo con uno sfortunato antenato e la sua letale ed ereditaria abitudine:
Barks affida la narrazione della vicenda a uno dei nipotini (T 5, V 6):
Il nostro Cicerone mostra poi un’armatura curiosa:
Osservate bene: sotto l’elmo si notano le ossa! La stessa inquietante scoperta viene fatta da un nipotino nella quarta vignetta della quattordicesima tavola:
Nelle successive, i tre si interrogano sulle avventure dell’avo. Notate la posizione della corazza, appoggiata ad un muro stretto, come nella vignetta di Don Rosa:
Il duca ovviamente è il proprietario della tomba che prima abbiamo scorto nel tentativo di profanazione dei Whiskerville.
Finita la galleria di antichità, il giovane Paperone viene stuzzicato dal misterioso accompagnatore: è lui a suggerirgli di andare in America dallo zio Manibuche:
Il fratello di Fergus, come detto sopra, è citato nella Regina del Cotone; dalla stessa storia sappiamo che egli possedeva un battello fluviale: sarà materia del prossimo capitolo.
E così, il nostro eroe si allontana dal Castello con un sogno e una forte radice riallacciata con il suo passato, dopo aver allontanato i rivali dal camposanto con una trovata geniale (e avergli fatto imbiancare, di colpo e per sempre, barbe e capelli).
È solo a questo punto che scopriamo l’identità del papero in kilt, che rientrando nel maniero dialoga letteralmente con sinistre presenze. In particolare, un’armatura panciuta:
È il conte pancia di ghisa. Eccolo tale e quale nel Vecchio castello (T 5; V 7):
Ancora un volta, un piccolo dettaglio cronologico fuori posto: la data di morte sotto l’armatura non coincide con l’affermazione di Qua. Nelle altre due edizioni italiane della Saga che ho consultato, le date di nascita e morte di Pancia di Ghisa non sono riportate. Il problema pare essere tutto nella traduzione italiana di Barks. In originale, infatti, la data riportata è la stessa che il Don utilizza:
Ultimo dettaglio sull’antenato goloso: ricordate la lapide su cui Fergus si appoggiava rievocando malinconicamente le gesta dei de’ Paperoni? È proprio quella di Pancia di Ghisa!
E finalmente scopriamo, si diceva, l’identità del canuto motivatore: indossato l’elmo, eccolo riprendere il suo posto nel rigonfiamento che cela il grande segreto del castello, il tesoro. È proprio lui: il duca Quaquarone de’ Paperoni.
Il giovane Scrooge lavora sodo e non si fa sfuggire l’occasione suggeritagli dall’antenato: appena può si imbarca come mozzo su una nave bestiame in partenza per gli Stati Uniti:
Rosa trae questo dettaglio da una storia che Barks scrive nel 1950, quando ancora Paperone è un personaggio in via di definizione. Si tratta di Paperino e la clessidra magica. Mentre si prepara la colazione, lo zione ricorda (T 2, V 4):
Al momento dell’imbarco, la famiglia saluta un papero appena adolescente. Fergus e Jake gli lasciano in eredità gli ultimi cimeli del clan:
Della dentiera abbiamo già parlato diffusamente. L’orologio invece è tratto da Zio Paperone e l’orologio dell’eclisse (1955), storia in cui l’oggetto è assoluto protagonista. Eccone le prime vignette:
Sull’identità del “bisnonno” citato da Fergus è lecito sollevare dubbi: se abbiamo appurato che il nonno di Paperone è Dingo “il sozzo”, il padre di quest’ultimo non è noto. Che si tratti dello stesso Hugh “Schiumatore” de’ Paperoni, sfortunato capitano dell’Oca d’oro? Facendo due conti, potrebbe essere vera questa ipotesi solo se Hugh fosse diventato padre di Dingo in età estremamente avanzata. Quindi o supponiamo che i due siano congiunti da una generazione di cui non è rimasta traccia (complici la Guerra d’indipendenza o la Rivoluzione Francese?), o ci teniamo il dubbio e tanto basta.
Un dettaglio curioso sull’orologio: nella storia di Barks è specificato che uno dei due cervi che decorano il retro del quadrante è sprovvisto di un occhio (T 4, V 5):
Ora tornate all’inizio del nostro primo capitolo della Saga e date un’occhiata all’orologio, riprodotto fedelmente nella quadrupla introduttiva. Notato qualcosa? Esatto, l’occhio del cervo manca pure lì.
Con questo folle dettaglio, si conclude l’analisi del nostro primo capitolo. Ritroveremo il nostro giovane eroe sul Mississippi. Che Barks sia con voi!
Stefano Buzzotta
I link I.N.D.U.C.K.S. alle storie citate (in ordine cronologico):
L’ultimo del clan de’ Paperoni: https://inducks.org/story.php?c=D+91308
Paperino e il segreto del vecchio castello: https://inducks.org/story.php?c=W+OS++189-02
Paperino e la clessidra magica: https://inducks.org/story.php?c=W+OS++291-02
Paperino, zio Paperone e il ventino fatale: https://inducks.org/story.php?c=W+OS++367-02
Zio Paperone e la disfida dei dollari: https://inducks.org/story.php?c=W+OS++386-02
Zio Paperone e la cassa di rafano: https://inducks.org/story.php?c=W+OS++495-02
Zio paperone e la Banda Bassotti: https://inducks.org/story.php?c=W+OS++495-03
Zio Paperone e l’orologio dell’eclisse: https://inducks.org/story.php?c=W+US+++10-03
Zio Paperone e la regina del cotone: https://inducks.org/story.php?c=W+US+++11-01
Zio Paperone e il re del fiume d’oro: https://inducks.org/story.php?c=W+US+++22-02
Il clan di Zio Paperone: https://inducks.org/story.php?c=W+US+++29-04
Zio Paperone e l’intruso invisibile: https://inducks.org/story.php?c=W+US+++44-04
Paperon de’ Paperoni e la noia da dollaro: https://inducks.org/story.php?c=S+63099
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